L’ascesa di AFD e qualche riflessione

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Ieri col risultato delle elezioni qui in Deutschland é arrivato uno scossone mica da ridere. Per la prima volta dalla fine del terzo Reich una forza di estrema destra torna in parlamento, e non ci torna certo pacificamente ma come è lecito aspettarsi già si annuncia battaglia.

Frau Merkel rimane cancelliera (per ora, unico leader G7 a non esser stato silurato in un periodo mondiale assai politicamente turbolento) ma si tratta purtroppo per lei di una vittoria di Pirro. Lo scenario, rispetto al 2013, è cambiato notevolmente e avrà il suo bel da fare per costruirsi una maggioranza stabile. Il suo partito ha perso moltissimo consenso e ancora peggio è andata al suo diretto concorrente, il candidato di centrosinistra Martin Schulz.

In molti vedono la scalata del AFD come la “giusta punizione” per Angela Merkel a seguito della sua decisione, nel tutt’altro che lontano 2015, di aprire le porte ai rifugiati siriani, importando un milione di migranti in un solo anno, pur non disponendo probabilmente delle risorse necessarie ad accogliere una massa simile. È stata, probabilmente, la bicchierata (non la goccia) che ha fatto traboccare un vaso che era già discretamente pieno.

Ricordo ancora come nella notte di San Silvestro del 2015, mentre nella centralissima piazza del Duomo di Colonia succedeva quella che poi sarebbe risultata alle cronache come una molestia sessuale di massa ai danni di ragazze tedesche da parte di nordafricani arrapati, io mi trovavo sul non molto distante Deutzer Brücke a festeggiare e avendo modo di parlare con alcuni tedeschi percepivo la loro frustrazione e rabbia per questa situazione. “Benvenuti al capodanno arabo di Colonia” scherzava un signore tedesco di fianco a me. Un’altra giovane donna, invece, mi raccontava di come nella scuola frequentata dal figlio fossero state sospese da mesi le lezioni di educazione fisica, perché le palestre erano state riempite di migranti. Un altro signore invece spiegava che in una scuola davanti a casa sua erano stati sistemati più di 50 migranti, che alla sera uscivano e stazionavano in strada bevendo e facendo casino “abbiamo paura ad uscire”, mi diceva.

Nessuna sorpresa che per loro sia uno shock; parliamo di tedeschi, ovvero di gente che fino a qualche anno fa era abituata a prendere il tram o l’autobus a mezzanotte senza doversi minimamente preoccupare del fattore sicurezza.

Negli ultimi dieci anni la situazione è cambiata, lo dicono tutti. Non trovo un tedesco, che sia uno, che non mi dica la stessa cosa, ovvero che nell’ultimo decennio la sicurezza percepita è calata sensibilmente, con una accelerazione decisa negli ultimissimi anni. I fatti di cronaca e gli attentati, poi, non aiutano sicuramente.

Quindi, in Germania c’è una emergenza sicurezza?

No, non c’è. Almeno a quanto ho modo di vedere io, nella fetta di Germania che vivo quotidianamente. In Italia conviviamo da anni con situazioni ben peggiori.

Un esempio che mi viene automatico è confrontare la stazione di partenza e quella di arrivo nei miei spostamenti ferroviari tra la Germania e l’Italia.

Se mi chiedete di scegliere dove preferirei trovarmi a mezzanotte tra la stazione di Monza e Darmstadt Hbf, non ho dubbi: scelgo Darmstadt. Quando torno dall’Italia talvolta arrivo a Darmstadt ben dopo le 23, e devo ammetterlo, non mi sono mai sentito a disagio neanche a quell’ora, neppure prendendo il tram per tornare a casa a mezzanotte e 5. Ma quando arrivo a Monza con L’EC da Zurigo alle 22.21 mi sento a disagio eccome. Soprattutto se sono con Hanna. Sono sul chi va là e mi guardo sempre le spalle, mentre cerco di attraversare la stazione il più in fretta possibile per andare a incontrare mio papà che mi aspetta fuori in auto. Di andare a Desio in treno da Monza a quell’ora non se ne parla neppure, sarebbe proprio andarsela a cercare (soprattutto con valigie al seguito).

Però…

La situazione va deteriorando. Non si può negare che ci sia stato un peggioramento. Al di là di quello che racconta la gente (si sa, a casa propria si lamentano tutti, si stava sempre meglio prima, l’erba del vicino è sempre più verde, eccetera eccetera..) io stesso devo ammettere che, avendo viaggiato tanto in Germania anche negli anni scorsi, effettivamente si apprezza un sensibile deterioramento di quel senso di “sicurezza” che c’era una volta. Se nel 2005 una ragazza poteva tranquillamente prendere la metropolitana a Monaco alla 1 di notte da sola, oggi non sono più tanto sicuro che sia una cosa fattibile a cuor leggero.

Per le strade, nelle piazze, nei parchi, si formano chiassosi crocicchi di stranieri dall’aria poco rassicurante che diventano stanziali e tendono a rimanere nella stessa zona permanentemente. Magari sono innocui, magari non fanno nulla, ma istintivamente cambi marciapiede o fai una leggera deviazione. Una cosa a cui in Italia ero ormai abituato, ma in Germania probabilmente non era così.

E questo i tedeschi lo stanno soffrendo. AFD ha dato la possibilità a tutte le persone che soffrono questa situazione di mostrare e sfogare il loro malcontento. Siamo di fronte ad un autentico voto di protesta, che però purtroppo vira nella direzione di quella Germania con la svastica che nessuno qui vuole più ricordare. Ma ora c’è una forza significativa che ha preso questa direzione, e non si può più fare finta di niente.

E con ciò..

C’è da chiedersi se sia davvero tutta colpa dell’immigrazione o se c’è davvero qualcosa che non va in questa Germania. In molti ora si chiedono se il germe del nazismo si stia risvegliando, se ci sia davvero da preoccuparsi. Io credo di no, anche se fa riflettere il crollo del centrosinistra rappresentato dal SPD di Martin Schulz. Se supponiamo che tutti i delusi della Merkel abbiano votato AFD (sarà un caso ma: Union -8%, AFD + 8%) allora i voti del SPD che fine hanno fatto? Mi riesce difficile pensare che una fetta così grande del popolo del centrosinistra abbia virato a destra verso liberali e AFD, ma a quanto pare così è stato.

C’è un altro dato da considerare: in Germania mancano giovani. Non per niente per riempire tutti i posti di lavoro richiesti dal mercato ogni anno vengono importati migliaia e migliaia di giovani laureati dall’estero. C’è quindi una buona fetta di elettorato che ha qualche annetto in più e si sa, i “non giovani” tendono sempre ad avere posizioni più chiuse e meno tolleranti (vedi Brexit) rispetto a chi ha qualche anno in meno.

A ciò va a collegarsi un fatto curioso: tra i giovani figli di immigrati di seconda o terza generazione, turchi in primis (ma anche Italiani), che al compimento dei 21 anni dovevano scegliere tra la cittadinanza dei genitori e quella tedesca, quasi nessuno sceglieva quest’ultima. Tanto che questa legge nel 2013 è stata anche cambiata, diventando più permissiva. Anche chi, dopo 8 anni di residenza, avrebbe diritto al doppio passaporto, non lo richiede quasi mai. Insomma, nessuno vuole diventare tedesco, neppure chi vive qui da decenni.

Quindi abbiamo migliaia, anzi probabilmente centinaia di migliaia, di “potenziali tedeschi” (che sicuramente non avrebbero votato AFD) ma a cui avere un ruolo (seppur minimo) nella vita politica del paese in cui vivono non interessa minimamente.

Insomma, manca un senso di attaccamento al paese, a quanto pare manca totalmente una “fidelizzazione” efficace tra coloro che vivono qui da moltissimo tempo. C’è da chiedersi se il tanto sbandierato e pluripremiato modello tedesco dell’integrazione funzioni davvero oppure se sia tutta solo un’illusione.

Basta, sto scrivendo troppo. È tardi, tagliamo corto…

Se non altro, l’effetto positivo dell’ascesa di AFD potrebbe essere quello di dare una decisa svegliata alle due grandi forze politiche moderate tedesche, facendogli capire che è ora di rinnovarsi, di adattarsi ai giorni nostri e di decristallizzarsi dalle posizioni anacronistiche tenute fino ad oggi.

Se Frau Merkel è davvero una politica tanto abile, ora ha l’occasione perfetta per dimostrarlo. Si ritrova una enorme gatta da pelare, con una maggioranza tutt’altro che facile da costruire e all’opposizione un partito populista xenofobo in fortissima ascesa di consensi. Se riuscirà a ricostruire i consensi e a governare bene, tanto di cappello.

La sfida, ora, sarà ridare ai tedeschi quella sicurezza e quel senso di tranquillità che sentono di aver perduto senza però scadere nell’estremismo e nell’intolleranza generalizzata. In Germania vivono milioni di stranieri, molti dei quali sono brave persone che lavorano sodo e rispettano le regole; la sfida vera sarà incentivare queste persone, farle sentire parte del paese e non degli stranieri, far sì che si sentano più “tedeschi”. E nel contempo essere duri e intransigenti con chi viene qui per godere dei sussidi a sbafo, o peggio, per delinquere o per fare male. Un inasprimento è necessario, e la gente lo dovrà percepire. Solo così si potrà invertire la tendenza attualmente in corso.

Sarà tutt’altro che facile, purtroppo.

Perché fare dei “distinguo” è sempre difficile, in ogni cosa. Lo status quo e la generalizzazione sono molto più veloci, facili e comodi. Ma storicamente, hanno sempre prodotto grandi disastri. La speranza è che ognuno faccia del proprio meglio per far sì che la storia non si ripeta.

Tra razzi vettori e uragani

Ok, viaggiare mi piace, ma riconosco che certe volte diventa stressful. Sono in USA, per la precisione al Jackson di Atlanta, dove sto per prendere il settimo volo in sei giorni di viaggio  (sono partito lunedì). Tra Design reviews, visite a key accounts e visite per service engineering starò qui due settimane lavorative, per un totale di 11 voli in 12 giorni. E volare negli USA non è esattamente piacevolissimo, i controlli sono un vero “pain in the ass” specie negli aeroporti più piccoli dove complice la coda più contenuta si prendono la briga di essere molto più pignoli e controllare a fondo ogni cosa, e sei hai un passaporto non USA le cose peggiorano assai. Generalmente, è il rialzo della mia scarpa sinistra che attira sempre l’attenzione degli Officer della Homeland Security. E non dimentichiamo il mio campionario di viti e placche in titanio che fa impazzire i body scanner.

A complicare ulteriormente le cose ci è messo Irma (l’uragano), lunedì pomeriggio il mio volo per Atlanta è stato deviato a Newark, quindi coincidenze saltate e appuntamenti del martedì da cancellare e spostare.

In tutto questo, però, sono decisamente contento. Perchè al di là di tutti i disagi e lo stress, questa settimana ho tolto un’altra spunta dai miei sogni nel cassetto.  Welcome to Huntsville, AL, the Rocket city of America. Il nostro cliente è l’agenzia spaziale americana.

Alla faccia di tutti quelli che dicevano che ero un illuso, un pazzo, un sognatore, quando da ragazzino raccontavo che per me la massima realizzazione nella vita forse sarebbe stata lavorare per la NASA.

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