Prazzo – Valle Maira

Entrando in casa ti accoglie quel caratteristico odore di legno e di bosco che é sempre lo stesso da trent’anni, praticamente da quando ho messo piede qui la prima volta. È l’abbraccio della montagna che ti accoglie quando arrivi qui dopo le tre ore di auto che ti separano dalla Brianza e non riesci mai a realizzare da dove provenga esattamente; se dalla cassetta della legna da ardere, dal vecchio parquet o dal rivestimento dei muri. Ma basta per farti capire che la città, il caos, lo smog ed il traffico sono ormai alle spalle e che partire da ora per, qualche giorno, avrai la preziosa possibilitá di estraniarti da quasi tutto.

Prazzo é speciale, mi ricorda tante cose della mia infanzia e della mia adolescenza. Non solo vacanze, avventure e amicizie, ma anche tanti bei momenti passati in famiglia. Perché quella vecchia casa, comprata da mio bisnonno piú di mezzo secolo fa, nella sua semplicitá ha un sacco di spazio e ci si puó stare anche in otto o nove persone senza impedimenti significativi. Quanto basta per portare su una folta truppa di amici oppure per riunire quasi tutta la famiglia. Non ci sono molte comoditá qui: il riscaldamento fa affidamento su due vecchie stufe a legna in ghisa, una per ogni piano; per avere il gas va programmata una consistente scorta di bombole, l’acqua calda va usata con parsimonia se bisogna docciarsi in tanti; non c’é nè TV nè Internet, ma solo una vecchia radio a onde lunghe. Può sembrare una tragedia, ma se ti trovi nel mood giusto è l’esatto opposto: quando la tua prioritá é staccare la spina, qui trovi il mix perfetto.

Sono mancato da questi posti per tanti anni. Dopo l’incidente, nel 2009, non sono piú tornato qui se non sporadicamente solo un paio di giorni di sfuggita due anni fa; non abbastanza per godermi appieno quest’angolino di paradiso.

Perché di questo si tratta. Sempre, ovviamente, se si é nel mood giusto.
La Val Maira ha di bello una cosa: che è stata totalmente snobbata dal turismo di massa negli anni del boom economico. Per snobbata intendo che non se la é filata proprio nessuno. Mentre altrove in Italia esplodeva il turismo alpino e montano, qui i borghi si spopolavano. Dimenticatevi quindi impianti di risalita, grandi alberghi, sfarzose spa, centri benessere; e non aspettatevi certo di trovare agriturismi e ristoranti ad ogni angolo. Qui ci sono pochi posti dove potete mangiare un boccone o bere qualcosa, e bisogna essere bravi a saperli trovare. Google o Booking sono di scarso aiuto, perché qui il vostro telefono faticherá molto a navigare in internet; la rete 4G o 3G appare di rado e la si perde quasi immediatamente (apprezzerete molto la cosa se siete in bisogno di digital detoxing; ma se siete dei workaholic impazzirete).

Qui dovete venirci se odiate le invasioni turistiche all’italiana, se non volete avere codazze di SUV in mezzo alle scatole quando salite verso un agriturismo, se volete assicurarvi che non vi capiti di sentire “uè figa!” ad ogni angolo quando passeggiate.

La Valle maira “inizia” ufficialmente a Dronero, che già di per se’ una mezza giornata di stop la merita tutta: é una deliziosa cittadina medioevale immersa nel verde, ad una mezz’ora di auto da Cuneo. Trovandosi a cavallo tra la pianura e le montagne, in posizione leggermente rialzata rispetto alle zone circostanti, propone diversi punti panoramici interessanti per chi ha voglia di cimentarsi con le fotografie.
Il bellisimo Ponte Vecchio merlato, favolosamente conservato, è oggi percorribile a piedi e rappresenta la parte più caratteristica della cittá insieme alla Torrazza lungo il torrente Maira. Curiosamente, il ponte é anche noto come “ponte del diavolo” e la leggenda che si narra al riguardo é più o meno la stessa del vecchio ponte sul passo del S.Gottardo (trasferibile, con varie licenze, a tutti i “ponti del Diavolo” presenti in Italia).
La storia é la solita: gli abitanti del luogo chiedono al Diavolo di costruire un ponte; questi accetta, a patto di prendersi l’anima di colui che passerá per primo sul ponte. Al completamento dell’opera, il primo che viene fatto passare sul ponte é un cane/capra/gatto/cavallo/mucca/bue o altro quadrupede, e il Diavolo, che evidentemente in sede di bidding non aveva ben definito le clausole, lo prende in quel posto e torna negli inferi a mani vuote.

Partendo da Dronero, la Valle si snoda lungo una tortuosa provinciale fino all’abitato di Chiappera, che segna di fatto la fine della valle. In auto si arriva fino al Rifugio Campo Base; da lì in poi si prosegue solo a piedi.

I Centri più grossi (grossi si fa per dire) lungo la valle sono San Damiano Macra, Prazzo, e Acceglio. Se da un lato in questa mia ultima visita ho osservato come nei centri principali vi sia stata una certa contrazione delle attivitá commerciali, con molti bar e ristoranti “storici” che hanno chiuso i battenti, contemporaneamente si sono rivitalizzate le iniziative dei Comuni per l’estate e sono nate alcune nuove attivitá piú giovani che hanno in parte compensato la chiusura degli altri esercizi. Ho usato l’aggettivo “giovani” perché a mio avviso descrive perfettamente il piccolo ma significativo cambiamento che c’é stato: laddove prima trovavi il classico bar da peasino di montagna con le sedie di plastica e la mobilia improvvisata, popolato per lo piú da anziani che giocavano a carte, oggi invece trovi un pub dall’atmosfera rustica, con menú tipici della zona e birre artigianali alla spina.

Nei mesi estivi conviene leggere ogni cartello che trovate affisso alle pareti delle piazze e lungo la tortuosa provinciale: solo cosí troverete le indicazioni per raggiungere le sagre e gli eventi della valle, sorprendentemente abbondanti in Luglio e Agosto. Il grosso del turismo qui é costituito da villeggianti di vecchia data che ogni anno fanno ritorno nella valle, e i Comuni si sono sempre prodigati di organizzare qualcosa per far trascorrere ore liete ai fedelissimi del luogo. E ora che l’offerta commerciale della valle si é un poco ringiovanita, la collaborazione tra i Comuni e i nuovi pub e ristoranti dá vita a eventi molto interessanti.

Da sempre qui, come in buona parte del Cuneese, gli eventi clou sono quasi tutti a carattere occitano. L’Occitania é un’area dell’Europa non delimitata da confini politici, ma ben definita a livello storico e culturale: essa spazia dai Pirenei fino alle Alpi Marittime e secondo fonti storiche la Valle Maira, così come buona parte delle valli del piemonte sud-occidentale, appartengono all’Occitania e ne rappresentano l’estremo confine di sud-est.

Non a caso da queste parti é relativamente facile imbattersi nella bandiera dell’Occitania.

Negli ultimi anni la Regione Piemonte, con l’aiuto di fondi dell’Unione Europea, ha sovvenzionato il ritorno di attivitá commerciali tipiche, le cosiddette “locande occitane”, dando un piccolo ma significativo slancio alla valle.
Per trovarle peró non basta segire la provinciale da Dronero ad Acceglio, ma é necessario avventurarsi nelle strette valli laterali e andare alla ricerca delle locande.

Tra stretti tornanti, gallerie, e tratti di strada in cui l’incrocio con un altro autoveicolo puó diventare un problema di non poco conto, si possono trovare un sacco di posti interessanti. Nella nostra settimana in Valle, abbiamo trovato buon cibo, cortesia ci siamo imbattuti in paesaggi favolosi. Ecco qualche consiglio:

Lou Pitavin – https://www.loupitavin.it/
È una locanda occitana con stanze che offre anche un favoloso ristorante. Atmosfera da vera tradizione montana, cibo squisito e grandissima cortesia; ci siamo trovati davvero benissimo. Qui é anche possibile acquistare prodotti tipici della valle a prezzi interessantissimi. Offre servizio di noleggio biciclette.
È forse un po’ piú caro in confronto ad altre locande della Valle, ma la differenza é ben giustificata.

Locanda Ceaglio – https://www.ceaglio-vallemaira.it/
Un classico. Bellissima pensione-locanda immersa in un piccolo borgo alpino. Ottimo ristorante e giardino con vista spettacolare sulla valle. Offre anche un piccolo museo montano e una bellissima stanza di lettura. Famosa tra i cicloturisti teutonici come base strategica per le escursioni.

Locanda del Silenzio – http://www.locandadelsilenzio.com/
Ottima cucina “slow food” con prodotti tipici della Valle, gneralmente solo alla DOmenica ma in alta stagione a volte anche in setimana. Il bar é comunque sempre aperto e offre panini e taglieri spettacolari! Personale molto gentile e vista mozzafiato. Offre anche camere e appartamenti.

Locanda Codirosso – http://www.codirosso.it/
Interessante locanda a gestione familiare in posizione abbastanza isolata ma dalla vista mozzafiato. Gusto e semplicitá: per pranzo non abbiamo trovato il menù alla carta completo (che é disponibile peró alla sera), ma ci siamo gustati un favoloso “happy hour” di montagna con pane rustico, formaggio della valle e bresaola, che non ci ha fatto rimpiangere il pranzo a la carte…

Pizzeria “A nostro modo” – Link alla pagina FB
A ridosso della provinciale, nell’abitato di Stroppo, trovate questa piccola pizzeria con forno a legna che vi permetterá di togliervi la voglia di pizza anche in Valle Maira. Anche se bisogna stare un pó stretti (perchè i clienti sono tanti ma lo spazio é poco) il disagio é ben compensato dalla qualitá della pizza.

La Gabelo – https://la-gabelo.webnode.it/
La Gabelo di Renata è un classico a Prazzo Inferiore. Originariamente era un piccolo emporio di montagna che offriva di tutto un po’ (comprese la auto della Burago in scala 1/18, e io facevo diventare matti i miei genitori), oggi é un bar/pub con una ottima sistamazione sotto un portico dove sedersi e bere un caffé o una Leffe alla spina. QUi trovata davvero tutto, compresa… la benzina!!

Borgo Maira Village – https://www.borgomaira.it/
Una “New entry” recentissma, inaugurata da poco. Situato tra Prazzo Superiore e Prazzo Inferiore, offre un Pub Ristorante e diversi appartamenti. In costruzione vi sono anche un percorso sensoriale e una Spa. Sicuramente interessante e da tenere d’occhio l’anno prossimo.

La Valle Maira é sorprendentemente famosa tra i cicloturisti Svizzeri e Tedeschi, non a caso ho trovato in alcune locande Occitane copie di riviste specializzate sul turismo in mountain bike in lingua tedesca, con articoli specifici sulla Valle Maira e percorsi consigliati. E non é stata una grande sorpresa, pur cosí lontano da casa, ritrovarmi circondato da persone che parlavano tedesco o Schwizerdütsch. Questa é sotto certi aspetti la loro vacanza perfetta: natura incontaminata e bicicletta; l’unico problema vero é la mancanza di mezzi pubblici. Per Svizzeri e Tedeschi, abituati a poter caricare la bicicletta dapertutto e a poter arrivare quasi ovunque con la ferrovia, l’impatto con la realtá italiana é molto negativo. Parlando con una coppia del Canton Solothurn, ho appreso che loro hanno utilizzato un servizio di minibus privati che trasportano le biciclette da Torino fino a Dronero, arrivando a Torino con un treno regionale da Milano, dopo avere valicato la frontiera a bordo di un TiLo (a quanto pare l’unico servizio transfrontaliero che ammette bici a bordo).

Il vero valore aggiunto qui, oltre che mangiare e bere piú che bene e godersi grandi passeggiate all’aria aperta, é la possibilitá di staccare da tutto e da tutti. Il mio consiglio personale, se mai decideste per una vacanza in Valle Maira, é semplice: portate con voi solo le persone che vi stanno fare bene, e un bagaglio con le cose di cui avete davvero bisogno. Perché tutto il resto, qui non potrá seguirvi.

Zona di Comfort

Finalmente sono seduto al tavolo del mio bar/ristorante preferito a godermi un po’ di atmosfera di weekend anticipato.
In questo periodo in cui il lavoro é talmente tanto da diventare quasi tossico per i neuroni, sedermi qui e aprire il tablet per dare una sistemata al Blog e proseguire nella sua “ristrutturazione” diventa forse il modo migliore per svuotare e disintossicare il cervello mentre alla mia destra corrono veloci i vigneti del Baden-Wurttenberg (con una bella Bitburger alla spina a completare il quadretto).

Poi peró in un attimo mi sono ritrovato ad abbandonare l’editor di interfaccia per aprire una bozza e iniziare a scrivere questo post. Perché in fondo questo é quello che mi ha sempre aiutato a svuotare veramente la testa, fin da quando ero un ragazzino. Scrivere.

Scrivere. Non necessariamente con un oggetto, un tema o una argomentazione da sviluppare; a volte, semplicemente buttare giú le mie idee e i pensieri del momento. Per poi rileggerli, riorganizzarli, riordinarli, dargli un senso logico, provare a trovargli un significato: proprio come sto facendo ora.
È uno sfogo. Perché spesso mi ritrovo nella testa turbini di pensieri e di idee che vorticano e vorrebbero uscire da qualche parte: li sento, quasi facessero pressione sulle pareti interne della scatola cranica. Scrivere é bello per questo, posso finalmente compensare questa pressione, é come se vedessi con i miei occhi la lancetta del manometro che scende mano a mano che le righe di testo aumentano.

È una passione che ho capito di avere grazie al mio professore di lettere delle scuole medie, una persona di sconfinata cultura e grandissima umanitá che non dimenticheró mai. Erano gli anni d’oro del Collegio Pio XI, quando le aule traboccavano di studenti in ogni sezione e tutta la “Desio bene” studiava lí. Io in realtá non ne facevo proprio parte, la mia famiglia era molto meno facoltosa di quelle dei miei compagni e mandarmi lí era stata una decisione di mia madre, che credeva nel mio potenziale con tutte le sue forze e voleva per me l’istruzione migliore anche a costo di sacrifici. Una decisione di cui saró grato per la vita.

Avevo 12 anni all’epoca.Il passaggio dalla quinta elementare alla prima media, allora, era uno shock. Il carico di lavoro e il livello di selezione aumentavano paurosamente, ricordo ancora le telefonate tra le mamme sconvolte, quando rientravamo a casa alle 16 dopo le lezioni del pomeriggio “Ma é giusto che abbiano così tanti compiti?” “Ma Avete visto quanto sono scesi i voti?” e il piú temuto di tutti era lui: l’inflessibile, terribile professore di lettere. Il Professor Viganò.

Giravano leggende su di lui, quando eri in quinta elementare. Dicevano che quelli che avevano il massimo dei voti in italiano con lui rasentavano a malapena la sufficienza. Che quando gli facevi girare le palle (perdonatemi il francesismo: sto facendo fluire liberamente pensieri dal cervello alla tastiera) ti distruggeva a parole.

E in effetti era esigente, eccome. Non ti perdonava nulla, neppure la grafia. E la mia, quando avevo 11 anni, era terrificante. Era il mio unico tallone d’achille nello scrivere; o almeno cosí credevo. Il mio primo tema, in prima media, fu un fallimento: presi 6. Per me, che fino a pochi mesi prima che ero il cocco della maestra, quello che prendeva sempre 9 o 10, fu una sconfitta mostruosa. La grafia aveva abbassato il voto di parecchio, ma mi furono corrette anche alcune frasi che ritenevo perfette.

Iniziò cosí il mio rapporto di amore/odio con la lingua Italiana. Durante i tre anni di scuola media, si instauró una “lotta” senza esclusione di colpi, fiera ma sempre al massimo della correttezza, tra me e il Professor Viganò. Lui aveva capito il mio potenziale e con me fu sempre spietato. Un po’ come mia madre. E gliene sono grato.

Corresse la mia grafia. E oggi, a voler guardare i fatti, scrivo benissimo. Fu sempre esigentissimo nel correggere i miei scritti. Mi fece notare ogni virgola che sbagliavo. Ma soprattutto, durante quei tre anni in cui da ragazzino inizi lentamente a diventare adolescente, mi rispettó sempre e mi fece sentire un adulto. Ricorderó sempre i nostri discorsi sulla politica italiana, quando, ormai arrivato in terza media, iniziavo ad esplorare con maggior curiositá scientifica il contesto sociale intorno a me. Erano gli anni del primo Governo Berlusconi e del primo grande pieno di voti della Lega come partito di “protesta”. Commentavano la situazione, ci scambiavamo idee, benché nella mia ingeniutá di tredicenne non potessi capire proprio tutto.

Credo di avergli dato una delusione enorme, quando un giorno, in un incontro privato in sala professori a poche settimane dagli esami di terza media, mi chiese cosa volevo fare da grande, e io risposi :
“Ingegnere Aeronautico”

Rimase in silenzio per qualche secondo, e io capii dall’espressione che lo avevo spiazzato. Poi mi disse: ” Avrei detto tutt’altro.”

E io di rimando “Che cosa?”

“Il giornalista. Oppure lo scrittore“.

Oggi capisco un po’ quella delusione, perchè effettivamente credo che nel profondo, una parte di me sia rimasta come allora. C’é una parte di me che adora scrivere e che si sente nella sua vera zona di comfort solo quando é di fronte a un foglio bianco. Magari sul vagone di un treno diretto chissá dove. In una camera di albergo in Alabama. Su un A380 in mezzo alle turbolenze.
A vole apro il blog, riguardo gli articoli scritti nel passato e riscopro un po’ di atmosfera da corrispondente estero nei miei post sulla situazione sociale e politica della Germania. E capisco che lí dentro c’é forse quel giornalista che il mio professore di lettere aveva visto tanti anni fa…

…che peró poi nella vita ha preferito fare altro. E tiene la scrittura solo come passatempo e sfogo tra un viaggio e l’altro.

Ok, siamo arrivati a Freiburg ormai. C’é una sola cosa che mi manca per pubblicare l’articolo prima di arrivare a Basel e perdere definitivamente la Wi-Fi… fare l’upload della foto che ho fatto col telefono poco dopo avere iniziato a scrivere questo post. Mi piace contestualizzare le cose.
Dopotutto..potevo essere un giornalista.

Scrittore…. mah.
Ho 36 anni. C’è tempo.

Winterreifen: l’obbligo di gomme invernali in Germania (e dintorni)

Pur non essendo tutta la Germania soggetta ad un clima propriamente freddo (molte zone del Sud hanno un clima simile alla Pianura Padana, ma con meno afa) vige in tutto il Paese l’obbligo di gomme invernali.

Qui peró l’obbligo non sussiste in un arco temporale ben definito, come accade ad esempio in Lombardia dal 15 novembre al 15 aprile. Esiste ciò che viene definito “obbligo situazionale” (Situative Winterreifenpflicht) ovvero: in caso di condizioni del manto stradale assimilabili al clima invernale quali: (traduco letteralmente dal sito dell’ADAC) ghiaccio, manto stradale innevato, poltiglia di neve e lastre ghiacciate, é fatto obbligo di circolare con gomme invernali.
Tenete conto che una temperatura dell’aria inferiore ai 5 gradi é giá considerata “situazione di ghiaccio”.

Cosa significa ciò? Praticamente non esiste nessuna data “di legge” ma sta alla persona valutare la situazione ed assicurarsi di avere le gomme appropriate montate sulla propria auto se ci si mette in viaggio in una delle sopra citate situazioni meteorologiche.
Questo si traduce, all’atto pratico, in una “regola non scritta” che i tedeschi chiamano “O bis O” ovvero “Oktober bis Ostern” (tradotto: “da Ottobre a Pasqua”). In sostanza, per chi usa l’auto con regolaritá, é buona norma montare le gomme invernali a fine settembre e montare le gomme estive dopo Pasqua.
Si tratta di una “best practice” molto usata, ma va tenuto ben presente che è una regola generale senza alcun valore legale.
Se ai primi di Maggio andate a farvi in weekend in Foresta Nera e beccate del freddo fuori stagione (a me é successo, ho beccato 4 gradi e ghiaccio sulla strada) qualora abbiate giá montato le gomme estive, siete a tutti gli effetti in contravvenzione.
La multa di per sé non é un granché (se si viene “beccati”, sono 60 euro e un punto della patente) ma il grosso problema é se fate un incidente: l’assicurazione non risponderá di eventuali danni provocati perché non avete rispettato l’obbligo situazionale previsto dalla legge. E lì possono essere dolori.
Si tratta quindi di un aspetto da non sottovalutare e bisogna stare molto attenti.

E a proposito di attenzione, vi é un particolare di cui in Germania bisogna assolutamente tenere conto ovvero quali caratteristiche deve avere un pneumatico per essere considerato invernale.
Con una disposizione di legge entrata in vigore il 1 Gennaio 2018 sono considerati pneumatici invernali, in Germania, solo le gomme che ripostano la dicutura M+S e il fiocco di neve a tre punte (simbolo Snowflake). Tutti gli altri pneumatici, anche se contrassegnati M+S, non sono considerati, ai fini di legge, pneumatici invernali.
Questa é una importante differenza (non solo rispetto all’Italia ma rispetto anche a Svizzera, Francia e Austria) e bisogna tenerne conto non solo se si vive qui, ma anche se si pianifica un viaggio in Germania perché tutti gli obblighi di legge, sul suolo tedesco, valgono anche per le auto con targa estera.

Il Simbolo Snowflake DEVE essere presente a fianco della dicitura M+S altrimenti la gomma NON é considerata invernale!

La ragione dell’entrata in vigore di questa ulteriore restrizione é da ricercarsi nell’invasione del mercato europeo da parte di gomme con dicitura M+S di fabbricazione asiatica, che erano considerate “Winterreifen” pur avendo, talvolta, performance e sicurezza assolutamente terribili. La Germania é stata il primo Paese a rendere obbligatorio il simbolo Snowflake e molto probabilmente nei prossimi anni anche gli altri Paesi Europei la seguiranno.

Considerata quindi questa “promiscuitá” della legge tedesca, che di fatto obbliga ad avere sempre gomme invernali montate salvo che in piena estate, stanno diventando molto popolari le gomme 4 Seasons. La tecnologie dei polimeri e della manifattura degli pneumatici hanno fatto enormi passi avanti, e permettono oggi di avere gomme 4 Seasons con prestazioni su ghiaccio e neve paragonabili alle gomme invernali di qualche anno or sono. Esse rappresentano quindi un ottimo compromesso per chi non ha velleitá di guida sportiva o grandi prestazioni, ma vuole poter usare l’auto con regolaritá senza avere il pensiero che una ondata di freddo fuori stagione ti possa mettere nei guai. Le migliori gomme 4 Season hanno tutte li simbolo Snowflake e sono quindi adatte a circolare in Germania in inverno.
È chiaro, d’altra parte, che se invece volete fare i tornanti del S.Bernardino a 80 all’ora con una GT86 (traffico permettendo) oppure volete darvi all’offroad sulla neve con un Land Cruiser, allora la scelta obbligata é montare gomme ottimizzate per la destinazione d’uso, e non lesinare sulla spesa.

Il sito dell’ADAC contiene tutte le informazioni precise al riguardo.
https://www.adac.de/rund-ums-fahrzeug/reifen/sicherheit/winterreifenpflicht-deutschland/
Un bel riassunto si trova anche sul sito del TCS Svizzero, con il vantaggio che é in Italiano.
https://www.tcs.ch/it/camping-viaggi/informazioni-turistiche/utile-da-sapere/norme-per-i-veicoli/obbligo-pneumetici-invernali.php

Per le informazioni sulle disposizioni in fatto di gomme invernali in Svizzera, aspettiamo il commento di Fabietto… 🙂