Pillole di ottimismo e supposte di pessimismo per il 2021

E alla fine ci siamo: il 2020 si appresta a lasciarci.
Per quanto mi riguarda, sará un San Silverstro senza alcun festeggiamento, sia perché le attuali regole anti-tutto in vigore in Germania non permettono di fare praticamente nulla, sia perché non ne ho un cazzo di voglia.
Quest’anno disgraziato si é portato via mio Zio Luca, si é portato via Rodney, si é portato via il lavoro di Hanna, ci ha fatto conoscere per la prima volta nelle nostre vite cassa integrazione e indennitá di disoccupazione, ci ha tenuti per mesi a soffrire con il fiato sospeso per l’incidente stradale della mamma di Hanna e per la straziante infezione da Covid di mia nonna, insomma quest’anno non si merita di essere festeggiato neppure per la sua fine.

Mentre lotto con mal di schiena e mal d’anca sempre piú feroci dovuti all’ineluttabile decadimento della mia muscolatura legato alla totale impossibilitá di nuotare, che mi hanno costretto a investire in arredo ergonomico da homeoffice e in una scrivania “standing” (che ha mitigato solo in parte il problema), ecco che mi appresto a scrivere il mio post di fine anno.
Cosa ci aspetta per l’anno nuovo, é difficile dirlo. Onestamente, non sono molto ottimista. Ci sono sia ragioni per essere pessimisti e alcuni spiragli di ottimismo.
Quindi ecco un paio di supposte di pessimismo e di pillole di ottimismo per l’anno in arrivo.

Supposta di pessimismo numero 1 – La vaccinazione di massa potrebbe non arrivare mai a compimento

Con l’inizio delle vaccinazioni di massa in Gennaio si cercherá di immunizzare milioni di persone in pochi mesi. Una simile operazione non ha precedenti nella storia, soprattutto se fatta con un vaccino completamente nuovo.
È inevitabile, per la legge dei grandi numeri, che su tutti i milioni e milioni di persone a cui si andrá a somministrare questi nuovi vaccini, avverrá prima o poi una grave reazione avversa e qualcuno ci lascerá le penne o ci andrá molto vicino. Temo che presto o tardi succederá.
Di per sé, non é nulla di strano né di nuovo: ogni volta che facciamo una anestesia rischiamo di andare incontro a reazioni allergiche potenzialmente fatali (non a caso ci fanno firmare tonnellate di scartoffie), ogni volta che mangiamo frutti di mare rischiamo potenzialmente una lavanda gastrica, ogni volta che facciamo un TAC ci becchiamo una dose di radiazioni sufficiente a innescare mutazioni genetiche, anche solo la puntura di un calabrone ci potrebbe mandare all’altro mondo, e cosí via discorrendo.
Si tratta di rischi a probabilitá molto, molto bassa, ma comunque esistenti.
Quando peró hai milioni e milioni di vaccinati in cosí poco tempo, la legge dei grandi numeri é a tuo sfavore. E in un momento in cui tutta l’attenzione del mondo é puntata sulla vaccinazione, un singolo grave evento avverso puó significare il fallimento dell’intero progetto.
La notizia finirebbe in prima pagina sui giornali, l’opinione pubblica si spaventerebbe, é anche auspicabile che sotto forti pressioni politiche la somministrazione stessa dei vaccini possa essere interrotta.
La fiducia della popolazione nei confronti dei vaccini crollerebbe, i no-vax guadagnerebbero enormi consensi e l’intera operazione di vaccinazione di massa fallirebbe, con la maggioranza della popolazione pronta ad accettare anni di lockdown piuttosto che il vaccino.

Supposta di pessimismo numero 2 – E se il virus muta e ce lo mette in quel posto?

Prima erano i visoni, ora é la “mutazione inglese”: il Sars-Cov-2 muta continuamente e, benché i coronavirus siano considerati virus relativamente “stabili”, nulla puó escludere che una futura mutazione possa metterci nei guai. Sebbene scientificamente improbabile, é tuttavia possibile che un virus mutato possa:

  • Rendere i vaccini inefficaci – il virus é mutato, i vaccini non proteggono piú e bisogna ricominciare con sviluppo e sperimentazione, il che vuol dire aspettare altri mesi, o magari un anno, per avere un vaccino efficace contro la nuova variante del virus, dopo di che ripartire da zero con le somministrazioni. Nel frattempo, si rimane in lockdown e prosegue inesorabile la desertificazione economica della nostra realtá.
  • Aumentare di contagiositá – secondo stime dell’ISS il Sars-Cov-2, nelle prima fasi dell’epidemia in Italia la scorsa primavera aveva un Rt massimo stimato intorno a 3, in assenza di restrizioni e di misure restrittive; esistono tuttavia virus, quali ad esempio il morbillo, con uno spaventoso Rt di 18. Se il virus mutasse e portasse l’Rt a 4, 5 o 6, saremmo in guai seri. Saremmo costretti ad adottare lockdown ancora piú restrittivi e cancellare a tempo indeterminato molte libertá personali e molte attivitá commerciali.
  • Adattarsi al clima caldo – nell’estate 2020 il Sars-Cov-2 ci ha lasciato una finestra di tranquillitá di qualche mese, perdendo moltissima della sua forza e contagiositá. Se peró il virus mutasse in una versione capace di mantenere la sua capacitá infettiva e la gravitá della malattia anche nei mesi caldi e secchi, allora perderemmo anche la tranquillitá dei mesi estivi, piombando in una situazione di lockdown yo-yo senza soluzione di continuitá.

Supposta di pessimismo numero 3 – Siamo (in larga parte) dei maledetti egoisti

Potranno venirci in soccorso vaccini superefficaci e medicinali miracolosi, ma finora ciò che é davvero mancato a tutto il mondo occidentale nella battaglia contro questo virus sono la solidarietá e lo spirito di altruismo.
Abbiamo dimostrato di essere dei fottuti egoisti, pronti a pensare solo e soltanto a noi stessi non appena ce ne viene data la possibilitá; sia a inizio pandemia (vedasi la grande fuga da Milano di Marzo) sia durante, che dopo.
Per quest’anno io e Hanna abbiamo deciso di non tornare per Natale, di non vedere le nostra famiglie. Seppure dolorosa, é stata una decisione volta a carcare di dare il nostro contributo, seppure piccolo, a limitare il piú possibile i rischi per i nostri familiari e a cercare di contenere la pandemia. Quindi abbiamo risposto all’appello delle autoritá tedesche che esortavano a evitare ogni viaggio non necessario, e ce ne siamo rimasti qui.
Lontani dai nostri cari, in un anno in cui é per noi abbastanza doloroso non vederli, visto che questo é stato un anno contrassegnato da lutti, sfighe e disgrazie per entrambe le nostre famiglie e quindi ritrovarsi insieme, almeno per fine anno, avrebbe alleviato un poco il dolore. Invece abbiamo deciso di stare alle regole.

E come spesso accade a chi sta alle regole, ci siamo resi conto che probabilmente siamo stati tra i pochi a farlo.
Nei giorni dal 18 al 21 Dicembre tutti gli aerei da Francoforte per l’Italia erano sold out. Un mio amico del Pfalz che al lavoro ha diversi colleghi “Sudeuropei” mi ha raccontato che al 18 dicembre hanno preso e se ne sono andati tutti in ferie per tornare in famiglia, progandosi poi di pubblicare sui social foto che li ritraevano impegnati in cene e aperitivi “ben affollati”.
Saró in malafede, ma ho i miei dubbi che tutta questa gente si sia sottoposta a tampone prima di partire o che appena arrivata a destinazione si sia autodenunciata all’ASL e messa in isolamento fiduciario per 14 giorni. Forse manco eccessivamente di fiducia verso il genere umano, ma ho i mei dubbi.

Poi non lamentiamoci peró se ci piazzeranno in lockdown fino all’estate, perché é quello che ci meritiamo, se andiamo avanti cosí. Perché non si puó esporre amici e parenti a rischi del genere solo perché vuoi mangiare il panettone con la mamma.

Supposta di pessimismo numero 4 – Molte cose di prima non torneranno (certamente non nel 2021)

La notizia sta pian pianino prendendo sempre piú piede: quest’anno la circolazione del virus influenzale stagionale appare assai limitata se non addirittura assente, il tutto grazie alle misure anti-Covid. Mascherine, distanziamento sociale e limitazioni alla libertá di movimento delle persone stanno riducendo, e di parecchio, l’epidemia di influenza stagionale.

C’é da scommettere che, una volta finita la buriana del Coronavirus, politica e autoritá sanitarie proporranno di tenere in vigore a tempo indeterminato una parte delle misure, in quanto permettono di risparmiare notevolme pressione sul sistema sanitario.
Si argomenterá che il virus influenzale causa migliaia di ricoveri e di morti ogni inverno, che con questa misura é possibile avere risparmi notevoli sul sistema sanitario e si permettono cure migliori in ospedale grazie alla minore severitá del picco epidemico, e cosí via.
Forse, entreremo in una nuova era salutista, dove il principio “la salute sopra ogni cosa” modificherá profondamente la societá e l’economia.

Magari chissá, misure sanitarie e di limitazione dei contagi diventeranno parte delle nostre vite a tempo indeterminato. Certo, avremo piú libertá rispetto al lockdown di adesso, ma dovremo abituarci a molte cose nuove.
Le mascherine in treno, in autobus e in aereo resteranno, magari per sempre. Probabilmente anche al cinema, a teatro e nei negozi.
Al ristorante le megatavolate da 50 cristiani non le potremo piú fare, a meno di non avere a disposizione lo spazio di un capannone industriale. I matrimoni da 300 invitati non si potranno piú fare, a meno di non avere a disposizione Versailles.
Forse anche la “movida” nelle cittá verrá regolamentata (tornelli, ingressi contingentati, controlli).
Per ogni evento conviviale in spazio aperto o chiuso verranno introdotti appositi limiti di persone per metro quadrato, molto piú restrittivi rispetto a quello che potevamo fare pre-pandemia.
Concerti, fiere, convegni, congressi, feste di paese, discoteche… andranno completamente reinventati. Piscine e palestre si dovranno adattare di conseguenza. Anche il turismo andrebbe ripensato, soprattutto quello di massa.

Alcuni business potrebbero diventare stagionali, ovvero possibili senza restrizioni da Maggio a Settembre, e chiusi/limitati nella stagione influenzale.

E tutto costerá, ovviamente, di piú.

Pillola di ottimismo numero 1 – Si é dato un impulso senza precedenti alla ricerca medica

La tecnologia e la ricerca medica fanno passi da gigante: oggi siamo in grado di creare atificialmente RNA messaggero e far produrre direttamente alle nostre cellule ció che serve per attivare una risposta immunitaria; con la terapia CAR-T contro i linfomi possiamo creare super-linfociti geneticamemte modificati che attaccano ed eliminano linfomi altrimenti incurabili; gli anticorpi monoclonali sono la nuova frontiera nella lotta a molteplici malattie.

La pandemia ha fatto sí che il settore ricevesse una attenzione senza precedenti, dando un impulso enorme a tutte queste ricerche. I passi avanti fatti in questi ultimi mesi potrebbero essere determinanti nell’assicurarci in un prossimo futuro accesso a cure nuove e piú efficaci per tanti brutti mali che continuano a mietere vittime senza pietá.

Pillola di ottimismo numero 2 – I vaccini sono efficaci per davvero

Io non sono un medico, non sono un ricercatore, peró so leggere i grafici. E i grafici relativi all’efficacia dei sieri Moderna e Pfizer parlano da soli: la curva di contagio in funzione del tempo cresce con legge approssimativamente lineare per il gruppo che ha ricevuto il placebo, mentre invece a esattamente due settimane dalla somministrazione si appiattisce per poi diventare quasi asintotica per il gruppo dei vaccinati.

La matematica non é un’opinione: i vaccini funzionano. E pure molto bene.
Sugli effetti collaterali, solo il tempo potrá dire come stanno veramente le cose. Ma l’efficacia non é in discussione.

Pillola di ottimismo numero 3 – Le pandemie del passato insegnano

La Spagnola, dopo avere spadroneggiato in tutto il pianeta mietendo innumerevoli vittime, é scomparsa nel giro di un paio di anni. Pandemie influenzali violente come la “Hong Kong” e la “Asiatica” si sono tutte risolte nel giro di un anno o poco piú.
Questa pandemia probabilmente potrá durare di piú, ma una cosa é certa: finirá.
Il passato ci insegna una cosa: che questo calvario finirá. Dobbiamo tenere duro e fare del nostro meglio per reggere questi mesi/anni molto difficili che ancora ci aspettano.
Ma ne verremo fuori.

Pillola di ottimismo numero 4 – Avremo tutti voglia di ricominciare

Il mondo non puó rimanere in lockdown per sempre. Man mano che la situazione migliorerá, le pressioni lobbystiche e politiche per far ripartire certi settori diventeranno molto forti. La gente avrá voglia di rifarsi e di potersi finalmente rilassare, svagare, viaggiare, tornare almeno in parte alla vita di prima.
Sì, é vero, io credo che tante cose non torneranno come prima, o perlomeno, non torneranno subito come prima. Ma le pressioni saranno forti e, alla fine, si troverá un nuovo equilibrio in grado di accontentare piú o meno tutti.
In parte accontentandoci un po’, in parte scoprendo cose nuove, in parte riscoprendo cose un po’ piú semplici e meno pretenziose.

Questa é, personalmente, la pillola che mi fa piú ben sperare.

Con questo chiudo questo 2020 e mando un saluto a tutti i miei lettori, sia a quelli affezionati che a quelli occasionali, ringraziandovi per le piú di 25000 visualizzazioni di quest’anno e con l’augurio che questo nuovo anno in arrivo porti davvero serenitá, stabilitá, tranquillitá e una boccata di aria fresca per tutti noi.

Jimmy

Lauterbach: dopo la pandemia, lockdown per fermare il cambiamento climatico

Dopo il Lockdown sanitario, arriverá quello ambientale? Secondo un illustre rappresentante della SPD, s’ha da fare.

Di nuovo chiusi in casa. Dopo il lockdown sanitario, arriverá quello contro il cambiamento climatico?

È dall’inizio dell’Epidemia che le posizioni estreme e drastiche di Karl Lauterbach, esperto di salute della SPD, accendono il dibattito nella politica e non solo.

Non solo la sua posizione riguardo l’attuale lockdown rimane molto estrema (secondo Lauterbach é necessario tenere tutto chiuso fino al raggiungimento di una incidenza inferiore a 25 infezioni per 100.000 abitanti in 7 giorni, in sostanza un valore che presumibilmente verrá raggiunto solo in estate) ma egli ritiene che l’esperienza attuale abbia mostrato come la societá sia fondamentalmente impreparata ad affrontare gravi urgenze, incluso il cambiamento climatico.

Secondo Lauterbach, la pandemia ha dimostrato come la popolazione abbia preso enormemente sotto gamba il pericolo e si sia comportata in modo individualista e irresponsabile, dimostrando egoismo e mancanza di altruismo. Questa mancanza di responsabilitá avrebbe generato la situazione di crisi sanitaria attuale.

Ma soprattutto, con questi presupposti, secondo Lauterbach, non si potrá mai sconfiggere il cambiamento climatico sperando solo nella responsabilitá delle persone.

Per questo Lauterbach considera necessario adottare “misure efficaci per affrontare il cambiamento climatico, che siano analoghe alle restrizioni alla libertà personale viste nella risposta alla pandemia“.

Io, onestamente, preferisco non argomentare. Vedo in queste affermazioni molta DDR e una pericolosissima ideologia che ci farebbe ripiombare in un passato molto buio.

Spero che queste esternazioni siano solo una opinione personale del Signor Lauterbach e non siano condivise all’interno del suo partito o della politica tedesca in generale.
Altrimenti beh mi dispiace ma, per quanto io ami la Germania, inizio a guardarmi intorno e faccio le valigie di nuovo.

Di sicuro le elezioni del prossimo autunno saranno – sotto ogni aspetto – decisive per il futuro della Germania, dell’Europa, e non solo. Ne vedremo delle belle.

Link all’articolo su Welt.

Il mondo dopo il Covid: verso le “tecnocrazie”

Come cambierá il mondo nei prossimi due decenni?
È una domanda cruciale per la nostra generazione.

Noi della classe degli anni ’80, gli ultimi nativi analogici, siamo forse destinati a vivere il maggior numero di rivoluzioni tecnologiche e lavorative di ogni altra generazione. Perché se ciò che é successo negli anni scorsi é stato dirompente, quello che verrá nei prossimi anni sará rivoluzionario.
L’ho detto giá in un paio di articoli precedenti: il Covid-19 é stato un importante acceleratore di trend che erano giá in essere prima della pandemia. Se vogliamo, oltre che acceleratore é anche un catalizzatore, ovvero potrebbe rendere certi trend, oltre che piú veloci, anche piú estremi.
I fastidiosi lockdown a cui siamo ormai costretti da settimane e che diventeranno la nostra nuova normalitá per buona parte dei prossimi mesi (o forse anni) hanno se non altro il vantaggio di poterci dare una preziosa anteprima “dietro le quinte” del mondo del futuro. Sotto moltissimi aspetti.

Una societá virtuale, dell’informazione, del Big Data e delle competenze specifiche

Tutto ció che é digitale e online sará il futuro. Qui si giocherá tutta la partita dell’economia, delle competenze e del lavoro nei prossimi anni.
Andiamo verso una societá trainata dall’informatizzazione, dai servizi digitali e della conoscenza. Il nuovo “oro nero” di questo secolo sará il big data e tutto quello che gli ruota intorno: la necessitá di raccogliere e rapidamente elaborare, catalogare, trasformare e redistribuire dati.
Dati, dati, dati e ancora dati. Su tutto e su tutti.

Le grandi imprese digitali della Silicon Valley diventeranno propabilmente qualcosa di piú che semplici multinazionali tecnologiche: saranno veri e propri centri di potere in grado di influenzare le decisioni dei governi e le mosse del potere finanziario planetario.
E purtroppo, in questo futuro gioco di potere, l’Europa (ad oggi priva di una sua grande potenza digitale) parte assai svantaggiata. E recuperare terreno potrebbe rivelarsi complicato.

Occorrerá una nuova generazione di personale specializzato ed altamente qualificato, eclettico, dotato di grandissima flessibilitá. Molte delle figure professionali di spicco di oggi, come il Data Scientist o lo Scrum Master, non esistevano 15 anni fa, e tra altri 15 anni molto probabilmente saranno giá state superate da qualcosa di nuovo.
Il capitale umano e le competenze diventeranno l’asset strategico che fará la differenza tra le nazioni ricche e quelle povere (e purtroppo l’Italia, con il suo sistema che sopprime le competenze e promuove la fuga di persone all’estero, vede il concreto rischio di finire dalla parte dei grandi perdenti) e l’intero mondo occidentale diventerá, a tutti gli effetti, fortemente tecnocratico. Molto piú di quando non lo sia oggi.

Il mondo del futuro sará sempre piú “virtuale”. Molti business dovranno essere possibili a distanza, in un modo molto piú efficace e efficiente di quanto non sia possibile fare oggi. Nel futuro dovremo avere la possibilitá di entrare virtualmente in un negozio o in un reparto produttivo, interagire con le persone e con gli oggetti, pur non essendo fisicamente lí.

L’infrastruttura digitale diventerá un asset strategico nazionale, al pari di autostrade, ferrovie e installazioni militari. Il suo potenziamento e la sua manutenzione saranno di fondamentale importanza per l’economia del futuro.

Si creeranno tante nuove professioni, per lo piú ad elevata specializzazione. Molti lavori spariranno, per lo piú quelli a bassa scolarizzazione. Questo porterá a cambiamenti profondissimi nella societá: ci sará chi salirá e chi scenderá, come sempre.
Vincitori e vinti.

L’illusione del benessere per tutti e di un mondo piú equo

La generazione dei nostri genitori e quella dei nostri nonni hanno vissuto un periodo di boom economico e di profonda positivitá, durante il quale é stata creata molta nuova ricchezza che si é ben distribuita a livello sociale facendo nascere il ceto medio dei benestanti.
Innovazione tecnologica e crescita economica avrebbero creato, secondo certe visioni oniriche figlie degli anni del boom economico, un futuro di benessere e di uguaglianza in cui grazie all’automazione avremmo lavorato pochissime ore al giorno e tutti avrebbero goduto di una qualitá e di un tenore di vita elevatissimi.
Questa previsione era in realtá una pia illusione, come dimostrano i fatti. L’andamento dei partimoni delle Elìtes mondiali, cosí come quello dell’indice di Gini, mostrano chiaramente che tra gli anni ’50 e ’80 é stato toccato una sorta di “plateau” di uguaglianza sociale, che poi ha iniziato a dissolversi giá negli anni 90, tornando, ai giorni nostri, ad una situazione di disuguaglianza dei patrimoni simile a quella dei primi del ‘900. E sfortunatamente il trend é uno solo: quello in crescita.
Quella dell’uguaglianza e della ricchezza per tutti é stata una illusione, una parentesi durata pochi anni. Perché la tecnologia e la crescita economica, che dovevano essere i drivers di questo idilliaco futuro, stanno in realtá spingendo nella direzione opposta: un mondo di disuguaglianze crescenti.

Le classi sociali si modificheranno di conseguenza, e qui andremo incontro a cambiamenti rapidi e drastici. Piú che su classi sociali, il futuro sará basato su un sistema di caste, perché la mobilitá sociale diventerá sempre piú difficile in virtú dell’esplosione delle disuguaglianze.
Avremo una Elíte, la casta dei ricchi, detentrice di patrimoni immensi e che fonderá la sua ricchezza su speculazioni finanziarie e rendite patrimoniali; la casta media, costituita da quei professionisti in possesso delle skill e delle competenze stategiche descritte poc’anzi; e poi per ultima la casta dei “sussidiati”. Quest’ultima sará la piú numerosa e sará costituita da tutti coloro che non potranno piú lavorare perché sostituiti da macchine o da intelligenze artificiali (o semplicemente perché il settore in cui lavoravano non esisterá piú) e ai quali risulterá piú conveniente incassare un “reddito di esistenza” dallo Stato piuttosto che lavorare per pochissime lire.

Questo cambiamento verso caste profondamente diseguali favorirá tumulti sociali e la potenziale ascesa di formazioni estremiste e populiste. L’impoverimento generalizzato di una larga parte della popolazione, unito al dilagare delle teorie cospirazioniste e complottiste via social networking, innescheranno una rabbia sociale mai vista nella societá moderna. Possiamo aspettarci, nei prossimi due decenni, momenti di profonda crisi e decadenza delle democrazie occidentali, le quali dovranno necessariamente reagire con importanti cambiamenti per adeguarsi ai tempi.
Sará necessario istituire redditi di cittadinanza o comunque un reddito base per tutti su vasta scala, in modo da evitare che milioni di persone cadute in povertá assoluta organizzino massicce proteste con annesse escalation di violenza e criminalitá.
Assisteremo a profondi cambiamenti delle democrazie evolute e non necessariamente saranno tutti cambiamenti piacevoli. Una trasformazione che ci porterá verso delle “Tecnocrazie” basate su tecnologia evoluta e mondo digitale.
Ma non tutte le Nazioni sviluppate riusciranno ad affrontare con successo questa trasformazione.
Alcune delle ex potenze industriali del mondo non saranno all’altezza della situazione, non riusciranno a mettere in atto i cambiamenti necessari ed entreranno in una spirale irreversibile di impoverimento sociale e desertificazione economica. I Paesi del Sud Europa sono tra i candidati piú probabili a questo tipo di scenario.

La buona notizia é che il ceto medio sopravviverá. Non potrá essere altrimenti, poiché sará di fatto l’unica casta produttiva, il cui lavoro produrrá sia la ricchezza per le Elítes (che incasseranno i dividendi delle azioni e i proventi delle speculazioni); sia sussidi per la casta dei poveri (ottenuti dalle tasse pagate dalla casta media). Quindi una casta media sará sempre e comunque “necessaria”, e costituirá l’impalcatura fondamentale e forse piú importante della futura societá.
Se da un lato questa casta media godrá dei benefici del mondo digitale, del lavoro da remoto e della flessibilitá, dal’altro sará condannata a lavorare a ritmi proibitivi per far girare l’economia e soddisfare la fame di profitto delle Elítes, nonché a studiare per tutta la vita per adeguarsi ai continui cambiamenti tecnologici e sociali in atto, pena una rapida obsolescenza delle propie skill. Il lifelong learning non sará piú una filosofia di vita da adottare liberamente bensí qualcosa di necessario, e la linea di demarcazione tra lavoro e vita privata/familiare cadrá definitivamente: queste persone pagheranno il loro tenore di vita superiore con il lavoro continuo, senza confini e senza orari. I membri della casta media saranno inoltre soggetti a pesantissimi prelievi fiscali, per poter mantenere in essere tutto l’apparato di sussidi necessari a “tenere buona” la casta dei poveri.
Con le Elítes che avranno accesso a paradisi fiscali e ad efficaci meccanismi di elusione fiscale, sará la casta media, con i suoi redditi da lavoro, a dover fornire il grosso delle entrate fiscali per tenere in piedi il sistema.

La casta media del futuro sará molto diversa dalla classe media che abbiamo conosciuto fino ad oggi, perché il requisito fondamentale per farvi parte saranno le skill, le conoscenze e la specializzazione. Molti rappresentanti dell’odierna classe media cadranno senza possibilitá di appello nella futura casta dei “sussidiati” perché non avranno le skill necessarie a conservare il proprio livello di reddito nella societá del futuro. Questo é un trend che in realtá era giá iniziato negli scorsi anni, ma la pandemia Covid gli ha di fatto… messo il turbo.


Della casta dei poveri “sussidiati” faranno parte tutti coloro che oggi svolgono lavori che nel giro di uno o massimo due decenni saranno completamente robotizzati o digitalizzati: pensiamo ad esempio ai magazzinieri (saranno sostituiti da muletti automatici senza pilota), postini, fattorini e furgonisti (saranno sostituiti da droni), molti commessi di attivitá commerciali (definitivamente soppiantate dal commercio online e dalla compravendia virtuale) ma anche le stesse cassiere dei supermercati, che in futuro potrebero essere del tutto soppiantate dall’automatizzazione della grande distribuzione (piccoli supermarket senza cassieri in carne e ossa esistono giá). Questa ondata di automazione non solo fará una strage di lavori manuali, ma non risparmierá neppure i colletti bianchi: ci si puó aspettare che in futuro sistemi come SAP e ORACLE si evolvano al punto da non richiedere piú quasi nessun operatore in carne e ossa a gestirli, mentre software di gestione e pianificazione automatica con intelligenza artificiale potrebbero soppiantare molte figure manageriali.
Se tuttavia i possessori di una formazione manageriale potranno pensare di “salvarsi” investendo in nuove skill e in formazione, per chi non é scolarizzato e sa fare solo lavori manuali ci sará ben poca scelta. I meno qualificati potranno lavorare solo a condizione di costare meno di una macchina, e a quel punto diventerá piú conveniente non fare nulla e campare di sussidi.
Ma non tutto é perduto: alcune figure piú specializzate, anche se prettamente operative, si potrebbero salvare; ad esempio, si puó prospettare un futuro interessante per gli operai specializzati in meccatronica, automazione e robotica. Infermieri e operatori della sanitá e dell’assistenza agli anziani avranno lavoro assicurato ancora per alcuni decenni (anche se poi, una volta andati al creatore tutti i boomers, la prospettive potrebbero ridursi di molto anche per loro).


L’odierna classe media imprenditoriale e commerciale, quella che oggi possiede ristoranti, negozi, piccole attivitá, subirá un consistente taglio durante le ondate pandemiche Covid-19 e i relativi lockdown e chiusure generalizzate. Moltissime attivitá di ristorazione e commercio saranno costrette a chiudere e verranno acquisite a prezzo di saldo dalle grandi catene.
Si consolierá cosí, con una decisa accelerazione, quello che era un processo giá in atto ovvero la moría delle piccole attivitá imprenditoriali e la loro sostituzione con filiali di grandi catene internazionali. Il “negozietto” o il “ristorantino” a conduzione familare non esisteranno praticamente piú, e la classe media imprenditoriale oggi collegata a queste attivitá subitá un consistente ridimensionamento.
Nel settore Leisure sopravviveranno solo le piccole e medie realtá di gran lusso, quelle collegate alle Elíte, che grazie alla elevata marginalitá riusciranno ad affrontare meglio le ondate pandemiche e le chiusure.

La fine del Welfare per tutti

Anche il welfare come lo conosciamo oggi subirá inevitabili cambiamenti nei prossimi due decenni.
In Europa, ad oggi, si concentra piú della metá della spesa mondiale per welfare pubblico, a fronte di una popolazione che rappresenta solo il 7% degli abitanti totali del pianeta. Un autentico paradiso, che peró stanti le condizioni economiche attuali e il profilo demografico della popolazione… non potrá durare molto a lungo. È una semplice questione di conti.
Le principali economie europee stanno affrontando in questo momento spese monumentali per sostenere il proprio sistema sanitario ed elargire nel contempo aiuti a tutti i settori e ai lavoratori che si sono dovuti fermare. Una montagna di debito pubblico che non ha precedenti nell’ultimo secolo.
A crisi finita, si dovranno fare i conti e per forza di cose bisognerá rientrare del debito fatto. Per forza.

Sistemi sanitari pubblici universali e gratuiti come quello Italiano diventeranno un lusso che nessuna nazione potrá piú permettersi: Elítes e casta media avranno accesso alla sanitá privata, che diventerá la nuova spina dorsale del sistema sanitario in tutto il mondo occidentale. Per la casta dei sussidiati saranno disponibili cure sommarie ed essenziali all’interno di ospedali pubblici e di ambulatori popolari che saranno gestiti da associazioni di caritá e di volontariato, con posti limitati e liste di attesa di mesi o anni. L’accesso a cure evolute e immediate, soprattutto per le malattie piú gravi, diventerá una esclusiva delle Elítes e della casta media.
Se pensate che quest’ultimo sia uno scenario eccessivamente catastrofico e pessimista, sappiate che é esattamente ció che é successo in Grecia negli anni della violentissima austerity imposta dopo la crisi dei debiti sovrani del 2011. Quindi no, non é fantascienza distopica, ma triste realtá (e neppure troppo lontana da noi).

Le pensioni pubbliche subiranno una annessa, consistente sforbiciata. In Germania la Gesetzliche Rentenverscherung é stata negi anni giá fortemente ridimensionata e si va verso un sistema multipilastro simile a quello svizzero, in cui la pensione privata rappresenta il grosso del proprio portafoglio previdenziale.
La politica tedesca giá oggi sta lanciando un chiaro messaggio ai giovani adulti: fatevi una (o piú) pensioni integrative. Se conterete solo sulla pensione di stato state pur certi che finirete in Altersarmut (povertá in terza etá) e lo Stato non sgancerá un centesimo in piú.
Una affermazione forte, ma rispondente a veritá. Una affermazione che bisognerebbe avere il coraggio di fare anche in Italia.

Il futuro previdenziale (per chi potrá permetterselo) sará basato sulla capacitá personale di ciascuno di noi gestire le proprie finanze: il sistema che ci aspetta sará molto piú simile a quello statunitense, in cui ognuno deve sapersi organizzare e fare i suoi conti sul capitale da mettere da parte durante la propria vita lavorativa per poter andare in pensione (decidendo anche quando andare in pensione).

Insomma, il riassunto della situazione futura é, in breve, il seguente: non ci sará piú lo Stato a pensare a tutto. Lo Stato ci abbandonerá. Perché non si potrá piú permettere di farci da balia per tutto, non sará piú sostenibile. Tutto ciò che lo Stato si limiterà a fare in futuro sarà elargire un reddito di esistenza alla casta più povera. Fine della storia.
Per tutto il resto, ci si dovrà arrangiare; chi non sará in grado di farlo ( o non vorrá farlo) non potrà più contare su nessun aiuto al di fuori di una minima elemosina.

Conclusione

Se vogliamo bene a noi stessi e alle nostre famiglie, la nostra prioritá nei prossimi anni deve essere una sola: rimanere nella casta media e non precipitare in quella dei sussidiati.
Sará possibile solo con impegno e studio. Iniziando giá da ora.

Perché la lotta per non diventare poveri sará la vera guerra che ci vedrá tutti uno contro l’altro nei prossimi 10-20 anni.
E la concorrenza sará agguerrita e ben preparata…
Perché diventare povero non piace a nessuno.

Il boom Immobiliare in Germania: ecco cosa si puó comprare con 200K

I dati del portale immobilienscout24 aggiornati a Novembre 2020, sui quali si basa questo studio, danno idea di come gli immobili stiano diventando il bene rifugio primario in Germania.

Ecco, stando alle valutazioni immobiliari odierne, che cosa ci si puó comprare oggi in Germania con 200.000 Euro, ovvero la cifra che mediamente spende una famiglia in Lombardia per comprare un appartamento di nuova costruzione (duecentokappa, come direbbero nella mia terra d’origine).
Si tratta di valori medi ricavati dalle valutazioni sul territorio di varie cittá:

  • München: 21 metri quadri
  • Frankfurt a.M.: 28 metri quadri
  • Hamburg: 31 metri quadri
  • Stuttgart: 33 metri quadri
  • Berlin: 36 metri quadri
  • Köln: 38 metri quadri
  • Kiel: 55 metri quadri
  • Bremen: 57 metri quadri
  • Dresden: 57 metri quadri

È chiaro, da queste cifre, come possedere una casa di proprietá in una delle principali cittá tedesche sia (e sará) sempre piú un privilegio per pochissimi.

E infatti ancora una volta Die Welt titola Fine di un’Idea – Il sogno della proprietá diventa irraggiungibile per la classe media ma io nel mio piccolo resto covinto che i conti li faremo tra un paio di anni. Anche perché questi articoli sembrano scritti apposta per far correre la gente in banca ad accendere mutui… e ricordandomi la situazione italiana pre-crisi 2008, ho un certo deja vu.
Staremo a vedere.

BU-Versicherung, Haftpflichtversicherung e altre assicurazioni integrative in Germania

Nel precedente articolo sulle Krankenkasse ho parlato delle assicurazioni sanitarie, assolutamente obbligatorie e indispensabili se si vuole vivere in Germania.
In questo articolo voglio invece presentare alcune forme di assicurazione integrativa privata molto diffuse in nel Paese.

Haftpflichtversicherung

La Haftpflichtversicherung é una sorta di “RC Personale”. Il suo scopo é quello di coprire le sgradite conseguenze economiche che una piccola distrazione potrebbe crearvi.
Il classico esempio é la perdita delle chiavi di casa (Schlüs­sel­ver­lust) quando si vive in affitto, che non a caso é anche un parametro di benchmark usato per comparare le offerte di queste assicurazioni sui vari portali di confronto.
In Germania, in caso di perdita delle chiavi di casa, siete (giustamente) tenuti ad accollarvi per intero le spese di sostituzione di tutte le serrature coinvolte, non solo di quella della casa in cui vivete voi. Se, come talvolta accade, la chiave di casa é anche quella che apre il portone principale e il cancello, questa banale dimenticanza puó diventare un danno economico da svariate migliaia di Euro.
La Haftpflichtversicherung ha un costo contenuto (una copertura intermedia viene meno di 100 Euro all’anno) e puó potenzialmente evitarvi grossissimi casini. Consigliatissima!

Berufsunfähigkeitsversicherung

La Berufsunfähigkeitsversicherung, o BU-Versicherung, é una assicurazione contro l’inabilitá al lavoro, che va a corrispondere all’assicurato una rendita mensile in caso di sopravvenuta inabilitá lavorativa (Berufsunfähig = Inabile alla professione).
È necessario sapere che in Germania (come del resto anche in Italia…) il welfare pubblico ha il braccino molto corto nei confronti delle disabilitá, soprattutto quelle non totali. Le indennitá statali previste in questi casi sono delle “mancette” irrisorie, assolutamente insufficienti a vivere dignitosamente.
La pensione federale di invaliditá totale (Erwerbsminderungsrente o EM-Rente) viene corrisposta solo a chi é dichiarato inabile al lavoro (qualunque lavoro) per piú di tre ore al giorno. In questo caso viene corrisposta una pensione di circa 700 Euro al mese (dati aggiornati al 2015).
Per chi é invece puó lavorare piú di tre ore al giorno, ma meno di 6, viene corrisposta una pensione di invaliditá parziale, il cui importo é circa metá di quella di invaliditá totale.
Si tratta di cifre veramente basse, con cui non si copre neppure un affitto. Ecco perché una assicurazione contro l’inabilitá al lavoro é un’idea tutt’altro che balzana.
Il costo di questa assicurazione dipende da diversi parametri: lo stato di salute attuale dell’assicurato, la sua etá, e gli eventuali fattori di rischio tra cui ovviamente il tipo di lavoro svolto. Un impiegato d’ufficio avrá infatti in linea di principio un premio decisamente piú basso di quello di un muratore che lavora a grandi altezze o di un soldato della Bundeswehr. L’importo del premio puó essere poi modificato con alcuni parametri manovrabili per personalizzare la copertura: primo tra tutti l’ammontare della rendita mensile in caso di sopravvenuta disabilitá al lavoro, ma anche l’etá fino alla quale la copertura é valida (normalmente sarebbe buona cosa arrivare fino all’etá pensionabile di legge; ma si puó decidere di far terminare la copertura prima).
Un grande vantaggio della BU-Versicherung, rispetto alla EM-Rente, é quello che per avere accesso al pagamento della rendita pensionistica non é necessario diventare inabili a qualunque lavoro, bensí anche solo al lavoro per il quale é stata stipulata la polizza.
Per dare un’idea dei costi, una BU-Versicherung con i seguenti parametri:

  • Professionista di 35 anni, in salute, lavoro d’ufficio
  • Copertura fino a 67 anni
  • Rendita di 2.000 Euro al mese in caso di disabilitá

ha un costo quantificabile in circa 1.000 Euro all’anno.
La BU-Versicherung é teoricamente scaricabile nella dichiarazione dei redditi (Steuererklärung). Dico “teoricamente” in quanto esiste un massimale previsto di importo scaricabile per la voce “Versicherungen” pari a 1900 Euro, all’interno del quale confluiscono giá la Rentenversicherung e la Pfgeleversicherung statali. Siccome giá con uno stipendio medio si arriva facilmente a superare questa cifra, una BU Versicherung é de facto non deducibile…

Schwere Krankheiten (Dread Disease) Versicherung

La Schwerekrankheit Versicherung, detta anche Dread Disease Versicherung, é un tipo di assicurazione relativamente recente, di impronta statunitense. È infati proprio in USA che é nato questo tipo di assicurazione, che ora sta diventando molto popolare anche un Europa.
L’assicurazione Dread Disease funziona in questo modo: alla diagnosi di una grave malattia (alla quale faccia seguito la sopravvivenza dell’Assicurato per almeno 14 giorni), viene pagata in soluzione unica una prestazione economica.
Le malettie coperte sono molteplici (tumori maligni e benigni, infarto, sclerosi multipla, SLA, perdita di vista/udito, politraumi invalidanti, ecc…) e possono variare leggermente da compagnia a compagnia. Generalmente una Dread Disease Versicherung copre tra le 50 e 60 diverse malattie.
Anche qui il costo dell’assicurazione é determinato da una serie di parametri personali (etá, stato di salute, fattori di rischio, lavoro svolto, ecc…) nonché, ovviamente, dall’importo della prestazione in caso di malattia. È possibile scegliere qualunque cifra.
È inoltre possibile scegliere una assicurazione che copra, oltre che la malattia grave, anche la morte.
Per dare un’idea dei costi, una Dread Disease Versicherung con i seguenti parametri:

  • Professionista di 35 anni, in salute, lavoro d’ufficio
  • Copertura fino a 67 anni
  • Prestazione economica Vollleistung di 200.000 Euro in caso di diagnosi di malattia grave

ha un costo quantificabile in circa 1.400 Euro al’anno.

Questa assicurazione prevede generalmente due livelli di rimborso: il primo livello é la cosiddetta prestazione parziale (Teilleistung) che viene erogata nel caso in cui sopravvenga una malattia di media gravitá. Questa prestazione é pari a circa il 20% della prestazione integrale (Vollleistung) che invece viene erogata per tutte le malattie piú gravi.
È interessante notare che l’erogazione di una (o piú) Teilleistung non pregiudica l’eventuale erogazione integrale della Volleistung se, un domani, dovesse presentarsi una malattia ancora piú grave.
Quindi é teoricamente possibile ricevere piú rimborsi da questo tipo di assicurazione (anche se, ovviamente, la speranza é di non prenderli mai!).

Quale assicurazione scegliere?

La Haftpflichtversicherung é un must assoluto, in Germania ce l’ha praticamente chiunque, il costo é talmente accessibile che non ha nessun senso rischiare di trovarsi a pagare potenziali gravi danni di tasca propria per risparmiare 100 Euro all’anno.

La BU-Versicherung e la Dread Disease Versicherung sono invece assicurazioni di una certa importanza, dai costi decisamente piú impegnativi. Possono essere viste come due prodotti complementari, entrambi hanno punti di forza e debolezze.

La BU-Versicherung é legata ad aspetti squisitamente lavorativi: deve sussistere una inabilitá al lavoro, indipendentemente dalla gravitá della diagnosi.
Per chi fa un normale lavoro d’ufficio, molte malattie gravi potrebbero non comportare una inabilitá al lavoro e quindi non prevedere nessuna prestazione con una BU-Versicherung. Per contro, una caratteristica interessante della BU-Versicherung é quella di coprire anche malattie psichiche (come esaurimento nervoso o burnout), che invece non sono contemplate in una Dread Disease Versicherung.

La Dread Disease Versicherung invece é completamente scollegata dall’aspetto lavorativo, e questo puó essere un vantaggio o uno svantaggio. Il pagamento della prestazione dipende esclusivamente dalla diagnosi.
Vi é inoltre il vantaggio di poter ottenere il pagamento di una prestazione anche in caso di malattie di gravitá intermedia : si distingue quindi tra Volleistung per malattie gravi e Teilleistung per malattie meno gravi.

Opinione squisitamente personale: la Dread Disease é la mia assicurazione preferita, quella che mi dá piú tranquillitá.
La Dread Disease nasce negli USA proprio perché le caratteristiche del sistema sanitario americano fanno sí che, nel malaugurato caso di una grave malattia, avere un importante volume di soldi da investire nelle cure é l’unica cosa che puó fare davvero la differenza.
Beh, duole ammetterlo, ma anche gli odierni sistemi sanitari Europei viaggiano ormai a gonfie vele nella stessa direzione.
Anche un sistema sanitario come quello Italiano, ammirato in tutto il mondo come uno dei migliori sistemi “pubblici” esistenti, richiede sfortunatamente un certo investimento di denaro per accedere alle migliori cure quando ci si ammala gravemente. È una lezione che ho imparato stando vicino a mia madre durante i suoi quattro anni di battaglia contro il linfoma. Se vuoi che il primario ti riceva subito, se vuoi che a seguirti sia il professore più quotato, se vuoi che il tuo caso venga preso in carico immediatamente, se vuoi gli esami diagnostici fatti con urgenza, se la TAC la vuoi fare subito e non tra quattro mesi, se non vuoi essere trattato come un numero… devi mettere pesantemente mano al portafoglio e pagare. Pagare, pagare, pagare. Solo cosí incrementi davvero le tue possibilitá di sopravvivenza.
Piaccia o no, le cose stanno cosí. Piú o meno in tutto il mondo.
In questo, la Dread Disease Versicherung, mettendoti subito a disposizione una importante somma di denaro per curarti e/o per coprire una temporanea inabilitá al lavoro, é a mio avviso il miglior aiuto possibile.

Personalmente ritengo che il top per stare tranquilli sia una combinazione Dread Disease Versicherung + BU-Versicherung. Si tratta di impegni economici importanti, ma a mio avviso, dovendo in futuro contare su molto meno welfare di quello che c’è oggi (questa é una certezza con cui la nostra generazione dovrá scontrarsi, di qui a non molto) investire in questi prodotti é assolutamente necessario. Soprattutto se si ha famiglia.

In Germania moltissimi hanno una BU-Versicherung, soprattuttto gli autonomi. La Dread Disease é meno diffusa, ma sta lentamente prendendo piede.
Queste sono assicurazioni che, se pianificate una vita in Germania e se le vostre finanze vi permettono di avervi accesso, consiglio assolutamente di fare. Almeno una delle due.

I portali internet per il confronto

Tra i principali portali internet per confrontare diverse polizze (Vergleichsportal) ci sono CHECK24 e VERIVOX.

Il vantaggio di rivolgersi ad un intermediario

La lingua tedesca e le complicate clausole di un contratto assicurativo tuttavia richiedono molta prudenza e molta attenzione. Un contratto per una assicurazione importante come una BU-Versicherung o una Dread Disease Versicherung deve essere analizzato a fondo prima di firmare!
Un intermediario competente puó essere di grande aiuto in questo, soprattutto per noi non madrelingua. Vi potrá illustrare diverse polizze e farvi vedere le piccole “fregature” che vi sono in alcune di queste, guidandovi verso la piú sicura e conveniente. Spenderete qualcosa in piú ma avrete la certezza di firmare qualcosa di valido. Io mi sono trovato benissimo con Alexander Bobrowski. Il suo ufficio é a Lipsia, ma offre consulenze online sul suo portale (giá da prima della pandemia) e il suo tedesco é molto chiaro e comprensibile, non avrete problemi a seguirlo.

Autovelox, multe e patente a punti in Germania – Alcune cose (importanti) da sapere

La Germania é famosa per le sue autostrade senza limiti di velocitá, ma non altrettanto famosa é la severitá e l’inflessibilitá (talvolta davvero subdola) con cui sono tenute sotto controllo le strade normali e, in generale, la disciplina degli automobilisti, soprattutto nei centri abitati.

Autovelox fissi e mobili sono la norma sulle strade tedesche, e non rispettare i limiti puó avere conseguenze poco piacevoli. Tanto piú che questi dispositivi sono piazzati strategicamente proprio per “beccarvi” senza alcuna pietá, e i ricorsi sono nelle maggior parte inutili.

Rispetto agli autovelox in Italia, vi sono difatti alcune differenze molto importanti da tenere in considerazione, sia che siate in Germania di passaggio sia che vi siate trasferiti qui.

1) Gli autovelox sono sempre attivi

Un Poliscan, sofisticato autovelox fisso molto diffuso in Germania

Gli autovelox (in tedesco detti “Blitzer“) in Germania sono odiati quanto in Italia se non forse anche di piú.

Il più famoso tra le postazioni fisse è il Poliscan, una torretta cilindrica con vari rilevatori che “spara” flash rossi senza alcuna pietá. Questo e molti altri dispositivi popolano le Bundesstraße germaniche e, a differenza dell’Italia, non si tratta di gusci vuoti, di dissuasori finti o di postazioni abbandonate, come spesso accade sulle strade del Bel Paese.

In Germania queste postazioni sono sempre attive. Sempre.

Il “flash” rosso brillante é il segnale inequivocabile che siete stati beccati. A quel punto, aspettatevi sgradite novitá nella cassetta della posta entro qualche settimana.

Se avete targa Italiana, puó essere che la multa non vi arrivi. Ma dipende dall’entitá. Se volete saperne di piú sulle multe, qui c’é un articolo sulle multe per eccesso di velocitá in Germania.

2) In Germania non esiste avvertimento per i rilevatori di velocitá

Ahh cari vecchi tempi della Milano-Meda… quando evitare i velox era facile

Noi Italiani siamo dei fantastici azzeccagerbugli (per non dire paraculi) e troviamo sempre il modo di farla franca, anche in sede legale. A partire dal 2014 a seguito di una sentenza della Cassazione tutti gli autovelox fissi e mobili devono essere segnalati “ad una distanza tale da garantire il tempestivo avvistamento della postazione, anche tenendo conto della velocità locale predominante”.
Il classico cartello “Controllo elettronico delle velocitá” che tutti ben conosciamo.

Un simile provvidimento in Germania verrebbe visto probabilmente come uno scherzo, o una presa in giro. Si dá il fatto che una postazione di controllo mobile o un Poliscan fisso in Germania non hanno alcun tipo di cartellonistica di avvertimento.
Il rilevatore é lí, generalmente ben piazzato e ben nascosto.

3) In Germania talvolta non ci sono neppure i cartelli con il limite di velocitá!

Il cartello giallo indica un centro abitato e – automaticamente – il limite diventa 50 !!!

Se avete a che fare con le strade tedesche da un po’, ormai li conoscete: sono i cartelli gialli che indicano l’ingresso in un centro abitato. Si chiamano Ortstafel.
Ecco, dovete badare bene che la presenza di un Ortstafel implica automaticamente l’abbassamento del limite di velocitá a 50 km/h.
Anche se il cartello dei 50 non c’é.

E il piú delle volte, in fatti, non c’é.

Non é un caso se una delle location preferite in cui i comuni piazzano i Poliscan sono strade a grande scorrimento, con limite a 70 o 80 prima dell’ingresso nella cittá. Il Poliscan é generalmente piazzato 150-200 metri dopo il cartello giallo che indica il centro abitato.
Se inoltre quelli del comune sono sgamati, piazzeranno strategicamente anche un bel cartello “70” 500 metri prima del cartello giallo dell’abitato (lo fanno, oh sí se lo fanno).
Insomma, una perfetta trappola per forestieri.
In Germania ci sono tantissime postazioni di rilevamento della velocitá strategicamente piazzate sfruttando questo escamotáge, per cui, soprattutto se non conoscete la strada, state attentissimi ai cartelli gialli che indicano l’inizio di un centro abitato e rallentate sempre, anche se il cartello dei 50 non c’é.

Io mi sono beccato giá due “flashate” con questa tecnica… di cui una con sospensione della patente. E io sono uno che sta abbastanza attento!

Sí, questa tecnica assomiglia molto ad una vigliaccata per fare cassa…. e in effetti probabilmente lo é. Ma resistete alla tentazione di opporvi con un ricorso: perderete.
La mentalitá tedesca sul rispetto delle regole é inflessibile e non ammette eccezioni. Nei Tedeschi non troverete (quasi) mai la flessibilitá e l’indulgenza che contraddistingue noi Italiani.
E forse é anche giusto cosí, sotto certi aspetti.
Altrimenti la Germania non sarebbe… la Germania.

Come difendersi dagli autovelox

Visto che ottenere vittoria in sede di ricorso attaccandosi a cavilli e ingarbugliamenti burocatici é assai meno agevole che in Italia, l’unica vera difesa é.. rispettare i limiti. E informarsi.

La carta degli autovelox fissi di Blitzer.de é un ottimo strumento per pianificare il proprio viaggio e informarsi prima.
Attenzione: usare apposite App sul proprio smartphone o altri strumenti di avvertimento della presenza di Autovelox mentre si é alla guida, é illegale in Germania (75 Euro di multa e 1 punto di penalitá).
Tuttavia informarsi prima di partire, oppure lasciare che il passeggero controlli sul proprio smartphone la presenza di eventuali autovelox é perfettamente legale.
Strano, ma vero!

La patente a punti in Germania

Se vivete in Germania, la patente a punti funziona in modo molto diverso dall’Italia.
Una patente linda e immacolata parte da ZERO punti. Se commettete delle infrazioni, possono esservi comminati dei punti di penalitá.
Infrazioni lievi non comportano nessun punto di penalitá: i punti sono assegnati solo per le infrazioni piú gravi. A seconda dell’infrazione commessa, possono essere comminati fino ad un massimo di tre punti per singola infrazione.
Ad esempio:

  • Superare il limite di velocitá da 21 a 30 km/h in cittá (fino a 40 km/h fuori cittá) comporta UN punto di penalitá
  • Superare il limite di velocitá oltre 31 km/h in cittá (oltre 41 km/h fuori cittá) comporta DUE punti di penalitá
  • Partecipare ad Autorennen (gare) su pubblica strada comporta TRE punti di penalitá. Attenzione: vale anche se semplicemente vi “ingarellate” con qualcuno in autostrada!

Ma ci sono anche molte altre infrazioni che possono costare punti di penalitá. Il sorpasso azzardato, il non rispetto della distanza di sicurezza, manovre perisolose nei confronti dei ciclisti, passare col rosso in cittá, ecc… (se vi interessa l’elenco completo, che é abbastanza corposo, lo trovate su Bußgeldkatalog).

Sulla patente si possono accumulare un massimo di OTTO punti di penalitá, dopo di che viene revocata.

I punti di penalitá in Germania vengono chiamati “Punkte in Flensburg” (punti a Flensburg) dal nome della cittá in cui si trova il registro della motorizzazione in cui sono annotate tutte le infrazioni e il saldo punti di dutti i conducenti aventi residenza sul suolo tedesco.

A secondo del proprio saldo punti, vi sono diverse conseguenze:

  • Da 0 a 3 punti: nessun provvedimento
  • Da 4 a 5 punti: ammonimento scritto (“cartellino giallo”) con sanzione in denaro; possibilitá di partecipare ad un corso di recupero (in questo caso viene cancellato un punto)
  • Da 6 a 7 punti: ultimo richiamo (“cartellino rosso”) scritto con sanzione (pesante) in denaro; possibilitá di partecipare ad un corso di recupero (in questo caso viene cancellato un punto)
  • 8 punti: revoca della patente

Una nota interessante é che le infrazioni cosiddette “lievi” sono considerate come sanzioni amministrative, mentre invece tutte le infrazioni “gravi” che comportano l’assengazione di punti di penalitá (anche uno solo) sono considerate reati quindi verrete sottoposti a processo.
Non vi servirá un avvocato (a meno che vogliate fare ricorso) ma dovrete comunque dichiararvi colpevoli e pagare, oltre che la multa, il costo del processo.
Normalmente insieme alla multa vi viene inviato un link con user e password al quale potrete fare login e accedere all’aula “virtuale” di tribunale dove potrete ammettere la colpa (e fare eventuali dichiarazioni), avere in tempo reale la sentenza emessa automaticamente, dopo di che riceverete l’IBAN per pagare la multa (piú le spese processuali, generalmente pochi Euro visto che tutto é fatto online).

Tranquilli, non é nulla di grave e non vi sporcherá la fedina. Io sono giá stato “processato” due volte…