
La scorsa settimana in ufficio sono stato avvicinato da due miei colleghi che avevano intenzione di organizzare le loro vacanze estive in Italia con le rispettive compagne. Avevano tuttavia dei dubbi circa le regole anticontagio in vigore nel Paese (come dargli torto, capire le regole in Italia é sempre un ginepraio) e hanno chiesto chiarimenti a me. In particolare, volevano sapere se é vero che in Italia la mascherina va indossata sempre e ovunque, anche all’aperto, e soprattutto capire se davvero due coppie non conviventi non possono viaggiare sulla stessa automobile.
Soprattutto la seconda prescrizione mi pareva una autentica assurditá, tuttavia, non avendo una risposta pronta al momento, mi sono riservato di informarmi e verificare, per poi riportare quanto avessi scoperto.
Una rapida ricerca un internet ha confermato quanto detto dai miei colleghi: l’obbligo di mascherina vige ovunque anche all’aperto (anche in “zona bianca”) e per il trasporto su autoveicolo privato esiste effettivamente una limitazione a massimo due persone non conviventi piú un conducente, con obbligo di mascherina per tutti gli occupanti, e il posto lato conducente che deve rimanere tassativamente libero. Ergo: due coppie non convienti che volessero passare le vacanze insieme in Italia, dovrebbero usare due automobili, oppure noleggiare un pulmino 7 posti. Delirante!
Stupefatto da una simile assurda prescrizione, ho preso tempo e ho aspettato la sera per chiamare mio padre e chiedere chiarimenti pratici “sul campo”. Magari avevo letto male oppure c’era qualche eccezione che non avevo trovato.
Mio padre ha invece confermato quanto avavo giá subdorato:
“Sí la mascherina dovresti portarla dappertutto.. ma se sei in giro all’aperto da solo, oppure solo tu e un tuo convivente, senza nessuno intorno, puoi toglierla, metterla sotto il mento oppure scoprire solo in naso, e non ti dice niente nessuno, vai tranquillo… anzi, ormai da quando ci sono 35 gradi qui la mascherina ce l’hanno tutti sotto il mento…“
Riguardo l’obbligo dei “non conviventi” in auto:
“Sí, ci sarebbe questa regola, ma guarda che non la segue nessuno, se ne fregano tutti, la polizia non ti ferma mai e se ti ferma non ti dice niente, puoi andare tranquillo, non ti preoccupare… “.
Al che ho capito. Come sempre, si sono fatte le cose all’italiana – con il consueto approccio legislativo paraculista:
Punto 1: Si introduce una legge estremamente restrittiva e severa
Punto 2: Essendo la legge effettivamente troppo restrittiva e severa (nonché di discutibile utilitá/beneficio) si chiude un occhio (anzi due) circa la sua applicazione, e si lascia correre con diffusa indulgenza e tolleranza in un atteggiamento di lassismo generalizzato e universale, con le forze preposte a garantire il rispetto della regola che concedono di fatto il “non rispetto” della medesima, purché lo si faccia con discrezione e senza eccessi
Punto 3: La legge o regola in questione viene applicata alla lettera solo all’occorrenza, generalmente quando “capita qualcosa” e possono esserci in ballo denunce. In quel caso l’applicazione alla lettera della norma assicura ai “denunciabili” una piú o meno solida protezione legale (la regola c’era, non é colpa mia).
Questo é l’appproccio legislativo paraculista che si puó trovare in moltissime norme Italiane. Leggi fatte non per essere realmente applicate, non per proteggere le persone, non per promuovere sicurezza o prevenire inconvenienti, ma solo per permettere agevoli rimpalli di responsabilitá qualora capiti il “fattaccio”.
Lo capisce bene che abbia letto almeno una volta nella vita lo Statuto dei Lavoratori alla voce “licenziamento con preavviso” e “licenziamento senza preavviso“. Se si applicasse la legge pari pari come é scritta lí dentro, l’80% della popolazione operaia e impiegatizia Italiana dovrebbe essere a casa domani licenziata in tronco.
Invece si chiude un occhio, si tollera, si lascia correre. E la legge non si applica. Mai o quasi mai, salvo fatto quei casi in cui bisogna parare il culo a qualcuno.
Cosí come lo puó capire bene chi nella sua vita abbia mai fatto un “Corso Preposti”.
Io ne ho fatti diversi. Lí si toccano gli acumi massimi dell’approccio paraculista Italiano.
Su questo tema mi permetto di aprire una breve parentesi aneddotica che ha del tragicomico.
Ricordo un punto davvero divertente del mio primo corso preposti, nel lontano 2008, durante il quale il docente disse testuali parole “di fronte a fiamme libere, principi di incendio, scintille dovute a cortocircuiti elettrici, si fa presente di non usare liquidi o oggetti infiammabili per cercare di soffocare le fiamme…” al che giustamente uno dei capireparto presenti al corso chiese al docente se stesse dicendo davvero sul serio e se pensasse di avere a che fare con dei minorati mentali.
La risposta fu lapidaria “capisco le sue perplessitá, ma vede, io sono tenuto a dirvelo per legge, perché se la prossima settimana uno di voi cercasse di spegnere un incendio con una secchiata di benzina la vostra Azienda puó rivalersi su di me, perché io non vi ho detto che non va fatto“.
Paraculismo at its finest.
E se la cosa magari puó anche far ridere (ogni volta che ci ripenso, effettivamente, mi strappa un sincero sorriso) ci sarebbe in realtá da mettersi a PIANGERE.
Per la cronaca, anche in Germania ho fatto dei corsi sicurezza (sono qualificato come Elektrofachkraft) e la differenza é non solo chiaramente percepibile ma anche sconfortante. Si percepisce l’enorme distanza culturale tra un Paese votato alla sostanza e alla concretezza e uno votato alla forma e al paraculismo: in Germania si fa prevenzione e formazione seriamente, in modo intransigente, con l’obiettivo di evitare gli incidenti sul lavoro ed educare le persone ad una cultura della sicurezza. Il corso sicurezza é impegnativo e l’esame alla fine del corso é difficile. Se non passi l’esame, certe attivitá ti sono inibite (ad esempio, aprire un quadro elettrico) e tutti rispettano le prescrizioni alla lettera!
Il corso sicurezza qui é un vero strumento di formazione e prevenzione, non una formalitá per “stare dalla parte del giusto” e poter applicare la fine arte del rimpallo di responsabilitá.
Chiusa ora la parentesi “Sicureza sul lavoro” torniamo al tema originario del post.
Ecco quindi che circa il Coronavirus ci troviamo di fronte, per l’ennesima volta, a regole dettate dal piú previdente paraculismo: severissime, restrittive e limitanti come poche altre al mondo; in tutti i Paesi “vacanzieri” concorrenti dell”Italia l’obbligo generale/totale di mascherina è ormai decaduto cosí come non si è provveduto a imporre limitazioni assurde circa gli occupanti di un autoveicolo.
Ma la cosa che fa ridere è che poi, alla fine della fiera, ognuno fa quello che vuole e finisce come sempre a tarallucci e vino.
Ora, tutto questo puó andar anche bene, fintanto che riguarda solo l’Italia, e i panni sporchi, si sa, si lavano in casa propria. Ma essendo ora iniziata la corsa a contendersi i turisti internazionali in questa seconda estate-covid, l’italico approccio paraculistico rischia di trasformarsi in un tremendo autogol.
Mi viene infatti difficile, anzi, molto difficile, spiegare ai miei colleghi tedeschi che le regole effettivamente ci sono, ma possono tranquillamente ignorarle purché lo facciano con discrezione, garbo, creanza e senza esagerare. Un tedesco non concepisce un atteggiamento del genere. Cosí come non lo concepisce un austriaco, un olandese, uno svizzero, un belga o un danese. Per loro se una regola c’é, va rispettata.
E la rispettano.
Per quanto severa, restrittiva, esagerata, stupida possa essere. La rispettano, ed esprimono il loro disappunto/dissenso in altre sedi.
Non si sentono legittimati a non rispettarla perché “non sono d’accordo” o “la ritengono inutile” o magari perché pensano “tanto io sono piú sveglio” oppure “tanto a me non succede“.
La rispettano, punto.
Quindi quando ho provato a spiegare loro come stavano le cose, alla fine hanno deciso che andranno in Spagna. Perché visto che sono in due coppie, gli pare assurdo dover usare due automobili (come dargli torto!).
Senza contare poi che la moglie di uno dei due colleghi era molto contrariata all’idea di portare la mascherina all’aperto con 35 gradi (come darle torto!).
Vabbé. Come si suol dire… chi é causa del suo mal, pianga sé stesso.
Qui paraculo ferit, paraculo perit (licenza poetica)