Scappo dalla realtà… per un pomeriggio.

Mi sono svegliato troppo tardi….  ogni volta che la sera esageri e nel risveglio trascini tutti gli eccessi della nottata precedente… non stai bene, vorresti essere da un’altra parte e fermare il tempo per un pò.. per pensare, tranquillizarti, riordinare le idee.
Non c’è modo per l’essere umano di modificare il tempo e lo spazio, gli eventi che ti circondano, le persone e l’idea che si fanno di te anche quando tu non te lo sei affatto meritato… ma quella volta, anzi no, quelle volte, eri troppo preso da te stesso, pensavi all’orgoglio e a non tornare indietro, e con tutte le tue forze evitavi di incrociare lo sguardo di quei due occhi che per tutta la sera hanno continuato a cercarti…. e poi la mattina dopo …  vorresti tornare indietro e fare tutt’altro.
Difesa? Autoconservazione? istinto? Non lo so….
Certo, dopo un pò di batoste uno diventa diffidente. Ma forse ho ecceduto con la severità…. però.. boh.
 
Ecco, questi pensieri io non li sopporto, preferirei 100 volte non averli. Il rimorso.. l’insicurezza.. li odio. Eppure sono la realtà.
E allora dalla mia stanza inondata dal sole, appena svegliato e già con un crescendo di pensieri in testa, ho deciso di scappare.
Un solo caffè, sigaretta, su i pantaloni di pelle e il giubbotto, guanti, stivali, casco… giro le chiavi ne quadro, e via.
 
C’è un posto che mi sta a cuore fin da quando facevo i primi giri a 14 anni. Oggi andrò lì.
E’ un posto bello, sembra fatto apposta per riflettere.. poca gente lo conosce, poca gente ci va.. ti godi una visuale unica e intanto puoi fare pausa col mondo. E come contorno lasci che la potenza del motore ti culli nel viaggio.
Ed ecco allora, che la partenza segna l’inizio della fuga, il sole splende e le nuvole sono poche… voglio arrivare presto, voglio gustarmi un pò di pace. Ed allora sfogo l’accelerazione e mi lascio trasportare dal vento…. curva dopo curva, il rumore dell’aria che si insinua nel casco si produce in un sommesso sibilare, tentando invano di coprire la sanguigna pulsazione del motore che ora sembra battere insieme al mio cuore. Io e la moto diventiamo una cosa sola.. ci inerpichiamo per i tornanti della montagna mordendo la salita senza esitare, niente ora può fermarti, neanche le nuvole che ora sono di più, il sole a tratti scompare….
 
E’ vero, non c’è l’emozione terribile e bellissima di quando guidi in pista e insegui il tuo limite.. cercando di superarlo.
 
Però puoi rilassarti un secondo e guardare sotto.. la vallata, il fiume, il verde.. poi dare gas di nuovo, accucciarti in carena, e cercare un panorama diverso più avanti. Finchè non arrivi… dopo che i kilometri hanno sgombrato per bene la tua mente, puoi lasciarti andare.
Spegnere il motore, via il casco, scendi dalla moto.. e questo è quello che vedi.
 
Oggi pomeriggio, per qualche minuto… sono stato davvero bene. Ero libero.

Vasco…. revisited – Vado a sensazioni… complesso d’ostilità.

Ho solo dei Nemici fuori adesso
             che mi vogliono Tutti Bene….
 
Che mi dicono:
              
          Devi stare Attento
                Devi stare Meglio
                       Devi stare "Bene"… ?
 
 Come puoi pensare tu
     di difendermi da me
 
Lascia stare, "amico"…..
   …. bevi una Tennent’s!
 
       ….
 
Ormai son qui
e nessuno più può togliermi
 
Da quando son qui…
       ….    assomiglio già un pò a "te"                 … sì.. a te.. che sei cosi "figo"…
 
e pensare che "non si voleva".. neanche i più brutti come "me"
 
e mi ricordo chi Voleva
     un mondo meglio di così
erano giorni di grandi sogni, sai,
erano vere anche le utopie…..
ma non ricordo se chi c’era aveva quelle facce lì….
 
    non mi dire che è proprio così….
          
 
        non mi dire che sono "quelli" lì….
 
E poi… tutti dottori, tutti professori, tutti intenditori….
 
tutti.. cosa vuoi???         
 
… buffoni… fenomeni da bar…
 
Che vogliono diventare tutti "santi"
 
o EROI
 
 
 
Che anche a fare dei "piaceri"
         sai,
                si può sbagliare
 
Magari volevi fare del bene…
 
                                            …..  e hai fatto male
 
 
ma..
 
 
vado via, vado via, vado via da questa situazione
 
vado via, vado via, non torno per le nove….
 
lascio a "te",
   lascio a "te"
      lo lascio a "te" l’onore
 
Vado via, vado via…
 
Fai pure "te" il buffone…..
 
Vado via, vado via….
 
… ma stai a vedere
 
……. che mi tocca di tornare qui…
 
………… per Orgoglio
 
 
 
 
 
 
 

Il laureato!

Sveglia alle 6. Sonno, confusione, stranezza di un mattino in cui già si sente il caldo…. 
Destinazione, Milano. Politecnico di Milano. Sempre come al solito, attesa alla stazione, treno, poi passante ferroviario, caffè al bar della Bovisa e via dentro al campus.
Ma stavolta è diverso.
Con me c’è mezza famiglia, la mia migliore a mica e due borse.. una con dentro cinque copie della tesi e una con il pc portatile. Oggi, incredibilmente, finisce tutto.
Il viaggio trascorre tranquillo, sul treno c’è ancora posto libero e approfittando dell’aria condizionata che fortunatamente funziona probabilmente mi addormento per qualche minuto… poi passa tutto in fretta, l’arrivo, la colazione, l’incontro con il mio relatore aziendale dell’Agusta (leggi: CAPO), e l’arrivo al campus.
La situazione è confusa. Trovo subito la mia commissione, è nell’aula principale, è pubblicato un elenco dei laureandi ma non è specificato l’ordine di chiamata. Pochi minuti dopo il presidente di commissione specifica che l’ordine di chiamata è casuale e a loro discrezione…. ovvero, stai lì e aspetta il tuo momento.
Fantastico, penso. L’ideale per alleviare la tensione…..
Vedo di rintracciare al più presto il mio relatore universitario (leggi: il prof di tecnica e sperimentazione) per fargli presente che l’Ingegnere di Agusta che è con me non può stare lì tutto il giorno e che sarebbe meglio essere un pò celeri.. lui mi dice che non c’è problema e vedranno di chiamarmi in mattinata senza sconfinare nel pomeriggio.
Mancano 5 minuti alle 9. La commissione si è insediata, stanno preparando le ultime cose. Sto pensando che potrei uscire a farmi una sigarettina e a distrarmi un atimo "tanto mica mi chiamano per primo" e proprio in quel mentre il mio relatore esce dall’aula e mi chiama "Sironi, sei il primo, tocca a te!".
Un attimo di panico, in cui mi guardo intorno, l’ing. di Agusta è lì ma sono spariti familiari e amici. Esito un attimo, poi vedo mia sorella, e le urlo di andare a cercare gli altri che.. sto iniziando. "Non c’è problema" rispondo al prof.
La chiamata inaspettata ha avuto un pregio. Non ho avuto il tempo di far salire la tensione quindi sono abbastanza tranquillo. Passano pochi minuti mentre preparo le copie delle tesi e le distribuisco alla commissione, collego il pc portatile al videoproiettore e lancio la presentazione in powerpoint.
Dopo, sono 15 minuti di apnea.
Condensare 5 mesi di lavoro nel Laboratorio Prove Strutturali di Agusta in 15 minuti di presentazione è difficile, e non ho neanche fatto molto esercizio (provata un paio di volte la sera prima…) ma, tutto sommato, va bene. I 15 minuti passano in un momento mentre le slide scorrono e io espongo con la massima chiarezza e celerità possibile.
In men che non si dica ho finito. Tutto tranquillo, ma c’è spazio epr qualche brivido finale…. il presidente di commissione, con una faccia molto poco convinta del mio lavoro (e lì per lì… mi stavo preoccupando) mi fa un paio di domande. Domande che non avevo previsto ma che, per la verità, non sono state eccessivamente insidiose. Riesco a rispondere bene e, dopo l’applauso, mi congedo dalla commissione mentre delibera il mio voto.
Sono le 9.30 ed è, a suo modo, già "tutto finito"…. salvo che il voto e l’attestato di laurea me li consegneranno solo alle 4 del pomeriggio alla proclamazione.
C’è da aspettare un bel pò…. fortuna che alcuni miei compagni di corso e amici sono venuti a farmi compagnia e mi fanno scorrere bene la giornata. Un bel contributo è anche del pc portatile prestatomi dal mio amico endurista Giampy che contiene all’interno un buon assortimento di puntate dei Simpson e dei Griffin. Smile
Fa un caldo soffocante e ho già una acconciatura "alternativa" ovvero via la giacca, nodo alla cravatta larghissimo e camicia mezza aperta.. la giornata, inevitabilmente, fila via abbastanza leeeenta fino alla proclamazione.
La proclamazione non è altro che uno spettacolo che sa di comico ai più….. ovvero tre prof in toga e tocco che ti consegnano l’attestato e ti "proclamano" Dottore in ingegneria Aerospaziale. Ora, è vero che le tradizioni hanno il loro fascino, ma onestamente avrei preferito che l’attetato me lo avessero dato alle 9.30 del mattino una volta finito il mio esame. Smile
Finito anche quello…. che rimane? Saluti agli amici, le foto di rito, l’appuntamento alla festa la sera seguente…. e poi via, verso casa. Anzi no. Mentre i miei prendeno il treno verso monza, io accompagno Irene fino alla stazione centrale dove potrà prendere il treno per raggiungere Torino. Dopo una corsa pazzesca per via vittor Pisani per riuscire a prendere il treno in tempo, ci salutiamo di corsa e io, con la camicia ormai sptrpicciata e la cravatta ridotta ad una schifezza, faccio rotta, con calma, verso casa.
Il mio ultimo viaggio verso casa dal Politecnico. Il mio primo viaggio da Ingegnere.