Ritorno agli anni ’70: ecco come Covid-19 porterá il nostro potere d’acquisto indietro di 50 anni

Addio aerei, treni, resort e sfizi: i tragici viaggi e le avventure “al risparmio” del Ragionier Ugo Fantozzi potrebbero diventare la nostra normalitá dei prossimi anni

Una interessante intervista al capo economista di Deutsche Bank, pubblicata dal quotidiano online Die Welt, illustra come Covid-19 rappresenterá un brusco punto di svolta per la nostra societá e spiega come il ventennio 2000-2020 sará probabilmente in futuro ricordato come una sorta di “belle epoque” di benessere generalizzato che per la maggior parte di noi rimarrá, giustappunto, solo un bel ricordo.
In un altro editoriale, sempre pubblicato su Die Welt, dal rassicurante titolo “Quando l’emergenza sará finita, ci risveglieremo in un incubo” si spiegano alcune delle conseguenze economiche che avremo a fine epidemia, e del perché la politica si guarda bene dal parlarne.
Per chi volesse consultarli, ecco i link agli articoli (in tedesco):
Il commenti di David Folkerts-Landau, capo economista di Deutsche Bank
Die Welt: Quando l’emergenza sará finita, ci risveglieremo in un incubo.

Non ho voluto tradurre o riportare per intero gli articoli, anche perché il succo di entrambi é il medesimo: dopo l’epidemia saremo tutti molto piú poveri.

Questi articoli sono stati la base di alcune riflessioni che mi hanno accompagnato durante questo weekend in cui, lo ammetto, l’ottimismo sta venendo un po’ meno (i negozi iniziano a riaprire ma Hanna rimane in cassa integrazione a tempo indeterminato, e io ho appena subito una bella decurtazione del 20% dello stipendio fino a fine 2020) e pensavo a come sará il mondo durante e dopo questa epidemia.

La prima conclusione logica é lapalissiana: più lunga sará la fase di “convivenza”, piú devastanti saranno le conseguenze a lungo termine, perché l’economia ne uscirá massacrata. Dobbiamo sperare nella scienza e in una cura farmacologica/vaccino entro l’autunno, altrimenti sono dolori. Ma supponiamo che l’ipotesi giusta sia quella portata avanti da molti scienziati, ovvero che si debba convivere col virus per 18-24 mesi.

Innanzitutto, dobbiamo tenere conto di un crollo dei redditi. Tra licenziamenti, casse integrazioni, e moltissime Aziende che stanno chiedendo ai dipendenti di accettare riduzioni di stipendio per fare saving in preparazione a un anno di vacche magre, saranno moltissime (secondo alcune stime, almeno il 55% dei lavoratori totali in Europa) le persone che vedranno una riduzione o un annullamento totale del proprio reddito. Piú di una persona su due.

Contemporaneamente, avremo aumenti dei prezzi ovunque.
La mancanza dei lavoratori stagionali stranieri dell’agricoltura sta facendo impennare i prezzi di frutta e verdura, cosí come la domanda extra legata all’effetto quarantena (la gente é sempre a casa, non puó andare al ristorante, le mense delle Aziende sono chiuse) ha fatto raddoppiare o triplicare gli acquisti di generi alimentari nei supermercati. Nel contempo le difficoltá nei trasporti e le dogane chiuse fanno sí che risulti difficile stare dietro all’incrementata domanda. La legge della domanda e dell’offerta suggerisce una sola, semplice, naturale conseguenza al problema: i prezzi aumenteranno.

Un caso emblematico é quello del vino: se non si apriranno i confini entro settembre e si permetterá ai lavoratori stagionali di arrivare in Germania, in Francia o in Italia, la vendemmia 2020 sará compromessa. C’é giá chi suggerisce di fare scorta di vino adesso, fintanto che i prezzi sono accessibili. Dall’anno prossimo una bottiglia di vino potrebbe costare 5 volte quello che costa oggi.

Da nuotatore quale sono, non ho potuto fare a meno di cercare di informarmi su quale sia la situazione delle piscine e quando sia prevista una riapertura. Un articolo sul FAZ parlava di preparazione della stagione estiva 2020 con ingressi scaglionati nelle piscine all’aperto, accessi alla vasca con massimo un nuotatore per corsia con prenotazione anticipata delle corsie a intervalli di 30 minuti. Il tutto associato ad un inevitabile eumento dei prezzi. Si stima che mezz’ora di nuoto libero costerá da 10 a 20 euro.
Per migliaia di nuotatori in tutto il mondo si prospetta quindi la scelta obbigata di rinunciare alla propria passione, perché moltissimi non potranno piú permettersi di andare in piscina ad allenarsi. Si salverá propabilmente chi abita in prossimitá della costa, in zone di mare o di lago, potendo ripiegare sul nuoto in acque libere.

Lo stesso discorso vale per le palestre: gli ingressi dovranno essere scaglionati e verosimilmente bisognerá prenotare anche qui, con un incremento dei prezzi assolutamente certo. Se i prezzi non saranno alla portata della gente, molto probabilmente si assisterá ad un boom dell’acquisto di attrezzatura fitness da usare a casa, e le palestre, come business, potrebbero essere destinate a morire.

Il discorso potrebbe estendersi a tutti gli sport praticati in ambienti chiusi. Del resto, se le limitazioni di accesso anti-contagio permetteranno l’ingresso di un quarto o un quinto delle persone che entravano prima, c’é un solo modo, per il gestore della struttura, per far quadrare i conti: quadruplicare, o quintuplicare i prezzi. Purtroppo é cosí.

Lo stesso varrá per i ristoranti: se vorremo andare a pranzo o a cena fuori, dovremo essere pronti a spendere molto di piú di quello che spendiamo oggi. I ristoratori dovranno pur far quadrare i conti in qualche modo, altrimenti chiuderanno tutti.
E per molti di noi la pizza settimanale o l’uscita mensile al ristorante diventeranno molto probabilmente un ricordo.

Un discorso analogo é inevitabile per il settore trasporti e turismo. La limitazione degli accessi avrá effetto su Aerei, Treni, e su tutti i luoghi di grande assembramento (basti pensare, ad esempio, a Piazza San Marco a Venezia, alla Galleria Vittorio Emanuele di Milano o a Potsdamer Platz a Berlino, e cosí via…). In tutte queste localitá bisognerá prevedere sistemi di diluizione degli accessi, con tornelli o polizia, per far sí che non vi siano piú di X persone contemporaneamente e permettere di rispettare il distanziamento anti-contagio.
Sui treni e sugli aerei sará verosimilmente consentito occupare un solo sedile di ogni fila e questo non potrá certo influenzare positivamente i prezzi. Se sará possibile utilizzare solo il 20% o il 30% della capacitá di un treno o di un aereo di linea, anche per i prezzi dei viaggi sará da tenere in considerazione un fattore moltiplicativo tra il 4 e il 5.
L’era dei viaggi low cost potrebbe essere finita per sempre, e probabilmente si tornerá ad una situazione anni ’80, quando a poter salire su un aereo o su un treno internazionale erano solo le Èlite.
Inoltre, in virtú delle limitazioni di accesso nelle grandi cittá turistiche, anche alberghi e strutture ricettive dovrano adeguarsi e aggiustare i prezzi adeguatamente. Se un weekend a Venezia in un albergo di classe in centro fino ad oggi costava 1.000 euro, nell’era Post-Covid-19 probabilmente costerá 10.000 euro.

I treni internazionali in Europa erano, negli anni ’80, esclusivo appannaggio dei ricchi e dei benestanti.

In molti potrebbero chiedersi: ma é un modello sostenibile? La gente pagherá questi prezzi?
Secondo me , sará un modello sostenibile,e non lo dico io ma le statistiche: negli ultimi 20 anni, a fronte di un impoverimento di tutte le altre classi sociali, i milionari e super-ricchi sono aumentati del 500%. Anche in Italia, per quanto sembri strano, nel periodo 2010-2019 nonostante la perdurante stagnazione economica i milionari sono triplicati (fonte: Credit Suisse). Anche in Germania i ricchi sono aumentati vertiginosamente, soprattutto la categoria privilegiata dei privatiers (ne parlo in questo articolo).
A molti puó sembrare che ci sia meno ricchezza di una volta, ma non é cosí: la ricchezza é la stessa se non di piú, semplicemente si é spostata.
I ricchi e i detentori di grandi patrimoni saranno probabilmente gli unici a uscire non troppo danneggiati da questa situazione; ad impoverirsi saranno tutti gli altri.
Quindi secondo me sí, ci saranno sufficienti membri dell’Èlite dei ricchi e benestanti per dare mercato a questa nuova forma di turismo e di svago che sará inaccessibile ai piú. Anzi, se il settore Turismo potrá sopravvivere e reggere a questi anni di epidemia sará solo grazie ai ricchi e ai benestanti. Altrimenti crollerá.
Per questo non é improbabile, per tutti noi, un ritorno agli anni ’70 e ’80 di Fantozzi, con i privilegiati e i megadirettori che potranno permettersi le vacanze al mare e in montagna mentre noi torneremo a caricare di valigie le nostre utilitarie per andare in campagna. Forse.
Perché la nostra prioritá sará riuscire a pagare il mutuo/affitto e mettere qualcosa nel frigorifero; fatto quello, tutto il resto molto probabilmente non ce lo potremo piú permettere.

Poi, sicuramente, c’é da chiedersi cosa succederá quando il virus sará definitivamente sconfitto e si potrá tornare a riempire le piazze, gli aerei, i treni, le piscine e gli stadi. Qui é difficile dirlo. In linea di massima, ritengo che piú lungo sará il periodo di convivenza col virus, e piú il ritorno ai prezzi e allo stile di vita di prima sará lento e graduale. Sará necessario che qualcuno prenda l’iniziativa per ricostuire da zero alcuni business azzerati dall’epidemia (come le linee aeree low-cost), e questo richiederá anni. La buona notizia è che qualcuno lo fará di sicuro, perché alle Èlite mondiali non mancheranno i soldi da investire. Ma richiederá tempo, ci vorranno anni. E nel fratempo i prezzi rimarranno inaccessibili.
La ricostruzione del tessuto sociale-economico che potrebbe permetterci di tornare al nostro tenore di vita pre-Covid potrebbe richiedere un decennio o anche due.

Il tutto supponendo che nel frattempo la maggior parte di noi sia stata in grado di mantenere un adeguato reddito. Cosa niente affatto sicura, purtroppo. Ritengo che, oltre che con i prezzi aumentati dovremo fare i conti anche con minori guadagni. Il nostro potere di acquisto fará dei passi indietro enormi, e purtroppo non potremo farci nulla.
Non credo che chi parla di nuova grande depressione stia esagerando. Temo anzi che abbia ragione.

Tutto questo, ripeto, é subordinato a quando troveremo una soluzione definitiva per fermare il Sars-CoV-2. Io spero con tutto il cuore di essere presto smentito nel mio pessimismo e che la scienza possa presto trionfare. Ma come dice un mio caro amico il pessimista é l’ottimista ben informato quindi credo che dobbiamo prepararci a tutta una serie di cambiamenti, che non saranno belli.
Certo, non saremo poveri in senso assoluto, non ci mancherá da mangiare, o almeno così spero. Quello che è certo è che tutti gli stravizi che ci siamo concessi fino ad oggi sono probabilmente finiti. Magari non per sempre, ma di sicuro per un bel pezzo.

Sará dura, soprattuto per chi si era abituato alla libertá, alla possibilitá di andare ovunque a basso costo, per chi come me ed Hanna aveva i viaggi come grande passione.
Quando si é diventati benestanti e ci si é abituati a un certo stile di vita, poi é difficile accettare che la festa sia finita.
Sará dura, ma dovremo accettarlo.

Emergenza Covid-19: il posto piú sicuro in Europa é la Germania

Una ricerca pubblicata dal Deep Knowledge Group vede la Germania al primo posto un Europa per efficienza ed efficiacia nella protezione dei propri cittadini contro l’epidemia da SARS-CoV-2. L’Italia é tristmente penultima, secondo le analisi del DKG solo la Spagna starebbe facendo peggio.
Ecco il link al ranking europeo: https://www.dkv.global/eurozone-ranking
La Germania risulta anche prima in classifica a livello mondiale, nell’efficienza delle terapie farmcologiche contro la malattia Covid-19: https://www.dkv.global/treatment-efficiency

Il ranking é basato sull’elaborazione di informazioni statistiche pubblicate da istituti come la John Hopking University: qui la metodologia dettagliata https://www.dkv.global/methodology

La stampa Italiana ovviamente si guarda bene dal pubblicarlo, cosí come si guarda bene dal riportare che giá da tre giorni in Germania si registrano piú guariti che nuovi contagiati, con il totale dei positivi in discesa a circa 60.000 casi.
Evidentemente in Italia piace pubblicare titoloni sulla Germania solo quando i tedeschi fanno “peggio” degli Italiani, quando se la passano male, o quando sono “cattivi”. Ma in questi giorni la stampa Italiana sull’argomento “epidemia in Germania” é diventata stranamente silenziosa, sará perché i tedeschi stanno dimostrando di saper gestire bene tutto quello che in Italia (soprattutto in Lombardia) é stato gestito in modo clamorosamente inadeguato:

  • Test a ritmo di mezzo milione di tamponi a settimana, fatti a tutti, anche agli asintomatici
  • Test sierologici di massa per ricerca di anticorpi giá in corso nelle regioni piú colpite: i primi risultati sono giá stati pubblicati settimana scorsa (qui un link)
  • Sigillatura totale delle case di riposo: nessuno entra, nessuno esce
  • Niente chiusura in casa, ma libertá di uscita con precise misure di distanziamento sociale e fiducia nella capacitá delle persone di rispettare le regole

Con misure molto meno invasive di quelle Italiane, senza chiudere in casa le famiglie, la mortalitá in Germania é un sesto che in Italia e i guariti sono piú degli attuali positivi.

Sará forse anche perché il tanto vituperato, ingiusto, simil-privatizzato sistema sanitario tedesco, da molti reputato anni indietro all’eccellenza lombarda, offre ben 33 posti in terapia intensiva ogni 100.000 abitanti, contro i 9 posti per 100.000 abitanti dell’eccellenza lombarda.
In Germania non ci sono state scene da apocalisse negli ospedali, forse perché qui le tasse sono sí alte, ma perlomeno non si é tagliato tutto il tagliabile sulla sanitá e oggi la Germania offre 5 volte i posti letto per abitante del’Italia.

La curva dei casi totali in Germania va verso l’appiattimento (fonte: dashboard del Robert Koch-Institut )

Eppure per anni mi sono sentito dire da amici e parenti “sí, vabbé, in Germania si vive bene, ma la sanitá che abbiamo qui in Lombardia ve la sognate“.
Sì, per fortuna la sognamo e basta, perché sarebbe un incubo!

È una fede incrollabile, quella dei lombardi nel loro sistema sanitario. Alimentata da anni di propaganda politica incentrata sulla leva dell’orgoglio lombardo di essere i “numeri 1”, la locomotiva d’Italia. Anche quando ci vogliono sei mesi per fare una TAC. “Ah ma al Sud é molto peggio” é la risposta tipica “lí se va bene stai in ballo due anni” e poi “Quelli del Sud vengono tutti a farsi curare qua” perché effettivamente in Italia il benaltrismo é sempre un rifugio sicuro quando c’é da difendere situazioni poco difendibili.

Forse (e lo dico da Lombardo) bisognerebbe aprire gli occhi e smetterla di trincerarsi dietro ad un paio di eccellenze ospedaliere per dire che “siamo i migliori”. Quei tempi sono finiti. Covid-19 purtroppo, col suo tributo immenso di vittime, ha messo a nudo tutte la vulnerabilitá della Lombardia. E l’eccellenza sanitaria lombarda probabilmente era solo un’illusione, uccisa da anni di tagli e di sperperie.
E magari i Lombardi, dopo essersi svegliati dal torpore, farebbero bene ad andare a chiedere conto ai responsabili, a quei governanti senza scrupoli che per anni hanno fatto scempio della sanitá della Regione mentre facevano il lavaggio del cervello alle persone con “l’eccellenza Lombarda” “siamo come la Baviera” e altre baggianate simili.
Perché giá ben prima di Covid-19 posso assicurare per esperienza personale che coloro i quali, loro malgrado, si ritrovavano costretti a dover fare i conti con qualche brutto male, oltre che con la malattia in sé dovevano lottare anche con strutture sovraffollate, tempi di attesa biblici, esami rinviati decine di volte, personale ospedaliero stressato e in costante condizione di superlavoro, attese di 6 ore per parlare 2 minuti con un medico, tempi di attesa di settimane o mesi per avere un appuntamento (ma se vai privatamente, te lo danno per il giorno dopo).

Ma non mi dilungo, non voglio continuare e non voglio approfondire ulteriormente; tanto so giá quale sarebbe il commento del lombardo medio: “Ah ma la Germania non la racconta giusta, stanno barando come nel Dieselgate” oppure “ma il virus é mutato, il ceppo lombardo é piú mortale” e cosí via.
Oppure potrebbe fare come un mio contatto su WhatsApp che poco fa mi ha girato il video di uno dei tanti virologi-superstar che saturano la TV italiana in queste settimane, il quale commentando i dati della Germania ha affermato “La Germania é stata fortunata“.

Sí, la fortuna é che qui c’é un’altra classe dirigente.

Comunque… stop, chiudo la discussione qui, e a tutti i miei parenti e amici lombardi mando un grande abbraccio, augurandogli buona fortuna (ne avranno bisogno) sperando che il peggio sia passato e che da ora in poi vada tutto per il meglio, e magari di poterci rivedere prima della fine dell’anno, epidemia e frontiere permettendo.