Quando ti sussurri una domanda…

Ho un sacco di domande, poche risposte. Alcune le avrò nei prossimi mesi, altre resteranno insolute.
Alcune sono affascinanti, intriganti e probabilmente so già la risposta. Altre nascono spontanee, senza un perchè, e ti tormentano. Ma so che una risposta a certi quesiti non l’avrò mai.
Ci sono certe domande da cui è meglio allontanarsi, il più possibile, perchè impegnarsi per conoscere la risposta vorrebbe dire, quasi certamente sofferenza. Certe domande che è meglio dimenticare, anche se non è facile.
A volte nascono dai nostri errori. A volte, dagli errori di qualcun altro. Raramente, ce le poniamo semplicemente… noi stessi. Di solito c’è sempre di mezzo qualcuno.
Quando sbagliamo, spesso non ce ne accorgiamo. Se ne accorge qualcuno altro ma, di fronte alla nostra indifferenza, si ritrova a chiedersi perchè.
Ecco, mi piace pensarla così. La maggior parte dei perchè, quando c’è di mezzo qualcun altro, forse sono solo tutti flgli illegittimi di semplici errori non voluti.
Ma in realtà, mi ritrovo spesso a pensarla in un altro modo…. e cioè che certi "errori" forse non sono errori. Forse molto più realisticamente la maggior parte della gente è cattiva, sa di ferirti ma lo fa con naturalezza, scioltezza, perchè per loro è normale.
Sono persone che putroppo nella vita hanno sempre una marcia in più di te, la cattiveria. E’ molto più potente del bene e aiuta a farsi strada nella vita….. ma se anche le cose stessero così, non basta questo a giustificare tutti i perchè.
Forse, in questo mondo di comunicaziono globali, di tv via cavo, internet, noi abbiamo eprso sempre di più porprio la capacità di comunicare. Ci fraintendiamo, d inganniamo senza volerlo, non abbiamo il coraggio di affrontarci dicendo ciò che pensiamo… diventiamo, irrimediabilmente, diffidenti l’uno dell’eltro.. e pieni di perchè.
 
Io ringrazio il cielo di avere le solite, poche, persone con cui questi problemi non sussistono. Ma per il resto..  non ci resta che continuare a sussurrarci domande, e restare senza una risposta… perchè spesso è meglio così.
 
 

E allora mandateci a morire per strada

Proprio mentre mi informavo sulle prove libere e garette amatoriali varie a cui potrei partecipare con la mia nuova RSV, scopro una bella novità: l’autodromo di Monza, la pista che più amo, a pochi km da casa mia, verrà CHIUSA.
Il tutto dovuto a 3 famiglie residenti a Biassono che hanno intentato causa all’autodromo lamentandosi per il rumore. E, come spesso succede in questo sistema osceno che si chiama ITALIA, la sentenza è stata incredibile: l’autodromo CESSI LE ATTIVITA’ RUMOROSE.
E così questo è l’ultimo anno. L’ultimo anno in cui ci siamo gustati le evoluzioni dei grandi della Superbike, supersport, superstock e del CIV. L’ultimo anno per tutti gli appassionati che vogliono sfogare la propria voglia di velocità su un circuito invece di rischiare la patente e la pelle per le strade.
Quando bisognava abbattere qualche pianta nel parco di monza per fare un viale, nessuno diceva nulla. Quando bisognava farlo per allargare le vie di fuga della pista, ecco che arrivavano i comunistelli e gli ambientalisti a fare la guerra. Ci volete proprio morti vero?
L’autodromo chiuda, e i motoclclisti che hanno voglia di velocità vadano ad ammazzarsi per strada. Ecco come va in questo paese.
E meno male che saremmo la "terra dei motori". A me sembra che siamo più "la terra dei minchioni".
 
E alla fine i minchioni ce l’hanno fatta. Ci mandano a morire per strada.
 
Contro l’ignoranza e la faccia tosta della gente che si compra una casa di fianco ad un autodromo che esiste dal 1922 e pretende il silenzio, contro questo solito patetico, ridicolo, anacronistico autolesionismo italiota, contro una decisione che ucciderebbe l’economia di una grossa fetta di Lombardia, contro chi vuole mandrci a morire per strada, FIRMATE LA PETIZIONE PER SALVARE L’AUTODROMO DI MONZA!!

E alla fine.. L’HO PRESA

Chi scrive in questo momento è eccitato come un bambino che ha appena visitato per la prima volta Disneyland.
 
Ho riportato la mente a quando avevo 15 anni, e insieme a Max sognavamo davanti alle vetrine del Somaschinimoto, a Desio, nelle sere d’estate, non troppo tardi,  quando c’è ancora la luce sufficiente per sbirciare dentro le vetrine. Guardavamo quelli che allora erano i massimi capolavori della tecnologia di casa nostra, quei bolidi di fabbricazione tutta italiana, e ti bastava guardarli così, da dietro una vetrina, per poter chiudere gli occhi e vedere Carl Fogarty alla variante Ascari che usciva a tutta velocità e con cattiveria dominava i cavalli della sua 916.
Quando hai 15 anni e sei lì che osservi da una vetrina è bellissimo, perchè puoi solo immaginare, tralasciando tuto ciò che c’è di problematico e impegnativo dietro a una moto del genere. Ti rode perchè sei ancora "piccolo", ma già intuisci che un giorno non sarà più una questione di età, ma di soldi in tasca. La tecnologia di casa nostra la si paga cara, anche se la soddisfazione di poterla possedere è semplicemente.. senza prezzo.
E allora le guardavi, c’era la 916 sps, quella che sembrava una vera superbike, col codino monoposto e le Termigoni in carbonio, c’era la MV Agusta F4 serie oro, una moto che faceva semplicemente sognare al primo sguardo.
E ricordo che io e Max parlavamo, facevamo progetti, immaginavamo…. e una volta avevamo riflettuto, pensato, che forse era inutile guardarle adesso, perchè tanto quando avremmo avuto la possibilità sarebbero passai anni…. le moto sarebbero talmente cambiate, evolute, trasformate, che probabilmente avremmo cambiato idea, e ci saremmo innamorati di qualche altra creatura meccanica.
 
E stato così.
 
Sono passati molti anni, e ora ho portato a casa la moto di cui, non più di una paio di anni fa, mi sono innamorato. E’ il momento che sognavo da allora e non mi sento di descrivere come mi sento perchè credo sia impossibile farlo per bene. Credo solo che d’ora in poi quando guarderò una vetrina non sarà più la stessa cosa.. sarò più felice. Perchè la creatura ei miei sogni ora non la guardo più da una vetrina.
E soprattutto.. ho le sue chiavi, posso metterla in moto, e correre veloce come il vento. E la variante Ascari è ancora lì,  e mi sta aspettando.