E’ l’alba di una mattinata meravigliosa.
Beffardo, considerato che negli ultimi quattro fine settimana (compreso questo ponte di ognissanti) il maltempo ha dato sempre il meglio di sè scagliando sul nord-ovest del paese una qualche bella sacca depressionaria che con puntualità svizzera varcava le alpi il venerdì pomeriggio/sera per poi rispedirti in ufficio al lunedì mattina con un sole splendido.
Ma non fa niente, non sono questi i problemi. E poi la visuale che mi godo mentre fumo la prima sigaretta della giornata da sola vale la fatica di alzarsi alle sei meno venti.
E’ questo il momento che preferisco. Quando l’ufficio è ancora deserto, il telefono non squilla, e ho un pò di tempo per stare da solo. Da sempre arrivo a quest’ora, non per fotografare paesaggi a dire la verità, ma per giocare d’anticipo e sfuggire alla morsa del traffico nei quasi 50 km che mi separano da casa al reparto.
Così, almeno, posso cominciare rilassato. Ci sono tutti i presupposti per fare sì che sia una giornata piacevole; ma là fuori, tutt’intorno a me, c’è un esercito di gente che farà di tutto per impedire ciò, e mentre leggo le prime email della giornata, mi preparo alla mia battaglia quotidiana. Una battaglia che si combatte a suo di mail, telefonate, documenti e litigate, immersi in un teatro ostile in cui volano coltellate ad altezza schiena e in cui colpire e parare, per difensersi dalle accuse e respingerle al mittente, è un obbligo per la propria sopravvivenza.
Una volta queste cose mi irritavano tantissimo. Mi disturbavano, mi facevano inca**are a morte. Odiavo il fatto che l’ambiente lavorativo dovesse essere così teso, così ostile. Odiavo dover passare il 60% della giornata a occuparmi delle mia mansioni e il restante 40% a difendermi da quelli che mi volevano inculare. Perchè ogni volta che c’è un problema, da buoni italiani, non ne cerchiamo le cause, le ragioni, i perchè o meglio ancora, la soluzione. No. Viene cercato solo il COLPEVOLE. Che quasi mai, poveretto, è il vero colpevole. E’ solo un poveraccio a caso, che non ha in mano abbastanza dati/elementi per difendersi dalle accuse che gli piovono addosso da ogni funzione aziendale e allora per lui è la fine. Moribondo e semisvenuto, dopo essere stato sbranato dai lupi che da ogni parte dell’azienda si sono accaniti su di lui, viene servito su un piatto d’argento al direttore generale mentre i lupi, in coro, con l’aureola sopra la testa, gridano “Ecco è lui” E’ stato lui” Colpa sua!” .
C’è un vantaggio, però, ad essersi fatti 3 mesi immobile su un letto d’ospedale: capisci che sono solo tutte cazzate. Nella vita c’è di peggio. E sarò sempre felice, in un’ottica “non tutto il male vien per nuocere”, di essere passato attraverso momenti così difficili. Perchè adesso vedo tutto sotto una luce diversa.
Ieri sera ero all’Expo a Carate, con qualche amico. Abbiamo abbandonato l’idea di una serata a ballare a Milano a causa del nubifragio che si stava abbattendo sulla Lombardia, e ci siamo rintanati nel primo posto utile per bere qualcosa all’asciutto. Per un istante, mentre ero seduto con loro, ho ripensato a dove ero a quest’ora, un anno fa. Erano passati 3 mesi dall’incidente ma ero ancora in ospedale, ancora in quel letto maledetto. E credo che il sapore del drink di ieri sera, sorseggiato insieme agli amici, mi rimarrà in bocca per una settimana.
Per cui, quando settimana scorsa, il supermegadirettore in persona, indirizzato dai “lupi” di turno, si è fatto promotore del capire il perchè delle “inefficienze” del mio dipartimento, personalmente ho appreso la notizia con la massima serenità. Non ho neanche iniziato a sfogliare l’archivio delle email per cercare le prove a mia discolpa. Io sono il primo ad arrivare alla mattina e l’ultimo ad andare via la sera, mi faccio un mazzo immane per portare a termine le cose, e soprattutto mi piace un sacco il mio lavoro. Non ho nessuna macchia sulla mia coscienza professionale e contunuo a vivere sereno ugualmente.
E quando la gente inizia a prenderti da parte e a confidarti le “ultimissime”, le chiacchiere ufficiose che circolano nell’ambiente, dicendoti “stai attento” oppure “guarda che ti stanno inculando” oppure ancora “attento, vogliono distruggerti”… ancora una volta ripenso a dov’ero a quest’ora un anno fa.. e tra me e me rifletto.. ma saranno questi i problemi? Ma perchè dovrei ammazzarmi di preoccupazioni per poche cose futili quando ho un milione di cose per cui essere felice, prima tra tutte.. il non trascurabile fatto che dopo più di un anno finalmente cammino di nuovo?
Sono inefficiente? Benissimo, cazziatemi, cosa aspettate? Volete trovare qualcuno più bravo? Accomodatevi, non credo ci riuscirete tanto facilmente. Volete distruggermi? Mi fate ridere, davvero… se non mi ha distrutto quello che mi è successo un anno fa… voi potete solo farmi il solletico.
E quindi, alla fine, come ogni sera, quando timbro il cartellino e formatto la mia RAM mentale dedicata al lavoro, salgo sulla Shiro e il mio problema più grosso diventa… stasera vado alla Sporting a farmi una nuotata oppure passo dall’Emy al Pit Stop a farmi una birretta? Di certo c’è che il sapore di quella birra al Pit, così come quello di un bicchiere di vino al Cibo Sano o quello di un cocktail al Kiwa Han, mi rimarranno in bocca per un bel pò di giorni, e me li gusto fino in fondo.
E quindi, pronti, partenza, e via, stasera non so ancora che farò, ma di sicuro se c’è qualcuno in giro che pensa di “distruggermi”, non mi sta minimamente preoccupando.
Buona settimana a tutti!