Volevo rendervi partecipi di una riflessione che alberga nella mia testa ormai da parecchio tempo. Probabilmente è solo uno dei tanti giri di parole in cui non si fa altro che sottolineare per l’ennesima volta quanto la gente sia strana (e stro**a…) in certe occasioni.. ma in fondo credo che, visti i tempi in cui viviamo, e la piega preoccupante che sta prendendo la nostra società, non sia altro che una storia banale in cui molti possano riconoscere precedenti esperienze da cui sono passati.
Uno dei luoghi comuni più gettonati da queste parti è sempre stato il preconcetto che chi ha i soldi, o chi riesce ad avere successo nella vita e a guadagnarseli in buon numero, sia sistematicamente uno stronzo. Talvolta questo preconcetto si estende non solo a chi è benestante, ma anche a chi è più "fortunato" di altri, ad esempio chi emerge a livello professionale o di carriera.
Quante volte abbiamo sentito dire, in compagnia o al bar "te lo ricordi Tizio? Dovresti vederlo adesso.. si è fatto i soldi, gira con il macchinone, cammina sollevato di un metro da terra da quanto se la tira" e poi giù la solita paternale di considerazioni banali e qualunquistiche.
Non sono mai stato uno troppo attaccato ai soldi, e questi discorsi normalmente mi hanno sempre lasciato indifferente. Ad oggi frequento abitualmente persone molto più benestanti di me, e sono tra le persone con cui esco più volentieri. Altro che stronzi.
E’ vero, in giro c’è chi se la tira e chi fa il gradasso. per carità. Simili personaggi ci sono sempre stati, e sempre ci saranno. Ma non è questo il punto.
Questa volta il problema è visto dal punto di vista opposto. Già, strano ma vero, non sono in pochi che stanno iniziando a considerarmi uno "stronzo". Uno stronzo fortunato coi soldi. Ciò che è più frustrante è che queste persone una volta erano amici.
Uno dei luoghi comuni più gettonati da queste parti è sempre stato il preconcetto che chi ha i soldi, o chi riesce ad avere successo nella vita e a guadagnarseli in buon numero, sia sistematicamente uno stronzo. Talvolta questo preconcetto si estende non solo a chi è benestante, ma anche a chi è più "fortunato" di altri, ad esempio chi emerge a livello professionale o di carriera.
Quante volte abbiamo sentito dire, in compagnia o al bar "te lo ricordi Tizio? Dovresti vederlo adesso.. si è fatto i soldi, gira con il macchinone, cammina sollevato di un metro da terra da quanto se la tira" e poi giù la solita paternale di considerazioni banali e qualunquistiche.
Non sono mai stato uno troppo attaccato ai soldi, e questi discorsi normalmente mi hanno sempre lasciato indifferente. Ad oggi frequento abitualmente persone molto più benestanti di me, e sono tra le persone con cui esco più volentieri. Altro che stronzi.
E’ vero, in giro c’è chi se la tira e chi fa il gradasso. per carità. Simili personaggi ci sono sempre stati, e sempre ci saranno. Ma non è questo il punto.
Questa volta il problema è visto dal punto di vista opposto. Già, strano ma vero, non sono in pochi che stanno iniziando a considerarmi uno "stronzo". Uno stronzo fortunato coi soldi. Ciò che è più frustrante è che queste persone una volta erano amici.
Andiamo con ordine.
Questa è una breve storia che inizia una decina di anni fa. Correvano i primi anni 2000, ed erano bei tempi davvero. Sono anni che ricorderò sempre con grande piacere, molte delle più belle esperienze e dei migliori ricordi della mia esistenza arrivano da lì.
In quegli anni la parola "crisi" non faceva paura a nessuno. Soprattutto a noi giovani.
Finite le scuole superiori, con il mio sudato diploma di ragioniere e perito commerciale da 100 centesimi, mi ero imbarcato nell’impresa (in cui molti mi davano per spacciato) del corso di studi in ingegneria aerospaziale. Nel frattempo, molti miei amici che avevano preferito non proseguire con gli studi si trovarono degli impieghi, chi a tempo determinato, i più fortunati già a tempo indeterminato.
L’università mi travolse completamente, e mi ritrovai proiettato in una nuova realtà in cui mi resi conto subito che avrei dovuto studiare duramente come non avevo mai fatto prima per sopravvivere. Le mie giornate iniziavano alle 6 di mattina con la sveglia e il treno per Milano, otto o nove ore di lezione per poi tornare a casa la sera mentalmente sfinito. Nei weekend era imperativo studiare, uscivo la sera ma con parsimonia, e solo nei periodi in cui non ero sotto esame.
I miei amici se la spassavano. Con le loro prime buste paga si fiondarono tutti in concessionaria a comprarsi la macchina a rate. Lavoravano sodo per pagarsi i loro sfizi, ma una volta tornati a casa la sera, erano liberi di svagarsi. Uscivano con le loro Mini, Audi, Bmw a divertirsi mentre io a casa in camera mia mi preparavo a passare l’ennesima notte davanti alle dispense di analisi matematica tra teoremi ed esercizi.
Quando potevo uscivo con loro, e mi divertivo. Sì, è vero, un pò invidiavo le loro possibilità, di poter lavorare e potersi permettere i loro sfizi e di poter uscire la sera con molti meno pensieri in testa di me, senza essere costretti a passare ore sui libri. Ma era stata una mia scelta, quella di studiare, per lo più scegliendo un percorso particolarmente difficile, pertanto dovevo accettarne le conseguenze. Mi spettava ancora qualche anno di sacrificio, poi anche io avrei potuto togliermi qualche soddisfazione.
Giravo con la clio di mio padre, un 1.2 ormai vetusto che non andava manco a spingerlo, sempre pochi soldi in tasca e vestiti tutt’altro che all’ultima moda. Tutto quello che riuscivo a raccimolare finiva inevitabilmente investito nella RS125, la mia vecchia moto con cui mi divertivo un sacco non appena avevo un pò di tempo libero. E andava bene così, anche se quando arrivavo in compagnia e in mezzo a tutte le auto bellissime dei miei amici parcheggiavo la mia clio "sfigata" talvolta oggetto di scherno e sfottò, ogni uscita era una serata da ricordare.
Passano gli anni e le amicizie si sfilacciano, cambiano i luoghi di ritrovo e le frequentazioni, ma rimango in buoni rapporti un pò con tutti. Arriva finalmente anche il mio momento, finalmente sono laureato e posso buttarmi nel mondo del lavoro. Frutto dei risparmi di qualche annetto e di un contributo-regalo dei familiari per l’ottenimento del titolo, arriva finalmente il sogno di sempre l’adorata RSV1000, la leonessa.
Le prime esperienze al lavoro, i piccoli successi e i primissimi stipendi erano fonte grande soddisfazione. Era il 2006.
Andava tutto a gonfie vele. Nel 2007 arrivò la promozione a responsabile tecnico di reparto, arrivarono riconoscimenti economici e grandi soddisfazioni professionali.
Nel 2008, dopo aver fortificato un pò le mie finanze, arrivò la prima auto: una Golf GT nera, bellissima, l’auto che avevo sempre desiderato.
Poi… arrivò la crisi.
Io non smetterò mai di ammetterlo, sono un uomo fortunato. Ho trovato un lavoro che mi piace, mi da grandi soddisfazioni, è ben retribuito e, grazie al cielo, opero in un particolare settore che non ha risentito molto della crisi.
A molti miei amici è andata peggio. Il lavoro ha iniziato a diminuire, poi a scarseggiare, fortunatamente in pochi hanno dovuto affrontare l’avvilente ricorso agli ammortizzatori sociali… ma comunque sono un buon numero coloro che hanno assistito, in generale, a un ridimensionamento delle loro prospettive.
Fortunatamente, col tempo, si è iniziato a intravedere qualche segnale positivo. Ma in molti accusarono il colpo.
La mia vita continuava, senza intoppi, scandita da ritmi lavorativi intensi ma regolari e divertimenti qui e là.
Questa è una breve storia che inizia una decina di anni fa. Correvano i primi anni 2000, ed erano bei tempi davvero. Sono anni che ricorderò sempre con grande piacere, molte delle più belle esperienze e dei migliori ricordi della mia esistenza arrivano da lì.
In quegli anni la parola "crisi" non faceva paura a nessuno. Soprattutto a noi giovani.
Finite le scuole superiori, con il mio sudato diploma di ragioniere e perito commerciale da 100 centesimi, mi ero imbarcato nell’impresa (in cui molti mi davano per spacciato) del corso di studi in ingegneria aerospaziale. Nel frattempo, molti miei amici che avevano preferito non proseguire con gli studi si trovarono degli impieghi, chi a tempo determinato, i più fortunati già a tempo indeterminato.
L’università mi travolse completamente, e mi ritrovai proiettato in una nuova realtà in cui mi resi conto subito che avrei dovuto studiare duramente come non avevo mai fatto prima per sopravvivere. Le mie giornate iniziavano alle 6 di mattina con la sveglia e il treno per Milano, otto o nove ore di lezione per poi tornare a casa la sera mentalmente sfinito. Nei weekend era imperativo studiare, uscivo la sera ma con parsimonia, e solo nei periodi in cui non ero sotto esame.
I miei amici se la spassavano. Con le loro prime buste paga si fiondarono tutti in concessionaria a comprarsi la macchina a rate. Lavoravano sodo per pagarsi i loro sfizi, ma una volta tornati a casa la sera, erano liberi di svagarsi. Uscivano con le loro Mini, Audi, Bmw a divertirsi mentre io a casa in camera mia mi preparavo a passare l’ennesima notte davanti alle dispense di analisi matematica tra teoremi ed esercizi.
Quando potevo uscivo con loro, e mi divertivo. Sì, è vero, un pò invidiavo le loro possibilità, di poter lavorare e potersi permettere i loro sfizi e di poter uscire la sera con molti meno pensieri in testa di me, senza essere costretti a passare ore sui libri. Ma era stata una mia scelta, quella di studiare, per lo più scegliendo un percorso particolarmente difficile, pertanto dovevo accettarne le conseguenze. Mi spettava ancora qualche anno di sacrificio, poi anche io avrei potuto togliermi qualche soddisfazione.
Giravo con la clio di mio padre, un 1.2 ormai vetusto che non andava manco a spingerlo, sempre pochi soldi in tasca e vestiti tutt’altro che all’ultima moda. Tutto quello che riuscivo a raccimolare finiva inevitabilmente investito nella RS125, la mia vecchia moto con cui mi divertivo un sacco non appena avevo un pò di tempo libero. E andava bene così, anche se quando arrivavo in compagnia e in mezzo a tutte le auto bellissime dei miei amici parcheggiavo la mia clio "sfigata" talvolta oggetto di scherno e sfottò, ogni uscita era una serata da ricordare.
Passano gli anni e le amicizie si sfilacciano, cambiano i luoghi di ritrovo e le frequentazioni, ma rimango in buoni rapporti un pò con tutti. Arriva finalmente anche il mio momento, finalmente sono laureato e posso buttarmi nel mondo del lavoro. Frutto dei risparmi di qualche annetto e di un contributo-regalo dei familiari per l’ottenimento del titolo, arriva finalmente il sogno di sempre l’adorata RSV1000, la leonessa.
Le prime esperienze al lavoro, i piccoli successi e i primissimi stipendi erano fonte grande soddisfazione. Era il 2006.
Andava tutto a gonfie vele. Nel 2007 arrivò la promozione a responsabile tecnico di reparto, arrivarono riconoscimenti economici e grandi soddisfazioni professionali.
Nel 2008, dopo aver fortificato un pò le mie finanze, arrivò la prima auto: una Golf GT nera, bellissima, l’auto che avevo sempre desiderato.
Poi… arrivò la crisi.
Io non smetterò mai di ammetterlo, sono un uomo fortunato. Ho trovato un lavoro che mi piace, mi da grandi soddisfazioni, è ben retribuito e, grazie al cielo, opero in un particolare settore che non ha risentito molto della crisi.
A molti miei amici è andata peggio. Il lavoro ha iniziato a diminuire, poi a scarseggiare, fortunatamente in pochi hanno dovuto affrontare l’avvilente ricorso agli ammortizzatori sociali… ma comunque sono un buon numero coloro che hanno assistito, in generale, a un ridimensionamento delle loro prospettive.
Fortunatamente, col tempo, si è iniziato a intravedere qualche segnale positivo. Ma in molti accusarono il colpo.
La mia vita continuava, senza intoppi, scandita da ritmi lavorativi intensi ma regolari e divertimenti qui e là.
Poi, nel 2009… l’incidente.
Basta tornare indietro di qualche intervento qui nel blog.. i dettagli abbondano. La mia passione per la moto e per la velocità in pista alla fine mi è costata cara. Mesi e mesi di ospedale, riabilitazione, dolori terribili, tre operazioni (l’ultima un mese fa), e la lenta, lentissima riconquista di una vita normale.
Oggi posso guardarmi allo specchio e dirmi che sono contento di me, posso congratularmi con me stesso e sussurrarmi che ce l’ho quasi fatta. Nonostante le cicatrici e le ferite, mi sono rialzato in piedi e sono tornato ad essere ME. Probabilmente non tornerò mai più su una moto.. ma nonostante ciò le sfide da affrontare non mi mancano.
Ho dovuto a malincuore vendere la mia Golf nera per acquistare una vettura con il cambio automatico, che mi permettesse così di guidare nonostante le condizioni precarie della mia gamba sinistra. Ho voluto approfittarne per togliermi un’altra soddisfazione.. così la bella Golf nera è stata sostituita da una bellissima Scirocco bianca.
Sono rientrato al lavoro dopo mesi, non senza difficoltà, e ho dovuto riconquistare con fatica e pazienza la fiducia dei superiori e l’appartenenza al mio ruolo, dimostrando che anche se claudicante ero sempre ME, ed ero tornato per fare la differenza.
Sono passati mesi, e i riconoscomenti stanno arrivando.
E così siamo tornati al presente. E forse, a questo punto, è più che lecito domandarsi cosa c’entrasse quell’introduzione sulle persone, i soldi, le invidie… cosa c’entra tutto questo con la storia che ho raccontato?
C’entra.. perchè, ad oggi, mi capita di incontrare persone che non riconosco più. Persone che mi attaccano, persone che mi criticano. Persone che mi accusano di essere un privilegiato dalla vita facile.
Basta tornare indietro di qualche intervento qui nel blog.. i dettagli abbondano. La mia passione per la moto e per la velocità in pista alla fine mi è costata cara. Mesi e mesi di ospedale, riabilitazione, dolori terribili, tre operazioni (l’ultima un mese fa), e la lenta, lentissima riconquista di una vita normale.
Oggi posso guardarmi allo specchio e dirmi che sono contento di me, posso congratularmi con me stesso e sussurrarmi che ce l’ho quasi fatta. Nonostante le cicatrici e le ferite, mi sono rialzato in piedi e sono tornato ad essere ME. Probabilmente non tornerò mai più su una moto.. ma nonostante ciò le sfide da affrontare non mi mancano.
Ho dovuto a malincuore vendere la mia Golf nera per acquistare una vettura con il cambio automatico, che mi permettesse così di guidare nonostante le condizioni precarie della mia gamba sinistra. Ho voluto approfittarne per togliermi un’altra soddisfazione.. così la bella Golf nera è stata sostituita da una bellissima Scirocco bianca.
Sono rientrato al lavoro dopo mesi, non senza difficoltà, e ho dovuto riconquistare con fatica e pazienza la fiducia dei superiori e l’appartenenza al mio ruolo, dimostrando che anche se claudicante ero sempre ME, ed ero tornato per fare la differenza.
Sono passati mesi, e i riconoscomenti stanno arrivando.
E così siamo tornati al presente. E forse, a questo punto, è più che lecito domandarsi cosa c’entrasse quell’introduzione sulle persone, i soldi, le invidie… cosa c’entra tutto questo con la storia che ho raccontato?
C’entra.. perchè, ad oggi, mi capita di incontrare persone che non riconosco più. Persone che mi attaccano, persone che mi criticano. Persone che mi accusano di essere un privilegiato dalla vita facile.
E’iniziato tutto ormai qualche mese fa. I primi segnali sono stati effimeri, ma poi gli episodi si sono fatti sempre più evidenti.
Incontrare "amici", dopo mesi, che invece di essere interessati alla tua salute, di chiederti come va l tuo recupero, ti domandano come mai hai cambiato macchina, quanto l’hai pagata, per poi concludere con un "però, sei un bastardo, ti stai facendo i soldi".
Incontri "amici" che non appena tiri fuori il cellulare ne approfittano per apostrofarti malamente dandoti del "riccone" perchè hai un telefono touchscreen.
"Amici", che quando li incontri ti tocca subire discorsi insopportabili con continue allusioni ai soldi, ai tuoi guadagni, al tuo stato di "benessere", e con incessanti domante volte esclusivamente a farti i conti in tasca.
Il tutto con atteggiamento di arroganza e sufficienza, quasi a volerti trasmettere il messaggio che quei soldi, tu, non te li meriteresti.
Incontrare "amici", dopo mesi, che invece di essere interessati alla tua salute, di chiederti come va l tuo recupero, ti domandano come mai hai cambiato macchina, quanto l’hai pagata, per poi concludere con un "però, sei un bastardo, ti stai facendo i soldi".
Incontri "amici" che non appena tiri fuori il cellulare ne approfittano per apostrofarti malamente dandoti del "riccone" perchè hai un telefono touchscreen.
"Amici", che quando li incontri ti tocca subire discorsi insopportabili con continue allusioni ai soldi, ai tuoi guadagni, al tuo stato di "benessere", e con incessanti domante volte esclusivamente a farti i conti in tasca.
Il tutto con atteggiamento di arroganza e sufficienza, quasi a volerti trasmettere il messaggio che quei soldi, tu, non te li meriteresti.
Stufo di tutte queste argomentazioni odiose, alla fine ho iniziato a reagire. E qui ho dovuto ingoiare il boccone più amaro. Perchè, alla mia rezione, loro, gli "amici", mi si sono rivoltati contro raddoppiando di ferocia, dicendomi che io ero un "fortunello", che nella vita mi era sempre andata bene, che non sapevo cosa vuol dire non avere soldi e non avere lavoro. Che anche se adesso sono un caporeparto laureato non vuol dire che sono superiore a loro, anzi che loro se avessero avuto le mie possibilità oggi sarebbero dieci volte quello che sono io.
Questi sono i discorsi che mi sono dovuto sorbire dagli "amici". Quegli stessi "amici" dei primi anni 2000.
In un primo momento tutto questo mi ha gettato nello sconforto. Ma poi, ho iniziato a metabolizzare, e a incazzarmi sempre di più.
E’ possibile che persone a cui non hai mai fatto nulla di male, d’un tratto possano avercela così tanto con te perchè a te la vita ha dato (forse) qualcosa in più che a loro? E’ possibile che la gente sia così volubile, stronza, invidiosa?
In un primo momento tutto questo mi ha gettato nello sconforto. Ma poi, ho iniziato a metabolizzare, e a incazzarmi sempre di più.
E’ possibile che persone a cui non hai mai fatto nulla di male, d’un tratto possano avercela così tanto con te perchè a te la vita ha dato (forse) qualcosa in più che a loro? E’ possibile che la gente sia così volubile, stronza, invidiosa?
C’è una serie di cose che mi piacerebbe chiedere a costoro.
E’ colpa mia se da giovane hai speso tutti i tuoi guadagni in automobile, discoteche, ristoranti e pub?
E’ colpa mia se un giorno ti sei ritrovato con meno lavoro di prima e hai dovuto tirare la cinghia?
E’ colpa mia se quando ti servivano risparmi non ne avevi perchè hai preferito fare la bella vita quando eri ragazzino?
Ti dà così fatidio il fatto che a me la vita vada "così bene"?
L’ultima domanda mi fa quasi ridere, considerate le mie condizioni fisiche.. ma tant’è.
E’ colpa mia se da giovane hai speso tutti i tuoi guadagni in automobile, discoteche, ristoranti e pub?
E’ colpa mia se un giorno ti sei ritrovato con meno lavoro di prima e hai dovuto tirare la cinghia?
E’ colpa mia se quando ti servivano risparmi non ne avevi perchè hai preferito fare la bella vita quando eri ragazzino?
Ti dà così fatidio il fatto che a me la vita vada "così bene"?
L’ultima domanda mi fa quasi ridere, considerate le mie condizioni fisiche.. ma tant’è.
E’ davvero desolante l’epilogo di tutto ciò.
E l’epilogo è il seguente: finchè io ho meno di te, finchè non ti faccio sentire inferiore, finchè ti faccio i complimenti (sinceri) per la tua automobile.. allora come amico vado più che bene. Ma nel momento in cui a te inizia ad girare male, e a me ad andare bene, allora la mia presenza diventa indesiderata.
E la cosa curiosa è che il luogo comune che normalmente alberga nella testa dell’italiano medio recita che in genere è chi si arricchisce che arriva a ripudiare gli amici "poveri", e non il contrario. Stranezze della vita.
Purtroppo dall’invidia al risentimento, e dal risentimento all’odio, i passi sono dannatamente brevi.
E poi.. andiamo.. io sono tutt’altro che "ricco".. da dove arriva tutta questa invidia? Questa carica di astio e di disprezzo.. ha un senso? Io non lo vedo… vedo solo motivazioni abbiette, futili.. gratuite… ridicole!
Io non mi sento toccato da quello che mi hanno detto, se sono arrivato qui è perchè me lo sono meritato. La vita è fatta di occasioni, e le occasioni spesso ce le porta la fortuna, ma vanno sfruttate, prese al volo; se non sei bravo l’occasione ti si presenta sì… ma la perdi.
E devi fare la differenza, per emergere. E io credo di esserci sempre riuscito. Nel mio piccolo, sono bravo a fare quello che faccio. Ho sacrificato tanto, ho faticato, ho costruito una mia identità non solo professionale, ho sempre dato il 110%.
E poi avrei proprio voluto vedere loro, al mio posto, su quel letto d’ospedale in rianimazione, come se la sarebbero cavata.
E l’epilogo è il seguente: finchè io ho meno di te, finchè non ti faccio sentire inferiore, finchè ti faccio i complimenti (sinceri) per la tua automobile.. allora come amico vado più che bene. Ma nel momento in cui a te inizia ad girare male, e a me ad andare bene, allora la mia presenza diventa indesiderata.
E la cosa curiosa è che il luogo comune che normalmente alberga nella testa dell’italiano medio recita che in genere è chi si arricchisce che arriva a ripudiare gli amici "poveri", e non il contrario. Stranezze della vita.
Purtroppo dall’invidia al risentimento, e dal risentimento all’odio, i passi sono dannatamente brevi.
E poi.. andiamo.. io sono tutt’altro che "ricco".. da dove arriva tutta questa invidia? Questa carica di astio e di disprezzo.. ha un senso? Io non lo vedo… vedo solo motivazioni abbiette, futili.. gratuite… ridicole!
Io non mi sento toccato da quello che mi hanno detto, se sono arrivato qui è perchè me lo sono meritato. La vita è fatta di occasioni, e le occasioni spesso ce le porta la fortuna, ma vanno sfruttate, prese al volo; se non sei bravo l’occasione ti si presenta sì… ma la perdi.
E devi fare la differenza, per emergere. E io credo di esserci sempre riuscito. Nel mio piccolo, sono bravo a fare quello che faccio. Ho sacrificato tanto, ho faticato, ho costruito una mia identità non solo professionale, ho sempre dato il 110%.
E poi avrei proprio voluto vedere loro, al mio posto, su quel letto d’ospedale in rianimazione, come se la sarebbero cavata.
Spero proprio che gli "amici" in questione leggano il mio blog, così che sappiano quanto calorosamente e affettuosamente li sto mandando a fare in culo.
Vi auguro di rosicare, invidiare, avere i travasi di bile e soffrire per tutta la vita.
E oggi, che è l’ultimo di agosto, incasso la busta paga con il premio di produzione. Alla facciazza vostra!! STRONZI!