Il giro di vite sulle targhe estere: come sempre, per colpa di qualcuno…

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Il nuovo Decreto Sicurezza colpisce i “furbetti della targa straniera” con una norma molto restrittiva: è fatto divieto, a chiunque risieda in Italia da piú di 60 giorni, di guidare un’autovettura non targata in Italia. Pena multe a partire da 718 euro piú l’immediata messa sotto sequestro del veicolo, fino alla sua esportazione o reimmatricolazione.

Ok, era ora che si facesse qualcosa, perché il fenomeno era ormai fuori controllo. Ogni volta che vado a Milano nelle vie del centro assisto a sfilate di grosse cilindrate bulgare, tedesche o rumene il cui guidatore peró, una volta parcheggiato il poderoso autoveicolo, si incammina per la strada con auricolare bluetooth all’orecchio, impegnato in una conversazione d’affari in perfetto lümbard. Senza contare casi ancor più eclatanti: ricordo, anni fa, come il figlio di una nota famiglia imprenditoriale brianzola amasse parcheggiare il suo 911 con targa tedesca proprio davanti al bar dove faceva aperitivo in centro, in pieno divieto di sosta. Quando arrivava la Polizia Locale per fargli la multa, e gli offriva la possibilitá di spostare la macchina per evitare la contravvenzione, lui rispondeva sghignazzando “lasciate pure la multa sul parabrezza, state freschi se sperate di vedere un euro!”.

Ora la nuova norma permette di dare uno stretto giro di vite alla questione. E questo ben venga.

Tuttavia, come sempre accade in Italia, si é lasciato proliferare il problema ignorandolo per anni, e poi da un giorno all’altro si è intervenuto con la mannaia andando a penalizzare anche chi non c’entra nulla.

Nello specifico accade che ora, chi ha un parente regolarmente residente all’estero (eventualitá assai comune, ad esempio, nelle zone di confine) non puó più utilizzare l’auto della madre, o del figlio, o dello zio.. ecc.. sul suolo italiano, pena la salatissima multa e il sequestro dell’autovettura.
L’unica eccezione possibile riguarda contratti di leasing o comodato d’uso gratuito fatti da Aziende con sede all’estero (sì esatto: fatta la legge, fatto l’inganno); ma non sono previste deroghe di alcun tipo se il veicolo é di proprietá di un parente di primo grado.
A mio parere, le intenzioni del legislatore erano sicuramente buone ma l’esecuzione é stata quantomeno maldestra. Ora, per chi ha parenti regolarmente residenti all’estero, questa norma é una seccatura non da poco.

Lo scorso Agosto si é guastata l’auto di mio papá. Un problema abbastanza serio che ha richiesto un po’ di tribolazioni e una lunga permanenza della vettura in officina.
Trovandomi in Italia per un weekend in famiglia, gli ho lasciato la mia auto (che é ovviamente targata in Germania) in prestito, visto che tanto a breve sarei partito per gli USA e poi per l’Olanda e per almeno un mese non mi sarebbe servita. Per fortuna é successo l’anno scorso, perché se fosse capitato quest’anno, con il decreto in vigore, non avrei potuto prestare l’auto a mio padre e lui sarebbe andato in giro a piedi per due mesi.

Ecco, se c’é una cosa che mi fa davvero venire il sangue acido é il dover subìre penalizzazioni solo perché qualcun altro ha voluto fare il furbo. Ma purtroppo é un qualcosa che ti tocca, se risiedi in Italia e decidi tuo malgrado vivere da persona onesta. Difatti non é certo la prima volta che mi succede, ma non sono mai riuscito a farci l’abitudine. E sinceramente, dopo essermene andato da furbettolandia, speravo almeno di avere chiuso con queste seccature; invece riescono a perseguitarmi anche oltreconfine.

Cambiano i governi, cambiano i colori, cambiano le facce, ma purtroppo certe cose non  cambiano mai. Pazienza.

 

Succede in Germania: Aziende pubbliche senza personale a causa degli alti stipendi nel privato

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A partire da domani 22 Gennaio 2019 fino presumibilmente a Pasqua l’Azienda dei trasporti pubblici di Darmstadt, la HEAG mobilo, taglierá alcune corse del servizio tram tra la stazione centrale e la cittá confinante di Eberstadt. Ragione del provvedimento é la difficoltá nella manutenzione dei rotabili, dovuta alla mancanza di personale qualificato nelle officine che impedisce la copertura dei turni e il corretto giro materiali.
Al riguardo il Presidente della HEAG Mobilo Matthias Kalbfuss ha dichiarato “A Darmstadt sfortunatamente il mercato del lavoro ci vede in concorrenza con imprese private che godono di una ottima siuazione economica, e possono permettersi di offrire a figure tecniche specializzate stipendi decisamente piú alti rispetto a quanto possiamo offrire noi” l’Azienda di trasporti pubblici si trova quindi a corto di Fachkräfte a causa dell’impossibilitá di competere con le ben piú alte paghe orarie del settore privato “Nonostante i nostri sforzi, non riusciamo a trovare i tecnici di cui abbiamo bisogno”.

Quello della mancanza di Fachkräfte (operai e tecnici specializzati) e di Ingegneri é un problema sofferto ovunque in Germania e nonostante i grandi flussi migratori, sia dall’Europa che dai paesi esterni alla EU, la fame di lavoro delle imprese per le figure tecniche e ingegneristiche non accenna a diminuire. Nella stessa situazione si trova anche il colosso nazionale dei trasporti Deutsche Bahn, che sempre a causa della mancanza di Fachkräfte nelle officine soffre grossi problemi di manutenzione della flotta ICE ad alta velocità, con la disponibilitá dei treni che si attesta da tempo ben al di sotto degli obiettivi prefissati. Ma non solo: mancano anche i macchinisti. Tutti profili che sul mercato del lavoro tedesco in questo momento sono una raritá, per via della situazione cosí positiva (per i lavoratori) del mercato del lavoro.
Altro problema per le imprese pubbliche è, a quanto pare, la grande difficoltá nell’attuare politiche di retain con i tecnici piú giovani i quali, una volta concluso l’Ausbildung obbligatorio, lasciano le aziende pubbliche per le ben più remunerative aziende e industrie private del settore meccatronico, automotive e automazione.

Il comunicato stampa della HEAG Mobilo é qui
L’articolo del Süddeutsche Zeitung sulle DB é qui

 

Nota personale a margine: se da un lato il problema é molto “Tedesco”, dall’altro la soluzione (dare un disservizio al cliente piuttosto che dare qualche aumento di stipendio) mi sembra molto “Italiana”. Soprattutto trovo sia un colpo basso annunciare una misura del genere a metá Gennaio, dopo aver incassato tutti gli abbonamenti annuali.
Mi ricorda molto l’attegiamento di un paio di Aziende con cui ho avuto a che fare in passato…

Il bollino verde del TÜV: perché tutti ce l’hanno in Germania, e perché é importante (anche se la vostra auto é targata in Italia)

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Nel mio blog mi piace trattare della Germania raccontando cose un po’ particolari ed evitando di scrivere articoli fotocopia di quelli giá esistenti in mille altri blog in rete. È per questo che eviteró di scrivere la solita banalissima guida su come ritargare la vostra auto Italiana in Germania (perché ne esistono già una marea, basta usare un motore di ricerca) mi limiteró a dedicare due righe a un tema molto meno noto, ma comunque importante: il bollino del TÜV, detto anche TÜV-Plakette o Umweltplakette, necessario per entrare nelle Umweltzone in Germania.

Il bollino verde non è necessario per entrare con l’auto in Germania, ma lo diventa nel momento in cui volete entrare in una Umweltzone, ovvero una zona ambientale controllata. Si tratta di aree in cui le emissioni sono tenute sotto controllo e l’accesso a certi veicoli inquinanti é proibito. La cosa è valida non solo se vi trasferite, ma anche se vi recate in Germania con la vostra auto in vacanza: all’interno di una Umwelttone tutte le auto, anche quelle con targa straniera, devono essere munite di TÜV-Plakette.

Se la vostra auto è Euro 4 o superiore, otterrà il bollino verde, che permette l’accesso a tutte le Umweltzone. Le auto piú inquinanti (Euro 3 e inferiori) otterranno un bollino giallo o rosso, che inibisce l’accesso a molte Umweltzone.

 

Come capire se siete in una Umweltzone? Se tutte le auto che vedete parcheggiate hanno il bollino verde incollato alla base del parabrezza, allora molto probabilmente siete all’interno di una di queste zone. Anche i cartelli sono generalmente molto chiari (vedi immagine qui sopra) e riportano anche l’indicazione di quali bollini sono ammessi e quali no. Oppure potete consultare l’elenco delle Umweltzone (unitamente alle istruzioni e a tutte le informazioni sui Plakette) a questo link.

Circolare senza bollino all’interno di una Umweltzone ( o semplicemente parcheggiarvi l’auto) vi rende passibili di una contravvenzione di 70 euro. Per evitare questa fastidiosa seccatura, vi basterá andare in un centro TÜV con il libretto di circolazione dell’auto e chiedere l’Umweltplakette. Costa 5 euro ed é pronto in pochi minuti.

Pratcamente tutti i grandi agglomerati urbani in Germania hanno istituito una propria Umweltzone! Per cui se organizzate un tour in Germania in auto, il bollino verde è un must. Potreste anche tenerlo sulla vostra auto come piccolo souvenir una volta rientrati a casa, e vi tornerà utile qualora vogliate tornare in Germania: il TÜV-Plakette, infatti, non ha scadenza.

Diario di viaggio sull’EC 52 all’Epifania – Il ritorno degli Expats

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Eccoci all’epilogo della parentesi vacanziera in quel della Brianza, a bordo dell’Eurocity diretto a Francoforte. Treno stracolmo già a Milano, anche in prima classe; non c’è stato verso di trovare un posto in rastrelliera per la nostra megavaligia con tutti i regali e le cibarie e sono stato costretto a lasciarla nel vestibolo. A bordo, orde di turisti e tantissimi expats di rientro. La nostra carrozza e quelle accanto sono interamente prenotate, un rapido sondaggio statistico dei cartellini segnaposto (principalmente dovuto alla mia atavica curiosità di viaggiatore) ci dice che circa l’80 % dell’utenza è diretto in Svizzera (Spiez, Visp, Bern le più gettonate) e il resto in Germania (Karlsruhe e Freiburg su tutte). Poco male, magari più avanti si svuota un po’.

Il bello di oggi è che si cambia un pochino tragitto e paesaggi. Invece del solito Gottardo oggi saliamo dal Sempione passando per Domodossola, una giornata stupenda ci ha permesso di godere dello spettacolo del lago Maggiore e delle isole Borromee ed ora filiamo dritti nel Löchtberg Basistunnel verso Berna (niente foto purtroppo, eravamo controsole).

Ci sono cose invece che non cambieranno mai, e quando rientri in Italia per le feste te le ribecchi tutte in toto. Come ci ha ricordato la nuova pubblicità Conad targata Salvadores, quando vivi lontano dalla famiglia è inevitabile imbattersi in cliché noti e arcinoti. Con buona pace delle femministe e dei soliti benpensanti che hanno definito lo spot sessista, antimeridionale e qualunquista scatenando il solito putiferio social con commenti indignati e controcommenti infervorati. C’è stato anche chi ha definito lo spot offensivo per gli expats e le loro famiglie. C’è poco da fare i superiori e da incavolarsi perché quanto presentato dallo spot non si discosta poi così tanto dalla verità; la gente dovrebbe imparare a farsi una risata e star serena invece di polemizzare e trasformare tutto in uno scontro a fuoco.

È risaputo che le donne Italiane (e non solo Italiane) tendono a dimostrare il loro affetto attraverso le kilocalorie, generalmente sotto forma di concentrati di grassi saturi e carboidrati. Ciò vale tanto per le calorie “da asporto” (quelle che finiscono in valigia) quanto per quelle destinate al consumo in loco, nelle cene e pranzi in famiglia. Il fenomeno assume proporzioni disastrose nel lasso di tempo 24 Dicembre – 1° Gennaio, durante il quale si incamerano generalmente le calorie equivalenti di un trimestre. Per non parlare poi dei summenzionati articoli “da asporto”: impossibile non portarseli via, pena i parenti offesi a morte; dai, alzi la mano chi non è mai rientrato dopo Natale con la valigia piena di cibi e bevande. Certo, non con il caciocavallo direttamente sulle camicie come si vede nella pubblicità (ma chi è quel cretino che lo farebbe?) ma accuratamente imbustato, sigillato e opportunamente imballato contro gli scossoni. Quando si vive da expat si impara anche questo: le tecniche di trasporto dei cibi in valigia. E non è una cosa meridionale, ve lo assicuro. Ve lo dice un brianzolo.

Ma sono pronto a scommettere che se Salvadores avesse ambientato lo spot a Monza, con il figlio del cumenda Lümbard che si appresta a trasferirsi in Nordeuropa e la mamma che gli mette la polenta (liofilizzata) in valigia, qualcuno si sarebbe indignato dicendo che lo spot snaturava e offendeva la cultura dell’emigrazione in quanto fenomeno storicamente meridionale…

Comunque, tralasciando le delizie culinarie familiari, ci sono anche quelle extrafamiliari sotto forma di aperitivi, feste, ritrovi, bevute e varie. Gli amici (quelli con un po’ di senso organizzativo) iniziano già a metà Novembre a chiederti quando rientri e nel giro di pochi giorni la tua agenda per il periodo di vacanze di Natale inizia ad assomigliare al calendario Outlook del CEO della Microsoft. Tra cene, rimpatriate, aperitivi, caffè, le caselline promemoria iniziano a saturare tutto lo spazio lasciato libero dagli impegni familiari. Gli altri amici (quelli con un po’ meno senso organizzativo) si limitano a dirti “una volta che sei in Italia sentiamoci, poi ci organizziamo” ignorando che quando arrivi in Italia hai praticamente l’agenda già piena, di conseguenza cerchi di fissare anche con loro appuntamenti il prima possibile; ma con alcune persone, atavicamente “allergiche” alla programmazione, questo approccio risulta infattibile. Finisce quindi che ti chiamano il giovedì pomeriggio chiedendoti “ti va di bere una cosa stasera al Beer House?” e tu per la settima volta cerchi di spiegargli che sei fully booked fino all’Epifania e che se si voleva vedersi bisognava organizzarsi prima.

A volte, purtroppo, qualcuno si offende.

Pazienza.

A Berna la prima classe dell’Eurocity come previsto si svuota e possiamo tornare ad allungare le gambe. Per tutto il resto del tragitto la carrozza rimarrà semivuota, nonostante mi fossi aspettato più movimento in Germania. Sarà perché in Assia oggi non è festa…

Tornando a noi… tornare in Italia per un po’ è anche l’occasione per vedere altri amici expat che stanno ben più lontani di noi e che conseguentemente puoi vedere solo in angoli lontani del pianeta oppure a casa durante il rientro generale per le feste. Organizzare con loro diventa una impresa titanica proprio perché sono soggetti alla tua stessa situazione di incasinamento del calendario, anzi peggio perché loro magari stanno in Canada e hanno molte meno occasioni di tornare di quante non ne abbia tu.

La figata, in tutto questo, é ritrovarsi davanti ad una (o più) birre scambiandosi le relative esperienze degli ultimi giorni e capire, tra una risata e l’altra, che no, non siamo noi quelli strani, è proprio così che funziona, quando sei un expat. Anche in Brianza.

E per fortuna che noi rientriamo in treno, dove il bagaglio oversize non esiste (anche se le rastrelliere dell’ETR610 fanno pena). Perché in aereo diventa una bella rottura di scatole, basti pensare allo svantaggio psicologico di non avere il bagaglio sotto il proprio controllo, rimanendo in ansia tutto il volo sperando che l’imballaggio per cibi e bevande tenga…

In ogni caso voglio dire grazie. Grazie alle mamme, nonne, zie e tutti i parenti che si prodigano di trasformare la nostra permanenza natalizia in Italia in una settimana di cuccagne. Ora peró, come ogni anno, è tempo di tornare in piscina e di mettersi a dieta.