Germania sí, Germania no. Orientarsi e informarsi nella rete degli esaltati e dei detrattori.

Articolone di fine anno tra il filosofico e il polemico

Sulla Germania da sempre si discute moltissimo, soprattutto in questi ultimi anni contrassegnati da una fortissima emigrazione dall’Italia e dal successo di alcuni vloggers e bloggers che parlano di questo Paese.

Si distinguono, in questo frangente, due grandi schieramenti contrapposti.

I Germania-Esaltati

Sono quelli per cui la Germania é il top assoluto, un paradiso in terra con qualitá della vita a livello ultraterreno, stipendi da supermanager anche per chi é impiegato come operaio in fabbrica, cittá lastricate di puro benessere con servizi perfetti e zero criminalitá, Aziende pronte ad accoglierti col tappeto rosso offrendo trattamenti economici sconosciuti in Italia.
Si tratta anche generalmente di persone che disprezzano l’Italia in modo massivo, e impegnano tutte le loro energie quando si tratta di rimarcare tutto ció che in Italia va male e tutto ció che in Germania va bene.
E ovviamente, dicono a tutti “andate in Germania”.

I Germania-Detractors

Sono quelli che ti dicono che la Germania é finita, che é diventata uno schifo, che va tutto male. Generalmente é gente che vive in Germania da anni, magari anche da molti anni, e che utilizza tale “anzianitá” come rafforzativo della validitá delle proprie opinioni (lascia che ti dica io come stanno le cose, che io in Germania ci vivo da trent’anni) e che della Germania racconta dei prezzi delle case fuori controllo, del’immigrazione incontrollata, del degrado rampante nelle cittá, dei minijob, del Kurzarbeit, della sottoccupazione, del ridimensionamento dell’industria, dei licenziamenti nelle fabbriche, delle periferie degradate delle Mietkaserne, e cosí via.
E ovviamente, dicono a tutti “non venite in Germania”.

Proviamo a tornare sulla terra

Houston, abbiamo un problema! Immaginiamo di essere a bordo di una capsula Apollo (anzi Orion, per stare al passo coi tempi) e ci troviamo bloccati a cavallo tra due orbite: quella degli esaltati e quella dei detrattori. Muoversi tra le due orbite é molto facile, basta qualche spintarella dei razzi di controllo di assetto e possiamo vedere contenuti sia da un lato che dall’altro. Quello che é difficile é iniziare il rientro nell’atmosfera e la discesa sul pianeta Terra.

Perché finché rimaniamo nelle due orbite, vediamo il pianeta da molto in alto e possiamo farci la nostra idea di come sono le cose lá sotto… ma l’unico modo per capire davvero é avere la voglia e l’intraprendenza di approfondire piú da vicino.
E approfondire in modo dettagliato é molto piú impegnativo! È necessario avvicinarsi, rientrare nell’atmosfera e scendere sulla Terra. E per rientrare nell’atmosfera sono necessari calcoli complicatissimi e precisione millimetrica, pena finire arrostiti oppure essere imbalzati nel gelo del cosmo.

Questa metafora nerd-aerospaziale é per spiegare come tutto questo purtroppo abbia a che fare con i meccanismi perversi alla base di Internet. I contenuti, per massimizzare la generazione di click, devono essere estremi, sensazionalistici, portatori di notizie pesanti e che fanno colpo.
Veloci da consultare, impattanti e non troppo approfonditi. Perché il loro scopo non è fare vera informazione bensì soltanto quello di generare click e di innescare discussioni-vespaio nei commenti, che attraggono a loro volta altre visualizzazioni e altri click…
Contenuti obiettivi, ricchi in informazioni, ragionati e dettagliati, sono purtroppo svantaggiati dalla “selezione naturale” operata dagli algoritmi di Internet.

Io stesso, sul mio blog, propongo contenuti “vecchia maniera”, ovvero testi descrittivi e tecnici. Giá alcune volte mi é stato criticato questo approccio (sono stato contattato da sedicenti “esperti di comunicazione” che proponevano, ovviamente a pagamento, servizi di “revisione” dei miei contenuti per renderli piú adatti ai tempi e piú acchiappaclick).
Oggi infatti l’internet mainstream vuole contenuti brevi, di impatto, meglio se organizzati in bullet points oppure meglio ancora: niente testo, fare un bel video. Perché la soglia media di attenzione nell’era dell’internet moderno é di pochi minuti quindi (sempre secondo gli esperti) non ha senso preparare “muri di testo” perché oggi ormai non li legge piú nessuno.

Non dubito della buona fede degli “esperti” tuttavia la mia risposta che viene dal cuore é: benissimo, se non sei disposto a prenderti del tempo per leggere, studiare, preparati e imparare, allora i contenuti degli esaltati/detrattori mainstream sono perfetti per te.
Perché riflettono quella che é la tua voglia di approfondire e di imparare veramente: zero.
I miei contenuti sono di un altro livello, quindi non fanno per te. I miei contenuti sono approfonditi e richiedono attenzione, riflessione e magari anche una rilettura. Quindi a chi è pigro suggerisco di lasciar perdere.

Trasferirsi all’estero é una decisione che cambia la vita e non la si puó prendere a cuor leggero. I miei post sono volti a fornire elementi utili a chi vuole prendere una decisione circa un trasferimento in Germania offrendo informazioni prima di tutto utili, ma anche mirate, approfondite e il piú possibile imparziali.
Dico “il piú possibile” perché tutti quanti abbiamo dei bias e nessuno é perfetto: anche io certe volte, quando scrivo, mi rendo conto che devo rielaborare e riformulare alcune mie frasi perché ci metto troppo del mio personale, col rischio di mandare al lettore un messaggio parziale. Mentre invece, quando scrivo articoli informativi su come funzionano le cose qui, questo non andrebbe fatto.
Ma vi assicuro che, nel limite del possibile, questo é uno sforzo che faccio sempre.

Il fatto é che ogni storia di emigrazione é una storia a sé stante, é una delle piú grandi sfide che si possono affrontare nella vita, ed é qualcosa di strettamente personale. Ci sono storie di emigrazione di grande successo e di realizzazione cosí come ci sono storie di emigrazione di grande sofferenza costellate di cocenti delusioni.

Gli esaltati cercheranno di convincervi che se verrete qui sará sicuramente un successo, mentre i detrattori faranno di tutto per instillarvi nella testa di non venire qui perché la vostra esperienza sará sicuramente una schifezza.
Il piú delle volte dietro a queste prese di posizione nette e drastiche c’é solo brama di click e di visualizzazioni, senza contare una certa voglia di dare nutrimento ai propri confirmation bias. Magari perché loro si sono trasferiti qui a loro volta e a loro é andata bene (o male), quindi vogliono convincervi che andrá bene (o male) anche a voi. Per farlo faranno un accurato cherry picking, stando attenti a dare risalto solo a quelle notizie e informazioni che sostengono le loro opinioni.

Insomma, bisogna fare molta molta attenzione a chi si dá ascolto circa il tema “Germania”.
E non fatevi impressionare da quelli che si mettono su un piedistallo forti del fatto che “io in Germania ci vivo da trent’anni” perché non conta un fico secco da quanto tempo sei qui, conta quanto hai imparato. Un tronco non diventa un coccodrillo solo perché sta trent’anni in acqua.
Uno puó stare in Germania anche 50 anni e imparare poco o nulla, della Germania. Ho conosciuto gente che é qui da 30 anni e ha ancora un tedesco da terza elementare senza azzeccare mezza declinazione, tiene ancora il cellulare in Italiano, a casa guarda solo la TV Italiana, e per qualunque evenienza burocratica si rivolge ancora ai patronati che parlano Italiano.
Io sono qui da 5 anni e mi sono sempre sbrigato tutta la burcrazia da solo, tengo seminari tecnici in tedesco, gestisco clienti e fornitori in tedesco, e sempre in tedesco eseguo operazioni finanziarie appoggiadomi a Finanzberater indipendenti; e da poco ho anche iniziato a investire in immobili nella Metropolregion Rhein-Neckar. E nonostante ció, ho sempre ancora l’impressione di stare solo iniziando a scoprire questo Paese, e nel tempo libero cerco poco alla volta di imparare di più della sua storia e letteratura.
Perché da quando sono arrivato qui non ho mai spesso di studiare e di imparare tutto il possibile sulla Germania. Nel bene e nel male.

La verità alla fine è una sola, e cioè che se verrete qui, la vostra storia la costruirete voi. Cercate quindi di non farvi influenzare da messaggi eccessivamente antisonanti e impetuosi, e concentratevi su voi stessi.
Se deciderete di avventurarvi in Germania per una nuova esperienza di vita, sará una storia solo e soltanto vostra, unica e irripetibile.
Nessuno puó dire se andrá bene o andrá male, ma credetemi, voi potete fare molto per influenzare il risultato. Informandovi e preparandovi.

Internet é una autentica miniera d’oro per chi vuole informarsi e prepararsi, ma ha purtropo un grande difetto: é ottimizzato per chi ha bassissimi livelli di attenzione e per la promozione di contenuti estremi e antisonanti. Serve quindi uno sforzo extra per trovare informazioni di qualitá, possibilmente anche conoscenza della lingua tedesca per estrarre notizie e informazioni il piú precise possibili.

Per chi fosse capitato in questo Thread proprio a seguito di una ricerca sul tema Germania e volesse approfondire, consiglio di fare un salto sulle mie pagine Vita in Germania e Trasferirsi all’estero per consultare lo storico dei miei articoli, preselezionati per argomento.

Idealmente, se mi venisse chiesta una ipotetica checklist delle informazioni da cercare e da analizzare, direi che per prima cosa andrebbe capito se la Germania puó fare per voi, se vivere qui vi potrebbe piacere oppure no. Ne ho parlato in un articolo di qualche tempo fa, in cui ho affrontato alcune delle domande da porsi per capire se siete tipi da Germania.
La Germania, poi, é molto grande, e le differenze regionali sono marcate, esattamente come in Italia. Se avete giá chiara la regione in cui volete trasferirvi, vi consiglio caldamente di concentrare i vostri sforzi sulla ricerca di informazioni attinenti alle regione che vi interessa. A cambiare infatti non é solo la gente, le tradizioni, gli usi e i costumi, ma anche la lingua (con cambi di inflessione molto pesanti e importanti differenze di vocabolario), i passatempi nel tempo libero, gli hobby, l’orientamento politco e l’atteggiamento verso i forestieri.
Vi é poi il discorso lavorativo: é importate cercare di capire quanto potete guadagnare realmente e quale riferimento stabilire per le negoziazioni. Sugli stipendi in Germania (e su come informarsi) ho scritto un articolo tempo fa che é ancora oggi attuale; ma in molti casi é adirittura possibie mettere le mani su cifre concrete come nel caso del contratto dei metalmeccanici IG Metall di cui ho parlato in un articolo apposito.
Sempre rimanendo in tema lavorativo, vi sono molte differenze di mentalità e di metodo tra l’Italia e la Germania, il modo in cui si lavora qui è sostanzialmente diverso rispetto all’Italia e la stessa vita di tutti i giorni in ufficio è “abbastanza” diversa. Ne ho parlato anni fa in un articolo: 10 abitudini lavorative che probabilmente dovrai abbandonare se ti trasferisci in Germania. Queste diversità potrebbero rendervi la vita in Germania molto gradita (o molto meno) rispetto all’Italia.
Molto importante e strettamente collegato al tema lavoro è l’aspetto assicurazioni e previdenza sociale: in Germania vi sono assicurazioni sanitarie pubbliche e private con vantaggi e svantaggi, le pensioni (statali) sono molto basse e organizzarsi il proprio retirement con strumenti integrativi è un must assoluto, senza contare altri tipi di assicurazioni che è assolutamente opportuno stipulare se vi trasferite qui.
Dovete inoltre mettere in conto uno Stato abbastanza esigente in termini di rispetto delle regole e una mentalità in generale molto “quadrata” di fronte ad errori anche piccoli. Leggerezze e “ragazzate” fatte nella vita o sul lavoro in Italia vengono quasi sempre perdonate e si chiude un occhio (anche due) mentre in Germania si verrà sempre puniti secondo le regole, senza eccezioni. Questo talvolta può portare a subire conseguenze molto gravi per errori anche piccoli ed è una cosa da tenere bene a mente perchè rappresenta una grossa differenza con l’Italia: in Germania sul rispetto delle regole non si scherza. Ne ho parlato in un articolo di qualche tempo fa.
Non voglio poi stressarvi sulla questione abitare, trovare casa o comprare casa, probabilmente saprete già che in Germania è decisamente più difficile che in Italia. Se vi interessa l’argomento consultate i vari articoli disponibili elencati sulla pagina Vita in Germania.
Anche l’argomento costo della vita è molto complesso. Ho provato ad affrontarlo qualche anno fa in un confronto tra Monza e Darmstadt, che tuttavia risulta abbastanza datato visto che riguarda il 2018, quando Covid-19 e inflazione ancora non erano arrivati. In linea di principio, posso dire che venendo dalla Lombardia, non ho notato grossi stravolgimenti nelle mie spese ordniarie e straordinarie e nel mio carrello della spesa. Ma siccome l’argomento varia molto anche da zona a zona, il mio consiglio è: documentatevi. Affitti, immobili, mezzi di trasporto, carburanti, ristoranti, automobili, mobilia, alimentari, sono tutte cose i cui prezzi si consultano facilmente su Internet. Fatevi un giro su rewe.de o kaufland.de e divertitevi.

Ora, in mezzo a tutto questo uno potrebbe legittimamente chiedersi, qual è la cosa più importante di cui tenere conto. Cosa fa davvero la differenza per un trasferimento all’estero che ti cambia la vita in meglio.
Secondo me il presupposto fondamentale è che sia soddisfatta la primissima condizione che ho elencato: la Germania deve essere un posto che vi piace, che vi fa sentire a vostro agio, che vi fa stare bene.
Altrimenti anche lo stipendio più alto del mondo, il lavoro più figo del pianeta o l’amore più appassionante dell’universo prima o poi vi staranno stretti e non vi sentirete bene.
Quindi secondo me vale la pena investire qualche energia sul capire se siete tipi da Germania. Se poi scoprirete che è così, avrete probabilmente ancora più motivazione a proseguire nel vostro intento.

Ma soprattutto, qualunque sia il vostro progetto (di espatrio o qualunque altra cosa) per il 2022, vi faccio i miei auguri affinchè sia un successo.

Pflexit: é la fine del sistema sanitario tedesco?

Pflexit: questo è il termine che è stato coniato per descrivere la “great resignation” che sta dilagando tra gli operatori delle terapie intensive tedesche. È formato dalla parola tedesca Pflege che potrebbe tradursi con cura, accudimento, prendersi cura di qualcuno (Pflegekräfte è il termine usato per riferirsi a infermieri e operatori sanitari) e dal ben noto inglesismo exit.
#Pflexit é diventato negli ultimi mesi uno degli hashtag piú ricorrenti su Twitter in Germania.

Le conseguenze devastanti di questa ondata di dimissioni che ha portato già 9000 infermieri a lasciare gli ospedali tedeschi sono già ben apprezzabili in questa quarta ondata Covid-19: 5000 letti in meno di terapia intensiva operativi rispetto allo scorso anno, migliaia di operazioni rinviate a data da destinarsi (comprese le rimozioni di masse tumorali), giovani coppie costrette a spostarsi centinaia di chilometri per trovare una clinica in cui ci sia posto per partorire (succede in questi giorni ad un mio collega di lavoro).

A tal proposito, ci tengo a postare qui la traduzione un lungo tweet, diventato ormai popolarissimo in Germania, che viene continuamente ritwittato da infermieri e operatori sanitari di tutto il Paese.
https://twitter.com/Lam3th/status/1464889818924691458

Quando é iniziata la pandemia ci siamo messi in prima linea, nonostante ce la stessimo letteralmente facendo sotto. Noi sanitari e infermieri delle terapie intensive eravamo terrorizzati, non sapevamo con che cosa avessimo a che fare. Ci veniva riferito dall’estero di parecchi colleghi che si erano infettati ed erano morti, mancavano tutti i dispositivi di protezione, a malapena ci riusciva ad ottenere un tampone, il disinfettante era diventato una raritá, non c’era nessuna nessuna certezza scientifica su quello che stava succedendo. Che cosa abbiamo fatto? Abbiamo messo a repentaglio le nostre vite per salvare le vostre. Voi avete applaudito mentre noi abbiamo sudato, dato l’anima. Tra una ondata Covid e l’altra vi abbiamo avvisato, implorato, spiegandovi che la pandemia non era finita, sperando che voi ci ascoltaste.

E voi – e con “voi” intendo giornalisti come @MatthiasMeisner, con “voi” intendo gli incompetenti politici di tutti i Partiti, con “voi” intendo anche gli spettatori ammassati ieri a Colonia (riferito all’inaugurazione del Carnavale, ndt), con “voi” intendo tutti gli scettici dei vaccini, con “voi” intendo tutti quelli che continuano a fare esattamente il contrario di quello che noi da mesi vi chiediamo – voi continuate a pugnalarci alle spalle. Quello che sembra vi dimentichiate é che anche noi siamo soggetti alle stesse restrizioni che colpiscono voi. Pensate che io trovi bello che la mia vita si divida ormai esclusivamente tra l’ospedale e casa mia? Credete che io non abbia voglia di concerti, di andare a teatro, al ristorante, ai mercatini di Natale, credete che io non abbia voglia di fare una bella festa con i miei amici? Credete che sia eccitante essere chiamato d’urgenza mentre riposo a casa tra un turno di 24 ore e l’altro, perché c’é l’ennesimo 30enne da attaccare alla ECMO? No, basta. Di questa pandemia io ormai ne ho abbastanza.

E ancor di piú ne ho abbastanza – e come me ne hanno avuto abbastanza anche @19insomnia82 e tutti gli altri operatori del sistema sanitario – non posso menzionarvi tutti qui ma mi limito a citare @nell871, @SrUnbequem, @Flying_Doc, @Chrissip81 – ne abbiamo abbastanza dei negazionisti, della stupiditá, degli stadi riempiti con 50.000 tifosi mentre nelle terapie intensive non sappiamo piú dove mettere i pazienti, ne abbiamo abbastanza di questo governo che ha fallito su tutta la linea e di questo nuovo governo che ancora prima di entrare in carica ha giá fallito su tutta la linea, ne abbiamo abbastanza delle palle di Söder (“nessuno poteva prevederlo”) e di Bouffier (“Non voglio avere nulla a che fare con gente che dice che tutto questo si sarebbe potuto prevedere”), di giornalisti che parlano di “dati della pandemia truccati”, della disinformazione, dei nasi fuori dalle mascherine.

Ne abbiamo abbastanza. Noi tutti. Noi operatori sanitari ci stiamo arrendendo, in massa. 30% operatori di terapia intensiva in meno rispetto all’inizio della pandemia. 30 maledetti punti percentuali. Non c’é giorno ormai in cui non dobbiamo annullare operazioni, perché OVUNQUE ci manca personale.
A questo ritmo, come credete che andrá a finire il nostro sistema sanitario nei prossimi anni? Chi vi curerá quando vi ammalerete? Chi vi salverá? Questa barca sta affondando e noi non abbiamo piú le forze di dirvelo: o salite sulle scialuppe e si salvi chi puó, oppure ci aiutate a impedire il disastro.

Che dire, un messaggio decisamente forte e chiaro. A questo tweet se ne aggiungono poi altre centinaia di operatori sanitari che annunciano la loro #Pflexit. Eccone uno di tanti:

Un tweet di un operatore sanitario tedesco che annuncia la sua #Pflexit

Lavoro da 13 anni come operatore sanitario, di cui la metá come operatore specializzato. Da 2 anni la mia vita privata é inesistente per non infettarmi e non mettere a rischio colleghi e pazienti.
Oggi ho dato le dimissioni. Tutto questo non ha senso.

(segue la foto di uno stadio stracolmo di tifosi)

Tirando le somme, si percepisce che la situazione é davvero grave e sta progressivamente peggiorando. Man mano che sempre piú infermieri e sanitari si licenziano, aumenta il carico di lavoro – giá estremamente logorante – su chi rimane.
Chi resta é cosi a sua volta ancora piú frustrato e incattivito – e ancor piú stimolato a lasciare, a sua volta. Una potenziale reazione a catena.

Pflexit rischia ditrasformarsi in un terremoto e le conseguenze a lungo termine potrebbero essere devastanti. La politica pare assolutamente insensibile alla questione – il nuovo governo in formazione discute ancora di rinnovabili, economia, cambiamento climatico, gasdotto North Stream 2, eccetera – quindi c’é da aspettarsi che le cose non cambieranno, perlomeno non a breve.
La percentuale di Pflegekräfte che decidono di lasciare il posto potrebbe essere facilmente destinata ad aumentare.

Le conseguenze di una Personalmangel cosí pronunciata all’interno del sistema sanitario tedesco potrebbero risultare in una drammatica riduzione delle prestazioni sanitarie ovvero, in sostanza, un sistema sanitario grandemente sottodimensionato, che non é piú in grado di curare tutti, anche in condizioni normali.
SI tratterebbe di una situazione dai riflessi potenzialmente catastrofici, che metterebbe la politica e la popolazione di fronte alla scelta tra due alternative:
– Vivere come se nulla fosse, consci del fatto che qualora ci si dovesse disgraziatamente ammalare, avere un incidente, o un qualsivoglia problema serio di salute, l’accesso alle cure non sará piú garantito
Introdurre restrizioni permanenti alla libertá delle persone, allo scopo di ridurre tutti i potenziali eventi che possono portare al ricovero in ospedale (contagio da coronavirus, incidenti stradali, incidenti sportivi, incidenti sul lavoro, eventi cardiocircolatori, ecc…) per non sovraccaricare il sistema sanitario

È chiaro, si tratta di un worst-case scenario, ma a mio avviso rischiamo di non andarci troppo lontano. Quello che vedo io per il momento é che la politica non ha nessuna intenzione di prendere provvedimenti, e la Pflexit potrebbe essere l’inizio di un sensibile decadimento della qualitá della vita in Germania, con tutte le serie conseguenze del caso (perdita di attrattivitá e competitivitá a livello internazionale, emigrazione all’estero dei piú facoltosi e dei piú qualificati, deciso declino economico).
Speriamo che prima o poi qualcuno ai piani alti si accorga che il problema é serio.