Krankenkasse: pubblica o privata? L’assicurazione sanitaria in Germania

Uno dei primissimi e necessari step nel trasferimento in Germania é l’iscrizione ad una Krankenkasse (cassa malattia) che é, fondamentalmente, una assicurazione sanitaria. Chiunque abbia residenza sul suolo tedesco deve avere una assicurazione sanitaria: sono esclusi da questa regola solo i soggiorni fino a tre mesi per i quali si riceve assisteza sanitaria anche se si é in possesso di una tessera sanitaria di un altro Paese EU.

La scelta della Krankenkasse é spesso accompagnata da disorientamento e confusione: l’ampia scelta disponibile, la differenzazione tra Krankenkasse pubbliche e private e la presenza di informazioni quasi esclusivamente in lingua tedesca non aiutano molto nel venire a capo della questione. Ergo cercheró, nelle prossime righe, di fare un po’ di chiarezza.

Chi puó accedere alla Krankenkasse privata e chi deve assicurarsi nella pubblica

Tutti i lavoratori in Germania devono avere una assicurazione sanitaria: per i lavoratori in proprio (Selbständige) la scelta é libera tra Krankenversicherung pubblica o privata, mentre tra i lavoratori dipendenti (Arbeitnehmer) solo chi supera una certa soglia di reddito puó optare per una assicurazione sanitaria privata: tutti gli altri devono per legge iscriversi ad una Krankenkasse pubblica.
Questa soglia di reddito é detta Versicherungs­pflicht­grenze é fissata (nel 2020) in 5.212,5 € al mese lordi. Ogni anno tale soglia viene adeguata e rivista al rialzo (nel 2021 salirá a 5.362,5 €/mese).

Quando un lavoratore dipendente con reddito superiore a questa soglia decide di iscriversi comunque ad una Krankenkasse pubblica, si definisce Freiwillig Gesetzlich Versichert ovvero iscritto alla cassa malattia pubblica “di sua spontanea volontá”. Quando invece opta per una assicurazione privata si dice che é Privat Versichert.

Per i lavoratori dipendenti, la Krankenkasse pubblica costa mensilmente il 14,6% delle entrate lorde del lavoratore dipendente. I pagamenti sono tuttavia divisi a metá tra lavoratore e Azienda: il datore di lavoro paga alla Krankenkasse il 7,3 % dello stipendio lordo del suo dipendente; mentre il lavoratore sará tenuto a versare il restante 7,3% che sará trattenuto direttamente in busta paga.
Vi é inoltre un importo aggiuntivo (Zusatzbeitrag), stabilito individualmente dalle singole Krankenkasse, che si aggiunge alla parte del dipendente. Questo importo é dell’ordine dell1%.
Quindi, a conti fatti, se siamo lavoratori dipendenti una Krankenkasse pubblica ci viene a costare circa l’8% del nostro stipendio lordo. Vi é tuttavia un tetto massimo di reddito, detto Beitrags­bemessungs­grenze , oltre il quale il contributo si “congela” e non sale piú. Ad oggi tale limite é di 56.250 €/anno lordi. Anch’esso viene rivisto al rialzo di anno in anno.

La Krankenkasse privata, invece, ha un costo totalmente slegato dal reddito e legato ad altri parametri, che chiariremo piú avanti.

Krankenkasse Pubbliche (GKV) – Vantaggi e svantaggi

Le Krankenkasse a partecipazione statale o Krankenkasse “pubbliche” (Gesetzliche Krankenversicherung, o GKV) sono organizzate secondo un principio di solidarietá, similmente alla sanitá italiana: tutti gli iscritti alla Krankenkasse pagano contributi in base al proprio reddito, in modo che chi guadagna di piú contribuisca di piú.
Questo principio garantisce l’accesso alle cure anche ai ceti meno abbienti. I vantaggi di questo tipo di assicurazione sono svariati:

  • Accessibile a tutti (autonomi, dipendenti, studenti, apprendisti) senza limitazioni
  • Il premio assicurativo é determinato esclusivamente in base al reddito (meno guadagni, meno paghi)
  • I membri della famiglia a carico (ad esempio i figli, ma eventualmente anche il coniuge) sono automaticamente coperti insieme a te senza alcun costo aggiuntivo
  • Eventuali fattori di rischio o patologie non costituiscono un aggravio di costo
  • Copertura sanitaria paragonabile a quella del SSN Italiano, ma con servizi veloci, capillari e molto digitalizzati

Per contro, hanno i seguenti svantaggi:

  • Il premio assicurativo é determinato esclusivamente in base al reddito (piú guadagni, piú paghi) ma il servizio é sempre e comunque quello, indipendentemente da quanto sborsi. Per un single giovane con un reddito elevato, una GKV puó costare piú di una assicurazione privata, offrendo di fatto meno copertura
  • Le prestazioni erogate dalle GKV sono regolate da una legge federale (Sozialgesetzbuch Fünf [SGB V]) e in ogni momento posono essere riviste al ribasso con una revisione della legge (teoricamente potrebbero anche essere aumentate, ma storicamente non é mai successo)
  • La copertura sanitaria é limitata se confrontata ad una assicurazione privata: se si vuole usufruire di prestazioni aggiuntive, queste vanno pagate di tasca propria

Krankenkasse Private (PKV) – Vantaggi e svantaggi

Le Krankenkasse private (Private Krankenversicherung, o PKV) sono organizzate esattamente come ogni assicurazione privata, si tratta di un contratto su base personalizzata in cui premio assicurativo é determinato dai servizi scelti e dal tuo stato personale. I vantaggi sono molteplici:

  • Il premio assicurativo é determinato dal livello di servizio scelto e dalle caratteristiche dell’assicurato (etá e stato di salute generale) e per un giovane single in buona salute con un reddito elevato puó essere sensibilmente inferiore a quello di una GKV
  • Copertura personalizzabile: scegli tu cosa vuoi includere nella polizza e cosa no
  • Le prestazioni che ricevi sono determinate dal contratto stipulato e non cambiano nel tempo
  • Copertura sanitaria superiore a quella delle GKV, con svariati servizi aggiuntivi (dentista, scelta del medico in caso di ricovero, stanza singola in ospedale, ecc…)

Per contro, vi sono alcuni svantaggi:

  • Il premio assicurativo aumenta generalmente con l’etá; in caso di peggioramento dello stato di salute dell’assicurato, puó aumentare vertiginosamente
  • I familiari a carico devono essere assicurati a parte con una apposita polizza, pagando il corrispettivo premio assicurativo
  • Accessibili solo per redditi elevati (se si é lavoratori dipendenti)
  • Superata una certa etá, diventa quasi impossibile rientrare in una GKV. Questo puó essere un grosso problema se il costo del premio assicurativo diventa eccessivo

Quale assicurazione conviene?

Visto che le due assicurazioni sono abbastanza diverse (e funzionano anche in modo molto diverso), vi sono alcune situazioni in cui sono massimizzati i vantaggi di una oppure i vantaggi dell’altra.

Se ad esempio siete giovani, single, laureati, vi trasferite in Germania per lavoro e intendete restare solo qualche anno per poi valutare un rientro in Italia oppure un trasferimento in qualche altra parte del mondo, sicuramente una PKV, se il vostro reddito la permette, é la soluzione piú conveniente! Risparmierete cifre consistenti.

Negli ultimi anni, l’afflusso di tanti giovani immigrati ad elevata scolarizzazione ha fatto fiutare ad alcune Private Krankenversicherungen che un servizio in lingua inglese, specifico per giovani immigrati Europei, potesse rivelarsi un buon affare. Infatti ora alcune PKV offrono servizi specifici per giovani stranieri, appoggiandosi a medici che parlano inglese fluente. Un esempio é Ottonova: https://www.ottonova.de/expats .

Se invece siete monoreddito, con moglie e tre figli a carico, sicuramente la GKV, per quanto piú limitata in prestazioni rispetto ad una assicurazione privata, offre il miglior rapporto prezzo/prestazioni. Assicurare tutta la famiglia privatamente sarebbe un bagno di sangue!

Vi sono poi molte situazioni intermedie da valutare con attenzione: se da un lato è vero che per chi è giovane, guadagna bene e non ha famiglia, una Private Krankenversicherung è quasi sempre la scelta più conveniente, non è detto che questa convenienza si conservi poi nel tempo.

Il linea di principio, se ci si vuole assicurare privatamente vale la regola del: prima si inizia meglio é. Difatti i pagamenti alla PKV prevedono una sorta di principio di compensazione in virtú del quale i premi pagati in etá giovanile giá contengono una quota di capitale che viene accantonato per poter essere poi impiegato in etá avanzata. In questo modo si cerca di tenere stabili nel tempo gli importi del premio assicurativo, evitando aumenti.
È quindi importante iniziare presto a mettere capitale da parte, per tenere il premio assicurativo il piú stabile possibile.

Va detto tuttavia che, negli ultimi anni, alcune PKV hanno fatto fronte a problemi di capitalizzazione a causa dell’attuale situazione di tassi di interesse bassissimi. Questo ha portato ad aumenti nei premi assicurativi di certe compagnie nel periodo dal 2018 ad oggi.

Un altro aspetto della PKV che bisogna considerare, se si ha in programma di mettere su famiglia, é un eventuale bambino dovrà essere assicurato privatamente, con addizionale esborso economico. Ma anche senza mettere su famiglia, bisogna sempre mettere in conto il rischio che il proprio stato di salute peggiori: anche piccoli cambiamenti possono avere conseguenze non trascurabili.
Se ad esempio vi assicurate privatamente a 30 anni, in condizioni di perfetta forma fisica, e dopo una decina di anni vi viene diagnosticata una leggera ipertensione essenziale e prescritto un blando antiipertensivo (cosa che puó accadere a chiunque!) il vostro profilo assicurativo passerá da “soggetto sano” a quello di “soggetto a rischio cardiovascolare” e, considerato che siete ancora relativamente giovani, la vostra PKV potrá riservarsi il diritto di tutelarsi, incrementando il premio di conseguenza.
Come “regola spannometrica” circa gli aumenti di polizza di una PKV, normalmente si stima che un giovane Gutverdiener debba mettere in conto, qualora decida di assicurarsi privatamente, di un raddoppio del premio assicurativo mensile ogni 10-12 anni circa. Ci sono tuttavia molti fattori che possono influenzare questa stima: oltre allo stato di salute personale influiscono infatti l’inflazione, l’andamento dell’economia, e eventi straordinari come appunto la Pandemia Covid-19.

A questo punto uno potrebbe pensare: “OK, se la mia Krankenkasse privata diventa troppo cara, allora sai che faccio: disdico la polizza privata, rientro nella Gesetzliche Krankenkasse e pazienza”.
Eh no, purtroppo no, la cosa non é così semplice.
Soprattutto dopo i 45 anni, per un Privat Versichert tornare nella GKV diventa un problema. La GKV puó (comprensibilmente) rifiutarsi di farsi carico di una persona di mezza etá che non ha mai versato un euro nelle sue casse, negando il consenso alla richiesta di iscrizione. Come regola generale, inoltre, le GKV non accettano nessuno di etá superiore ai 55 anni, se proveniente da una assicurazione privata.
L’unico modo per rientrare in una assicurazione sanitaria pubblica, per un lavoratore dipendente, é quello di ritornare ad un reddito mensile inferiore al reddito soglia di accesso alle assicurazioni private. Per un lavoratore in proprio, l’unico modo é quello di chiudere la propria attivitá e di accettare un lavoro dipendente con reddito inferiore alla soglia. In questi casi, generalmente si puó essere “ributtati” in una GKV.
Tuttavia, nel caso ulteriore in cui, nonostante tutto, nessuna GKV accettasse di farsi carico della persona, é possibile (come extrema ratio, dettata dall’obbligatorietá legale di essere assicurati sul suolo tedesco) che la compagnia di assicurazione privata fornisca una assicurazione sanitaria equivalente come prestazioni ad una GKV, ad un prezzo comparabile.

Un’altra differenza importante, per i lavoratori dipendenti, riguarda le modalitá di pagamento del premio.
La Krankenkasse pubblica, per i lavoratori dipendenti, viene trattenuta direttamente in busta paga; l’importo viene cosí interamente scalato dalla base imponibile dell’imposta sul reddito.
Se invece si opta per una assicurazione privata, l’importo mensile del premio viene scalato dal proprio conto corrente e non in busta paga. Se da un lato questo significa che si disporrá di uno stipendio netto superiore a prima, dall’altro si avrá un incremento delle trattenute fiscali, essendo la base imponibile ora maggiore. L’anno successivo, sará poi necessario indicare gli importi dell’assicurazione sanitaria privata nella dichiarazione dei redditi (Steuererklärung) per ottenere il relativo rimborso fiscale.
Al riguardo bisogna peró fare attenzione: mentre le prestazioni della GKV sono interamente detraibili fiscalmente, molte PKV includono prestazioni che non sono fiscalmente detraibili. Pertanto l’importo mensile della assicurazione sanitaria privata potrebbe essere detraibile solo al 70% o all’80%, a seconda dei servizi inclusi nella polizza.
È importante saper fare bene questi conti quando si valuta il passaggio da una GKV ad una PKV, per capire quanto davvero conviene (dal punto di vista meramente economico).

Last but not least, c’é la questione della modalitá di pagamento: con una GKV andate dal medico, fate quello che dovete fare (visita o esami), dopo di che all’uscita la segretaria passa la vostra tessera santaria nel lettore, ed é finita lí. Voi non dovete occuparvi di nulla: il conto arriva direttamente alla vostra Krankenkasse pubblica. Piú o meno come andare dal medico della mutua in Italia.
Con una Krankenkasse privata, riceverete invece una fattura (in alcuni casi da pagare subito) e dovrete poi inoltrarla alla vostra PKV affinché la prenda in carico (se non la avete pagata) o vi faccia avere il rimborso (se la avete pagata). Oggigiorno quasi tutte le Krankenkasse private offrono servizi rapidi tramite app, con cui si puó scansionare/fotografare la fattura e inviarla in tempi brevissimi; si tratta peró sempre e comunque di un piccolo passo aggiuntivo che invece con la GKV non c’é.
Inoltre, per detrarre fiscalmente la vostra PKV dovere necessariamente fare la dichiarazione dei redditi; con una GKV la detrazione é automatica alla fonte, giá in busta paga.

Non é necessario decidere subito, si puó prendere tempo

Se siete indecisi, se preferite aspettare, o volete prima capire meglio il funzionamento del sistema sanitario tedesco e successivamente prendere una decisione, nessun problema: andate tranquilli su una Krankenkasse pubblica, e una volta che vi sarete trasferiti in Germania prendetevi tutto il tempo per approfondire.
Con la GKV avrete in ogni caso una copertura sanitaria piú che dignitosa, e potrete in qualunque momento farvi fare un preventivo personalizzato da una (o piu) assicurazioni private e decidere in ogni momento di cambiare.
Ricordatevi comunque sempre che il passaggio alla PKV rappresenta, il piú delle volte, una scelta per la vita. Rientrare in una GKV é assai complicato e non sempre possibile. Di conseguenza, ponderate la scelta con attenzione e fatevi consigliare bene, da persone affidabili e il piú possibile imparziali.

L’imparzialitá é importante in questo caso, perché vi troverete a che fare con chi cercherá di vendervi una polizza privata descrivendovi le Krankenkasse pubbliche come una schifezza immane da terzo mondo, contrapposto a chi vi dirá che la Gesetzliche Krankenversicherung offre un ottimo servizio mentre le assicurazioni private sono solo spietate organizzazioni a scopo di lucro che non aspettano altro che il primo pretesto utile per aumentarvi a dismisura il premio mensile e distruggere le vostre finanze.
Tenete conto inoltre che molte persone in Germania, soprattutto negli ambienti “green” e di centrosinistra, sono da sempre fortemente contrarie all’attuale sistema duale pubblico/privato e chiedono gran voce l’istituzione di un sistema di “Bürgerversicherung” simile alla Sanitá Italiana, abolendo le assicurazioni private (colpevoli, secondo alcuni, di “calamitare” a sé i contributi di persone ad alto reddito togliendo cosí importanti contributi alla sanitá pubblica).

Come sempre, la veritá sta nel mezzo, e va cercata in modo analitico evitando sia le opinioni politicamente schierate che quelle troppo personali e pregne di preconcetti.
A seconda della vostra situazione personale, l’una o l’altra soluzione puó rivelarsi quella ottimale per voi. Pensate a quali sono i vostri piani per il futuro, gli scenari a cui andate incontro e le possibilitá di evoluzione della vostra vita, e decidete di conseguenza.
Fate confronti, simulazioni, chiedete preventivi, informatevi il piú possibile, e prendete la vostra decisione con serenitá e senza fretta.

LA GKV non é affatto una seconda scelta

La Krankenkasse “pubblica” garantisce comunque buoni servizi.
Io ho sempre avuto appuntamenti dal medico di base nel giro di pochissimi giorni e una volta in ambulatorio sono stato ricevuto con puntualitá. Tutti gli esami diagnostici come ecografie e ECG, cosí come pure i prelievi di sangue, li ho sempre fatti comodamente in ambulatorio, dopo 24 ore avevo gli esiti per email e non ho mai pagato un euro.
Con la mia GKV ho diritto ad un check up completo totalmente gratuito ogni 3 anni.

Molti si lamentano del fatto che i dottori che ricevono negli studi aperti alla Krankenkasse “pubbliche” sono quasi tutti stranieri. In realtá nel mio studio ricevono due dottori, uno Ungherese e uno Tedesco. Tuttavia il fatto che il mio medico sia straniero non mi perplime affatto.
Anche io sono Ingegnere e sono straniero, ma non per questo sono meno bravo di un Tedesco… o almeno cosí credo 😉 .

È chiaro, con la GKV diverse cose vanno pagate a parte.
Ad esempio una ecografia di controllo (nell’ambito di un check-up o di uno screening) la si paga (nel nostro ambulatorio viene 45 Euro). Tuttavia una ecografia fatta a scopo di indagine diagnostica viene sempre pagata dalla GKV.
Anche tutte le vaccinazioni sono coperte dalla GKV.

Un check up ogni 3 anni a me sembra onestamente un po’ troppo, quindi faccio io gli esami del sangue privatamente ogni anno e mezzo (in mezzo a due check up); per l’esame completo del sangue piú una chiacchierata col medico per discutare i risultati pago 50 Euro.

La GKV offre inoltre una copertura conveniente in caso di lunga inabilitá al lavoro di un lavoratore dipendente: a partire dalla settima settimana di malattia, una indennitá fino al 90% della mensilitá netta viene elargita fino a 78 settimane di inabilitá al lavoro consecutive. Una simile copertura in una PKV richiede generalmente l’inserimento di un costo aggiuntivo nella polizza.

Come iscriversi a una GKV

Iscriversi a una Krankenkasse pubblica é semplicissimo. Basta andare sul sito internet, cercare “Mitgleid werden” e compilare il modulo di iscrizione (cartaceo o online). Potete specificare il momento esatto in cui volete far iniziare la copertura (generalmente coincidente col vostro primo giorno di lavoro).

Qui trovate alcune delle principali GKV tedesche:
TK
AOK
BARMER
HKK
SECURVITA

Con la PKV protezione piú estesa e meno attese

Una assicurazione privata ha l’indubbio vantaggio di coprire moltissime evenienze al di fuori dell’ombrello protettivo della GKV (olte a quello di essere potenzialmente anche piú economica).
Un grande classico sono le prestazioni dentistiche: quando i denti iniziano a darci noie, purtroppo, si fa presto a spendere cifre molto importanti. Una PKV copre la maggior parte delle prestazioni dentistiche, mentre una GKV si limita, di solito, ad una ablazione del tartaro una volta all’anno.
In caso di ricovero in ospedale, inoltre, gli assicurati privati beneficiano generalmente delle stanze per “solventi”, singole o al massimo doppie. Possono inoltre accedere alle cliniche private.
Se dal medico di base ottenere un appuntamento rapidamente puó non essere un problema neppure con una GKV, quando peró si tratta di prenotare un appuntamento da specialisti quotati si puó andare incontro ad una lunga attesa (un esempio sono gli psicologi, tra gli specialisti piú richiesti in Germania: hanno liste di attesa talvolta lunghe mesi) con una assicurazione sanitaria privata si puó “saltare la fila” ed essere ricevuti molto prima. Tutti i medici piú rinomati hanno infatti degli slot di visita riservati ai privati.
Le assicurazioni private coprono inoltre generalmente un piú ampio ventaglio di trattamenti medicinali e di terapie alternative.

Come iscriversi ad una PKV

Per sottoscrivere un contratto con una PKV é necessario richiedere una offerta riempiendo apposita modulistica (cartacea o online). Oltre ai vostri dati, andrá indicata in dettaglio anche la vostra storia medica. In particolare se arrivate da un Paese straniero, molta attenzione dovrá essere dedicata nell’indicare nei dettagli tutti gli eventuali trattamenti nonché ricoveri ospedalieri negli ultimi 10 anni, con riferimenti precisi e anche nominativi dei medici che vi hanno seguito.
Siate sinceri nel descrivere la vostra storia medica pregressa! Indicazioni che dovessero provarsi false potranno, in qualunque momento futuro, portare a rescissione immediata del contratto. E i Tedeschi non scherzano su queste cose.
Esistono anche portali internet che possono effettuare il confronto tra piú offerte (cercate sui motori di ricerca “PKV Vergleich“).

La Krankenkasse privata, a seguito dell’analisi dei vostri dati, deciderá se sottoporvi una offerta, se imporre alcune condizioni particolari, o se rifiutare di prendervi in carico.
Se la vostra storia medica é “pulita”, vi arriveranno una (o piú) offerte da valutare. La maggior parte delle Krankenkasse private offrono diversi livelli di servizio con coperture differenti, e vi sottoporranno quindi diverse proposte.
Se peró nella vostra storia medica c’é qualche intoppo, la questione puó cambiare.
Nel mio caso, ad esempio, due Krankenkasse private si sono rifiutate di fare una offerta per via del mio incidente del 2009, della mia artrosi precoce all’anca e del mezzo chilo di ferramenta che ho tra femore e acetabolo, mentre un’altra accettava di prendermi in carico solo a condizione che ogni futuro trattamento medico collegato alla mia anca venisse pagato di tasca mia oppure effettuato a carico della sanitá Italiana. Una quarta assicurazione ha accettato la mia domanda, ma mi ha “sparato” un preventivo decisamente fuori mercato.
Insomma, a me la PKV non conviene molto 😀 ma magari a voi sí.

Di seguito i link ad alcune tra le principali assicurazioni private:
HALLESCHE
HANSEMERKUR
OTTONOVA
GOTHAER
DKV
BARMENIA
ALLIANZ

Zusatzkrankenversicherung

Le prestazioni della Krankenkasse pubblica vi stanno strette, ma avete paura di passare alla Krankenkasse privata temendo di trovarvi a pagare uno sproposito in etá avanzata, senza alcuna possibilitá di fuga?
Tranquilli, il vostro é un dilemma comune a tantissime persone.

Per chi vuole qualcosa in piú, ma non se la sente di rischiare, esistono tantissime assicurazioni aggiuntive, dette Zusatzkrankenversicherung (assicurazioni sanitarie integrative) che offrono prestazioni aggiuntive alla GKV.
Le piú comuni sono le Zahnzusatzversicherung, specifiche per coprire le spese dentistiche. Ma vi sono anche delle assicurazioni integrative a piú ampio spettro che, oltre che il dentista, integrano alcune delle piú interessante coperture delle PKV ovvero libera scelta del medico, stanza singola in ospedale e cosí via.

Lo svantaggio, ovviamente, é quello che vi sará un premio aggiuntivo da pagare ogni mese, oltre ai contributi della Krankenkasse pubblica. Questo é il prezzo da pagare per la “libertá” di poter restare nella GKV ma avere comunque qualcosa in piú.

Come per le Krankenkasse private, anche per le Zusatzkrankenversicherung é possibile fare dei confronti online tra tariffe.

Altre assicurazioni

La questione “assicurazioni” in Germania, come potete vedere, é assai variegata e complessa e… non é finita qui!
Se pianificate una lunga permanenza in Germania, vi sono altri tipi di assicurazione che vale la pena di conoscere: la Haftpflichtversicherung, la BU-Versicherung e la Dread Disease Versicherung.
Se volete approfondire, ne parlo in questo articolo.

Wien

Vista sulla cittá dall’Oberes Belvedere

Wien é stato il nostro ultimo vero viaggio prima che arrivasse Covid-19 a gettare l’Europa nel panico e, se proprio dobbiamo dirla tutta, siamo stati fortunati.

Come periodo per la nostra visita a Wien abbiamo scelto alcuni giorni verso fine Febbraio 2020 .. schivando l’allarme epidemia e la chiusura dei confini davvero per un pelo! Purtroppo non ci é stato possibile proseguire il viaggio verso l’Italia con il Nightjet Wien-Milano Centrale a causa della situazione in Lombardia che giá ai primi di Marzo lasciava presagire il peggio (e ciao ciao alla cabina letto deluxe con doccia… sigh).

Si é trattato comunque di giornate molto belle e piacevoli in una cittá che non ha assolutamente deluso le nostre (abbastanza alte) aspettative.

Vienna trasmette ancora oggi una viva e penetrante sensazione di cittá “imperiale”, capitale di quello che fu uno dei piú grandi e potenti Stati d’Europa fino ai primi del Novecento.

Come da mio modus operandi consolidato, ci siamo sistemati non troppo lontani dalla stazione centrale in una posizione che fosse comoda con i mezzi pubblici, per poter girare comodamente in cittá. Abbiamo pernottato al Novum Congress che, se da un lato rimane abbastanza comodo per girare la cittá ed é anche vicino allo Schloss Belvedere, dall’altro non ha molto mantenuto le promesse sperate in termini di comfort. Pur se la stanza era molto spaziosa, il bagno era lungo e strettissimo, abbastanza scomodo per muovercisi in due. La colazione non era nulla di che, la classica colazione continentale che si trova un po’ovuque, ma senza troppa scelta. I dolci peró erano molto buoni.

Oberes Belvedere

Lo schloss Belvedere, leggermente decentrato rispetto al centro cittadino, é una bellissima residenza barocca appartenuta prima ai Savoia e poi agli Asburgo. Si compone di due parti, il castello inferiore (Unteres Belvedere) e quello superiore (Oberes Belvedere), considerato da molti come la residenza principale. Esternamente bellissimo e dalle linee piacevoli e aggrziate, ospita internamente una corposa galleria d’arte, in cui svettano le piú famose opere di Gustav Klimt. Merita assolutamente una visita.
Anche per chi non volesse avventurarsi tra le opere di Klimt, una passeggiata nei giardini tra le due residenze é una attivitá che non posso far altro che raccomandare.

Una volta oltrepassato l’Unteres Belvedere dirigendosi venso il centro, merita una sosta il monumento ai caduti dell’armata rossa, realizzato dopo la liberazione di Vienna da parte delle forze sovietiche nel 1945.

Proseguendo a piedi poco piú avanti si arriva in Karlsplatz. Qui inizia il centro storico della cittá.

Da Karlsplatz verso il centro: qui siamo in Kärntner Straße, davanti a noi, sulla sinistra, giá si intravede il Teatro dell’Opera

Proseguendo da Karlsplatz verso il centro, incrociamo la circonvallazione cittadina. Qui troviamo per primo il Monumentale teatro dell’opera di Vienna, edificato nel 1860. A contorno diversi edifici di assoluta bellezza, tra i quali ad esempio l’Hotel Bristol, verso Kärtner Ring.

Kärtner Ring, con l’Hotel Bristol sulla sinistra
Ingresso dell’Opera

Da qui si puó scegliere se addentrarsi nel centro della Wiener Innenstadt oppure proseguire sulla circonvallazione, lasciando il Teatro dell’Opera alle proprie spalle e dirigendsi verso la zona dei musei.
È questa una parte della cittá affascinante, viva e piacevole, con bellissimi palazzi inframmezzati da ampi spazi con fontane e giardini. Quando abbiamo visitato questa parte della cittá per la prima volta, non abbiamo apprezzato appieno la sua bellezza a causa della giornata inclemente (pioggerella gelida e vento forte) ma tornati un paio di giorni dopo con il sole, ne siamo rimasti estasiati. Sfortunatamente era quasi ora di partire…

Maria-Theresien-Platz e il Museo di Storia dell’Arte

Dall’altra parte rispetto al viale della circonvallazione, passando attraverso la favolosa Burgtor, si raggiunge Heldenplatz, caratterizzata dalle monumentali statue equestri del Principe Eugenio e dell’Arciduca Carlo.

Heldenplatz e a statua equestre del Principe Eugenio; sollo sfondo il Palazzo di Hofburg

L’intera zona é dominata dal bellissimo Palazzo di Hofburg, che fu a suo tempo il centro del potere dell’Austria imperiale. Piú volte ampliato sotto l’egida degli Amburgo, il complesso occupa oggi piú di 200.000 metri quadri. Le antiche residenze imperiali sono visitabili a pagamento.

Da Heldenplatz, un passaggio pedonale attraverso l’antico ingresso del palazzo ci riporta verso il centro e la Michaelerplatz, prima di fare ingresso nella Fußgängerzone pedonale. Anche qui, il monumentale ingresso del complesso dell’Hofburg merita a pieno titolo una breve pausa fotografica.

Michaelerplatz e l’ingresso del complesso dell’Hofburg

Da Michaererplatz ci si puó dirigere verso il centro attraverso l’esclusiva Kohlmarkt, raffinata via dello shopping viennese d’elíte. Dopo una breve camminata si raggiunge il Graben , la Stephanplatz e il Duomo di Santo Stefano.
Siamo arrivati nel cuore pulsante del centro di Vienna.

Il Graben, la principale via centrale pedonale di Vienna. Al centro, la Wiener Pestsäule, la “colonna della peste” eretta a ringraziamento per la fine dell’epidemia che colpí Vienna alla fine del XVII secolo

Se vi trovate in prossimitá del Duomo di Santo Stefano e avete un improvviso languorino, un bel panino da Wiener Würstl o Zum goldenen Würstel vi toglierá la voglia e garantirá un interessante apporto di nutrienti per proseguire la passeggiata… (raccomando di non esagerare).

Vienne si gira molto bene a piedi e se avete voglia di camminare avrete l’opportunitá di macinare passi in quantitá. Ma la cittá dispone anche di un ottimo sistema di tram e metropolitane che possono rendervi la vita piú semplice se non siete camminatori provetti. Una carta giornaliera costa 8 Euro, una trigiornaliera 17 Euro.

Tram e metropolitana vi saranno utili se intendete allontanarvi dal centro, ad esempio per visitare il famoso parco di divertimenti Prater oppure la zona della Hundertwasserhaus.

Quest’ultima era piú che altro una nostra curiositá personale, visto che Darmstadt ospita la Waldspirale, una delle piú famose architetture Hundertwasser, e Vienna é universalmente indicata come riferimento mondiale del movimento.
Nei pressi della Fermate Hetzgasse del Tram, si trova la principale Hundertwasserhaus della cittá. Ma tracce colorate e stravagenti di architetture Hundertwasser sono disseminate un po’ in tutta la zona, lascio a voi il divertimento di andarle a cercare. Consigliatissima, se vi piace il genere, una visita al Café della Kunst Haus Wien.

Il Prater di Viena é un bellissimo parco di divertimenti a nordest della cittá, ben raggiungibile dalla stazione Praterstern, dove fermano sia la metropolitana che il servizio di treni suburbani della cittá. Famoso per la sua ruota panoramica e per le numerose attrazioni al suo interno, attira giornalmente migliaia di visitatori (ragione per cui una visita infrasettimanale sicuramente é piú consigliabile di una nel fine settimana).

Ingresso proncipale del Prater (a sinistra) e la famosa ruota panoramica.

Al Prater si trova di tutto. Case degli orrori, labirinti, piste di go-kart, trenini, autosocontri, dischi volanti, montagne russe e giostre di ogni genere. Il meteo sfortunatamente non ci é stato di grande aiuto. Appena usciti da Pratersten si é scatenata una pioggia violentissima e gelata che ci ha costretti a cercare riparo da Madame Tussauds mentre intorno a noi i giostrai si affrettavano a chiudere tutto.

Abbiamo cosí visitao il museo delle cere di Vienna che si é rivelato essere molto piacevole e divertente. Presenti molti personaggi importanti della storia austriaca, cosí come tanti esponenti del mondo dello spettacolo.
Qui non manca certo il materiale per foto simpatiche da condividere con gli amici. Potete farvi psicanalizzare da Freud oppure bervi qualcosa al bar con Jonny Deep.

Tornando in centro, altre location metitevoli di sosta sono:

La Karlskirche (chiesa di San carlo Borromeo), famosa chiesa cattolica nei pressi di Karlsplatz, costruita dopo l’epidemia di peste che colpí la cittá alla fine del 1600.

Karlskirche

La Votivkirche (chiesa votiva) é un bell’esempio di achitettura gotica cattolica. Si trova vicino ai giardini dedicati a Sigmund Freud, nei pressi della Rathaus.

La Rossauer Kaserne, costruita come caserma difensiva a metá 1800, é oggi sede del ministero della Difesa austriaco.

Rossauer Kaserma, qui vista dall’altro lato del Donaukanal

Per concludere in modo gustoso , un paio di (generalmente sempre gradite) dritte per mangiare e bere:

7 Stern Bräu (fermata Stiftgasse del tram): favolose birre artigianali, una piú buona dell’altra. Nell’assortimento vi é anche una birra alla cannabis. Spettacolari i canederli.
Bier & Bierli (Operngasse, fermata Oper Karlsplatz della metropolitana) qui si mangia una Schnitzel davvero niente male, con una buona selezione di birre nazionali ed estere, il tutto in un ambiente molto bello e caratteristico.

Ovviamente, non si puó non provare la Wiener Schnitzel, la famosa cotoletta che da anni e anni contende una agguerrita disputa con la sua controparte milanese.
Ma personalmente ho trovato i canederli straordinari. I migliori che abbia mai mangiato, insieme a quelli del Südtirol.

Quela che abbiamo visto é in realtá solo una frazione di Vienna. Quattro giorni non sono stati sufficienti a vedere tutto quello che ci eravamo preposti di visitare, complice anche il meteo dispettoso. Torneremo siuramente, probabilmente in estate o in autunno, per poterci godere pienamente una giornata al Prater e la zona delle biblioteche e dei musei con (si spera) il bel tempo.

Fino ad allora, ci sará la nostra foto in tenuta “Belle Epoque” da Madame Tussauds a tenerci compagnia sulla mensola in sala, ricordando Venna e aspettando di tornarci quando questo delirio epidemico sará finito. Per ricominciare da dove eravamo rimasti.

Quello che mi manca di piú

Siamo a malapena a due settimane di “light lockdown” ed é chiaro che non sará facile come la prima volta.

Davanti a noi, ancora metá autunno e poi tutto l’inverno. Mesi lunghi, bui e freddi. Lo spettro della pandemia, inarrestabile e indomabile, verosimilente non si placherá finché madre natura non ci dará una mano con i primi caldi. Noi siamo impotenti e non possiamo far altro che aspettare. E l’attesa si prospetta molto lunga.

Lo ammetto, sono preoccupato. Non tanto per la stabilitá economica, per quello che succederá, per il nostro lavoro, o per la nostra salute.
Quelli sono aspetti sui quali mi sento più tranquillo o su cui comunque so di avere un minimo di controllo (soprattutto il lato economico, grazie alla mia filosofia di vita no-debt e alle competenze che sto preparando per affrontare il mondo del lavoro post-pandemia).

Sono preoccupato perché non so se e quando riavró la mia vita di prima.
Questa vita non mi piace. Stare in casa non mi piace, lavorare da casa non mi piace. Spiaggiarmi sul divano a rincoglionirmi di serie davanti a netflix é l’opposto esatto di quello che mi piace fare nella vita. Con le piscine chiuse non riesco a tenermi in forma. Essere costretto a non poter viaggiare è una frustrazione pesantissima per uno come me.

A me piace muovermi, viaggiare, andare in giro, vedere posti nuovi cosí come rivedere posti che giá conosco e che ho nel cuore. Ogni cosa che puó portarmi in giro per il mondo ha dentro di sé il potere di farmi stare bene.
Anche solo visitare un cliente per lavoro, sedermi in treno e guardare il paesaggio che corre mentre bevo una Birburger, staccare da tutto e da tutti in tre giorni con Hanna al QC Terme Monte Bianco, andare una mezza giornata a Freiburg per una pizza e una birretta con Fabietto, o semplicemente partire per un banale weekend a Desio a trovare la famiglia.

A monte, ho sempre pensato che una delle cose più belle della mia vita fosse il poter andare dove voglio quando voglio. Questo senso di libertà, di essere un po’ cittadino del mondo.

Ma l’epidemia si è portata via tutto questo. Insieme al nuoto. Si è presa entrambe le mie principali valvole di sfogo, le mie passioni, e lo ammetto, l’idea di rimanere senza viaggi e senza nuoto a tempo indeterminato (come minimo tutto autunno e tutto inverno, temo) mi riempie di sconforto.

Ciononostante, staró alle regole, faró quello che mi viene detto. Il bene di tutti deve sovrastare il bene del singolo, questo é un principio sacrosanto. L’egoismo in questo momento é qualcosa che non ci possiamo assolutamente permettere.

Sì é vero, c’è di peggio nella vita, sono piccoli problemi confrontati con quello che sta succedendo. Ma è anche vero che spesso sono le piccole cose a farci contenti e solo quando poi ci vengono tolte capiamo quanto sono importanti.
Perché anche rinunciare a piccole cose puó farci tanto male.

E al momento la cosa che mi fa più male è proprio questa. Chiedermi se e quando riavró la mia vita di prima, senza essere in grado di dare una risposta.
Perché la mia vita di prima mi piaceva maledettamente.

Consigli atipici e sovversivi per la felicitá sul lavoro

Idealmente, questo mio articolo é la prosecuzione dell’articolo sul Performance Punishig (per cui, se non lo hai letto, ti consiglio di darci prima un’occhiata) anche se vi sono alcune divagazioni da quel tema.
Non voglio e non posso dare consigli per il successo sul lavoro, perché non mi ritengo essere una persona di successo (ci sono persone che alla mia etá sono giá finite su Forbes, hanno accumulato fortune e fondato startup milionarie: quelle per me si definiscono vere persone di successo) peró posso dare qualche consiglio per essere felici sul lavoro. Che forse é ancora piú importante.

Io mi ritengo una persona estremamente felice del proprio lavoro. Lavorare non mi pesa minimamente anzi lo faccio ogni giorno con entusiasmo. Credo sia uno dei piú grandi privilegi che si possa avere nella vita.
E questo é dovuto non solo al fatto che il mio lavoro mi piace molto, ma anche al fatto che negli anni ho imparato tutta una serie di tecniche di autodifesa e sopravvivenza che aiutano (parecchio) a evitare stress, incazzature, incomprensioni, conflitti e problemi sul lavoro.
Insomma, aiutano a evitare tutti quei fastidiosi casini tipici delle giornate lavorative, che ti fanno tornare a casa imbronciato e nervoso e che ti rendono peggiore la vita.

Nella vita ho conosciuto persone ossessionate dal proprio lavoro. Ossessionate nel senso che passavano tutto o quasi il loro tempo libero a lamentarsene.
Avete presente quelle persone che quando esci una sera a berci un paio di birre insieme ti disidratano con un monologo di tre ore in cui si lamentano del proprio lavoro, del proprio capo, dei propri colleghi, raccontandoti in ogni piú doloroso dettaglio tutte le vicissitudini, tutte le incomprensioni, tutte le litigate, tutti i casini, i soprusi, le ingiustizie e le angherie subìte?
Quelle persone a cui hai paura a chiedere “come va?” perché sai che in risposta riceverai 2 ore di lamentele e piagnisteo sul loro lavoro?

Persone incapaci di essere felici sul lavoro. Anzi, persone che permettono ai propri problemi sul lavoro di diventare il tema centrale della loro vita portando, inevitabilmente, a gravi conseguenze sulla qualitá della propria esistenza.

Persone che si lasciano divorare dallo stress e dal livore al punto da sviluppare problemi psicosomatici, anche importanti (gastriti, colon irritabile, squilibri ormonali, esaurimenti, irritabilitá).

Tutti noi, chi piú chi meno, sul lavoro abbiamo problemi da gestire. Vogliamo farci rovinare la vita cosí?
Ecco, un bel giorno ho semplicemente detto: no, io non voglio diventare cosí. E ho iniziato a sviluppare, lentamente, le mie tecniche di protezione e autodifesa.

Attenzione: questi consigli sono per la ricerca della felicitá sul lavoro e non sempre sono compatibili (anzi a volte vanno in direzione opposta) con la ricerca della carriera e del successo.
Per questo li ho chiamati consigli atipici e sovversivi.
La lettura é raccomandata a tutti coloro che pensano che stare sereni sia piú importante di fare i soldi.

1Non prenderti troppi meriti.
Quando risolvi un problema non sbandierarlo a tutta l’azienda, anzi cerca di estendere il merito a chi ti ha aiutato e a chi ha lavorato insieme a te, anche se non ha apportato contributi decisivi. Non solo migliorerai il rapporto coi colleghi e col team, ma eviterai di farti del male. Perché farsi troppa pubblicitá, sbandierare a destra e a sinistra che “tu sei bravo” é controproducente: quando diventi “troppo bravo” a fare qualcosa, ti rovini la carriera da solo. Si diffonderá tra i tuoi superiori e l’ufficio risorse umane la convinzione che solo tu sei in grado di risolvere certe problematiche e che solo tu sai rivestire la tua posizione in modo ottimale. Non solo cosí facendo, ti condannerai a dover fare la stessa cosa per sempre, ma qualora dovesse liberarsi una posizione superiore, oppure dovesse servire un PM per un nuovo, bellissimo e interesantissimo progetto, può essere che l’ultima persona a cui penseranno sarai tu. Perché tu sei troppo prezioso lí dove sei. Scacco matto.

2 ► Sbaglia.
Ogni tanto fai qualche cazzata. Piccola, e possibilmente rimediabile. Sí, perché se i tuoi lavori filano sempre lisci come l’olio e non sbagli mai una virgola ti porterai addosso la maledizione di dover fare sempre tutto alla perfezione. Non solo tutte le “mission impossible” finiranno inevitabilmente per atterrare rovinosamente sulla tua scrivania, ma diventerai il “primo della classe” creandoti intorno un’aura di astio e invidia.
Cosí, la prima volta che sbaglierai (perché sbaglierai, succede a tutti), ci sará un esercito di detrattori pronti a crocifiggerti con chiodi arrugginiti e il tuo primo “errore” avrá cosí tanto risalto e rindondanza mediatica all’interno dell’organizzazione da vanificare anni di lavoro perfetto compromettendo in modo quasi irrimediabile la tua reputazione. Crearsi un’aura di “genio infallibile” non fa mai bene, meglio essere considerato “semplicemente” una persona valida e nulla piú.
In un mondo in cui le persone valide diventano merce sempre piú rara, é giá un’ottima cosa.

3Non dare sempre il massimo.
Non é umanamente possibile, non ti fa bene, ma soprattutto vizierai pericolosamente i tuoi superiori e i tuoi colleghi che finiranno per chiedere sempre a te quando c’é da affrontare un compito particolarmente difficile. Affronta il lavoro come fosse un’onda; pronto a darti da fare al 120% quando il carico si alza, per poi allentare la pressione e rilassarti quando diminuisce. Non c’é bisogno che corri e che ti sbatti quando sei scarico (tanto nessuno ti appunterá la medaglia al petto) quindi approfittane per prendere fiato, riposarti, prenderti mezza giornata di ferie, oppure goderti l’ufficio tranquillo e sistemare con calma quei lavori a bassa prioritá e basso impegno che avevi messo da parte per tanto tempo… sí esatto, ti sto dicendo di cazzeggiare un po’. Non c’é niente di male ad abbassare la pressione nei momenti di morbida, anzi credimi lo fanno tutti, anche i piú grandi stakanovisti; solo sono molto bravi a non darlo a vedere…
E se hai dei collaboratori adotta la stessa filosofia anche con loro: dopo un lavoro impegnativo, se possibile, fagli prendere fiato con qualcosa di piú easy. E non dare mai sempre alle stesse persone i lavori piú difficili.

4 Non devi sempre sapere tutto.
Se non sai la risposta ad una domanda, dillo e basta. Non c’é niente di male. Evita le scenate ridicole tipiche di chi cerca di comporre su due piedi una risposta verosimile inventandosi qualcosa al momento… il tuo interlocutore, se non é un idiota, capirá perfettamente che non hai idea di quale sia la risposta alla domanda e farai la figura del cialtrone.
Risposta perfetta: “non ne ho idea, mi informo e Le faccio sapere“. E poi lo fai davvero.

5 ► Delega senza pretese.
Se deleghi un lavoro, sii pronto ad accettare con serenitá che questo lavoro potrebbe non essere fatto come lo avresti fatto tu, che potrebbe non essere a regola d’arte, e potrebbe essere diverso da come te lo aspettavi. L’importante, naturalmente, é che il tuo collaboratore abbia portato a termine il compito e ció che ha eseguito sia funzionale allo scopo. Ma cerca di risparmiarti le pulci sui dettagli inutili.
Non c’é niente di piú irritante di quei capi che delegano un lavoro e poi si lamentano perché non lo hai fatto come avrebbe fatto lui. Il micromanagement é qualcosa di odiato a livello universale, quindi evitalo ad ogni costo.
Se credi che l’unico modo giusto al mondo di fare una cosa é il tuo, allora forse non dovresti fare il capo e non dovresti gestire persone. Oppure, se vuoi proprio fare il capo, allora non delegare. Peró poi non ti devi lamentare se ti ritrovi sommerso di cose da fare e soffochi. Chi é causa del suo male…

6 ► Non usare il NOI a sproposito.
Non parlare al plurale se poi a fare le cose devono essere gli altri. In tutti i corsi di “coaching” e “management” ci si trova a che fare con sedicenti santoni della comunicazione interpersonale che vi insegneranno che un buon capo (anzi, un buon “coach“, come di moda di questi tempi) usa sempre il “NOI” quando dá direttive ai collaboratori.
Personalmente, dissento. Poche cose sono piú irritanti di quei capi che quando ti assegnano un lavoro parlano al plurale dobbiamo pensare, dobbiamo pianificare, dobbiamo fare..” poi spariscono dalla circolazione e il lavoro devi farlo TU. Da solo.
Cosí i tuoi collaboratori si sentiranno presi per il didietro, e avranno assolutamente ragione. Patti chiari, amicizia lunga: quando hai bisogno che qualcuno esegua un compito, dillo chiaramente senza inutili addolcimenti di pillola o stratagemmi comunicativi da “coach”.

7 ► Fai quello che ti sembra giusto.
Questo non é affatto un punto scontato. Non accade di rado che le dinamiche del lavoro ci vedano costretti a fare qualcosa che va contro la nostra coscienza (per chi ancora ha una coscienza).
Quando ad esempio la dirigenza decide di non rinnovare dei collabratori a termine, e ti viene vietato categoricamente di avvisarli se non il giorno stesso della fine del contratto. Oppure quando assisti a comportamenti altamente scorretti e iniqui da parte di colleghi o superiori, ma tutti si girano dall’altra parte e fanno finta di non vedere.
Non spetta a me dire cosa sia giusto o sbagliato fare in questi casi, le risposte sono tante come tante sono le situazioni specifiche e tante sono le sensibilitá di ciascuno di noi.
Peró tornare a casa col magone e con il dubbio che il nostro non agire ci renderá complici di una ingiustizia (o peggio) non é una bella cosa con cui convivere. Se credete che quello che sta accadendo non sia giusto, molto probabilmente é cosí. E spesso si puó fare qualcosa, talvolta magari con le dovute piccole accortezze e furbizie che permettono di non esporsi troppo.
E anche se dovesse portare a esporvi, chiedetevi cosa volete davvero dal vostro lavoro. Sta a ciascuno di noi capire se é piú importante la carriera o avere la coscienza pulita e godersi un sano e riposante sonno notturno.

8 ► Pensaci due, anzi, tre volte prima di accettare una promozione.
Ho scritto alcuni mesi fa un articolo sulle promozioni senza aumento e su quanto nel mondo lavorativo di oggi sia diventato, sotto certi aspetti, poco conveniente fare carriera.
Soprattutto quando sali di livello e ti ritrovi in posizioni di responsabilitá gerarchica in cui devi gestire persone. Gestire persone é un problema, é difficile, e ti cambia la vita (in peggio).
Le persone non sono sistemi complicati, che rispondono a input noti con output noti.
Le persone sono sistemi complessi e imprevedibili. Le persone si lamentano, si agitano, si indispettiscono, si irritano, si arrabbiano, subdorano, tramano, e mentono. Con regolaritá.
Gestire persone significa che tu ci metti la faccia per conto dell’Azienda, tu per il tuo Team rappresenti l’Azienda. Tutti i loro malumori, problemi e incazzature con l’Azienda verranno scaricati su di te. Tutti i casini originati dai tuoi collaboratori passeranno attraverso di te.
Quando la gente sul lavoro é frustrata, c’é una e una sola persona con cui se la prende: il CAPO.
E non aspettarti che l’Azienda ti aiuti o ti supporti piú di tanto nel gestire le incazzature del tuo team: TU sei lí per quello.
Sì, gestire persone ti cambia la vita, nel senso che potenzialmente te la rovina.
E la barzelletta é che ti ritrovi a farlo a fronte di un incremento retributivo che non ti cambia affatto la vita, perché quelle poche migliaia di RAL in piú all’anno che ti vengono concesse non sono per nulla proporzionali con l’incremento di incombenze che ti ritrovi.
Sempre ammesso che ci sia un aumento di RAL, ben inteso. Perché sempre piú spesso non c’é neanche quello.
Quindi la convenienza a conti fatti… non c’é.
Il mio consiglio é: se vi importa la cifra in fondo a destra, cercate una carriera tecnica o specialistica in cui le vostre competenze e skill vi possano dare accesso a buone retribuzioni senza dover gestire gerarchicamente altre persone. Oppure cercate di guadagnare con straordinari, trasferte, bonus, premi, ecc…
E prima di diventare “Capo” di qualcuno… pensateci bene.

9 ► Pensare di meritare non significa meritare
Quasi tutte le persone hanno una coscienza di sé e delle proprie conoscenze sopravvalutata rispetto alle loro reali capacitá. Si chiama effetto Dunning-Kruger.
Questo contorto e antipatico fenomeno fa sí che in una organizzazione tutti si sentano superiori agli altri e pensino di meritare piú degli altri. Solo le persone piú esperte e preparate sono in grado di sviluppare una evoluta coscienza di sé che gli permette di non cadere in questa trappola mentale (“So di non sapere”, disse Socrate).
Di conseguenza, si sviluppano in molti ambienti di lavoro atmosfere velenose in cui tutti reclamano di “meritare” piú degli altri: tutti ritengono di meritarsi l’aumento, tutti ritengono di meritarsi la carriera, tutti ritengono di meritarsi il premio di produzione, tutti ritengono di meritarsi di piú. Bellum omnium contra omnes.
Il mio consiglio qui é di non fare l’errore che fanno tutti e di non cadere in questa trappola (in cui cascare a pié pari é molto piú facile di qual che si pensi!): sii il piú possibile obiettivo, sii il piú possibile corretto con tutti, riconosci i meriti degli altri, cerca di imparare tutto quello che puoi, sii aperto a cose nuove, non perdere mai la voglia di accettare sfide e lavori nuovi, sii umile, non partire col presupposto di essere migliore degli altri a prescindere, accetta il fatto che da chiunque c’é una piccola lezione da imparare.
Solo così diventi migliore degli altri per davvero. E non ti verrà il sangue acido partecipando alla patetica gara dell’ “IO MERITO” perché quando avrai coscienza vera delle tue capacitá e di quello che vuoi, sarai in grado di andartelo a prendere senza scomodare nessuno. Senza sbraitare e senza gridare “IO MERITO”.

(io ci ho messo tanto tempo, ma ci sono arrivato)

10Ricordati che non sei indispensabile.
E ricordati anche che pensare di esserlo é uno dei modi piú efficaci per finire a rovinarsi la vita a causa del lavoro. E di rovinare non solo la tua vita.
Lo so, é facile cascarci: si guarda alla propria scrivania, alla miriade di scartoffie da finire, la casella email che esplode, i colleghi che quando non sanno cosa fare chiedono sempre a te, e piano piano ecco che ci si inculca nella testa il pensiero “ma io sono indispensabile. Se me ne vado io, qui va tutto a rotoli. Chi altro si sobbarcherebbe queste cose?“.
Ed ecco che il disastro é fatto.
Convincersi di essere indispensabili é una delle cose peggiori che si possano fare:
Per chi é schiavo del senso del dovere, significa condannarsi ad avere per sempre la maledizione del “devo fare tutto io”, con la garanzia di vivere in perenne stato di pressione e di stress.
Per chi invece si illude che la propria “indispensabilitá” sia sinonimo di intoccabilitá e illicenziabilitá, significa accocolarsi in un falso senso di sicurezza che in realtá puó drammaticamente dissolversi da un giorno all’altro attraverso una semplice Email con oggetto “Organizational Announcement“. Lasciandoti solo e sparurto in balia della tempesta.
Ti invito a fermarti un attimo e riflettere qualche minuto: prova a immaginare cosa succederebbe intorno a te, se tu domani dovessi improvvisamente morire.
Puoi stare certo che per la tua Azienda sará solo questione di giorni trovare un sostituto provvisorio e in capo a qualche settimana rimediare un sostituto definitivo; in breve tempo l’organizzazione sará di nuovo funzionante e tu sarai sostituito e dimenticato. Per quanto tu ti potessi ritenere “indispensabile”, per il tuo datore di lavoro sei sempre e comunque sostituibile. Piú facilmente di quanto pensi.
Ma per la tua famiglia sará invece una tragedia immane, destinata a rimanere. Per i tuoi familiari resteranno tristezza, disperazione e un vuoto incolmabile, per sempre.
Chiediti quindi per chi sei davvero “indispensabile”, se per il tuo datore di lavoro o per la tua famiglia.
E rifletti di conseguenza, su chi merita davvero la maggior parte del tuo tempo e dei tuoi sforzi…

Io, al riguardo, non ho dubbi.
Tu?