Autodromo nazionale di Monza

La visiera si appanna un pò…. ho accelerato il respiro, accuso un pò di fatica. Cerco di accucciarmi il più possibile in carena; quinta, sesta. 250… 260.. vai leonessa. Si accendono gli stop, uno dopo l’altro, in una distesa di lucine rosse davanti a me, il cartello dei 200 è lontano ma c’è troppa gente in circuito e come in tangenziale all’ora di punta, si accusa un certo imbottigliamento. Anticipo la frenata, ben prima di quanto il cervllo mi suggerirebbe di iniziare la decelerazione…. via il gas, giù le marce, sorpasso qualche moto ma il trenino che si infila in prima variante è lentissimo, scalo in prima, mi accodo, attendo l’uscita della variante per dare tutto gas. Siamo in troppi, nei giri precedenti già ho preso qualche rischio di troppo complice il traffico, non riesco a trovare riferimenti per le frenate. Seconda, terza, quarta, eccola lì, la curva grande.. allargo mentre anticipo la quinta, gas aperto, dento… leggermente fuori dalla carena, il mio corpo punta l’interno della curva cercando di abbassare il baricentro della moto che si appresta a lanciarsi dentro a folle velocità….  nel frastuono del vento che quasi copre il ruggito del motore, la mia testa sussulta dentro il casco che un pò fuori dalla protezione del cupolino fende il vento a più di 200 chilometri all’ora. Quel curvone sembra non finire mai… i giri salgono avvicinandosi alla fine della quinta marcia, ecco, scorgo l’uscita più avanti, la curiosità è troppo forte, un occhio al tachimetro.. 245 all’ora. Di lì a poco sto uscendo come una fionda dalla curva più emozionante che abbia mai provato… riassesto la posizione del corpo e rientro nella culla aerodinamica del cupolino, la velocità sale, ecco il cartello dei 200… frena! La variante della roggia è lì, ci sono ancora moto, non riesco a farla come vorrei, ma non ci sono le condizioni oggi. Mezz’ora è poco per capire una pista che non hai mai visto. E poi c’è troppa gente dentro. E poi sono 3 mesi che ho il 1000, arrivando dal 125, non è stata una passeggiata. O forse Jimmy, semplicemente sei meno bravo di quanto pensavi.
Maaaaaa…. basta, non c’è spazio per questi pensirei, sto guidando, sono già fuori dalla roggia e ci sono le lesmo.. qui va molto meglio. Seconda. Terza. Frenata… mi sento di mollare i freni presto, qui. Entro dento, la prima di lesmo è veloce, fantastica. Il 125 mi ha insegnato a fare proprio queste curve…niente paura la moto tiene, molla i freni e fai la percorrenza…. ginocchio per terra, la moto piegata al massimo, mano destra pronta col gas…. fuori in un lampo. Accidenti quanta gente. Vorrei aver fatto almeno un giro facendo tutte le curve come avrei voluto.. ma ho sbagliato tanto. Sia per colpa mia, che per colpa di altri. Andatelo a dire a quello con la F4 che un giro fa mi ha costretto a tagliare la prima variante per non centrarlo……
No, smettila, stai pensando troppo. Non si guida bene così. C’e traffico alla seconda di lesmo, le moto che vedevo lontane prima sono già qui… mi accodo.
Forse dovrei essere più cattivo coi sorpassi… se no il tempo non lo farò mai. Ma no, oggi no. DEVO avere pazienza. Guida, Jimmy, e divertiti.
La seconda di lesmo è più lenta.. ma posso usare la terza. La coppia della moto mi darà una mano a uscirne fuori. Ora c’è un altro bel rettifilo. Via!
Se guardi le altre moto non ti rendi conto di quanto in realtà stai andando.. loro sono al massimo leggermente più veloci o più lenti di te. Ma poi, sei a 250 e rotti all’ora. Vedo lontano, nero su bianco, 200 metri. Staccata della Ascari! Anche qui mi tocca frenare presto.. no , non me la sento di fare i numeri, di passare troppa gente, già qualche giro fa ho visto un tamponamento alle Lesmo… è frustrante, sto iniziando a capire il circuito, potrei fare meglio, ma non posso. O forse non voglio. O… non lo so.
La Ascari. Una delle curve che temevo di più, ma l’ho trovata molto più amichevole del previsto. L’uscita è la parte che mi dà più soddisfazione. Ecco, giù tre marce, dentro in terza, sinistra, cambio di direzione, accelero.. ma non troppo, o non ne esco più, cambio di direzione, stavolta più deciso, più rapido, e via fuori, il polso destro freme, forza col gas, la leonessa risponde prontamente, di colpo urla più forte e sento distintamente il posteriore che parte.. una breve scodata, che si risolve da sola, poi raddirzzo, pelo al cordolo e via! Altro rettifilo, di nuovo fino alla sesta.. fino all’incontro con la parabolica.. il nome parla da sè.
Qui non ho mai ben capito dove posso staccare. Mai provata al limite.. però ho ben provato la percorrenza. Sì, come alle lesmo.
Ci siamo.  
Sesta, quinta, quarta, terza…. ora! Mollo i freniancora prima di inserire, giù in piega.. è bellissima questa curva. Giù verso il cordolo interno, ginocchio a terra, sento di essere inclinato davvero tanto… poi inizia la precisa, metodica, ma entusiasmente accelerazione verso il rettilineo finale!
Il nonno mi ha messo in guardia tante volte. La parabolica è il segreto di Monza… è la fionda che ti spara in rettilineo, ma è anche una curva bastarda che se esageri ti scaraventa fuori in sabbia a volare insieme alla moto a tutta valocità.
La terza finisce presto, dentro la quarta, riprendo la posizione da rettilineo, ancora con la moto inclinatissima, quinta….. un altro giro è finito, è l’ultimo.. bandiera a scacchi.
E’ la fine della mia prima, fugace, piccola esperienza con la pista che ho sempre avuto più vicino.
 
L’emozione è stata forte.. il fascino anche. Se ci tornerò? Potete scommetterci…  anche se l’organizzazione di m…. ti costringe a tre ore di coda per strappare con i denti il tagliando di ingresso.
 
Tornerò, autordomo, di Monza. Tornerò più e più volte… e di volta in volta, carpirò i tuoi segreti….