
È presto per dirlo con certezza, ma probabilmente sará polemica: il ministro delle finanze Lindner ha annunciato che non ci saranno risorse per il prolungamento dell’iniziativa 9-Euro-Ticket dopo Agosto 2022. Il severissimo leader dei liberali del FPD intende attenersi a una accorta politica di bilancio per non aumentare il debito pubblico (sul quale si é giá sforato abbondamtemente nei due anni di pandemia) e reintrodurre lo Schuldenbremse giá dal prossimo anno.
Lo Schuldenbremse (letteralmente: freno ai debiti) é un meccanismo automatico che attiva meccanismi di austeritá, riducendo o congelando le uscite pubbliche, ogni qualvolta si supera una certa percentuale di debito pubblico su PIL.
La decisione é destinata a generare malcontento, in quanto la maggioranza dei Tedeschi (l’80% circa, secondo alcuni quotidiani) é a favore di un prolungamento dell’iniziativa. Anche perché i Tedeschi, a differenza egli Italiani, non sono cosí abituati a ricevere regalini elettorali.
Quella dei regalini elettorali, in Italia, é una tradizione consolidata: la volatilitá e brevitá dei governi Italiani (mentre in Germania governava per 16 anni Angela Merkel, in Italia si sono alternati dieci governi di ogni possibile colore, centrodestra, centrosinistra, protopopulisti, tecnici…) intrinseca, se vogliamo, del sistema Italia, vista non solo la volubilitá del politico Italiano medio ma anche quella del suo elettore, rende impossibile ogni pianificazione di lungo respiro o programma a lungo termine. Ogni governo ha a disposizione poco tempo e questo ormai lo sanno tanto i governanti quanto il popolo: ecco quindi diventa inutile promettere programmi di riforme, misure di riassestamento delle finanze pubbliche, di modernizzazione, di digitalizzazione del Paese, perché é inutile: sono cose che richiedono anni e prima ancora di iniziare a pianificare seriamente, qualcuno in Parlamento avrá fatto qualche casino e fatto saltare il Governo.
È una caratteristica intrinseca del “sistema” (e della societá, aggiungerei io) in Italia, che si ripete ormai da decenni, e volenti o nolenti, non se ne esce: va cosí.
Ecco quindi che chi vuole governare ha solo un modo per accaparrarsi preferenze; promettere regalini elettorali al suo elettorato di riferimento. Che saranno sussidi e aiuti sociali per i partiti di centrosinistra, diminuzione delle tasse e sgravi all’imprenditoria per i partiti di centrodestra, senza poi dimenticare quello che é il piú ampio bacino di elettori in Italia ovvero i pensionati: c’é sempre qualche piccolo regalino anche per loro.
L’importante é che suddetti regalini siano attuabili in fretta, affinché siano credibili, e che vadano ad abbellire/arricchire l’orticello di qualcuno.
In decenni di storia della Repubblica, svariati regalini elettorali hanno attinto a piene mani dalle casse dello Stato, gettando le basi per quella che é la (raccapricciante) situazione odierna del nostro debito pubblico. Come dimenticare la “riduzione delle tasse” del Berlusconi II, la riforma della tassa di successione, o la detassazione degli straordinari del Berlusconi IV, le riduzioni sui trapassi di proprietá del Prodi II, per non parlare dei piú recenti, eclatanti, regaloni elettorali quali il reddito di cittadinanza e quota 100.
Questi sono alcuni dei regalini elettorali di cui ho memoria io, ma in realtá questa tradizione nasce da molto prima. Da sempre, i regalini elettorali sono rigorosamente fatti a debito ovvero non si va a cercare coperture da qualche parte per finanziarli (o lo si fa solo a parole) ma ci si limita a fare piú debito. Anche perché andare a cercare delle coperture significherebbe dover toccare l’orticello di qualcun altro, quindi generalmente non lo si fa.
Va detto che, in una situazione di economia galoppante e di crescita sostenuta, come era prima del 2008, un approccio del genere potrebbe andare anche “bene”: l’indebitamento per i regalini elettorali sarebbe in questo caso sostenuto da una economia frizzante e da un PIL in crescita quindi si tratterebbe di qualche “strappo” alla regola che tutto sommato ci starebbe, vista la situazione di crescita del Paese. Non a caso negli anni del boom economico di regalini ne sono stati fatti tanti (vogliamo parlare delle pensioni retributive??) ma a quell’epoca ce lo si poteva permettere alla grande.
Sfortunatamente peró dal 2008 ad oggi l’economia in Italia non é piú andata un granché bene (diciamo una m***a) e ogni regalino elettorale fatto in questo periodo é stato una ulteriore mazzata da KO per le finanze nazionali.
Questo lo sanno benissimo tutti, sia chi viene eletto che (in parte) chi elegge, ma si fa finta di niente e si tira avanti, in una sorta di chicken game in cui si continua a riproporre la stessa ricetta, pur con la consapevolezza che questa non puó che portare verso un precipizio, perché nessuno vuole mollare e fare la figura del pollo.
Vi chiederete: perché questa divagazione?
Perché a me il 9-Euro-Ticket sa tanto di regalino elettorale (da parte dei Verdi verso il loro ellettorato biciclettaro a emissioni zero) e questa cosa mi fa paura, perché crea un brutto, bruttissimo precedente.
Si potrebbe obiettare: ma allora anche lo sconto benzina é un regalino elettorale. Ma io direi di no; innanzitutto perché non era inizialmente previsto nei programmi, e poi perché é una misura nata in contingenza, in risposta a aumenti mai visti prima, che per di piú é stata anche adottata da altri Stati prima ancora che dalla Germania.
Ma il 9-Euro-Ticket, per quanto interessante e utile (io stesso ne sto facendo ampiamente uso), é un regalino elettorale bello e buono, dal costo di miliardi di Euro per le finanze dei Bundesländer.
Con 9 Euro al mese si ha infatti in tasca l’equivalente di un AG (abbonamento generale) svizzero che, per fare un paragone, costa migliaia di franchi all’anno – su un territorio molto piú piccolo – e non serve essere un esperto di finanze per capire che, anche a fronte di decine di milioni di ticket venduti (si parla di 30 milioni finora), l’operazione 9-Euro-Ticket non puó che essere in (pesantissima) perdita. Una misura insostenibile!
C’é chi dice che si tratta di un esperimento, di un progetto pilota per valutare sviluppi futuri. Io mi auguro che sia cosí, ma gli “sviluppi futuri” devono essere ben ponderati e intelligentemente calcolati, perché la Germania non deve cadere nella trappola dei regalini elettorali, altrimenti si rischia di entrare in un turbine senza fine.
Certo é vero che il 9-Euro-Ticket ha messo in luce alcune carenze del sistema trasportistico tedesco che vanno assolutamente risolte – prima tra tutte, l’integrazione tariffaria: finché ci si muove all’interno della medesima Verkehersverbund (impresa di trasporti) va tutto bene e il titolo di viaggio permette di usufruire di qualunque mezzo di trasporto pubblico in modo seamless e perfettamente integrato; ma é sufficiente muoversi su una relazione che interessi piú imprese diverse (come accade, ad esempio, tra Bensheim e Darmstadt) ed ecco che fare un biglietto o un abbonamento diventa un problema.
Alcune delle Verkehersverbund hanno giá proposto di discutere un possibile successore del 9-Euro-Ticket, un abbonamento mensile nazionale integrato che sia valido in tutte le pertinenze tariffarie, ma con un prezzo piú adeguato – si parla di 59 o 69 Euro al mese – a coprire almeno in parte le spese del servizio.
Va detto che anche 59 / 69 Euro al mese sarebbero ottimi prezzi per un biglietto nazionale, considerato quanto costano allo stato attuale gli abbonamenti in Germania, quindi la speranza sarebbe quella di venderne a milioni, similmente a quanto accaduto per il 9-Euro-Ticket, rendendo cosí il trasporto pubblico meno costoso grazie all’ampliamento della clientela, ovvero spalmando i costi su piú clienti.
Indipendentemente dai prezzi, in questa estate 2022 sta emergendo in tutta la sua gravitá la precaria situazione delle ferrovie Tedesche, le quali, duole ammetterlo, stano offrendo al cliente un servizio ormai sempre piú scadente. Emergenza che é stata in parte esacerbata dal 9-Euro-Ticket, che ha attratto molti piú passeggeri del normale su certe tratte regionali prossime agli Ausflugsziele.
Parlando con chi viaggia in treno abitualmente, si tratta di una opinione pressoché unanime: questa estate muoversi in treno é una autentica lotteria, quanto viaggiare in aereo se non peggio. Anche io, nei miei ultimi spostamenti ferroviari tra Bensheim e Monza, ho vissuto giornate di auentico Bahnchaos con ICE e IC in ritardo, soppressi, deviati, sovraffollati, Bordrestaurants con offerta limitata perché c’é sempe qualcosa di guasto (una vota é il frigo, la volta dopo é la spillatrice, oppure il forno, oppure ancora manca proprio il cibo…) e spesso con POS fuori uso, coincidenze sistemativamente perse, treni con WC e porte fuori uso…
Ció é in parte dovuto ai molti grandi cantieri che interessano la rete: l’invecchiamento dell’infrastruttura é problema noto e si sta cercando di metterci una pezza, tuttavia l’impressione é quella di un servizio in drammatico calo di qualitá, che nella prima estate di ritorno a flussi viaggiatori normali pre-pandemia é completamente andato in crisi, e che necessiterebbe di investimenti massicci per tornare a livelli accettabili.
Pertanto l’opinione dello scrivente é che invece di fare debito per regalini elettorali che hanno poco senso (se non quello di dare un contentino ad alcuni) né alcuna sostenibilitá economica, probabilmente sarebbe il caso di fare debito per sistemare le cose che non vanno e portare il servizio al cittadino a livelli da Paese leader quale dovrebbe essere la Germania.
Perché mi si puó venire a dire tutto, ma non che il 9-Euro-Ticket sia una misura che abbia realmente aiutato le famiglie in difficoltá con il carovita. Piú probabile che abbia portato un (piccolo) incremento nella quotaparte di persone che preferisce i mezzi pubblici all’automobile.
Dico “piccolo” perché nei miei spostamenti dell’ultimo mese e mezzo, in tutta sinceritá, non ho apprezzato né un aumento di frequentazione dei Regioexoress e delle S-Bahn nella zona del Main-Neckar e di Francoforte negli orari battuti dai pendolari, né una tangibile diminuzione del traffico autostradale.
Entrare in Darmstadt e in Francoforte in auto é sempre una impresa che richiede pazienza e questa settimana, con l’inizio delle vacanze estive in Hessen, sulle autostrade sono esplosi intasamenti chilometrici esattamente come ogni anno (anzi di piú).
Quello che ho percepito in modo plateale invece é che al sabato e alla domenica la frequentazione é molto aumentata, fino ad arrivare al punto che in un paio di occasioni ho dovuto rinunciare a salire sul Regioexpress perché con passeggino al seguito si trattava di una impresa impossibile; e contare sulla solidarietá dei ciclisti per lasciarti un posto (anche se in teoria dovrebbero: passeggini e carrozzine hanno sempre la precedenza) non é cosa scontata, soprattutto se il treno successivo passa dopo 1 ora.
Ergo i Tedeschi hanno approfittato dell’offerta soprattutto per il tempo libero; ma chi andava al lavoro in macchina, ha continuato ad andarci in macchina. Segno che tutto sommato il carovita non sta colpendo (per ora) cosí duro da spingere le persone a lasciare l’auto in box.
Va bene, é vero che per chi spende 200 euro al mese di abbonamento, tre mesi a 9 euro sono un bel risparmio; ma non dimentichiamo che, proprio in virtú degli alti prezzi del trasporto pubblico in Germania, una significativa fetta dei pendolari Tedeschi dispone di Jobtickets sovvenzionati dai datori di lavoro, con tariffe molto piú vantaggiose di quelle standard (si arriva a risparmiare piú della metá) e inoltre il lavoratore dipendente Tedesco ha sempre la possibilitá di scaricare i chilometri del percorso casa-lavoro nella dichiarazione dei redditi.
Quindi alla fine della fiera, per quanto mi abbia fatto piacere usare treni, tram e bus in lungo e in largo a 9 euro in questi ultimi due mesi (e anche il prossimo) io sto con Lindner: basta regali, é meglio spendere i soldi in altre cose. Ci sono un sacco di cose che non vanno in Germania per le quali bisogna investire, investire, investire.
I regalini elettorali non portano a nulla, soprattutto non portano a nulla quando sono fini a se stessi, non sono inseriti in un piano, e sono fatti solo per dare un contentino a chi ha messo la crocetta dove volevi tu. Esattamente come da decenni si fa in Italia.
E il risultato é lí da vedere.
Quindi, per favore, no. Non si cada nella trappola dei regalini elettorali.
Un po’ come quando ne L’Impero colpisce ancora il maestro Yoda parlava a Luke del lato oscuro della forza, spiegandogli che esso non era piú forte, bensí piú rapido, piú facile, piú seducente.
Ecco, anche i regalini elettorali sono piú rapidi, piú facili, piú seducenti. Ma non sono ció che rende un Paese forte.