Accidenti, sì, è già Natale.
Quest’anno più che mai è arrivato di soppiatto, in sordina, mi ha preso alle spalle. Sarà perché io proprio non lo stavo aspettando. Ma anche quest’anno, è già Natale.
Non sono mai stato un grande fan di luminarie, addobbi, presepi e regali. Sì certo qui in Germania a partire da fine novembre ovunque iniziano i mercatini che talvolta sono davvero belli, ma io li vedo più come una occasione di ritrovo e una scusa per qualche buon bicchiere di Glühwein, piuttosto che qualcosa di legato al Natale e alle feste.
Ma ogni anno che passa, ogni volta che iniziano a comparire luminarie, addobbi e babbi Natale, ecco che c’è sempre una costante, crescente, inarrestabile malinconia che cresce e che mi porto dentro fino al fatidico giorno. Vedo intorno a me quell’atmosfera fatta di felicità artefatta e di trambusto consumistico e non la amo, non mi ci riconosco, vorrei in qualche modo trovarmi altrove e scansarla. Perché mi rendo conto che forse è proprio quella che mi rende malinconico.
Ma sono cose ahimè impossibili da scansare, perché come ogni anno parte inesorabile la corsa ai regali, e allora ti trovi a scervellarti per capire cosa puoi fare, cosa puoi regalare, cosa manca… e poi sbatti contro un muro. Perché ti rendi conto che oramai non ci è rimasto praticamente più niente da regalare, ormai abbiamo già tutto, ogni genere di bene di consumo, ogni genere di comodità e di oggetto superfluo ormai lo possediamo già. Solo che sei schiavo di uno schema mentale spietato che ti costringe ogni anno a cercare qualcosa di nuovo, di più bello, di più chic, di più costoso. Perché altrimenti ti sembra di sminuire la persona a cui stai facendo il regalo, e ti senti in colpa, ti sembra di mancare di rispetto se quello che regali non è sufficientemente bello e costoso. E se non trovi nulla entri in un loop mentale disastroso. Alla fine del quale, ti fermi. E rifletti.
Rifletti pensando che tutto questo è assurdo. Che se c’è una cosa bella del Natale, forse, una sola, è tornare a casa e stare con la famiglia, magari approfittare di un paio di sere per vedere gli amici, godersi alcuni giorni tutti insieme in spensieratezza. Ed ecco, quello, quello è il regalo, il vero regalo, il più grande e il più bello. E a costo zero.
E probabilmente dovremmo finirla di farci questi stramaledetti regali, che sono solo una gran seccatura. Magari scambiarci solo pensierini simbolici, semplicissimi. E basta. Perché quando ami veramente una persona, chiunque sia, Fidanzata, Familiare, o Amico, non te ne frega niente di cosa c’è dietro a quella carta luccicante, sei solo contento che una persona cara ha pensato a te.
E ripensandoci, mi sono reso conto di come certe volte ho sviluppato una devozione o un attaccamento incredibile per gli oggetti più insensati e privi di valore, solo perché a darmeli era stato qualcuno a cui volevo davvero bene. Quindi che razza di bisogno c’è di diventare matti ogni volta? Serve? Davvero?
Non lo so, sarà che quest’anno sarà il primo Natale senza la Mamma e sarà di una tristezza infinita, proprio per quello credo che il più bel regalo che possiamo farci è stare insieme e cercare di essere felici. So già che sarà dura, so già che ci saranno dei momenti di silenzio a tavola che nessuno avrà il coraggio di interrompere se non forze lo Zio Luca col suo inarrestabile, granitico spirito anticonformista, pronto a versarmi un altro bicchiere di lambrusco. Ci sarà inevitabilmente qualche lacrima, che io non riuscirò a versare perché da sempre mi porto dentro questa maledizione di riuscire a piangere solo in privato quando invece dovrei proprio abbracciare tutti quanti e lasciarmi andare.
Domani alle 8 si parte da Francoforte destinazione Monza, con un carico di regali che sto cercando disperatamente di organizzare in valigie e sacchetti. Spero che l’aria di casa mi faccia bene a la malinconia passi.
Perché, in ogni caso, se penso a Desio, mi viene ancora da chiamarla “casa”, nonostante tutto.