Si torna (finalmente!) a nuotare… con tanti dubbi per il futuro

Ieri mattina mi sono alzato di buon’ora e zaino in spalla sono uscito di casa alle 7:30 per andare al Großer Woog.

Si tratta di un Naturfreibad ovvero di un laghetto balneabile all’aperto, poco distante dal centro cittadino di Darmstadt. Ha riaperto da circa una settimana ed e rappresenta al momento l’unica possibilitá di nuotare nel raggio di chilometri.

Era da tanto che non nuotavo in acque libere, e mi sono divertito molto, è bello tornare a fare bracciate dopo tento tempo, anche se in palese situazione di disallenamento e di fiato corto…
Ad un certo punto si é anche messo a piovere a dirotto, ma noncurante di tutto ció, come del resto anche tutti gli altri nuotatori che erano in acqua con me, ho continuato dritto per la mia strada, macinando bracciate sotto la pioggia battente, con una sensazione di libertá e di appagamento che non sentivo davvero da tanto tempo.

La riapertura delle piscine dopo il picco Coronavirus in Germania sta avvenendo con un notevole ritardo rispetto all’Italia, in parte dovuto all’uso locale di chiudere tutti gli impianti al chiuso in estate (il che diminuisce notevolmente la disponibilitá di piscine), in parte dovuto ad un (a mio avviso) estremo eccesso di prudenza, e infine in parte dovuto al fatto che in estate in Germania le Freibad diventano veri e propri luoghi di aggregazione e svago dove moltissimi giovani e famiglie vanno per trascorrere una giornata all’aria aperta e prendere il sole (solo una minima parte dell’utenza va per nuotare) e di conseguenza sono considerati, a tutti gli effetti, come assembramenti. E conseguentemente, ahinoi, vietati.

Attualmente la piscina dove sono solito nuotare, la DSW-Freibad, per me comodissima perché risulta anche essere a due fermate di tram dalla mia Azienda, é aperta dal primo giugno solo per i tesserati della locale squadra di nuoto e cosí rimarrá per tutta l’estate. Ho quindi perso il mio punto d’appoggio principale per gli allenamenti. La piscina di Weiterstadt é anch’essa aperta solo per la locale squadra di nuoto e cosí sará fino all’inizio delle Sommerferien, dopo di che sará aperta al pubblico (massimo 8 persone alla volta) previa prenotazione telefonica e solo per gli abitanti di Weiterstadt (quindi io sono fuori dai giochi).

Per il Vereinsport (gli allenamenti delle squadre di nuoto) le misure di distanziamento in corsia sono rigidissime: si nuota massimo 8 atleti per corsia, in corsie di larghezza doppia. Gli atleti non possono sorpassarsi e va sempre rispettata una distanza minima di due metri. Queste condizioni spiegano perché sia necessario riservare intere piscine solo per le squadre di nuoto: serve un’enormitá di spazio per potersi allenare!

Sulla pagina della DSW-12, la squadra di Nuoto e di Triathlon di Darmstadt, una frase fa molto riflettere:
Uns sollte allen bewusst sein, dass wir als DSW-Mitglieder in einer privilegierten Situation sind und in den heutigen Zeiten ein freies Schwimmen in einem Bad nicht mehr selbstverständlich ist
Tradotto: “Dobbiamo renderci conto che come squadra di nuoto godiamo di un grande privilegio e che di questi tempi la possibilitá di nuotare liberamente in una piscina non é piú una cosa scontata

Insomma, sta succedendo né piú né meno quello che avevo pronosticato tre mesi fa, quando vennero chiuse tutte le piscine per il Coronavirus. Nuotare potrebbe diventare un privilegio per pochi. Il nuoto potrebbe diventare esclusivo solo per i piú dotati, per i piú veloci, e (eventualmente) per i piú facoltosi.

Non é un mistero che noi nuotatori siamo stati gli sportivi piú penalizzati dal lockdown e la mia preoccupazione é che continueremo ad esserlo per molti anni. Chi corre o chi va in bicicletta ha potuto continuare a farlo senza problemi e ha avuto solo uno stop di poche settimane, ma per noi lo stop é stato di quasi quattro mesi e chi nuota sa quanto uno stop del genere sia devastante. In due settimane di stop si perde la velocitá, un un mese si inizia a pardere il fiato. Dopo due mesi tutto il fiato specifico per i lavori in acqua é perso, e anche fare lavori a secco aiuta poco.
Per chi, come me, bicicletta e corsa non sono una opzione (considerato come si é sgretolata la mia anca nel botto del 2009, posso considerarmi davvero fortunato se oggi riesco a camminare senza problemi!) lo stop é stato disastroso. Infatti mi trovo oggi a scrivere con tutta la parte alta della schiene in preda a dolori e indolenzimenti per appena 1500 metri a stile libero fatti a ritmo decisamente tranquillo. Per non parlare poi del fatto che ieri dopo l’allenamento il mio battito cardiaco é rimasto accelerato per qualcosa come 8 ore… insomma, la forma fisica é andata completamente a farsi benedire e devo solo sperare di poter continuare a nuotare per riuscire a recuperare.

Perché purtroppo non é affatto sicuro che si potrá continuare. Il grosso punto di domanda é cosa succederá a settembre.
Attualmente il Großer Woog é accessibile per nuotare (ma anche solo per prendere un po’ di sole e rilassarsi) in base a turni prenotabili in anticipo su una piattaforma messa a disposizione dal Comune via Internet. I turni sono 8:00-10:00 ; 11:00 -14:30; 15:30-19:00; tra ogni turno vi é una pausa di un’ora per sanificare tutti gli ambienti comuni. Io ho preso il primo turno del mattino, che oltre ad essere quello piú usato dai nuotatori é anche.. l’unico disponibile! Per via del distanziamento sociale i biglietti disponibili sono limitati e i due turni pomeridiani sono giá esauriti fino a metá Luglio… rimane, per fortuna, con buona disponibilitá, il primo turno, che é stato pensato espressamente per chi nuota.

Ma cosa succederá quando si chiuderá a metá settambre? Se la piscina principale della cittá resterá riservata alla locale squadra di nuoto, rimangono solo la piscina dell’universitá (da sempre riservata alla squadra di nuoto e all’universitá), e il Bezirksbad Bessungen, una piscina coperta da 25 m vicino a casa mia. Se peró in questa piscina da 25 m bisognerá rispettare le prescrizioni di distanziamento viste sopra, quante persone potranno entrare? Quanto costeranno i biglietti di ingresso? Ma soprattutto… cosa deciderá di fare il Comune?
Si potrà ancora nuotare?

Ma soprattutto trovo assurdo che si applichino simili regole di distanziamento in acqua (dove il rischio contagio é minimo) e poi vengano permessi assembramenti al chiuso come le messe. Messe in cui peraltro sono giá scoppiati almeno tre focolai Covid-19 in Germania, causati dalla gente che si é tolta la mascherina per cantare, e non si é preso alcun provvedimento. Mentre invece una attivitá salutare e benefica come il nuoto é praticamente vietata o quasi.

Mi viene da dire che purtroppo le piscine e gli sport acquatici non sono una lobby abbastanza potente per ottenere privilegi… ma mi fermo qui per non cercare la polemica.


Wirecard e altri fiaschi clamorosi: che fine ha fatto la soliditá tedesca?

Tre sono le notizie che dominano la cronaca tedesca di questi giorni: il gigantesco focolaio Covid-19 presso il mattatoio Tönnies in Nordrhein-Westfalen, i disordini di Stuttgart dello scorso sabato notte e la clamorosa insolvenza del gruppo Wirecard.

Quest’ultima notizia ha davvero dell’incredibile: una delle Compagnie High-tech piú quotate del DAXX, che fino a poco tempo fa orgogliosamente si fregiava del titolo di “risposta europea a PayPal e Western Union” ha dichiarato un clamoroso buco di circa 2 miliardi di euro, con le azioni crollate da 105 Euro a 3 Euro nel giro di pochi giorni e l’amministratore delegato arrestato per bancarotta fraudolenta (ma subito rilasciato su cauzione).
Un crack devastante, a livello Parmalat se non ancora peggiore.

Il problema é che simili disastri non sono piú notizie isolate, in questa Germania degli anni 2000. Al contrario, il crack Wirecard é l’ultimo di una lunga serie di scandali, iniziati ancor prima del micidiale Dieselgate del gruppo VW.

Senza andare a scomodare lo scandalo sulle emissioni dei motori turbodiesel, sul quale si é parlato e scritto piú che in abbondanza, si potrebbero menzionare, tanto per cominciare, il progetto della nuova stazione ferroviaria di Stoccarda (Stuttgart 21) e il progetto del nuovo aeroporto di Berlino (BER), entrambi in ritardo di molti anni e con aggravi di costo che si potrebbero definire folli; sempre rimanendo in tema infrastrutture si potrebbe pensare anche al crollo della galleria di Rastatt di tre anni fa, quando nel cantiere della linea sotterranea ad alta velocitá franó una galleria proprio sotto alla sede ferroviaria, causando lo smottamento dei binari sovrastanti (fortuna volle che nessun treno era di passaggio) per non parlare di quando a Colonia nel 2009 gli scavi della metropolitana causarono il crollo nella sovrastante biblioteca, uccidendo 2 persone; passando in ambito finanziario ci sono le disavventure di Deutsche Bank e Commerzbank, con la prima che si é procurata multe pesantissime dell’Antitrust statunitense a seguito di operazioni sui derivati e la seconda salvata piú volte dallo Stato dopo il disastro Dresdner Bank e un tracollo azionario mostruoso nel 2010.

Ma anche nel nostro piccolo di tutti i giorni si apprezza che tante cose ormai sono cambiate. Le stesse auto tedesche non sono piú quelle di una volta e la loro fama di carri armati indistruttibili e affidabili fa ormai parte del passato: come dimenticare il disastro VW dei 1.4 TSI di seconda generazione, soprattutto la versione da 160 cv, e la prima serie di cambi robotizzati DSG a secco a 7 marce. Fragili e inaffidabili, con centinaia di clienti trattati a pesci in facia dall’assistenza VW (perlomeno in Italia). Lo so perché ho avuto quel cambio e quel motore e, banché a me sia andata benissimo (“solo” 4 frizioni, cambiate in garanzia), a molti altri é andata malissimo e all’epoca le lettere e i post sui vari blog e riviste di automobili da parte di possessori imbestialiti erano all’ordine del giorno.
E di lí a poco sarebbe arrivato il dieselgate a peggiorare ancora le cose.

L’industria tedesca, soprattutto automobilistica, è cambiata: da un livello di qualitá quasi giapponese si é passati ad abuso delle economie di scala, progettazione al risparmio di ogni componente e massimizzazione del profitto facendo fesso il cliente; un approccio molto “italiano” che ormai sembra essere diventato lo standard anche in terra tedesca.
Ma se per un certo periodo il prodotto e il servizio tedesco hanno potuto vivere di rendita grazie alla loro reputazione, ora quel periodo inizia ad esseere agli sgoccioli perchè il mondo si sta accorgendo che la Germania sta cambiando.

La Germania ha da sempre basato il proprio successo sulla soliditá e sull’affidabilitá della propria tecnologia, delle proprie Aziende e delle proprie istituzioni. La Germania nel mondo é sinonimo di trasparenza, stabilitá e rigore e da sempre attrae investimenti, lavoro e capitali proprio grazie a queste qualitá.
Ma da tempo questa situazione pare incrinarsi. Sempre di piú.

E onestamente mi chiedo: cosa ne sarebbe della Germania, se da un Paese di professionisti affidabili e rigorosi dovesse trasformarsi in un Paese di azzeccagarbugli profittatori e poco trasparenti? Se dovesse abbandonare la sua vocazione di terra di rigore e precisione diventando molto piú simile ad un certo Paese piú a sud a forma di stivale?
Ho provato ad immaginare una Europa in cui la credibilitá e l’autorevolezza della Germania dovessero venire meno, e onestamente la cosa non mi piace neanche un po’.
Con le superpotenze economiche USA e Cina pronte a dividersi il mondo, una Europa senza una Germania forte, autorevole e affidabile sarebbe una Europa insignificante.

Il declino della Germania, se davvero é iniziato, sará il declino dell’intero Vecchio Continente.
E forse tra dieci o vent’anni i nostri figli invece di espariare in Nordeuropa dovranno andare a cercare fortuna in Cina.

E quindi penso che probabilmente tocca a tutti quanti in Germania, compresi noi Ausländer, cercare di cambiare le cose e di fare sí che questa classe dirigente del tutto e subito, pronta a tutto per perseguire il risparmio e il profitto ad ogni costo non l’abbia vinta e non finisca per rovinare tutto.

In Italia sono giá stati fatti danni enormi (e forse irreparabili!) a causa di una classe dirigente con mentalitá abbietta e poco trasparente.
Cerchiamo di fare sí che la storia non si ripeta anche qui.

Quelle cose che diamo per scontate

Quella che si é appena conclusa é stata una settimana dura. Molto dura.

Lunedí scorso, all’improvviso, é mancato mio Zio Luca.
Lo Zio Luca era un personaggio unico nel suo genere, una presenza fissa alle cene di famiglia, una presenza carismatica e talvolta ingombrante ma anche cosí dannatamente piacevole e divertente.

Se ne é andato come probabilmente avrebbe voluto: uscendo di scena inspettatamente, di colpo, senza preamboli, senza sofferenze. Anche lui, come mia madre, troppo presto, prima del tempo. Aveva compiuto i 60 anni e complice questa maledetta epidemia e le frontiere chiuse avevamo rimandato i festeggiamenti per quando saremmo potuti tornare.
Non ci vedevamo da Natale, ma giá stavamo organizzandoci per venire in Italia per fine Giugno, quando spostarsi sarebbe stato possibile senza troppi problemi.
Per l’occasione volevo aprire la Magnum di Crespino alpi retiche che tenevo in cantina in Italia dall’anno scorso. Dopo sei mesi che non ti vedi, ci stava tutta. Sarebbe stata una bellissima reunion di famiglia e lui l’avrebbe apprezzata moltissimo, ne sono certo.

Invece non succederá nulla di tutto questo.

Invece ti tocca salire in macchina con la morte nel cuore e con una copia del certificato di morte, arrivato per email poche ora prima, insieme a svariati altri documenti per sperare che a Basilea ti lascino passare. Perché siamo ancora in fase Covid e la Svizzera é ancora sigillata, ti fanno passare solo per transito verso l’Italia e solo se hai ragioni valide.. previa valutazione della documentazione presentata da parte delle Guardie di Confine.

E parti con il dubbio di non farcela ad arrivare a casa per vederlo l’ultima volta. Che aggiunge dolore al dolore.

Dopo mia madre, ho imparato ad elaborare i lutti in fretta. La fase “dolore” passa abbastanza velocemente. La elaboro piú in fretta degli altri. La fase “incazzatura” invece é piú duratura e nel suo lento, lentissimo affievolirsi mi avvelena da dentro.
Anche perché, a differenza della fase “dolore”, questa me la tengo tutta dentro. Non ho ancora capito come affrontarla e come sfogarla. Una cosa che non mi é proprio mai andata é andare a rompere l’anima al prossimo con i miei casini, e di conseguenza faccio molta fatica a tirare fuori questa cose. Queste incazzature.

In un mondo in cui ti dicono che “si diventa sempre piú vecchi”, che la speranza di vita media é sopra gli 80 anni e che ormai si puó lavorare fino a 70 anni, ti senti veramente incazzato e preso per il culo, quando vedi la metá della tua famiglia andarsene a 60.
Incazzato per loro, perché non é quello che uno si merita dopo aver sgobbato per tutta la vita. Incazzato tu, perché un’altra persona che amavi se ne é andata, una persona che pensavi ti avrebbe tenuto compagnia ancora per anni, avrebbe giocato e riso insieme ai tuoi figli, avrebbe potuto spartire con te i momenti belli della vita. E ne restavano ancora tanti da dividere insieme.

Finora l’unica a cui é stato concesso il privilegio di raggiungere gli 80 anni é stata mia nonna. Che poi parlare di privilegio é davvero fuori luogo, perché ha pagato la sua longevitá con l’essere sopravvissuta al marito e ad entrambi i figli. E ti rendi conto che sotto un certo aspetto ha davvero ragione Thomas Mann quando dice che la morte di un uomo é molto meno affar suo rispetto a chi gli sopravvive.

Ci sono cose che diamo per scontate nella vita, salvo poi dover affrontare un brusco, doloroso risveglio quando scopriamo che nella vita di scontato non c’é proprio nulla.
Pensiamo che le persone che amiamo ci saranno per sempre, invece non é cosí.
Pensiamo che tutto quello che ci circonda lo avremo per sempre, invece non é cosí.
La vita puó decidere di portarci tutto via in un secondo, noi semplicemente viviamo facendo finta di niente. Facendo finta che quel momento non esista.
E il brutto in tutto questo é che non hai modo di impedirlo ma soprattutto non hai alcun modo di sapere quando accadrá.
Quando le persone e le cose che ami ti verranno portate via. Quando tu stesso te ne andrai via. Succederá, prima o poi, e non hai idea di come e quando sará.

Lo Zio Luca questo in fondo lo sapeva e io credo proprio che si sia goduto ogni singolo giorno. Lo Zio Luca non era il tipo da fare piani e non era il tipo che pensava alla pensione. Ha vissuto come voleva lui, come piaceva a lui, coerentemente con quello che pensava e anche a costo di andare contro al sistema, pagandone volentieri tutte le conseguenze e gli svantaggi. Ma la forza delle sue idee era praticamente impossibile da scalfire.

Lo Zio Luca lascia un vuoto che non si portá riempire. Non solo per la presenza ingombrante, la parlantina inarrestabile e la compagnia cosí bella e piacevole, ma anche perché era il fratello di mia madre. E vedevo in lui tante cose di mia madre, in quella sua testardaggine, nella determinazione nel sostenere le sue idee, nel fatto che non fosse affatto facile contraddirlo.
Erano tanto uguali e anche tanto diversi, ma nella loro diversitá perfettamente complementari.
Mia mamma cosí razionale e calcolatrice, e lui invece con quello spirito da artista, la passione per la recitazione e il teatro, gli anni di militanza in una compagnia di recitazione e il suo lavoro di falegname in cui faceva la cosa che piú gli dava soddisfazione: creare.
C’è tanto, tantissimo dello zio in tutte le nostre case. Ogni suo mobile era unico e ci metteva sempre qualcosa di particolare e di suo anche quando non glielo chiedevi.

Entrare in camera mia quando rientreró a Desio d’ora in poi sará piú dura, perché quel piccolo appartamento é un’altra delle tue creazioni. E quanto é stato bello lavorarci insieme.
Le nostre chiacchierate mi mancheranno moltissimo. Alla fine parlavi molto di piú tu, anche perché era un piacere ascoltarti. Magari avrei dovuto raccontare qualcosa di piú io, ma in fondo non credo che sarebbe servito, perché mi conoscevi fin troppo bene. Mi conoscevi fin da quando ero piccolo e salivo a casa tua al quinto piano a giocare.

Addio Zio Luca. Salutami la mamma e il nonno.
E comunque non doveva finire cosí.

Il boom immobiliare in Germania – Neanche Covid-19 ha fermato i prezzi (per ora)

I dati preliminari – seppur da prendere con le pinze – sembrano confermare che, dopo una leggerissima flessione in Marzo e Aprile a causa della Coronakrise, in Maggio i prezzi degli appartamenti in Germania abbiano subito ripreso a salire. Qui un articolo abbastanza dettagliato di Die Welt: https://www.welt.de/finanzen/immobilien/article208028853/Immobilien-Warum-Eigentuemer-noch-an-ihren-Angebotspreisen-festhalten.html

Chi sperava nella fine dell’Immobilienboom o in un calo/stabilizzazione dei prezzi é destinato, a quanto pare, a rimanere deluso, come prospetta anche Immobilienscout24: https://www.immobilienscout24.de/ratgeber/covid19/immobilienkauf.html
Il virus finora non ha avuto alcun impatto sui prezzi“.

Per di piú, alcuni analisti suppongono che il crash dei mercati finanziari, avendo scottato molti risparmiatori tedeschi, produrrá ora l’effetto collaterale di deviare ancora piú investitori sul Betongold (l’oro di cemento, ndt), ormai unica fonte di investimento sicura in una Germania in cui i libretti di risparmio viaggiano ormai dal 2016 cronicamente su tassi negativi.

Certo, il tutto é da prendere con le dovute precauzioni e credo sia avventato fare considerazioni a soli tre mesi dall’inizio di una crisi che durerá almeno due anni; secondo me vale la pena di aspettare ancora qualche mese, perché gli effetti veri di questa crisi li vedremo a partire da Ottobre / Novembre e probabilmente solo allora capiremo in che direzione stiamo andando.
Qualche mia considerazione:

► In Tutta Europa gli ammortizzatori sociali stanno assicurando un “effetto ponte” che va a coprire i redditi dei lavoratori in difficoltá fino a quando il lavoro tornerá, ma la domanda (per nulla scontata) é… il lavoro tornerá? I numeri di Maggio per la Germania sono senza precedenti: 10 milioni di lavoratori tedeschi in Kurzarbeit (su un totale di 33 milioni), disoccupazione salita al 6,1 % (l’anno scorso era al 4%). La vera portata di questa crisi é, secondo me, ancora da vedere.
Ai prossimi mesi l’ardua sentenza.

► I mercati azionari sono euforici, drogati dal boom delle grandi Aziende digitali che stanno traininando da sole indici in cui tutte le altre Aziende sono ampiamente negative, e pertanto non sono assolutamente rappresentativi dell’economia reale.

► L’epidemia Covid-19 ha cambiato anche il panorama immobilare, e mi aspetto di vedere degli effetti a lungo termine soprattutto nel malaugurato caso di una seconda ondata epidemica: chi ha investito nelle cittá universitarie per affittare agli studenti fuori sede potrebbe trovarsi in grosse grane se ora le Universitá si convertiranno massicciamente alla didattica online; chi ha investito in Hotels rischia di vedersela molto brutta, cosí come tutti coloro che facevano affidamento sugli affitti brevi (AirBnB & similari), chi dá in locazione spazi a ristoratori, parrucchieri e altre attivitá in forte sofferenza causa Covid-19 puó andare incontro a Mieteausfälle.

► Gli effetti delle crisi sui mercati immobiliari abitativi arrivano generalmente con uno o due anni di ritardo rispetto alla crisi economica vera e propria. In Europa, a differenza degli Stati Uniti d’America, gli ammortizzatori sociali coprono un periodo che, a seconda degli Stati, va dai 6 ai 24 mesi, dopo il quale chi non é riuscito a ricollocarsi nel mercato del lavoro inizia ad essere in difficoltá con gli affitti e i mutui. Pertanto gli effetti sono sempre abbastanza ritardati.

► Per contrastare la crisi da Covid-19 la Germania ha abbandonato il pareggio di bilancio e ha fatto debito a ruota libera. Nei prossimi anni bisognerá far rientrare il bilancio (su questo i Tedeschi sono intransigenti) e ciò sará possibile solo con Austerity e tasse. Le Austerity di Italia e Grecia durante la crisi dei debiti sovrani del 2011 insegnano: in momenti di austeritá gli immobili sono sempre un ottimo limone da spremere per fare cassa (seguiti dai carburanti). Dubito che si andrá a toccare i redditi, che in Germania sono giá tassatissimi. Mi aspetto pertanto una riforma della Grundsteuer che andrá a colpire i Kapitalanleger in maniera abbastanza importante, soprattutto nel caso arrivasse un governo rossoverde….

► In piú, ho il forte sospetto che buona parte di questi articoli che trovo online ad elogiare il Betongold come unico vero investimento in Germania, inscalfibile, resistente a tutto… siano scritti on purpose per rassicurare i proprietari ed evitare che la gente inizi a vendere. A pensar male si fa peccato, ma spesso…

Personalmente vedo comunque ancora bene gli immobili abitativi nelle grandi e medie cittá, e gli immobili destinati a grande distribuzione alimentare/prima necessitá. Secondo me questi immobili terranno bene anche nei prossimi anni, salvo autentici cataclismi.
Inoltre se le economie di Italia e Spagna dopo Covid-19 non riusciranno a riprendersi bisognerá mettere in conto una nuova ondata migratoria di giovani adulti verso la Germania, che andrá inevitabilmente ad alimentare la situazione di Wohnungsnot.

Staremo a vedere.

Una cosa é certa: avevo finalmente quasi completato l’articolo sui Kapitalanlage immobiliari in Germania quando é arrivata l’epidemia, e ora mi tocca riscriverlo quasi da capo.
Perché una rivoluzione improvvisa e distruttiva come quella da Covid-19 lascerá in qualche modo il segno anche negli investimenti immobiliari, andando magari a ridimensionarne alcuni che in passato erano molto redditizi, e rendendone altri ancora piú redditizi di prima. Nei prossimi mesi terró d’occhio la situazione e quando ne avró capito qualcosa in piú… scriveró. Sperando che non arrivi un altro cigno nero.