In questi giorni impazza sulle principali testate giornalistiche Italiane la notizia che la Germania si starebbe preparando a rimpatriare forzosamente numerosi cittadini Italiani ed Europei, in quanto sprovvisti di mezzi di sostentamento (disoccupati) e quindi non aventi diritto a rimanere sul territorio della Repubblica Federale. Origine della notizia è una trasmissione in Italiano di Radio Colonia, che ha riportato le testimonianze di alcuni Italiani raggiunti da provvedimenti dell’Ausländerbehörde, in cui sarebbe stato intimato loro di lasciare il territorio federale.
Ovviamente questo ha generato scalpore, reazioni indignate, invettive contro la Germania.
Si tratta, purtroppo, di un ingigantimento mistificatorio basato su libere interpretazioni e conclusioni affrettate scritte da persone che della Germania evidentemente conoscono poco o nulla. Del resto, in questo periodo in Italia le notizie anti-Germania e anti-Europa vanno forte e generano consensi quindi non si poteva perdere l’occasione per gettare un altro po’ di fango sulla Bundesrepublik e cercare di rinfoltire la schiera dei German-haters.
Facciamo quindi un po’ di chiarezza.
Tutto origina da una serie di leggi del 2016-2017, che hanno modificato e inasprito le regole di accesso ai sussidi statali, in particolare al famigerato Hartz IV, ufficialmente noto come ALG II (ArbeitsLosGeld II). L’Hartz IV é un generoso sussidio statale introdotto dal secondo governo del cancelliere Schröder nei primi anni 2000, mirato a tutti i disoccupati e persone senza mezzi di sostentamento. Talvolta viene anche erroneamente chiamato “reddito di cittadinanza” tedesco, anche se in realtà non si tratta proprio di un reddito di cittadinanza. Il nome deriva dal Piano Hartz, un ambizioso programma di abbattimento della disoccupazione elaborato da una commissione composta da manager, industriali, sindacalisti e uomini politici capitanata da Peter Hartz, ex HR Director di Volkswagen AG.
Per farla molto breve (descrivere tutto in dettaglio richiederebbe un articolo immenso), una volta esaurito l’Arbeitslosgeld I (equivalente alla nostra indennità di disoccupazione, normalmente dura 6 mesi) si può richiedere l’Hartz IV, che consiste in:
– Contributo per pagare l’affitto di un appartamento basico di 40 mq, più acqua luce riscaldamento
– Contributo per pagare arredamento di base del suddetto appartamento
– Contributo per pagare l’assicurazione sanitaria
– Circa 400 Euro al mese in contanti per provvedere al proprio sostentamento
Insomma, si tratta un sussidio sociale completo che va a coprire tutte le necessità di base di una persona. Uno strumento molto positivo, che ha aiutato e sta aiutando tantissime persone in difficoltà.
Purtroppo però, questo sussidio è stato causa dell’approdo in Germania di decine di migliaia di parassiti, tra cui purtroppo anche molti Italiani, che ne hanno approfittato per campare a spese dello stato tedesco, dandosi (perdonatemi il francesismo) al fancazzismo a tempo pieno e utilizzando furbescamente tutti i cavilli possibili per accedere al sussidio senza soluzione di continuità. Una sorta di “turismo sociale” molto ben organizzato.
Provate a parlare con qualunque Italiano che vive in Germania (che lavora e si fa il mazzo) da un po’ di anni e ve ne racconterà di tutti i colori sulle marachelle combinate da certi connazionali. La gente ti veniva a raccontare cose del genere “Vieni in Germania, è una pacchia, lavori tre mesi poi ti licenzi e ti danno loro i soldi” .
Il trucco per campare con l’Hartz IV è (era) relativamente semplice. Si trova un lavoro qualsiasi, si lavora per i tre mesi necessari a maturare il diritto al sussidio, poi a tre mesi e un giorno ci si licenzia (oppure ci si fa licenziare) e si va in Bundesagentür für Arbeit (per la precisione nei Jobcenters) a chiedere il sussidio di disoccupazione.
Una volta esaurito l’Arbeitslosgeld I, si inizia a percepire l’Hartz IV. L’Hartz IV è illimitato, ovvero si continua a percepirlo fintanto che si versa in condizione disagiata. L’unico requisito è rimanere in contatto coi Jobcenter della Bundesagentür für Arbeit e dimostrare di essere alla ricerca di un lavoro e accettarne, di tanto in tanto, qualcuno. Poi basta lavorare qualche settimana, e ri-licenziarsi, per tornare a essere mantenuti da mamma Germania; magari arrotondando con qualche lavoretto in nero. E il ciclo si ripete all’infinito.
Generalmente questo “parassitismo” è ben organizzato, con gruppi di persone che si affidano a un referente, in grado di parlare fluentemente il tedesco e istruito a perfezione su tutti i cavilli legali, il quale gestisce le relazioni con la Bundesagentür für Arbeit e garantisce ai membri del gruppo il mantenimento del sussidio in cambio di un contributo in nero. Gruppi organizzati di Italiani, ma anche Spagnoli, Esteuropei, Turchi e via discorrendo riescono così ad accedere a milioni di euro di sussidi. Addirittura si raccontano storie di esteuropei che creano una residenza fittizia in Germania per percepire l’Hartz IV mentre in realtà lavorano in nero nel paese di origine.
I tedeschi (ma anche i non tedeschi) che lavorano e pagano le tasse più i contributi, con le trattenute in busta paga più alte d’Europa, si sono ovviamente stufati di questa situazione. Negli ultimi anni l’insofferenza verso questo parassitismo quasi-legalizzato è cresciuta esponenzialmente ed è sicuramente stata una tra le cause dell’ascesa di AFD. Frau Merkel é quindi corsa ai ripari.
Per la cronaca, l’abuso dell’Hartz IV è perpetrato anche da moltissimi tedeschi, ma per quelli purtroppo, non si può fare molto. Sono i tuoi connazionali e te li devi tenere. Quindi si è intervenuto sugli stranieri.
Oltre ad essere stati fortemente rinforzati i controlli operati dai Jobcenter, nel 2017 la soglia di accesso all’Hartz IV per i cittadini stranieri (tutti, EU compresa) è stata modificata. Ora servono almeno 5 anni di lavoro in Germania, e non più tre mesi, per avere diritto al sussidio Hartz IV.
Questo modifica drastica è stata fatta ad hoc per dare un secco taglio ai furbetti che vogliono venire in Germania a farsi mantenere ed arginare il fenomeno del parassitismo/turismo sociale.
Purtroppo, però, ha coinvolto tutti, anche chi è venuto qui con l’intenzione di darsi da fare.
Il provvedimento è retroattivo: quindi sostanzialmente, ad oggi, chiunque sia residente in Germania da settembre 2013 (quindi da meno di 5 anni) non ha ancora maturato il diritto a percepire Hartz IV. può solo percepire l’Arbeitslosgeld I, poi un sussidio sociale limitato a 6 mesi, dopo di che la Germania non gli darà più nessun sussidio. A meno che costui non dimostri di essere all’attiva ricerca di un lavoro o riesca a trovare un impiego da almeno 10,5 ore settimanali.
Succede quindi che se rimani senza alcun sussidio sul territorio nazionale, e non hai di conseguenza neppure l’assicurazione sanitaria, è legittimo che il tuo Comune di residenza si chieda come tu possa vivere.
Di conseguenza le persone in questa situazione (Italiani, ma anche di qualunque altra nazionalità) si sono visti recapitare una lettera dall’Ausländerbehörde in cui veniva chiesto di chiarificare la loro situazione e comunicare le loro intenzioni. Nel caso non siano in grado o non vogliano trovare un lavoro, rimarrebbero sul suolo tedesco senza sussidi e senza assicurazione sanitaria e a quel punto viene “raccomandato” (la lettera inviata agli interessati usa il modale sollten, ovvero una condizione che non indica un obbligo ma un consiglio, una raccomandazione) lasciare la Germania e fare ritorno al Paese di origine.
Cosa che ha un senso, secondo me: resteresti in un Paese in cui non hai più copertura sanitaria? Cosa succede se stai male?
Quindi nessun rimpatrio, nessuna espulsione, nessuna purga contro l’Italiano cafone e scroccone. È stato attuato un provvedimento di legge, ma nessuno verrà rimpatriato in modo coatto.
Mi permetto inoltre di citare la Direttiva Europea 2004/38/CE, recepita in Italia col D.Lgs. 32/2008 ed attuata in tutta l’Eurozona la quale prevede che:
Ciascun cittadino dell’Unione ha il diritto di soggiornare per un periodo superiore a tre mesi nel territorio di un altro Stato membro, a condizione:
a) di essere lavoratore subordinato o autonomo nello Stato membro ospitante; o
b) di disporre, per se stesso e per i propri familiari, di risorse economiche sufficienti, affinché non divenga un onere a carico dell’assistenza sociale dello Stato membro ospitante durante il periodo di soggiorno, e di un’assicurazione malattia che copra tutti i rischi nello Stato membro ospitante
Quindi, volendo essere pignoli, gli estremi per essere “buttati fuori” ci sarebbero anche, perché in caso di mancanza di sussidi per sostentarsi, il diritto a soggiornare viene meno. Tuttavia in Germania le autorità si limitano a “raccomandare” il rientro nel Paese di origine, soprattutto per via della mancanza di copertura sanitaria, che potrebbe essere un grosso problema.
By the way, questa regola vale ovunque, anche per gli Europei residenti in in Italia. Quindi se in Italia venissero fatte rispettare le leggi (se) credo che anche nello Stivale ci sarebbero gli estremi per moooolti rimpatri, e Salvini potrebbe divertirsi un mondo.
Però sui media Italiani se ne sono lette e viste di tutti i colori, e mi ha stupito come anche testate giornalistiche importanti siano cadute a piè pari in questa bufala, con titoli di ogni sorta tipo “Merkel caccia gli Italiani” “La Merkel espelle dalla Germania gli Italiani che hanno perso il lavoro” “Italiana cacciata dalla Germania perché incinta” e così via. Mancavano solo le foto delle camionette della Gestapo con gli ufficiali di polizia impegnati nei rastrellamenti dell’Italico invasore.
Anche i numeri sono tutt’altro che allarmanti: una precisazione di Radio Colonia (che ha preso ufficialmente le distanze dal polverone mediatico montato in Italia) ha quantificato in “circa un centinaio” gli Italiani raggiunti dal provvedimento nell’arco dell’ultimo anno, a fronte di 700.000 Italiani residenti in Germania, di cui 70.000 (un decimo) percepisce regolarmente sussidi statali. Una percentuale quindi davvero limitatissima.
(A titolo puramente informativo: nella “Hit Parade UE” dell’Hartz IV troviamo: Polacchi (90.000), Italiani (71.000), Bulgari (70.000), Rumeni (50.000), Greci (40.000) )
Certo, è chiaro che questo cambio drastico nei criteri di accesso all’Hartz IV andrà a svantaggiare molte persone. Su questo non vi è dubbio. Sicuramente, tra le persone raggiunte dall’ “invito” ad abbandonare la Germania ci sono uomini e donne volenterosi che non sono in Germania per vivere a scrocco dello Stato.
Purtroppo la vita insegna che per colpa di qualche str***o ci vanno sempre di mezzo tutti, buoni e cattivi. Del resto, in un mondo ideale e magico in cui sia possibile fare dei distinguo sui singoli casi analizzando persona per persona, non esisterebbero ingiustizie. Ma nel mondo reale, questo non é possibile; se esiste una legge, la si applica, punto e basta. E i tedeschi nell’applicare le cose alla lettera, meccanicamente, non sono secondi a nessuno (forse solo agli svizzeri).
Concludo forse andando un po’ fuori tema, ma è mia personale opinione che dobbiamo rassegnarci a vivere in un mondo in cui il welfare sarà sempre più ridotto all’osso, perché ormai gli Stati non se lo possono più permettere, Germania compresa. E una buona parte delle colpe è di chi se ne è approfittato, a tutti i livelli, sia in piccolo che in grande.
Il sistema purtroppo scricchiola già da tempo, non è più in grado di reggersi da solo, e l’unico modo per non farlo implodere di colpo sarà un lento ma inesorabile smantellamento. Che è già iniziato un po’ dappertutto.
La mia generazione, sarà, probabilmente, la prima a non andare in pensione, o forse l’ultima a riceverne una (non prima dei 70+ anni). Pace. Iniziamo ad arrivarci, a 70 anni…