
Il Sachverständigenrat zur Begutachtung der gesamtwirtschaftlichen Entwicklung (tradotto alla buona: consiglio degli esperti economici), una delle piú autorevoli voci in Germania circa l’assessment e le prognosi per lo sviluppo economico, ha pubblicato oggi alle 10:30 la sua nota ufficiale circa gli sviluppi attesi per il 2022.
Nel giorno in cui il ministro per l’economia Habeck ha ufficializzato lo stato di emergenza per l’approvvigionamento del gas [1], la situazione che viene prospettata dallo studio é, purtroppo, tutt’altro che confortante.
L’impatto delle sanzioni conseguenti alla guerra in Ucraina sull’economia Tedesca é semplicemente devastante, e la paura é che gli effetti che si vedranno nei prossimi mesi andranno oltre ad ogni piú nera previsione. Prima che la situazione in Ucraina precipitasse, la ministra degli esteri Annalena Baerbock aveva dichiarato seza esitazione che “La Germania é pronta a pagare un prezzo economico molto alto per difendere l’Ucraina” [2].
È chiaro che la portata di questo “prezzo” non era in realtá molto chiara a Berlino, tanto che oggi la Germania resta, ancor piú dell’Italia, uno dei Paesi Nato con le prosizioni piú “morbide” circa le sanzioni alla Russia.
Un embargo totale degli idrocaruri dalla Russia significherebbe infatti per la Germania “Chiusura di impianti produttivi, blocchi nella logistica e nella grande distribuzione, disoccupazione di massa e povertá” cosí si era espresso, senza mezzi termini, il ministro dell’Economia Habeck non piú tardi di due settimane fa [3].
È chiaro quindi che, quando si parlava di “essere disposti a pagare un prezzo molto alto”, qualcuno aveva fatto i conti senza l’oste. Perché questo prezzo, la Germania, in realtá non é affatto pronta a pagarlo. Uno stop del gas Russo, avrebbe per la Germania le proporzioni di una catastrofe, con una recessione e una crisi economica mai viste prima (chissá non fosse propio a questo che si riferiva Putin con le sue minacce.. altro che bombe atomiche).
In caso di ancanza di gas, intere industrie altamente energivore sarebbero costrette a interrompere le attivitá. Enormi complessi come la BASF di Ludwigshafen, che da sola impiega 39.000 addetti, dovrebbero chiudere dall’oggi al domani, licenziando personale o mandando tutti in Kurzarbeit null. Solo nel settore chimico, si tratterebbe di mezzo milione di lavoratori in tutta la Germania.
Lo stop del settore chimico genererebbe un effetto domino che porterebbe a fermarsi metá delle industrie del Paese, con milioni di persone in Kurzarbeit o in ALG I. Il ministero dell’economia stima che l’ondata di Kurzarbeit sarebbe ancora peggiore di quella vista durante i mesi piú neri della pandemia, con un carico monumentale per le casse dello stato e il rischio di vedere il tessuto industriale tedesco permanentemente compromesso.[4]
Ma torniamo allo studio e ai numeri: secondo il rapporto il Consiglio Tedesco degli esperti economici ha ridotto drasticamente le sue previsioni economiche per il prossimo anno e per l’anno in corso.
Nell’attuale previsione si stima solo una crescita del prodotto interno lordo Tedesco dell’1,8 per cento nel 2022, rispetto al 4,6 per cento dell’ultima stima economica di novembre.
Per il 2023, la nuova previsione di crescita è del 3,6%.
La vera “bomba” tuttavia é l’elevatissima inflazione, causata dall’effetto combinato della supply chain crisis (ancora ben lontana dal vedere una soluzione) e dal forte aumento dei prezzi dell’energia, che vede una stima del 6,1 per cento per il 2022 e del 3,4 per cento per il 2023. In precedenza, gli esperti economici avevano stimato l’inflazione per il 2022 al 2,6%.
Per dire le cose come stanno: in tutte le crisi economiche, piú o meno gravi, esiste sempre qualche vincitore qualcuno che ci guadagna. Ma in un contesto di bassa crescita (se non addirittura recessione) unito ad alta inflazione, ecco verificarsi l’unica condizione in cui non ci sono vincitori: la tanto temuta stagflazione.
Che, dopo essere stata paventata per diversi anni, alla fine é arrivata tra noi.
E la situazione non é destinata a migliorare a breve, perché tanto la guerra in Ucraina quanto la crisi delle materie prime e delle catene di fornitura non sono destinate a risolversi presto.
È pressoché certo che la crescita vista nello scorso decennio non si ripeterá in questo decennio anzi sempre piú analisti sembrano ormai concordare che questo sará un decennio di bassa crescita se non a crescita zero.
Cosa vedremo nei prossimi anni? Difficile dirlo, anche perché le sorprese sono ormai all’ordine del giorno (dopo una pandemia e una guerra, mi chiedo quale sará il prossimo cigno nero); a mio avviso, quello che ci attende é una spietata selezione darwiniana, sotto il profilo economico, delle Aziende e delle persone.
Chi saprá adattarsi, potrá sopravvivere, limitare i danni e prepararsi alla ripartenza economica che un giorno (ma non presto) verrá, a scapito di quelli che non sapranno (o non potranno) adattarsi , e che da questa situazione perderanno tanto, tantissimo.
E la Germania, duole ammetterlo, rischia di stare dalla parte dei grandi perdenti.
Link al sito del Sachverständigenrat zur Begutachtung der gesamtwirtschaftlichen Entwicklung: https://www.sachverstaendigenrat-wirtschaft.de/
[1] https://www.welt.de/wirtschaft/article237871817/Gas-Bundesregierung-ruft-Fruehwarnstufe-des-Notfallplans-aus.html
[2] https://www.tagesspiegel.de/politik/baerbock-zur-ukraine-krise-deutschland-ist-bereit-einen-hohen-wirtschaftlichen-preis-zu-zahlen/28044558.html
[3] https://www.welt.de/vermischtes/article237519949/Habeck-bei-Anne-Will-Dann-wird-es-zu-Lieferengpaessen-Massenarbeitslosigkeit-und-Armut-kommen.html
[4] https://www.tagesspiegel.de/politik/putins-gas-erpressung-der-bund-aktiviert-den-notfallplan-zehn-fragen-und-antworten/28214544.html