Doppelparker: il tipico garage doppio in Germania. Grande idea o… grande seccatura?

Se vivete in una grande/media cittá tedesca sapete quanto lo spazio e il parcheggio siano problemi assolutamente critici. Se si va a guardare tra i vari annunci di appartamenti in affitto, quelli con garage/posto auto sono soltanto una frazione delle alternative disponibili e quasi sempre si tratta di Tiefgarages (in sostanza un parcheggio sotterraneo) oppure di Doppelparker.

Quest’ultima soluzione é in assoluto una delle piú diffuse, praticamente ovunque in cittá potete trovare queste curiose diavolerie meccaniche il cui scopo é semplice: mettere due auto dove normalmente ce ne starebbe una. Sicuramente il vantaggio in termini di ottimizzazione degli spazi é notevole, si fa anche abbastanza in fretta muovere il montacarichi per cambiare “piano” e non ci sono grossi problemi a infilarci auto di medie dimensioni.

Esistono diversi tipi di Doppelparker, una dalle Aziende produttrici piú celebri é la BeKa Parksysteme cui appartiene l’esemplare che vedete in foto. Esistono diverse soluzioni di Doppelparker, in alcune i due livelli di parcheggio traslano rigidamente mentre in altre il cinematismo é quello di un quadrilatero articolato e puó quindi esservi anche una lieve rotazione relativa tra i due piani di parcheggio.
Questo é uno dei casi piú critici e che spesso porta a problemi soprattutto con auto station wagon perché questa leggera rotazione tra i due piani va a schiacciare il tetto delle auto quando il Doppelparker viene messo in movimento! Ma anche nel caso di Doppelparker “rigidi” va tenuto conto dell’altezza del soffitto per evitare che la rotazione del piano di parcheggio porti l’auto parcheggiata al “piano di sopra” a toccare il soffitto all’estremitá!

Qualunque carrozziere o meccanico in Germania potrá confermarvi quanto gli incidenti da Doppleparker sono una delle evenienze piú diffuse e purtroppo con un tetto schiacciato e magari una antenna rotta (oggi quasi tutte le auto hanno antenne radio, GPS e magari anche UMTS integrate una calottina aerodinamica nella parte supriore) si fa presto a fare danni per migliaia di euro.

È quindi buona norma leggere attentamente le istruzioni e rispettare scrupolosamente le dimensioni indicate: se l’auto indicata nelle istruzioni é una berlina, vuol dire che parcheggiando una station wagon quasi certamente “toccherete” se qualcuno sposta il Doppelparker!

Insomma, gli svantaggi pratici di questa soluzione sono tutt’altro che trascurabili. Ergo, se si sta ponderando il trasferimento in una casa munita di Doppelparker, é assolutamente necessario prendere in consideazione le limitazioni del dispositivo di parcheggio e leggere molto bene le specifiche per capire se la nostra automobile ci sta. Il problema principale é l’altezza: la maggioranza dei Doppelparker ha 1,5 metri come altezza massima consentita e con la crescente popolaritá di SUV e Crossover (io li detesto, ma alla maggior parte della gente piacciono) questo diventa giá un problema non indifferente. Bisogna fare molta attenzione alla calotta dell’antenna radio/GPS che generalmente non é compresa nell’altezza dell’auto a libretto!

La lunghezza é una limitazione ma generalmente fino a 5 metri non ci sono problemi, tuttavia non bisogna fare l’errore di guardare solo lunghezza e altezza perché si puó restare fregati, come é successo al mio vicino: ha comprato una VW Passat Station Wagon per poi scoprire che.. dentro al Doppelparker non ci stava.
Se guardate l’immagine al centro dell’articolo (presa proprio da un Doppelparker BeKa) infatti si vede chiaramente che l’altezza massima consentita é sí 1,5 metri, ma si riduce a 1 metro sia davanti che dietro!!

Si tratta proprio dell’ “effetto poligono” del Doppeparker in movimento, che va a limitare la luce a terra alle estremitá del piano di parcheggio. Quindi per una berlina non ci sono grossi problemi, ma una SW .. tocca!
So che puó non risultare chiarissimo, ma sul sito della Beka si trovano illustrazioni che spiegano benissimo il problema:
https://beka-parksysteme.de/de/doppelparker.php

È inevitabile quindi che, anche durante l’acquisto di una auto nuova, il Doppelparker diventa una delle vostre principali limitazioni. Non a caso il mio ultimo acquisto a quattro ruote é stato “downsizato” proprio da questo requisito.
C’é anche un altro svantaggio, purtroppo, non indifferente: la natura “obliqua” e “mobile” di questo garage lo rende del tutto inadatto a ospitare una moto, a meno che ogni volta non vogliate legarla con le cinghie come se fosse su un carrello appendice… quindi anche se la vostra auto non é molto grande e una moto di traverso davanti o dietro potrebbe starci, dovrete putropppo desistere dal vostro proposito.

Non a caso ho deciso che, nella mia prossima casa, sará tassativo che il garage non deve essere un Doppelparker. È una soluzione intelligente, ma con troppe limitazioni e troppi casini.

Cos’altro aggiungere? Ah sí, anche il Doppelparker, come l’automobile, deve passare una revisione annuale al TÜV altrimenti non puó essere utilizzato. Generalmente voi non dovete occuparvi di nulla, pensa a tutto l’amministrazione di condominio, tuttavia in alcuni casi potrebbe essere necessario spostare l’auto per permettere al tecnico di ispezionare i martinetti. In questo caso dovrebbe essere l’amministrazione o la ditta di manutenzione stessa ad avvisarvi a tempo debito con una lettera.
Se vi dimenticate di spostare la macchina, come ha fatto il mio vicino (sí proprio lui, lo sveglione della Passat), l’intransigente operaio del TÜV disattiverá i martinetti e chiuderá il Dopperparker (si, lo ha bloccato a metá, cosí nessuno poteva entrare o uscire) per impossibilitá di effettuare l’ispezione di sicurezza di legge. Come ho giá avuto modo di scrivere qualche mese fa quando ho parlato di lavoro in Germania, i tedeschi, quando si tratta di normative di sicurezza, sono piú che intransigenti, sono drastici.

Viaggio in Ostdeutschland e nella storia – Dresden

La seconda tappa del nostro viaggio in Germania dell’Est ci porta a Dresda, cittá sull’Elba pregna di arte e di storia.
È in realtá un grandissimo peccato rendersi conto che quanto oggi ci é dato vedere di questa cittá-capolavoro di arte barocca e rococó é solo una frazione di ció che era Dresda prima della II guerra mondiale. Gran parte del patrimonio artistico di questa cittá é infatti andato distrutto nelle notti tra il 13 e il 15 Febbraio del 1945.

Se da un lato infatti tutti o quasi conoscono il triste destino di Hiroshima e Nagasaki, pochi sanno che Dresda fu sottoposta ad una distruzione altrettanto atroce. Certo, qui non fu usata la bomba atomica, ma in compenso furono sganciate 3000 tonnellate di bombe convenzionali e bombe chimiche incendiarie (fondamentalmente delle antenate del napalm) le quali, complice una situazione di umiditá e vento particolarmente favorevole, innescarono il cosiddetto effetto firestorm, ovvero una condizione che vede un incendio con temperature di combustione elevatissime autoalimentarsi senza possibilitá di essere estinto fino a quando ogni possibile combustibile non é esaurito.
La strategia alleata, inoltre, si avvalse della stessa, subdola tecnica utilizzata dai tedeschi nei primi bombardamenti su Londra: un primo raid di bombardieri colpiva un numero limitato di edifici in modo da far entrare in azione le squadre di soccorso e i pompieri e far uscire le persone dai rifugi; solo dopo tre ore colpiva il raid vero e proprio con il bombardamento a tappeto, eliminando sia i sopravvissuti che i soccorritori.
Quelle notti, a Dresda, l’effetto firestorm inglobó l’intera cittá in un inferno di fuoco. Migliaia di persone arsero vive o furono sciolte vive da fiumi di asfalto fuso mentre tentavano disperatamente di fuggire. L’effetto firestorm provocó infatti temperature talmente elevate da fondere l’asfalto delle strade, mentre chilometri e chilometri quadrati di città in fiamme causavano venti superiori ai 100 chilometri orari (provocati dal consumo di ossigeno delle fiamme) che spingevano le persone in fuga verso il fuoco.
Un vero Inferno sulla Terra.

Visitando Dresda, é inevitabile imbattersi piú volte nelle conseguenze di tale folle distruzione. Ed é facile capire come in guerra non esisano i buoni e i cattivi, ma solo ingiustizie e massacri. Indipendentemente da chi vince e chi perde.

A partire dalla bellissina Frauenkirche, in pieno centro cittá, fedelmente ricostruita dopo la Riunificazione. Non é difficile notare, infatti, la presenza di blocchi di marmo di colori molto diversi nelle facciate di questa chiesa; i pochi blocchi originali rimasti sono quelli di colore piú scuro, che sopravvissero al tremendo bombardamento del 1945. La restante parte delle macerie purtroppo non era recuperabile, anzi fu giá una autentica fortuna se ci fu la possibilitá di recuperare una frazione di esse: durante il periodo socialista la piazza non fu mai liberata dalla montagna dei resti della Frauenkirche, in quanto l’intento del governo della DDR era quello di conservare le macerie quale macabro monumento a ricordo e monito della II guerra mondiale. Tale era l’assenza di interesse da parte del governo centrale della DDR per la ricostruzione del patrimonio artistico della cittá, che ad un certo punto vi fu addirittura il rischio che la piazza venisse sgombrata e trasformata in un parcheggio.

Dresda offre ancor oggi un grande concentrato di arte in pochissimo spazio. A pochi minuti a piedi dalla Frauenkirche é possibile visitere il complesso dello Zwinger, la bellissima residenza ducale di Dresda. Lo Zwinger ospita una collezione permanente e mostre a rotazione ma é possibile anche entrare a titolo gratuito e camminare sulle bellissime balconate della residenza e scattare foto di tutto rispetto. Come anche a Colonia, talvolta il marmo della residenza assume un tono molto dark e trovare la luce giusta a volte non é facile.

Ciononostante, lo Zwinger è una location estremamente interessante per gli appassionati di fotografia grazie al grande cortile e alle molte statue disseminate qua e là anche all’esterno del palazzo. Lo Zwinger ospita una delle piú grandi collezioni di porcellane del mondo, ma la parte che io ho trovato più affascinante è il padiglione della fisica e della matematica, che ospita strumenti di misurazione, mappe, globi celesti e una esposizione 3D di astrofisica.

Accanto allo Zwinger, fa bella mostra di sé il Teatro dell’Opera. Si tratta di un landmark reso molto famoso in Germania dalla pubblicità della birra Radeberger, nota Pilsner tedesca prodotta non molto lontano da qui. Dresda, difatti, si trova a poco più di 100 km dalla Repubblica Ceca (in meno di un paio d’ore di treno si raggiunge Praga) e le birre locali hanno una certa parentela con le Pilsner Ceche: per cui, se vi piace il genere, qui difficilmente resterete delusi.
A chi ha visitato Praga difficilmente sfuggiranno le analogie tra le due città: Dresda assomiglia, a tutti gli effetti, ad una Praga in miniatura. Tuttavia, a mio personale giudizio, Dresda è molto meno commerciale e più interessante per il viaggiatore a caccia di dettagli storici o per una vacanza di coppia.

Passeggiando dallo Zwinger verso il centro ci si imbatte nel Residenzschloss, altro bellissimo esempio di arte barocca, e non si puó fare a meno di notare il Fürstenzug, una parete affrescata lunga piú di 100 metri sulla quale sono ritratti, dal 1200 fino alla storia piú recente, tutti i regnanti di Sassonia in una processione a cavallo. La parete originale fu pitturata alla fine dell’800 tuttavia, agli inizi del 900, si decise di riprodurre il tutto su Porcellana di Meissen (non a caso detta Porcellana di Dresda) in modo da rendere l’opera resistente alle intemperie atmosferiche.

Tra le tappe obbligate, come non menzionare lo Stadtmuseum di Dresda. In settimana lo Stadtmuseum è visitabile gratuitamente dopo le 17 se avete una Dresden Card, e consiglio caldamente di dedicargli almeno un paio d’ore, non solo per la gratuità ma soprattutto per i contenuti. Senza addentrarmi nei dettagli di quelli che sono i documenti e reperti storici visionabili all’interno del Museo, mi sento solo di anticiparvi che alcune delle reminiscenze storiche sul bombardamento del 1945 potrebbero risultare abbastanza forti.
Una visita allo Stadtmuseum è assolutamente obbligatoria se volete approfondire la conoscenza con questa città meravigliosa e la sua storia.

Die Welt der DDR (il mondo della DDR) è una collezione di reminiscenze del periodo socialista molto abbondante e ben curata, che raccomando a tutti di visitare. Muovendosi tra diversi modelli di automobili Trabant e Wartburg, arredamenti sovietici, computer Robotron, giocattoli ispirati alle navette russe Soyuz e varia oggettistica di regime, si può assaggiare un’autentica fetta di vita di tutti i giorni della DDR ed è e mio avviso un perfetto complemento alla visita del Runde Ecke di Lipsia e dello Stadtmuseum di Dresda. Si tratta di una esposizione dai contenuti molto più “leggeri” rispetto allo Stadtmuseum ma il valore storico è comunque di tutto rispetto. All’interno della ex Unione Sovietica i prodotti provenienti dalla Germania dell’Est erano considerati “premium” e di elevatissimo valore tecnologico, quasi dei beni di lusso (sì ok, il lusso è una cosa teoricamente “proibita” da ogni regime comunista che si rispetti, ma poi sappiamo tutti benissimo come stavano davvero le cose…) e solo chi godeva di una certa posizione sociale poteva avervi accesso. Questo museo presenta la realtà della DDR in forma più “amichevole” e curiosa rispetto al Runde Ecke di Lipsia, senza tuttavia dimenticare che tutti gli oggetti in esposizione, dalla mobilia e le automobili fino ai giocattoli, erano degli “standard” di regime obbligatori ed uguali per tutti, in un Paese in cui avere qualcosa di diverso dallo standard statale era proibito ed illegale…

Finora abbiamo parlato della Altstadt, la cittá vecchia; ma due parole le merita sicuramente anche la Neustadt: la parte “nuova” del centro di Dresda é quella piú “giovane” e ricca di vita notturna se ci si vuole divertire; durante il periodo socialista questa era considerata la parte “sovevrsiva” della cittá, dove cresceva la voglia di libertá e di esprimersi. Alcuni graffiti visibili oggi sono ancora quelli di allora.

Una visita la merita sicuramente anche il Großer Garten, il grande parco cittadino che si trova vicino alla Gläserne Manufaktur, la famosa fabbrica trasparente della Volkswagen dove veniva prodotta la Phaeton ed ora é trasformato in centro di ricerca e sviluppo sulla mobilitá. Il Großer Garten é ideale per una passeggiata e consiglio di visitarlo nella stagione calda, in cui é in servizio la bellissima ferrovia a scartamento ridotto del parco, che si snoda per alcuni chilometri all’interno del parco stesso ed é gestita da… ragazzi delle scuole medie! Proprio cosí: il capotreno, i controllori, gli addetti al movimento e ai passaggi a livello sono tutti ragazzini.

Qualche indicazione logistica: arrivando alla stazione centrale di Dresda, al livello inferiore (dove si trovano i binari tronchi dei treni regionali) si trova un ufficio turistico dove é possibile acquistare la Dresden City Card per avere accesso ai mezzi pubblici della cittá per 3 giorni e avere scontistiche interessanti su buona parte dei musei cittadini.
Siamo stati a Dresda tre volte, e siamo sempre stati all’Ibis Budger Dresden City che si trova in centro di fronte alla fermata Postplatz del tram . Le stanze sono minuscole e l’Hotel é davvero (estremamente) essenziale, ma considerato che vi serve solo per dormire a noi é sempre andato benone! E in pochi minuti a piedi ci si trova in pieno centro storico.
Ristoranti e birrerie sono a buon mercato e non si spende chissá che; Dresda é forse la grande cittá tedesca piú economica che abbiamo mai visitato. Insomma, vale la pena farci un salto, sotto ogni aspetto.