Di nuovo in treno – 8 ore di viaggio ai tempi del coronavirus

Darmstadt, ore 9:37 – l’ICE per Karlsruhe si muove in perfetto orario. Se tutto va secondo i piani, prima delle 18 saró a Desio.

Una delle cose “buone” di questa crisi é l’imposizione di periodi forzati di assenza (non retribuita) dal lavoro. Ció mi permette di godere di un discreto quantitativo di tempo libero che normalmente non avrei a disposizione.
La busta paga ne risente, ma cerco di prenderla con filosofia. C’é molto di peggio che puó capitarti nella vita.
Anzi, scambio volentieri un po’ di soldi con un po’ di tempo per me e per le persone che mi fanno stare bene.

Partendo oggi, giorno del mio compleanno, ho deciso di concedermi un viaggetto in Italia per stare un po’ con la famiglia e per dare una sistemata al mio appartamento a Desio che negli ultimi due anni ammetto di avere decisamente trascurato, utilizzandolo quale mero surrogato di camera d’albergo per i miei fugaci soggiorni in Lombardia. A dire il vero ci sono un paio di altre cose che ci terrei a fare nel caso mi avanzasse tempo, ma sull’argomento scriveró magari un’altra volta.

Oggi si viaggia in treno. Sono voluto tornare ai miei viaggi ferroviari Südhessen-Brianza per cercare un po’ di normalitá in questo periodo pazzo e indecifrabile. Secondariamente, per un viaggio in solitaria il Super Sparpreis delle DB risulta vincente anche sui (bassi) costi di viaggio della mia ct200h.
In treno da Darmstadt a Desio ci vogliono circa 8 ore: in aereo, ma anche in auto, ci si mette di meno. Ma a me il treno piace per tutta una serie di ragioni. Posso rilassarmi, bere qualcosa, lavorare al computer, scrivere. Scegliendo di viaggiare in treno posso uscire di casa a Darmstadt, andare in stazione con una camminata di pochi minuti, e poi una volta arivato a Desio raggiungere il mio appartamento in pochi minuti a piedi.
Ammetto che tenersi la mascherina addosso per 8 ore di viaggio rappresenta una assoluta e incommensurabile rottura di ***** pure per me, che sono uno che la tollera abbastanza bene. Ma il disagio puó essere temporaneamente rimosso con una visita al Bordrestaurant.

Inizialmente il servizio al tavolo era stato sospeso e sostituito con una triste offerta di cibo e bevande take away, anche se a dirla tutta in un paio di viaggi in ICE fatti in periodo di Pasqua avevo trovato il vagone ristorante chiuso. Ora peró nei Bordrestaurant e Bordbistró degli ICE e Intercity tedeschi si é tornati a mangiare e bere come di consueto, e un panino e una birretta sono un ottimo escamotage per prendersi qualche minuto di pausa dalla mascherina.

Servizio a bordo del Bordrestaurant DB in periodo Covid: attraverso scansione del codice QR si accede ad una pagina per lasciare i propri dati personali e successivamente al menu.

Nel Bordrestaurant mi trovo mio malgrado a dover sedare una accesissima discussione venutasi a creare tra una distinta signora tedesca e un tale in outfit elegante che da circa tre quarti d’ora discute animatamente al telefono in una non meglio identificata lingua dell’Est europeo (presumo fosse polacco, ma non posso esserne certo).
La signora fa giustamente notare al tizio che nel Bordrestaurant non é consentito telefonare (non sarebbe neppure permesso lavorare con un laptop, ma su questo divieto si chiude quasi sempre un occhio). Il tizio dal canto suo inizialmente chiede scusa, ma poi pretende di avere ragione perché “lui sta lavorando” (giustificazone che, a quanto ho modo di apprezzare, é universalmente diffusa quale scusa premium per non rispettare le regole: quando sta “lavorando” la gente comune si sente legittimata a fare il ***** che gli pare).
La discussione degenera quando il tizio, evidentemente straniero, chiama a sua difesa il razzismo, accusando la signora di averlo richiamato solo perché straniero “se fossi stato tedesco lei di sicuro non mi avrebbe detto nulla“.
Basta. Apocalisse. La discussione si trasforma in una diatriba Tedeschi vs Ausländer e come ben noto in questi casi, quando la si butta in politica (soprattutto sul tema immigrazione) ogni speranza di venirne fuori in maniera costruttiva e pacifica ormai é persa.

Il personale di bordo cerca blandamente di intervenire per placare gli animi ma é chiaro che oramai la situazione é fuori controllo e che la discussione é antrata in quella delicatissima fase di autoalimentazione in cui una diatriba non puó essere risolta perché si alimenterá all’infinito similmente ad un reattore nucleare in meldtown. L’unico modo per porvi fine é un ingresso deciso e aggressivo.
Con i cog***ni ormai smerigliati da questi due che litigano da dieci minuti, faccio appello al mio italienisches Temperament e mi butto in mezzo alla discussione a voce alta dicendo che agli altri passeggeri non fa certo piacere stare a sentire le loro discussioni e che se vogliono passare il viaggio a litigare sono pregati di andarsene altrove. Non prendo le parti di nessuno dei due: dico solo senza mezzi termini che non ho voglia di stare a sentire le loro questioni e che se vogliono continuare se ne devono andare altrove.

Entschuldigung bipartisan e per il resto del viaggio fino a Basel SBB non vola una mosca.
Quando ce vó, ce vó.

Dopo aver sedato una discussione socio-razziale in Bordrestaurant, posso finalmente godermi la mia Bitburger in santa pace mentre i vigneti di Brisgovia fanno da sfondo al paesaggio

Mentre posso finalmente gustarmi la mia Bitburger in santa pace, non posso fare a meno di ripensare alla discussione di cui sono appena stato involontariamente testimone, e la prima riflessione che mi viene in mente é quanto irritante e offensivo sia l’atteggiamento di certi stranieri che usano il razzismo quale solido baluardo di difesa quando sanno benissimo di essere in torto. Come immigrato che vive in un altro Paese, lo trovo schifosamente inaccettabile. Il razzismo é un problema serio, coloro che nella vita hanno la sfortuna di subirlo sulla loro pelle sanno quanto sia brutto.
Usare il razzismo come scusa per poter fare quel ***** che vuoi é semplicemente vergognoso, é qualcosa che fa davvero schifo.
Senza contare che é una pericolosa arma a doppio taglio la quale non fa altro che aumentare l’astio dei locali verso gli stranieri! Ai tedeschi (e non solo a loro) non piace per nulla sentirsi dare dei razzisti solo per avere invitato qualcuno a rispettare una regola.

Sí, quella discussione mi ha davvero infastidito. Se non fosse che abbiamo giá passato Freiburg, ordinerei volentieri un’altra birra. Sento il bisono di decomprimere e rilassarmi un po’.
Pazienza.

A Basel una gradita sorpresa: il treno verso Lugano oggi é espletato da un Giruno, il nuovo treno ad alta velocitá della Stadler, primo treno di questo tipo a produzione 100% svizzera. Un mezzo che sono davvero curioso di provare.
La seduta di seconda classe é abbastanza deludente, i tavolini sono minuscoli e gli interni assomigliano a quelli di un treno regionale: a mio avviso un passo indietro rispetto all’ICN. Se con questo treno le SBB contano di effettuare i colegamenti Francoforte-Milano, a mio modesto parere non ci siamo: questo non mi sembra proprio un treno adatto ad un viaggio di 7 ore. Come accaduto anche con l’ICE4 germanico, credo che dovremo abituarci all’idea che con i nuovi treni a lunga percorrenza si viagggerá sempre piú stretti e scomodi. Lucrum imperat.
Speriamo che almeno l’affidabilitá del mezzo meccanico faccia onore alla tradizione svizzera. Per il prossimo viaggio vedró se riusciró a rimediare uno Sparpreis 1. Klasse in modo da provare la prima classe.

Il Giruno fa il suo ingresso al binario 6 di Basel SBB come Intercity per Lugano. Il muso é aerodinamico e accattivante; il design, se non altro, é promosso.

In Germania come anche in Svizzera vige un totale Maskenpflicht a bordo di ogni mezzo pubblico: chiunque salga in treno, tram o metropolitana deve avere naso e bocca coperti. Se tuttavia in Germania a bordo treno tutti sono diligentemente in mascherina, altrettanto non puó dirsi a bordo del Giruno che da Basel SBB mi porta a Lugano. Mi ritrovo sorprendentemente circondato da persone senza mascherina o con mascherina abbassata, davvero strano per essere che siamo in Svizzera.

Rispetto ai Tedeschi, gli Svizzeri sembrano essere stati molto meno condizionati dalla pandemia Covid nel loro approccio alla vita di tutti i giorni. Se infatti in Germania i treni viaggiano semivuoti ormai da Marzo, il Giruno che oggi viaggia come intercity 21 da Basel a Lugano é partito da Basel SBB praticamente pieno, con pochissimi posti liberi. E a Olten si é riempito ulteriormente, al punto da avere viaggiatori in piedi.
E non siamo assolutamente in ora di punta.

Mi sento di spezzare una lancia a favore del Giruno circa il vagone ristorante: bello, sobrio, ordinato, con sedili comodi e senza posti “vista montante”. Solo perché é il mio compleanno, oggi mi concedo una buona Feldschlösschen e un’insalata. Normalmente evito i ristoranti di bordo elvetici per i prezzi abbastanza inaccessibili, ma oggi mi sono sentito di fare una piccola eccezione. E gustarsi il pranzo con vista sul lago di Zugo e poi sul lago dei quattro Cantoni ha pur sempre il suo perché.

In prossimitá di Altdorf una decisa accelerata del Giruno annuncia che siamo ormai in prossimitá del tunnel di base del San Gottardo. A 195 chilometri l’ora percorriamo i 57 chilometri del tunnel in circa 20 minuri, prima di sbucare sud delle Alpi. Siamo ormai in canton Ticino.

Siamo a Bellinzona.
Qui i piani di viaggio iniziali prevedevano una sosta per un brindisi di compleanno al volo con Fabietto, che sarebbe stato di passaggio nella sua impresa di scalata delle Alpi in bicicletta da Basel a Chiasso. Ma complice un eccesso prestazionale durante la prima tappa e il bel tempo ha preferito restarsene ad Andermatt a visitare le bellezze della Region Gotthard (come dargli torto) pertanto rimando a bordo del Giruno e proseguo fino a Lugano.

A Lugano la coincidenza con un S10 per Chiasso fila perfettamente liscia dopo qualche minuto di attesa alla banchina, e riesco a sedermi su uno dei pochi posti liberi rimasti. Il Flirt Tilo sfila silenzioso lungo l’estremitá sud del lago di Lugano e attraverso il mendrisiotto, andando progressivamente svuotandosi.

L’arrivo a Chiasso avviene in perfetto orario alle 17.04. Qui mi attende un S11 per Milano Porta Garibaldi, espletato dalle solite carrozze vicinali piano ribassato di circa mezzo secolo fa, piú volte ristrutturate e revampizzate. Il “salto di qualitá” (ironico) rispetto ai treni precedenti é… notevole.

Siamo ormai in territorio FS e mi imbarco sull’ultimo treno di oggi, una S11 per Milano P.Garibaldi.

Nei miei anni da pendolare S11 e S9 in Italia, penso che l’unico periodo di “gloria” della linea MIlano-Chiasso sia stata la breve parentesi Tilo dei primi anni 2000, quando i convogli E464 + carrozze piano ribassato erano revampizzati di fresco, ben puliti e ben curati (oltre che essere diversi dal solito con una livrea molto accattivante). Dimostrazione che se si vuole, anche con materiale non nuovissimo si puó fare un bel servizio, basta metterci la volontá. La volontá di dare un servizio valido al cliente.

Ci muoviamo in orario alle 17.13. A bordo del treno ci sono pochissimi passegeri, nella mia carrozza sono l’unico. Non posso fare a meno di notare i cartellini plastificati applicati sui sedili che invitano a lasciare libero un posto su due, a protezione del contagio da coronavirus.
Mi chiedo quanto una tale disposizione possa essere… rispettata sui treni delle 7 del mattino, quando giá a Lissone-Muggió la gente fatica a salire sul treno perché le carrozze sono troppo gremite di persone.

Certo, probabilmente smart working e pendemia hanno avuto un effetto sul volume di passeggeri, ma rimango onestamente un po’ dubbioso. Non ho idea di come sia la situazione S11-S9 nel post-Covid, magari se qualcuno ha esperienza diretta mi puó lasciare un commento (pura curiositá).

Mano mano che il treno prosegue verso Sud la carrozza va lentamente riempiendosi anche se all’arrivo a Desio ci saranno ancora posti a sedere disponibili. È pur vero che rispetto al flusso principale siamo controcorrente.

Arrivo a Desio puntuale alle 17.53. Pochi minuti a piedi e sono a casa.
Non mi sento per niente stanco e posso dire che la mascherina tutto sommato é una seccatura tollerabile, anche per un periodo cosí lungo.
La speranza é che questo viaggio non rimanga un episodio isolato, che i confini possano rimanere ancora aperti e che i treni possano continuare a viaggiare, anche nel futuro prossimo. Lockdowns permettendo.

8 ore dopo avere lasciato Darmstadt siamo ormai a Desio. Mentre il treno prosegue per Milano, mi avvio a piedi verso “casa”.

La ripresa a “V” si allontana. Anche in Germania.

Nelle ultime settimane sono in molti tra amici e conoscenti a chiedermi come stia andando il post-lockdown in Germania, in modo particolare se l’economia si stia riprendendo – e la risposta piú appropriata alla domanda credo sia… luci e ombre.

La percezione, nel nostro piccolo, é che si sia ripartiti per bene. Da noi il lavoro c’é, eccome se c’é, tanto che la riduzione di orario che é stata imposta dall’Azienda come misura per tagliare i costi rende davvero difficile (diciamo pure impossibile) riuscire a occuparmi di tutto quello che finisce sulla mia scrivania.
Molti dei miei clienti, seppur in servizio a orario ridotto, continuano a mandare avanti i loro progetti e al momento ho diversi RFP (Request for Proposal) sulla scrivania da analizzare.
I due negozi gestiti da Hanna vanno a gonfie vele e (con mia sorpresa) il retail pare esserci ripreso alla grandissima, con incassi di tutto rispetto. Il volume di clienti é tornato normale e assolutamente paragonabile ai livelli pre-Covid, tanto che il Kurzarbeit é stato definitivamente abbandonato e dal primo Luglio é tornata a lavorare full time e a stipendio pieno.
Sicuramente la riduzione dell’aliquota ordinaria IVA dal 19% al 16% (una misura temporanea per sostenere i consumi, in vigore dal primo Luglio fino a fine anno) sta aiutando il settore; ma va detto che anche a Giugno, quando questa misura non era ancora in essere, gli incassi sono stati comunque intressanti.

Per contro, l’atmosfera generale che si respira a livello macroeconomico non é certamente di ottimismo.

Lo scenario in cui tutti speravano, la ripresa a “V”, pare ormai definitivamente cestinato.

Secondo una indagine di della Deutschen Industrie- und Handelskammertags (DIHK) l’83% delle Aziende Tedesche si attende per quest’anno una significativa riduzione dei ricavi rispetto al 2019, dato in crescita rispetto a quello dell’analoga indagine tenutasi in Aprile in cui il dato era del 79% (fonte: Die Welt https://www.welt.de/wirtschaft/article211259673/Exportwirtschaft-V-Szenario-ist-vom-Tisch-Deutschland-in-der-Protektionismus-Falle.html) e sono soprattutto le imprese esportatrici a vedere grigio, in particolare quelle molto attive nelle Americhe.
Anche le limitazioni di viaggio stanno interferendo in modo molto pesante con gli affari delle imprese teutoniche, soprattutto nel settore costruzione di macchine e macchine utensili (in tedesco Machinenbau), che costituisce una delle principali industrie esportatrici del Paese. I blocchi e le limitazioni dei viaggi rendono impossibile effettuare Acceptance Tests in loco per consegnare grossi progetti ai clienti, di fatto congelando milestones e pagamenti per milioni e milioni di euro, con migliaia di consegne e progetti bloccati a tempo indeterminato.
Sempre secondo la stessa indagine, il 43% delle Aziende vede possibile un ritorno ai fatturati 2019 soltanto nel 2022.
La Germania é un Paese esportatore che ha costruito la sua fortuna economica grazie al successo dei propri prodotti in tutto il mondo. La sola Germania, benché possa essere un mercato sotto certi aspetti abbastanza ricco, non é assolutamente sufficiente a coprire la fame di ricavi delle proprie grandi Aziende. In Maggio l’export tedesco é crollato del 30% rispetto a Maggio 2019 (fonte: die Welt https://www.welt.de/wirtschaft/article211306203/Corona-Folgen-Exporte-brechen-um-30-Prozent-ein.html).
Il rallentamento delle grandi economie come USA e Cina, da sempre prioritari target commerciali dell’export tedesco, pesa notevolmente sui numeri dei grandi gruppi, ma é anche l’ascesa del protezionismo a preoccupare molto.
La crisi da Covid-19 ha messo in luce la totale fragilitá delle supply chain delocalizzate e interdipendenti basate sul just-in-time. Se da un lato si potrebbero vedere imprese tedesche riportarsi una parte del lavoro in casa, dall’altro si teme che anche all’estero possa massicciamente diffondersi un atteggiamento di prudente ridimensionamento della dipendenza dalle importazioni (come dimenticarsi i TIR di mascherine che venivano dirottati e sequestrati a Marzo?) e questo certamente non sará positivo per una economia esportatrice come quella tedesca.

E c’é anche un altro aspetto da considerare: la Germania sará sicuramente una eccellenza nell’ingegneria meccanica, ma al confronto con altre potenze industriali, prima tra tutte gli States, non ha ancora avviato un vero processo di digitalizzazione e tra le grandi imprese digitali che stanno dominando la scena mondiale nessuna é Made in Germany.
C’é del terreno da recuperare sotto questo aspetto, e benché si stia cercando di recuperare il tempo perduto, c’é chi si chiede se non sia ormai troppo tardi.

Volendo concludere posso dire che se al momento nel piccolo si vede dell’ottimismo, forse anche aiutato dalla spensieratezza e rilassatezza tipica dei mesi estivi, all’orizzonte qualche nube nera c’é.
Con la grossa incognita del non sapere cosa ci riserva il nostro amico Covid per il prossimo autunno / inverno.

Wohnungsnot ai tempi del Covid: trovare casa in Germania é ancora difficile

Die Welt ha pubblicato un articolo molto interessante in cui si é analizzata l’offerta di appartamenti in affitto a partire dall’inizio della Coronakrise e il quadro che ne esce é poco rassicurante per chi si ritrova alle prese con la Wohnungssuche in questo periodo.

In tutte le principali cittá tedesche a partire da Marzo 2020 l’offerta di Mietwohnungen é letteralmente crollata – parliamo di contrazioni comprese tra il 20% e il 40% in meno rispetto ad analogo periodo dello scorso anno – a fronte di prezzi al metro quadro ben saldi anzi in alcune cittá tendenti all’aumento.

Le ragioni di questo crollo sono diverse, ma principalmente si tratta di atteggiamenti di prudenza da parte dei proprietari e da progetti di trasferimento o trasloco annullati e rimandati a tempi migliori. C’é quindi una minore mobilitá di mercato dovuta al fattore “ricambio” che é venuto meno.

Va detto tuttavia che il trend non é ovunque in salita: ci sono anche cittá che in questo momento vedono prezzi degli affitti in discesa a causa di una momentanea situazione di incertezza e sono in particolare le cittá universitarie.
Freiburg im Breisgau e Heidelberg vedono per la prima volta dopo anni gli affitti in apprezzabile discesa, a causa delle chiusura delle universitá e al massiccio passaggio alla didattica online, che hanno allentato notevolmente la pressione sul mercato degli affitti in queste cittá.

È una cosa che posso apprezzare anche nel mio piccolo: nel mio stabile ci sono due monolocali, affittati ad altrettanti studenti fuori sede della TU Darmstadt, ed entrambi sono scomparsi ormai da tre mesi. Casa chiusa, tapparelle sigillate, posto auto vuoto: spariti. Con ogni probabilitá, rientrati a casa.

Per contro, gli aumenti maggiori si apprezzano in cittá notoriamente “abitative” e tendenzialmente economiche come Offenbach, da molti preferita come alternativa alla ben piú costosa Frankfurt am Main, che guida la classifica con gli affitti mediamente incrementati del 10% nel primo semestre 2020.
È chiaro che lo stabile abitativo classico rimane estremamente richiesto e la contrazione dell’offerta spinge inevitabilmente i prezzi all’insú.

Ma quello che piú preoccupa al momento, prezzi a parte, é il crollo dell’offerta a causa della pandemia: sul mercato vengono immessi molti meno appartamenti rispetto all’anno scorso e per chi vuole trasferirsi in Germania o semplicemente cambiare casa si prospettano tempi davvero duri.
In cittá in cui giá ci si trovava a farsi la guerra in 800 per prendersi un bilocale, se l’offerta si dimezza la situazione rischia di diventare catastrofica.

Ma guardiamo il lato positivo: per chi vuole trasferirsi in una cittá universitaria questo potrebbe essere un buon momento.

Per chi vuole approfondire: https://www.welt.de/wirtschaft/article211345589/Mieten-Der-Irrtum-von-den-sinkenden-Preisen.html