E’ un grigio lunedì di Dicembre, la vigilia di Natale per la precisione. Una giornata che si passa tradizionalmente sempre di corsa, per alcuni è l’ultima giornata di lavoro, per altri sono gli ultimi acquisti, in molti fanno tappa tra gastronomie e negozi per ritirare le ultime prelibatezze per la cena ormai incombente. E c’è anche chi ha l’appuntamento fisso per vedersi al volo, per un ultimo drink tra amici prima di mettere le gambe sotto al tavolo per la classica cena in famiglia.
Non é facile trovare un bar aperto per fare un aperitivo al volo alla Vigilia di Natale. Da queste parti infatti la tradizione vuole che i bar e i pub aprano per il dopo-cena, accogliendo orde di gente festante proveniente dalle cene familiari e prona ad alcoolizzarsi a tutto spiano in quella che é a tutti gli effetti una preview dei festeggiamenti del 31 Dicembre. E cosí tutti i bar che programmano di aprire per il dopocena, all’orario di aperitivo restano chiusi.
Sono quindi le 18 del 24 Dicembre 2018, e nella nostra ricerca di un posto aperto per aperitiveggiare nei dintorni di Monza troviamo un bar all’interno dell’Auchan vicino al Rondó dei Pini. Siamo io, Fabietto e Marco, come sempre. Non tutti gli anni riusciamo a vederci tutti e 3, ma il piú delle volte si riesce a incastrare un randez-vous all’ultimo momento. L’anno prima eravamo stati al Doc in piazza a Vedano al Lambro, perché il Pit alle 18 era chiuso, per le ragioni di cui sopra. Non c’é molto tempo per stare insieme, siamo tutti e tre di corsa. C’é giusto il tempo per uno sbagliato al volo accompagnato da qualche stuzzichino. Un quarto d’ora, 20 minuti circa, ma come sempre piacevolissimi, una preziosa fetta di tempo che in un battibaleno vola via. Con risate garantite, come sempre ogni volta che c’é Marco.
Una sigaretta al volo, rollata da Marco fuori dal bar, e poi via, ognuno per la sua strada, dopo i consueti auguri e gli abbracci del caso. Quello era il nostro Natale, il Natale di tre amici che negli anni si sono distanziati parecchio, uno in Svizzera, l’altro in Germania, e Marco che invece é sempre rimasto nella sua Cinisello, ma che hanno sempre cercato di trovarsi quando possono. Anni prima, prima ancora della crisi e degli espatri, c’erano stati i Natali che iniziavano con una fetta di panettone al negozio in via Boito, in mezzo alle RSV e alle Pegaso, prima di chiudere per la pausa natalizia. Per noi che con le moto eravamo cresciuti e che in pista e per strada ne avevamo viste e combinate davvero tante, quello era in nostro modo di festeggiare, quello era il nostro Natale.
E oggi, ripensandoci, vengo preso dalla malinconia. Quei momenti brevi, ma belli, non ci saranno piú, o perlomeno non saranno mai piú gli stessi. Perché Marco non c’é piú. Ci ho pensato tanto, in questi giorni di Natale e di Capodanno. Giorni di festivitá sotto tono, un Natale passato a casa con l’influenza, un Capodanno da convalescente, e una maliconia perdurante. Avrei dovuto fare di piú, Marco. Da quell’aperitivo del 2018 non ci siamo piú visti. C’é stata la distanza, c’é stato il Covid, per tanto tempo non abbiamo potuto viaggiare e vederci, ma se avessimo voluto, ci saremmo sicuramente beccati. Solo che non abbiamo voluto abbastanza e oggi questa consapevolezza mi fa male. Anni di amicizia e di avventure insieme, pregne di rischi, risate e di bravate motoristiche che ancora oggi a raccontarle c’é chi non ci crede, meritavano di piú che un veloce aperitivo rimasto un ricordo di piú di 4 anni fa. Meritavano di piú che qualche messaggio whatsapp e la promessa di vederci quando si poteva.
Mi hanno raccontato delle tue difficoltá, dei tuoi problemi e di quello che avevi affrontato in queli anni in cui non ci eravamo piú visti di persona; io non lo sapevo e mai avrei immaginato che dietro a quel personaggio sicuro di sé, spassoso e chiacchierone potesse celarsi anche sofferenza e vulnerabilitá. E mi prende ancora di piú la malinconia sapendo che in quegli anni per te cosí difficili io non ci sono stato. Anni fa, quando ancora eravamo ragazzi, un giro in concessionaria in via Boito per noi era l’equivalente di un pieno di buonumore. Potevamo avere addosso tutti gli scazzi del mondo, ma tu sapevi sempre come tirarci su, vedevi il lato positivo in tutto e la tua risata era semplicemente contagiosa. Sembra ieri ma invece é passato piú di un decennio ormai. E mi dispiace pensare che quando hai avuto bisogno tu di qualcuno che ti aiutasse a tirarti su, io non ci sono stato. E forse era proprio da lí che arrivava la tua voglia di rischio, la voglia di brivido; era il tuo modo di esorcizzare la difficoltá della vita.
Alla nostra etá si dá ancora per scontato che c’é sempre tempo. C’é tempo per vedersi, tempo per pianificare, tempo per organizzare. Siamo tutti incasinati e quindi si procastina, si rimanda. Ma non é cosí. Brutte sorprese possono sempre capitare, anche quando non te lo aspetti minimamante, e Marco, accidenti, stavolta la sorpresa ce l’hai fatta davvero brutta. In un certo senso é stata una uscita di scena nel tuo stile, inaspettata, col botto. Ci hai preso tutti in contropiede.
Penso di avere imparato non poche cose da te, dal tuo carattere completamente opposto al mio, dalla tua intelligenza sociale cosí acuta, dal tuo modo di essere. E una lezione me l’hai data anche andandotene, mi hai fatto capire che gli amici non vanno lasciati indietro, che le cose che vogliamo fare non vanno procastinate. Perché chissá mai cosa ci aspetta. Forse é per questo che nei pochi giorni in cui sono stato meglio, a cavallo tra il 27 e il 31, ho cercato di vedere più persone possibile. Anche a costo di stancarmi e di strafare, anche a costo di andare avanti e indietro per la Lombardia come una trottola, perché le persone a cui tieni meritano questo. Perché se si tiene a qualcuno, bisogna sbattersi. E talvolta fare anche il primo passo, e pure il secondo. Perché poi quando diventa troppo tardi, é troppo tardi.
Addio amico mio, e scusami per non esserci stato in questi ultimi anni.
Ci sono quei viaggi in cui parti volentieri, sei carico, non vedi quasi l’ora. E poi ci sono quelli che parti col magone, proprio non hai voglia, e preferiresti startene a letto. Capita di rado, ma capita. Anzi, mi capitava di rado… una volta. Adesso succede piú spesso.
Ecco, stamattina mi trovo di nuovo in questo mood. Sto aspettando di imbarcarmi sul volo e non ho voglia, proprio non ho voglia. Un cliente che non conosco, operante in un campo di applicazione che non conosco; un sistema vecchio di parecchi anni, installato da tecnici andati in pensione anni fa, del quale si é quasi persa memoria in Azienda. Insomma, tutti gli ingredienti perfetti per una settimana di guai, imprevisti e problemi.
Ho sempre affrontato queste trasferte in modo molto pragmatico. Vado là, valuto la situazione, faccio del mio meglio e vedo di risolvere. Finora è sempre andata così. Anzi, sotto un certo aspetto, questo genere di “missione”, potenzialmente irta di imprevisti, incasinamenti e problemi, mi ha sempre galvanizzato, accendeva il mio senso di sfida e di avventura. E che soddisfazione quando hai finito e a momenti non ti sembra vero di essere riuscito a risolvere (quasi) tutto.
Ecco, da quando a casa è arrivato il piccoletto vivo queste cose in modo molto diverso. Innanzitutto c’è quel sottile, leggero ma veemente senso di colpa ogni volta che dici “si” ad una trasferta. Una volta era una risposta automatica, oggi viene su più a fatica, c’è un mezzo groppo alla gola.
Senso di colpa che non ti abbandona, dal momento in cui esci di casa fino al momento in cui sei di ritorno svariati giorni dopo. È latente, resta lí; a volte si affievolisce, e preso dalla concentrazione lo dimentichi, ma poi puntualmente rientra, non appena la mente si rilassa e ti prendi una pausa dall’impegno lavorativo.
Senso di colpa che ti impedisce di godere appieno anche dei momenti di relax serale, quando magari hai i colleghi del sales belli contenti perché hai fatto felice il cliente e allora si festeggia a suon di Cervezite e di Tapas o magari a suon di Ale e Fish & Chips (dipende da dove ti trovi), perché il tuo nuovo senso del dovere da genitore ti fa interrogare sulla moralitá di quanto stai facendo, mentre l’ometto e la sua mamma sono a casa da soli e vorrebbero tanto che ci fossi anche tu.
È vero, normalmente il mio lavoro non prevede moltissimi viaggi, in genere sto al 15-25%. Che anche da genitore é un buon compromesso, secondo me. Tuttavia ora accade che dopo 2 anni di stop forzato causa Covid, c’é un backlog mostruoso da recuperare, e in piú molti clienti che hanno avuto cambiamenti di personale e di organizzazione negli ultimi 2 anni ora vogliono formare o farti conoscere le nuove persone; oppure magari capita invece che i tecnici che avevano sono andati via (o li hanno mandati via) e adesso chiamano te perché non hanno piú nessuno in casa che sappia bene come far andare i sistemi. Insomma, c’é un sacco di carne al fuoco e sto viaggiando come non mai – 50% e anche di piú – il che sarebbe stato una figata, se fosse capitato due, tre o quattro anni fa. Ma adesso é proprio il momento “sbagliato”. Perché non me la godo per niente, anzi… soffro.
E sorge spontenea la domanda, se non é arrivato il momento di cambiare. Magari, dopo tanti anni sempre a correre, sarebbe il caso di rallentare, soprattutto viste le mie nuove responsabilitá di papá. Ci ho pensato, ci ho pensato tanto. E alla fine giungo sempre alla concusione che é meglio di no. Che questo in fondo é un momento, e come tutti i momenti, passerá. Che il piccoletto col passare degli anni diventerá sempre piú un ometto e sotto certi aspetti le assenze diventeranno piú gestibili. Che quando cambi sai sempre cosa lasci ma non sai cosa trovi, e seppur ora mi capiti questo periodo di grande lavoro in un momento “sbagliato”, non devo mai dimenticare che nel mio lavoro ho trovato un ambiente fantastico, collaborativo e sereno, sifdante quanto basta senza scadere nella competitivitá tossica, e un rapporto veramente eccezionale con capo e colleghi. Cose non facili da trovare. Quel genere di cose che ti accorgi quanto sono importanti solo quanto le perdi. Sarebbe un assurdo lasciare la mia attuale professione perché mi tiene temporaneamente un po’ lontano dalla famiglia, per poi trovarne una nuova in cui potrei magari sí passare piú tempo a casa, ma dovrei fare i conti con un ambiente di lavoro tossico, sleale e pesante, finendone consumato, stressato, appesantito e imbruttito. E poi hai voglia a tornare indietro. Non so cosa sarebbe meglio per la mia famiglia.
Certo, mi dispiace. Mi dispiace perché ci sono quei viaggi che sono una piccola avventura, una storia da raccontare, un bel ricordo da tenere. Perché non é solo lavoro, é la mia passione.
Quei viaggi che… sicuramente mi godrei alla grande, se non fossi frenato dai miei pensieri. Pensieri che credo, peró, é giusto che ci siano.
L’inflazione e il caro energia si fanno sentire pesantemente da mesi anche in Germania e dallo scorso mese di Giugno sono partite ufficialmente le due piú importanti misure a sostegno dei Tedeschi per mitigare questa costosissima estate 2022.
Il 9-Euro Ticket
Fortemente voluto dai Verdi di Robert Habeck e Annalena Baerbock, questo biglietto sará disponibile in via eccezionale per i soli tre mesi di Giugno, Luglio e Agosto 2022 e costituisce di fatto un abbonamento generale, valido su tutti i treni regionali e suburbani, bus e tranvie, in tutta la Germania, al costo di 9 Euro al mese. Dal 9-Euro Ticket sono esclusi i treni a lunga percorrenza come gli IC e gli ICE, e le autolinee bus a lunga percorrenza.
Lo sconto per benzina e diesel
Similmente a quanto giá avvenuto in Italia con lo sconto sulle accise carburanti, anche in Germania si vuole temporaneamente ridurre il peso sulle spalle degli automobilisti con uno sconto carburanti che interverrá sulla Mineralölsteuer (tassa sui combustibili fossili) permettendo un risparmio di 29 centesimi al litro sulla benzina e di 14 centesimi al litro per il gasolio. La misura intende essere in vigore per i tre mesi estivi, esattamente come per il 9-Euro-Ticket.
Le critiche
Non sono mancate ovviamente le critiche, soprattutto da parte del primo partito dell’opposizione (la CDU, grande sconfitta delle ultime elezioni), ma anche da piú parti nella politica Tedesca e non solo nell’opposizione. Le critiche al 9-Euro Ticket vedono come principale constatazione che questo abbonamento cosí economico comporterá treni sovraffollati e pesanti disservizi, soprattutto nel periodo delle vacanze. Le critiche allo sconto carburanti, invece, sono principalmente orientate al rischio speculazione potenzialmente indotto da questo sconto, con le compagnie petrolifere che potrebbero prontamente “riempire” il vuoto lasciato dallo sconto sulla Mineralölsteuer, e incrementare ulteriormente i loro margini.
Prezzi subito su
E infatti, come volevasi dimostrare, è proprio accaduto ciò che i pessimisti paventano ovvero le compagnie petrolifere si sono subito mosse a riempire il “buco” lasciato dallo sconto fiscale, incrementando così il loro margine alla faccia dello Stato e dei consumatori. Se infatti l’effetto previsto su un litro di benzina era di circa 30 centesimi di Euro in meno, in realtà a pochi giorni dall’introduzione dello sconto sulla Mineralölsteuer il risparmio effettivo rispetto a “prima” era di circa 10 centesimi al litro. Meglio di niente, ma sa tanto di presa per il culo.
Del resto, anche in Italia, già un paio di mesi prima, era accaduto più o meno lo stesso. Il prezzo non lo può fare lo Stato, il prezzo lo fa il mercato. E a opinione dello scrivente, oggi il mercato si sta approfittando della situazione per ridefinire alcuni benchmark, che rimarranno ben saldi per il futuro. Oggi si sta testando la volontà dei consumatori per capire quanto la classe media occidentale è disposta a pagare per il proprio stile di vita. Non solo per la benzina e il diesel, ma anche per molte altre cose.
E il numero impressionante di grosse cilindrate, SUV e megaberline in circolazione, le terze corsie delle Autobahn sempre zeppe, nei tratti senza limiti di velocità, di veloci auto di lusso che sfanalano per chiedere strada, unita alle città sempre stracolme di auto in coda nonostante il 9-Euro-Ticket, suggeriscono che la soglia del dolore, per il tedesco medio, è ancora lontana. Che 2 euro e 30 al litro tutto sommato tutti sono disposti a pagarli, pur di andare in macchina. Che probabilmente la soglia del dolore , ovvero quella in cui la gente davvero inizierebbe a lasciare l’auto a casa , o ad andare più piano, sta tra i 3 e i 4 euro al litro, secondo me. E le compagnie petrolifere hanno di che gongolare, perlomeno ancora per un po’.
Mitfahrt nicht garantiert
Il 9-Euro-Ticket è stato accolto con grande entusiasmo, anche se forse l’effetto ottenuto non è stato quello sperato. È infatti risultato che i Tedeschi hanno approfittato dell’offerta per i propri spostamenti privati e del tempo libero, più che per quelli lavorativi e professionali.
Cosa di per sé non negativa, ma che ha comportato una serie di problemi. Ci si è quindi ritrovati con i treni pendolari che non hanno visto un eccessivo incremento di passeggeri negli orari di punta, contrapposti ad autentici “assalti” ai treni regionali e suburbani durante i weekend, verso le più gettonate località di “gita fuori porta” del Paese. Orde di fan delle colline e della montagna, sportivi gitanti in bicicletta, famiglie con passeggini e carrozzine, tutti all’abbordaggio degli stessi treni, hanno creato non pochi disagi alla circolazione, con treni sovraffollati, feroci litigi tra famiglie con passeggini e gitanti in bicicletta per chi ha la precedenza nella apposita carrozza, e molta gente impossibilitata a salire e costretta a rimanere sulla banchina.
La stessa Deutsche Bahn, su molte linee regionali, è stata costretta a correre ai ripari e ad aggiungere ai quadri orario e alle indicazioni sulla propria App la dicitura “Mitfahrt nicht garantiert” ovvero: non è garantito che riuscirete a salire sul treno, perché siete in troppi. Ci scusiamo per il disagio.
È solo l’inizio
Tempi eccezionali richiedono misure eccezionali, e quello che sta succedendo in Germania (e non soltanto in Germania) in queste settimane segue alla lettera tale principio.
Temo però che queste sono solo le prime “misure eccezionali” che vedremo.
L’inverno arriverà , e la Germania è la Nazione industrializzata in assoluto più dipendente dal gas russo.
Andiamo incontro ad una recessione con inflazione prossima al 10% e banche centrali che alzano i tassi.
La situazione delle catene di fornitura e delle materie prime non vede soluzione. Non nei prossimi 12-18 mesi, a quanto dicono i principali analisti.
No, credo proprio che queste sono solo le prime di molte “misure eccezionali” che ci aspettano nei prossimi mesi. Di fronte a noi si apre una nuova era; un’era di scarsità di risorse, di ridefinizione dei mercati e degli assetti globali, di speculazione totale, di darwinismo sociale spietato. Ma anche di opportunità, per chi avrà skill, competenze e fegato, e li userá nel modo giusto.
Siamo tutti abituati, in ogni parte del mondo, ad avere a che fare con situazioni di povertà e sofferenza. Basta andare in qualunque grande cittá del mondo ed in prossimità di grandi stazioni ferroviarie, piazze o attrazioni turistiche, la presenza di persone molto meno fortunate di noi, questuanti e clochard che non hanno praticamente nulla, è qualcosa che fa parte del quotidiano.
Devo dire onestamente che, nelle mie ultime visite a grandi città tedesche tra cui Frankfurt am Main, München e Köln, ho trovato una situazione molto peggiore rispetto al pre-pandemia, con molti più senzatetto e questuanti rispetto a quanto ricordassi. Con ogni probabilità un triste lascito della pandemia e della crisi economica da essa provocata.
Ci sono tuttavia anche situazioni intermedie, meno critiche ma comunque altrettanto tristi, con cui si ha a che fare tutti i giorni. In Germania infatti può capitare di incontrare persone normalissime, che all’apparenza mai si direbbe versare in condizione disagiata, che chiedono aiuto economico per qualche piccola cosa. Che può essere comprare un panino, un biglietto del tram, oppure, come mi è successo di recente, un medicinale.
Mi trovavo a passare a piedi davanti ad una farmacia e sono stato avvicinato da un signore che mi ha chiesto “haben Sie etwas Kleingeld für ein Rezept?” Aveva bisogno di spiccioli per comprare un medicinale. Io disgraziatamente non ho quasi mai moneta in tasca, se non un euro che uso per l’armadietto della piscina e quindi teoricamente “intoccabile”… ma sentendomi un po’ moralmente obbligato vista la situazione, ho deciso di separarmene.
È questa una cosa che in Italia non si vede, o quantomeno non ho mai toccato con mano in tre decenni di vita in Lombardia, non ho mai visto gente “normale” chiederti soldi fuori dal supermercato o fuori da un negozio. Forse in Italia la povertà c’è ma non si vede, nel senso che le differenze culturali tra noi e i Tedeschi fanno sì che un Italiano mai e poi mai chiederebbe aiuto in questo modo, essendo quella Italiana una società in cui si basa molto all’apparenza e si teme il giudizio degli altri. Ma in Germania invece questa povertà c’è e si vede, perché “Etwas Kleingeld” te lo chiedono in tanti, soprattutto se vesti bene o se hai l’aria un po’ distinta, te lo chiedono nei posti e nelle situazioni più disparate, e non sono né clochard, né zingari, né senzatetto o barboni, e quasi mai sono stranieri. Sono persone come te, vestite normalmente, che non ti aspetteresti mai chiedere elemosina. Cosí come sono tantissime le persone “normali” che, munite di torcia a LED, ispezionano con attenzione tutti i cestini dell’immondizia alla ricerca di lattine e di bottiglie di plastica da poter restutuire come Pfand ai supermercati, rimediando qualche euro per potersi comprare qualcosa.
Etwas Kleingeld é il simbolo della classe media decaduta, della povertá della porta accanto, quella che non immagini, che non sospetti, che non consideri. Uno brutto lascito dei nostri tempi e della polarizzazione in atto nel mondo del lavoro, sempre piú diviso tra professionals e working poors.
Etwas Kleingeld rappresenta la nuova povertá, quella di chi un lavoro ce l’ha, ma quel lavoro é ormai completamente svilito e svalutato, da essere pagato cosí poco da non bastare piú per una vita dignitosa. E questo nuovo ciclo economico di alta inflazione con tassi a zero, che risuterá in un micidiale carovita per tutti, non fará che peggiorare una situazione giá critica.
Etwas Kleingeld é l’amaro epilogo di chi probabilmente mai immaginava che la sua vita sarebbe finita cosí. Il conto, probabilmente troppo salato, da pagare per una scelta sbagliata, per un po’ di indolenza o di pigrizia, o per un po’ di sfortuna. La punizione di un sistema spietato che non perdona chi non si sa adattare.
Etwas Kleingeld mi ricorda sempre, ogni volta che qualcuno mi si avvicina per chiedermelo, che la Germania offre sicuramente tanto, che ha uno dei migliori rapporti stipendi/costo della vita al mondo, che é un Paese che offre molto welfare e molti sussidi, eppure nonostante ció l’esplosione delle disuguaglianze sociali sembra lanciata su un piano inclinato.
E se qui va cosí, mi chiedo com’è nel resto del mondo.
Il 24 Febbraio 2022 é un giorno che non dimenticheremo, il classico giorno di cui tutti ricordiamo dove eravamo e cosa stavamo facendo quando abbiamo saputo. Un po’ come l’11 Settembre 2001 o il 21 Febbraio 2020, il giorno del Paziente 1 di Codogno.
Se sicuramente l’11 Settembre 2001 e il 21 Febbraio 2020 hanno avuto poi conseguenze molto pesanti per tutti noi, credo che questa volta siamo su un altro ordine di grandezza. Perché la pandemia si sta finalmente affievolendo, e probabilmente presto sará un (brutto e per molti assai doloroso) ricordo; l’11 Settembre invece ci aveva fatto ripiombare in uno stato di paura che peró aveva contorni indefiniti ed era percepita come lontana e improbabile, ma quello che é successo il 24 Febbraio 2022 é completamente diverso.
Io sono nato nel 1983 e ho vissuto in una Europa sempre in pace che non ha mai conosciuto alcun tipo di minaccia. Il benessere, la tranquillitá, la sicurezza dei nostri confini, sono cose che non sono mai state messe in discussione e che sono sempre apparse come naturali e scontate. Una guerra per le nostre strade era qualcosa di inconcepibile, assurdo, relegabile soltanto ad un film catastrofico o ad un romanzo di Tom Clancy. Per i nostri genitori e i nostri nonni le cose sono state un po’ diverse, per decenni le loro esistenze hanno convissuto con un nemico misterioso e immensamente potente che aleggiava poco al di lá dei nostri confini ad est. Non poche volte si é andati davvero vicini allo scontro totale tra Est e Ovest, con consegueze che sarebbero state molto vicine al ritorno all’etá della pietra per gran parte della civiltá umana. L’annientamento.
In pochi giorni siamo ripiombati lí. Esattamente lí dove credevamo non sarammo tornati mai piú. Della mia prima visita a Fabietto in Svizzera, risalente ormai a molti anni fa, ricordo lo stupore che provai nel trovare, al piano interrato del complesso in cui viveva poco fuori Basel, un rifugio antiatomico. Ogni edificio in Svizzera, per disposizione di legge, ne ha uno. E ricordo come all’epoca trovai la cosa completamente assurda e irrazionale. Quasi da farci una risata.
Avevo torto. E credo che siamo stati in milioni, in centinaia di milioni, ad avere torto. Perché in appena cinque giorni di rapido precipitare di eventi, quei tempi sono tornati.
E devo essere sincero: sono molto molto preoccupato, come non lo sono mai stato in vita mia. E il fatto di essere diventato padre da pochi mesi rende la cosa ancora piú angosciosa. Perché anche il coronavirus sembrava lontano, remoto, sembrava ua minaccia distante, qualcosa che avremmo potuto fermare. Finché un giorno non ci siamo accorti di averlo giá in casa.
E la mia grande paura é che anche con questa guerra sará cosí. E un ICBM dalla Russia centrale ci mette meno di un quarto d’ora ad arrivare sulle nostre teste. Decisamente piú veloce del coronavirus.
Una cosa é certa: questo é un inizio. L’inizio della fine. La fine dei 30 anni di pace e tranquillitá post caduta del Muro, la fine di tutte le sicurezze e garanzie di pace e stabilitá che ci hanno accompagnato finora, l’inizio di una nuova era in cui le nostre vite saranno decisamente piú complicate e in cui torneremo a vivere con la paura latente di essere svegliati nella notte dalle sirene, la paura che quella atroce assurditá che risponde al nome di Mutual Assured Destruction possa, da un giorno all’altro, trasformarsi in realtá. Magari proprio tra pochi giorni.
Lo so, puó sembrare assurdo. Ma ieri sera, mentre finivo la mia Carlsberg Elephant doppio malto (vista la tensione, volevo qualcosa di un pochino strong) mi sono trovato ad elaborare un pensiero. In tutte le situazioni che prevedono l’uso della forza, si tratti di una semplice rapina in un sottopassaggio oppure di una guerra su larga scala, esiste una regola universale: é in posizione di vantaggio chi ha meno da perdere. Ed é in posizione di forza assoluta colui che magari non ha proprio nulla da perdere. È il motivo per cui un padre di famiglia non reagisce mai ad un rapinatore, ma gli consegna il portafoglio senza fiatare. Troppo da perdere.
In questa situazione, noi Europei siamo quelli che hanno tutto da perdere. La maggioranza dei Russi, che non conoscono il benessere occidentale e che vivono in un Paese da sempre autoritario e militarizzato, temono le privazioni e le conseguenze di una guerra nucleare decisamente meno di noi. Approvano la guerra e sono pronti a sopportare importanti sofferenze per la loro Patria (molto, molto piú di noi). Ciononostante, la situazione impone di fare qualcosa, e tra sanzioni e aiuti militari agli aggrediti, come UE ci siamo esposti davvero parecchio. Consci di essere quelli che hanno piú di tutti da perdere. Speriamo che vada a finire bene.
Articolone di fine anno tra il filosofico e il polemico
Sulla Germania da sempre si discute moltissimo, soprattutto in questi ultimi anni contrassegnati da una fortissima emigrazione dall’Italia e dal successo di alcuni vloggers e bloggers che parlano di questo Paese.
Si distinguono, in questo frangente, due grandi schieramenti contrapposti.
I Germania-Esaltati
Sono quelli per cui la Germania é il top assoluto, un paradiso in terra con qualitá della vita a livello ultraterreno, stipendi da supermanager anche per chi é impiegato come operaio in fabbrica, cittá lastricate di puro benessere con servizi perfetti e zero criminalitá, Aziende pronte ad accoglierti col tappeto rosso offrendo trattamenti economici sconosciuti in Italia. Si tratta anche generalmente di persone che disprezzano l’Italia in modo massivo, e impegnano tutte le loro energie quando si tratta di rimarcare tutto ció che in Italia va male e tutto ció che in Germania va bene. E ovviamente, dicono a tutti “andate in Germania”.
I Germania-Detractors
Sono quelli che ti dicono che la Germania é finita, che é diventata uno schifo, che va tutto male. Generalmente é gente che vive in Germania da anni, magari anche da molti anni, e che utilizza tale “anzianitá” come rafforzativo della validitá delle proprie opinioni (lascia che ti dica io come stanno le cose, che io in Germania ci vivo da trent’anni) e che della Germania racconta dei prezzi delle case fuori controllo, del’immigrazione incontrollata, del degrado rampante nelle cittá, dei minijob, del Kurzarbeit, della sottoccupazione, del ridimensionamento dell’industria, dei licenziamenti nelle fabbriche, delle periferie degradate delle Mietkaserne, e cosí via. E ovviamente, dicono a tutti “non venite in Germania”.
Proviamo a tornare sulla terra
Houston, abbiamo un problema! Immaginiamo di essere a bordo di una capsula Apollo (anzi Orion, per stare al passo coi tempi) e ci troviamo bloccati a cavallo tra due orbite: quella degli esaltati e quella dei detrattori. Muoversi tra le due orbite é molto facile, basta qualche spintarella dei razzi di controllo di assetto e possiamo vedere contenuti sia da un lato che dall’altro. Quello che é difficile é iniziare il rientro nell’atmosfera e la discesa sul pianeta Terra.
Perché finché rimaniamo nelle due orbite, vediamo il pianeta da molto in alto e possiamo farci la nostra idea di come sono le cose lá sotto… ma l’unico modo per capire davvero é avere la voglia e l’intraprendenza di approfondire piú da vicino. E approfondire in modo dettagliato é molto piú impegnativo! È necessario avvicinarsi, rientrare nell’atmosfera e scendere sulla Terra. E per rientrare nell’atmosfera sono necessari calcoli complicatissimi e precisione millimetrica, pena finire arrostiti oppure essere imbalzati nel gelo del cosmo.
Questa metafora nerd-aerospaziale é per spiegare come tutto questo purtroppo abbia a che fare con i meccanismi perversi alla base di Internet. I contenuti, per massimizzare la generazione di click, devono essere estremi, sensazionalistici, portatori di notizie pesanti e che fanno colpo. Veloci da consultare, impattanti e non troppo approfonditi. Perché il loro scopo non è fare vera informazione bensì soltanto quello di generare click e di innescare discussioni-vespaio nei commenti, che attraggono a loro volta altre visualizzazioni e altri click… Contenuti obiettivi, ricchi in informazioni, ragionati e dettagliati, sono purtroppo svantaggiati dalla “selezione naturale” operata dagli algoritmi di Internet.
Io stesso, sul mio blog, propongo contenuti “vecchia maniera”, ovvero testi descrittivi e tecnici. Giá alcune volte mi é stato criticato questo approccio (sono stato contattato da sedicenti “esperti di comunicazione” che proponevano, ovviamente a pagamento, servizi di “revisione” dei miei contenuti per renderli piú adatti ai tempi e piú acchiappaclick). Oggi infatti l’internet mainstream vuole contenuti brevi, di impatto, meglio se organizzati in bullet points oppure meglio ancora: niente testo, fare un bel video. Perché la soglia media di attenzione nell’era dell’internet moderno é di pochi minuti quindi (sempre secondo gli esperti) non ha senso preparare “muri di testo” perché oggi ormai non li legge piú nessuno.
Non dubito della buona fede degli “esperti” tuttavia la mia risposta che viene dal cuore é: benissimo, se non sei disposto a prenderti del tempo per leggere, studiare, preparati e imparare, allora i contenuti degli esaltati/detrattori mainstream sono perfetti per te. Perché riflettono quella che é la tua voglia di approfondire e di imparare veramente: zero. I miei contenuti sono di un altro livello, quindi non fanno per te. I miei contenuti sono approfonditi e richiedono attenzione, riflessione e magari anche una rilettura. Quindi a chi è pigro suggerisco di lasciar perdere.
Trasferirsi all’estero é una decisione che cambia la vita e non la si puó prendere a cuor leggero. I miei post sono volti a fornire elementi utili a chi vuole prendere una decisione circa un trasferimento in Germania offrendo informazioni prima di tutto utili, ma anche mirate, approfondite e il piú possibile imparziali. Dico “il piú possibile” perché tutti quanti abbiamo dei bias e nessuno é perfetto: anche io certe volte, quando scrivo, mi rendo conto che devo rielaborare e riformulare alcune mie frasi perché ci metto troppo del mio personale, col rischio di mandare al lettore un messaggio parziale. Mentre invece, quando scrivo articoli informativi su come funzionano le cose qui, questo non andrebbe fatto. Ma vi assicuro che, nel limite del possibile, questo é uno sforzo che faccio sempre.
Il fatto é che ogni storia di emigrazione é una storia a sé stante, é una delle piú grandi sfide che si possono affrontare nella vita, ed é qualcosa di strettamente personale. Ci sono storie di emigrazione di grande successo e di realizzazione cosí come ci sono storie di emigrazione di grande sofferenza costellate di cocenti delusioni.
Gli esaltati cercheranno di convincervi che se verrete qui sará sicuramente un successo, mentre i detrattori faranno di tutto per instillarvi nella testa di non venire qui perché la vostra esperienza sará sicuramente una schifezza. Il piú delle volte dietro a queste prese di posizione nette e drastiche c’é solo brama di click e di visualizzazioni, senza contare una certa voglia di dare nutrimento ai propri confirmation bias. Magari perché loro si sono trasferiti qui a loro volta e a loro é andata bene (o male), quindi vogliono convincervi che andrá bene (o male) anche a voi. Per farlo faranno un accurato cherry picking, stando attenti a dare risalto solo a quelle notizie e informazioni che sostengono le loro opinioni.
Insomma, bisogna fare molta molta attenzione a chi si dá ascolto circa il tema “Germania”. E non fatevi impressionare da quelli che si mettono su un piedistallo forti del fatto che “io in Germania ci vivo da trent’anni” perché non conta un fico secco da quanto tempo sei qui, conta quanto hai imparato. Un tronco non diventa un coccodrillo solo perché sta trent’anni in acqua. Uno puó stare in Germania anche 50 anni e imparare poco o nulla, della Germania. Ho conosciuto gente che é qui da 30 anni e ha ancora un tedesco da terza elementare senza azzeccare mezza declinazione, tiene ancora il cellulare in Italiano, a casa guarda solo la TV Italiana, e per qualunque evenienza burocratica si rivolge ancora ai patronati che parlano Italiano. Io sono qui da 5 anni e mi sono sempre sbrigato tutta la burcrazia da solo, tengo seminari tecnici in tedesco, gestisco clienti e fornitori in tedesco, e sempre in tedesco eseguo operazioni finanziarie appoggiadomi a Finanzberater indipendenti; e da poco ho anche iniziato a investire in immobili nella Metropolregion Rhein-Neckar. E nonostante ció, ho sempre ancora l’impressione di stare solo iniziando a scoprire questo Paese, e nel tempo libero cerco poco alla volta di imparare di più della sua storia e letteratura. Perché da quando sono arrivato qui non ho mai spesso di studiare e di imparare tutto il possibile sulla Germania. Nel bene e nel male.
La verità alla fine è una sola, e cioè che se verrete qui, la vostra storia la costruirete voi. Cercate quindi di non farvi influenzare da messaggi eccessivamente antisonanti e impetuosi, e concentratevi su voi stessi. Se deciderete di avventurarvi in Germania per una nuova esperienza di vita, sará una storia solo e soltanto vostra, unica e irripetibile. Nessuno puó dire se andrá bene o andrá male, ma credetemi, voi potete fare molto per influenzare il risultato. Informandovi e preparandovi.
Internet é una autentica miniera d’oro per chi vuole informarsi e prepararsi, ma ha purtropo un grande difetto: é ottimizzato per chi ha bassissimi livelli di attenzione e per la promozione di contenuti estremi e antisonanti. Serve quindi uno sforzo extra per trovare informazioni di qualitá, possibilmente anche conoscenza della lingua tedesca per estrarre notizie e informazioni il piú precise possibili.
Per chi fosse capitato in questo Thread proprio a seguito di una ricerca sul tema Germania e volesse approfondire, consiglio di fare un salto sulle mie pagine Vita in Germania e Trasferirsi all’estero per consultare lo storico dei miei articoli, preselezionati per argomento.
Idealmente, se mi venisse chiesta una ipotetica checklist delle informazioni da cercare e da analizzare, direi che per prima cosa andrebbe capito se la Germania puó fare per voi, se vivere qui vi potrebbe piacere oppure no. Ne ho parlato in un articolo di qualche tempo fa, in cui ho affrontato alcune delle domande da porsi per capire se siete tipi da Germania. La Germania, poi, é molto grande, e le differenze regionali sono marcate, esattamente come in Italia. Se avete giá chiara la regione in cui volete trasferirvi, vi consiglio caldamente di concentrare i vostri sforzi sulla ricerca di informazioni attinenti alle regione che vi interessa. A cambiare infatti non é solo la gente, le tradizioni, gli usi e i costumi, ma anche la lingua (con cambi di inflessione molto pesanti e importanti differenze di vocabolario), i passatempi nel tempo libero, gli hobby, l’orientamento politco e l’atteggiamento verso i forestieri. Vi é poi il discorso lavorativo: é importate cercare di capire quanto potete guadagnare realmente e quale riferimento stabilire per le negoziazioni. Sugli stipendi in Germania (e su come informarsi) ho scritto un articolo tempo fa che é ancora oggi attuale; ma in molti casi é adirittura possibie mettere le mani su cifre concrete come nel caso del contratto dei metalmeccanici IG Metall di cui ho parlato in un articolo apposito. Sempre rimanendo in tema lavorativo, vi sono molte differenze di mentalità e di metodo tra l’Italia e la Germania, il modo in cui si lavora qui è sostanzialmente diverso rispetto all’Italia e la stessa vita di tutti i giorni in ufficio è “abbastanza” diversa. Ne ho parlato anni fa in un articolo: 10 abitudini lavorative che probabilmente dovrai abbandonare se ti trasferisci in Germania. Queste diversità potrebbero rendervi la vita in Germania molto gradita (o molto meno) rispetto all’Italia. Molto importante e strettamente collegato al tema lavoro è l’aspetto assicurazioni e previdenza sociale: in Germania vi sono assicurazioni sanitarie pubbliche e private con vantaggi e svantaggi, le pensioni (statali) sono molto basse e organizzarsi il proprio retirement con strumenti integrativi è un must assoluto, senza contare altri tipi di assicurazioni che è assolutamente opportuno stipulare se vi trasferite qui. Dovete inoltre mettere in conto uno Stato abbastanza esigente in termini di rispetto delle regole e una mentalità in generale molto “quadrata” di fronte ad errori anche piccoli. Leggerezze e “ragazzate” fatte nella vita o sul lavoro in Italia vengono quasi sempre perdonate e si chiude un occhio (anche due) mentre in Germania si verrà sempre puniti secondo le regole, senza eccezioni. Questo talvolta può portare a subire conseguenze molto gravi per errori anche piccoli ed è una cosa da tenere bene a mente perchè rappresenta una grossa differenza con l’Italia: in Germania sul rispetto delle regole non si scherza. Ne ho parlato in un articolo di qualche tempo fa. Non voglio poi stressarvi sulla questione abitare, trovare casa o comprare casa, probabilmente saprete già che in Germania è decisamente più difficile che in Italia. Se vi interessa l’argomento consultate i vari articoli disponibili elencati sulla pagina Vita in Germania. Anche l’argomento costo della vita è molto complesso. Ho provato ad affrontarlo qualche anno fa in un confronto tra Monza e Darmstadt, che tuttavia risulta abbastanza datato visto che riguarda il 2018, quando Covid-19 e inflazione ancora non erano arrivati. In linea di principio, posso dire che venendo dalla Lombardia, non ho notato grossi stravolgimenti nelle mie spese ordniarie e straordinarie e nel mio carrello della spesa. Ma siccome l’argomento varia molto anche da zona a zona, il mio consiglio è: documentatevi. Affitti, immobili, mezzi di trasporto, carburanti, ristoranti, automobili, mobilia, alimentari, sono tutte cose i cui prezzi si consultano facilmente su Internet. Fatevi un giro su rewe.de o kaufland.de e divertitevi.
Ora, in mezzo a tutto questo uno potrebbe legittimamente chiedersi, qual è la cosa più importante di cui tenere conto. Cosa fa davvero la differenza per un trasferimento all’estero che ti cambia la vita in meglio. Secondo me il presupposto fondamentale è che sia soddisfatta la primissima condizione che ho elencato: la Germania deve essere un posto che vi piace, che vi fa sentire a vostro agio, che vi fa stare bene. Altrimenti anche lo stipendio più alto del mondo, il lavoro più figo del pianeta o l’amore più appassionante dell’universo prima o poi vi staranno stretti e non vi sentirete bene. Quindi secondo me vale la pena investire qualche energia sul capire se siete tipi da Germania. Se poi scoprirete che è così, avrete probabilmente ancora più motivazione a proseguire nel vostro intento.
Ma soprattutto, qualunque sia il vostro progetto (di espatrio o qualunque altra cosa) per il 2022, vi faccio i miei auguri affinchè sia un successo.
Se l’epidemia di Covid-19 fosse una guerra, la quarta ondata dell’autunno 2021 sarebbe probabilmente la Caporetto della Germania. Mai il sistema sanitario tedesco é stato cosí messo a dura prova e giá in questi giorni nelle zone piú colpite é necessario trasferire i malati intubati su voli Medevac militari verso altri Bundesländer, mentre l’associazione nazionale dei medici, preparandosi al peggio, sta iniziando a mettere a punto il protocollo per il triage negli ospedali che, con i letti che stanno per finire, é a quanto pare ormai questione di giorni.
Il triage applicato nelle cliniche é un concetto squisitamente medico e non etico o moralista: non sará infatti deciso chi curare in base allo stato vaccinale o al tipo di malattia, ma esclusivamente in base ad una valutazione delle probabilitá di sopravvivenza: chi ha piú chance di farcela, si prenderá il letto in rianimazione. Gli altri saranno lasciati senza cure. [1]
È una situazione terribile, se si pensa che un malato di tumore, un infartuato, o una vittima di incidente stradale, potrebbero vedersi condannati a morte perché il letto di terapia intensiva che potrebbe salvare loro la vita é occupato da un malato Covid-19, magari non vaccinato. Le impicazioni etiche e morali di questa situazione sono a mio avviso molto impegnative e di non facile trattazione, e forse é proprio per questo che nessuno o quasi se ne interessa. In pochi si pongono e il problema e i piú se ne fregano altamente; nonostante gli articoli di giornale e i resoconti drammatici che arrivano dagli ospedali di tutto il Paese, sembra che il problema non interessi ormai a nessuno.
Il mio modesto parere personale é che la pandemia Covid-19 ha dimostrato senza dubbio alcuno che quella Tedesca non é in fondo una Solidarische Gesellschaft (societá basata sulla solidarietá) ma é una societá dove ognuno guarda al suo fregandosene degli altri, piú o meno come in Italia. E questa é stata per me una grande delusione. Perché dei Tedeschi mi aspettavo di meglio.
Quarta ondata Covid-19 in Germania: i perché di una disfatta su tutta la linea
Come si é arrivati a questa situazione disperata? A mio avviso ci sono principalmente 4 perché:
Una situazione di transizione politica in cui non é ben chiaro chi é in carica di cosa, e con troppe promesse avventate fatte in campagna elettorale
Il livello di attenzione e di rispetto delle regole anticontagio ormai calati a livelli pressoché nulli
L’enorme ondata di dimissioni tra gli infermieri e gli operatori sanitari nelle terapie intensive che ha lasciato scoperti gli ospedali
Una deludente adesione alla campagna vaccinale riconducibile, soprattutto in certe aree del Paese, di una radicata diffidenza nei confronti del governo e dei vaccini
Tuttavia, prima di espandere brevemente questi quattro punti, vorrei fare un passo indietro e tornare a Marzo 2020. La prima ondata vide la Germania lodata da tutto il mondo per la gestione della situazione e io stesso, sul blog, fui trascinato da questo “successo” elogiando l’operato della classe dirigente del Paese. [2] Il successo nella gestione della prima ondata fu dovuto principalmente a: – Una situazione di pochi grossi focolai, che con il tracciamento e le restrizioni sono stati piú facili da gestire rispetto ai focolai in Italia che erano piú numerosi, piú piccoli e piú distribuiti sul territorio – Immediata e diligente collaborazione da parte della popolazione: tutti accettarono subito il lockdown e si attennero alle restrizioni (peraltro non particolarmente gravose) in modo esemplare – Il sistema sanitario tedesco si trovava, al momento dell’inizio della pandemia, al suo FitnessPeak con quasi 27.000 letti in terapia intensiva e gli operatori pronti a dare il massimo per fronteggiare l’emergenza
La situazione ora, dopo oltre un anno e mezzo, é purtroppo molto cambiata.
C’è un primo importante fattore, ovviamente esogeno, che é la variante Delta: con un R0 triplicato rispetto al Virus di Marzo 2020, ha cambato, e di molto, le regole del gioco. Nonostante il fattore di replicazione reale sia poi calmierato dall’effetto dei vaccini, si ha comunque a che fare con un virus molto piú contagioso e pericoloso. I rimanenti fattori rientrano peró a pieno titolo nella categoria degli human factors.
Mentre in Germania dilaga il virus, la politica si trova in una situazione di Trance in cui non si capisce chi é in carica delle decisioni: il governo Merkel, oramai uscente, adotta l’atteggiamento distaccato e attendista di chi ha ormai deciso di mettersi da parte, un po’ a voler dire “io sto per andarmene, non tocca piú a me decidere” mentre i partiti della coalizione Ampel ancora discutono il loro contratto di governo, in cui le prioritá dei dibattimenti sono il clima, l’immigrazione, le energie rinnovabili, le finanze, e idee per dare il colpo di grazia definitivo ai killer ambientali che ancora si permettono di guidare auto turbodiesel. Medici, ospedali, scienziati e gli stessi politici a livello locale intanto lanciano messaggi di allarme sempre piú disperati chiedendo misure piú incisive ma la promessa fatta in campagna elettorale da tutti i candidati cancellieri, incluso Scholz “Ein Lockdown wird mit mir nie wieder geben” é una assai pesante palla al piede: venire meno alla più impegnativa promessa elettorale prima ancora di insediarsi alla Cancelleria sarebbe una debacle colossale. Per non parlare poi dell’altra promessa, forse ancor piú impegnativa e rischiosa, fatta ancor prima, e cioé che il vaccino in Germania non sará mai obbligatorio. A tutto ciò si aggiunge lo scaricabarile tra i singoli Bunsesländer e il governo centrale: pur avendo infatti i singoli Land l’autorità per poter dichiarare Lockdown locali, questi per non perdere la faccia con i propri elettori preferiscono non agire e chiedere al governo centrale di dichiarare un lockdown nazionale. Governo che finora ha sempre rimbalzato ai Land la responsabilità: avete l’autorità per chiudere tutto, quindi se serve fatelo. Ma di Lockdown (anzi, di L-Word, perché la politica vuole evitare persino di menzionare il termine) nessuno ne vuole sentir parlare, e tutti aspettano che arrivi qualcuno a metterci la faccia. L’introduzione del sistema 3G (una sorta di equivalente del Green Pass italico) é arrivata in ritardo e con molte polemiche, cosí come l’istituzione di un modello di risposta al crescere dei casi (basato non piú sull’incidenza dei contagi, ma sulla cosiddetta “incidenza ospedaliera”) che tuttavia rimane blando e esclude quasi del tutto il ritorno dei Kontaktbeschränkungen su ampia scala(limitazioni ai contatti personali delle persone, aka Lockdown). E cosí si aspetta, sperando forse in un miracolo, mentre i contagi salgono ormai da piú di un mese a ritmo del 30% in piú a settimana, con l’impressionante picco, registrato lo scorso mercoledí, di 76.000 casi giornalieri.
Numeri spaventosi, che tuttavia sembrano non impressionare piú di tanto. I Tedeschi, a differenza degli Italiani, non hanno mai vissuto situazioni di paura e di disperazione come quelle di Bergamo di Marzo 2020 o della zone della Brianza a Novembre 2020, quando di notte si sentivano solo sirene di ambulanze senza interruzione e se chiamavi il 118 per far portare in ospedale tua nonna che stava soffocando sul letto ti sentivi rispondere “la prima ambulanza puó passare domani“. Questo in Germania non é mai successo, sia grazie al sistema sanitario che ha sempre tenuto botta abbastanza bene, sia grazie al lockdown durato da fine Ottobre 2020 fino a Maggio 2021, che ha sempre calmierato i contagi in modo discretamente efficace. In tutto questo, le gente si é progressivamente lasciata sempre piú andare e il rispetto delle regole di distanziamento e anti-contagio é venuto meno abbastanza rapidamente, proprio perché non é mai stata percepita una vera emergenza e questa situazione di pandemia é diventata, col passare delle settimane, solo una seccatura. È sufficiente andare qualche mese indietro negli articoli del blog per rendersene conto: giá la scorsa primavera scrivevo di come, anche in pieno lockdown, ormai nessuno rispettasse piú le prescrizioni di distanziamento (soprattutto nei supermercati) e le regole venissero sistematicamente ignorate con cene e festicciole abusive nelle abitazioni private che, in barba alle Kontaktbeschränkungen, erano diventate ormai la norma. [3] Ora, a mesi di distanza, la situazione é ancora piú “rilassata” e la gente nonostante i continui richiami, continua a fregarsene del distanziamento e delle regole. Anche con gli ospedali pieni e quasi 80.000 casi al giorno. E sono pronto a scommettere che anche in caso di ritorno del lockdown generalizzato nazionale (che credo avverrá al piú tardi entro l’inizio della seconda settimana di Dicembre) l’atteggiamento non cambierá; anzi, peggiorerá. Alla faccia della Solidarische Gesellschaft.
A tutto questo si aggiunge una perdurante situazione di grande rabbia e frustrazione tra i sanitari impiegati nelle terapie intensive tedesche. Ridotti allo stremo dopo 20 mesi di pandemia, hanno iniziato a licenziarsi. In massa. Si calcola che piú di 9.000 sanitari impiegati nei reparti di rianimazione e terapia intensiva delle cliniche Tedesche abbiano dato le dimissioni dall’inizio della pandemia. [4] Purtroppo (come ho giá scritto in altri articoli) in Germania vige da sempre una situazione di Personalmangel: in pressoché ogni settore manca personale, soprattutto personale qualificato. Questo fa sí che trovare un nuovo impiego, per chi non ne puó piú di quello attuale, sia abbastanza facile: certi profili sono richiestissimi e cambiare lavoro diventa un gioco da ragazzi. Ecco quindi che migliaia di Pflegekräfte, massacrate dal superlavoro, dai rischi, e dalle mancate promesse della politica, hanno mollato, ripiegando su impieghi meno gravosi in ambito sanitario. Le terapie intensive Tedesche sono cosí rimaste gravemente scoperte di personale qualificato e formato, che diventa molto difficile da sostituire in tempi brevi, e il risultato é stato devastante: oggi in Germania ci sono poco piú di 22.000 letti di terapia intensiva attualmente operativi, quasi 5.000 in meno di un anno fa. Le mancate promesse della politica nei confronti degli operatori sanitari, cosí lodati e applauditi all’inizio della pandemia e poi rapidamente dimenticati non appena i contagi sono calati con l’arrivo del caldo, hanno prodotto questo risultato vergognoso. E ad oggi sono ancora onestamente stupefatto di come nessuno abbia ancora chiesto ai politici Tedeschi di rendere conto di questo disastro che costerá la vita a moltissime persone. Perché qui i No-vax non c’entrano un bel fico secco. Qui la colpa é di chi ha promesso senza mantenere, lasciando migliaia di sanitari a combattare da soli, in condizioni massacranti.
Rimaniamo sul tema vaccini e analizziamo l’ultimo punto: la deludente adesione alla campagna vaccinale. La Germania ha vaccinato il 67% della platea, meno di quanto hanno fatto Paesi considerati normalmente meno “virtuosi” come Italia, Spagna o Portogallo. Come mai? Due fattori sono a mio avviso determinanti: in primis, come giá scritto un paio di paragrafi piú su, il fatto che non sia mai stata percepita dalla popolazione una vera situazione di emergenza; e poi una radicata diffidenza nei confronti dei vaccini e della medicina, diffusa soprattutto tra i sostenitori del’estrema destra di AfD nella ex Germania dell’est e tra le popolazioni di molti Landkreis di montagna, nel sud del Paese. In particolare in queste regioni montane gli stessi medici sono visti con molte riserve dalla popolazione ed é molto piú diffusa e rispettata la figura dell’Heilpraktiker, una sorta di “guaritore” che applica medicina naturale e alternativa senza necessariamente possedere un titolo di studio nel campo della medicina tradizionale. Pur trattandosi di una figura rigidamente regolata per legge (è necessario superare un difficile esame di Stato per diventare Heilpraktiker) non é un mistero che chi pratica le cure naturali spesso veda con una certa avversione i vaccini. In queste zone, i pulmini itineranti che offrivano la vaccinazione sono stati addirittura presi a sassate o attaccati con fumogenie petardi dalla popolazione locale, ritrovandosi cosí costretti alla fuga.[5] Questo “zoccolo duro” di popolazione ostile ai vaccini é forse meno rumoroso e casinaro rispetto ai “no green pass” italici, ma lo supera agevolmente in massa critica. Ad oggi le terze dosi stanno prendendo velocitá abbastanza bene ma le prime e seconde dosi crescono ancora a ritmi molto lenti. E sono sempre di piú le istituzioni, sia politiche che scientifiche, a non escudere piú l’introduzione dell’obbligo vaccinale, come giá deciso dalla vicina Austria. Secondo molte proiezioni infatti la percentuale difficilmente potrá salire molto oltre il 70%, visto che chi non intende vaccinarsi molto difficilmente cambierá idea. I vaccini, si sa, non offrono protezione totale e hanno anche efficacia decrescente nel tempo; rimangono tuttavia un importante fattore di riduzione del rischio che puó fare la differenza tra un decorso Covid-19 molto grave e una malattia che puó essere curata a casa (che i vaccini proteggano da morte e forme gravi rimane assodato e dimostrato dai numeri). È chiaro che, in questo frangente, ogni percento di copertura in piú aiuta. Non ferma il virus, ma aiuta a non impestare gi ospedali. Ma regioni come Sassonia o Baviera, con il 60% circa di vaccinati, rimangono molto esposte al rischio di sovraccarico degli ospedali (rischio che infatti si é verificato) e la situazione non é destinata a migliorare nelle prossime settimane.
E ora arriva pure la variante Omicron. Variante della quale si sa pochissimo, ma quel poco che si sa é piú che sufficiente per preoccuparsi ancora di piú. Beh, che dire. Ci sono tutti i presupposti per un lungo e buio inverno Covid, in questa attendista e indecisa Germania. Magari converrá svernare in Italia?
La notizia è di quelle che fanno rumore e che fanno pensare.
Il fattaccio
Sulla storica sede Opel di Rüsselsheim rischia di abbattersi un consistente Stellenabbau (taglio di posti di lavoro) ma stavolta, contrariamente a quanto siamo normalmente abituati a leggere in questo casi, non sono gli operai, i tecnici o le manovalanze a rischiare il posto causa delocalizzazione. È l’Engineering.
Stellantis intende infatti ampliare il suo impianto a Kenitra, in Marocco, dove secondo una recente pubblicazione del Daily Morocco saranno creati 500 nuovi posti di lavoro per profili di alto livello nel campo dell’ingegneria e dello sviluppo hardware e software. Posti che a quanto pare saranno tagliati in Opel a Rüsselsheim.
Da articoli sul Darmstädter Echo e sul Frankfurter neue Presse emergono inquietanti dettagli su quanto accade in questi giorni a Rüsselsheim: il Betriebsrat della principale sede Opel del paese sarebbe stato informato da diversi sviluppatori software e ingegneri circa colloqui 1:1 con i propri responsabili diretti in cui è stato chiaramente detto loro che sono “troppo costosi” e che a meno di consistenti tagli di stipendio, la loro posizione sarà trasferita in Marocco.
I lavoratori, tuttavia, non confermano tali indiscrezioni. Ma stando a quanto riporta il Frankfurter Allgemeine Zeitung, ai lavoratori Opel di Rüsselsheim é stata data precisa direttiva di non parlare con la stampa.
Considerazioni a caldo
La notizia mi é stata girata da un amico qui in Germania e dopo averla letta e digerita mi sono precipitato al computer per scrivere qualche pensiero finché il ferro é caldo.
L’economia neoliberista é spietata e le delocalizzazioni purtroppo fanno parte del gioco. Le Aziende hanno una sola ragione di esistere, fare soldi. E per quello non guardano in faccia a nessuno. Se tuttavia finora erano state per lo piú toccate le manovolanze, ora il momento é arrivato. Ora tocca a noi.
La concorrenza di Paesi che sfornano servizi di ingegneria, di ricerca e di sviluppo low-cost (India, Cina, Nordafrica) sta aumentando, non a caso un paio di anni fa scrivevo dell’India, dove si laureano mezzo milione di ingegneri all’anno, dove oggi molti gruppi europei e americani delocalizano in remoto il loro sviluppo software.
Questa concorrenza low-cost diventerá sempre piú competitiva, conveniente e attraente per i nostri datori di lavoro. Sempe di piú. Skill, competenzeverticali e trasfersali, fluency in molteplici lingue, lifelong learning e voglia di crescere e di imparare, sempre: sono queste le armi con cui difenderci e conservare il vantaggio competitivo nel mercato del lavoro, per essere pronti sia a respingere gli attacchi della concorrenza low-cost, sia a risultare vincenti nel mercato qualora sia necessario cercarci un nuovo impiego.
Una cosa é certa: per noi Ingegneri si avvia un’era pregna di sfide.
È il mio primo momento di solitudine da 15 giorni a questa parte. Seduto su una panchina di fronte al Badesee di Bensheim, guardando il cielo che va verso l’ora blu, ripercorro con la mente gli avvenimenti di questi ultimi giorni.
Sono state due settimane molto intense e sicuramente quelle che seguiranno non saranno da meno. Sono diventato papá di un bellissimo biondino dagli occhi vispi che non smette mai di fissarmi quando gli parlo (un po’ in Italiano, un po’ in Tedesco) e che io a mia volta non smetterei mai di guardare perché ogni volta che vedo quel visino ho l’impressione di avere davanti a me semplicemente la piú bella cosa al mondo.
Quello che ho vissuto neli ultimi giorni é qualcosa di incredibilmente grande e affascinante, ho avuto il privilegio di vivere attimi indescrivibili, di essere presente fin dai primissimi momenti, e ancora vivo quelle immagini in modo piú cristallino che mai. Ricordi, sensazioni ed emozioni che potrebbero darmi materiale per scrivere sul blog per settimane; ma se da un lato questo sito per anni é stato un po’ la finestra nascosta sui miei pensieri e una sorta di libro aperto sulle mie vicende, ho deciso che per quanto riguarda la mia vita di famiglia non sará cosí.
Certo, non é affatto escluso che un domani condivideró alcune cose strettamente attinenti ai temi del blog quali ad esempio come si sbriga tutta la burocrazia alla nascita tra Standesamt e Consolato Italano (ci sono ancora dentro fino al collo, abbiate pazienza…) e le mie esperienze nel crescere un bambino bilingue in Germania (mi sto giá attrezzando con apposite letture per vederci un po’ piú chiaro). Insomma, ci sará sicuramente un sacco di potenziale nuovo materiale su cui lavorare.
Ma quello che faremo io, Hanna e Lukas sará e resterá cosa nostra. Continueró a raccontare i nostri viaggi e le nostre sortite alla scoperta della Germania e del mondo, continueró a fare informazione e a elaborare articoli informativi su questo Paese, anche a tema bambini e famiglia, ma non terró un blog sulla mia vita di famiglia, non butteró foto di mio figlio ai quattro venti raccontando ogni cosa che fa. Non credo sia giusto e rispettoso nei suoi confronti.
Nei suoi confronti. Mentre scrivo mi sembra di sentire quasi l’importanza, il peso di queste parole. Quando per la prima volta tieni in braccio tuo figlio entri in un mondo nuovo, capisci che tutto sta cambiando, e che quella piccola, preziosissima vita che tieni tra le braccia ora é responsabilitá tua. Ti chiedi se sarai all’altezza, ti passa per la testa ogni possibile tipo di dubbio e di preoccupazione, ma dall’altra parte, dentro, di te senti una forza immane e una felicitá che si fatica a descrivere. Una mistura unica, fortissima, prorompente. Se potessi darle un nome usando poche parole, direi che é il punto tra apprensione e felicitá. Forte, vibrante, teso, e carico di energia.
È giá passato del tempo, il cielo si é fatto scuro. È ora di tornare a casa. Ora che ci penso, “Casa” ha un significato del tutto diverso adesso. E comunque sí, sono davvero felice. Scriverei di piú, molto di piú; ma in virtú di quanto spiegato poche righe fa, qui mi fermo e non andró oltre.
Le elezioni per il Bundestag di quest’anno sono certamente tra le piú movimentate e incerte degli ultimi decenni: il 26 Settembre prossimo i Tedeschi saranno chiamati alle urne a decidere chi guiderá il Paese per i prossimi 4 anni, e dopo mesi di serrata campagna elettorale quello che si profila all’orizzonte ha tutto l’aspetto di un drastico ribaltone. Con la dipartita di Angela Merkel si chiude una storica era di continuitá in Germania, una progressione durata 16 anni in cui la Cancelliera ha governato (piú o meno compatte) coalizioni di centro (Unione-SPD) e di centrodestra (Unione-FDP).
Opinione squisitamente personale: se fossi tedesco, sarei contento di questi 16 anni di Merkel. La disoccupazione é bassissima, il rapporto stipendi/costo della vita é tra i migliori al mondo, l’economia non ha mai smesso di andare bene dal 2009 in poi, il “Sistema Paese” Germania funziona bene, é competitivo, e continua a rivestire il suo ruolo nel mondo nonostante una globalizzazione imperante e la crescita rampante di nuove superpotenze economiche (Cina sopra a tutte) e si é dimostrato robusto e resiliente anche in occasione della pandemia.
La leadeship di Merkel é basata sull’autorevolezza e sull’esperienza: una leadership calma, ferma e decisa a sufficienza, ma mai autoritaria. Si é dimostrata, negli anni, capace di gestire situazioni anche molto pesanti. Il suo unico grosso neo é forse la crisi dei migranti del 2015, in cui la WiIlkommenpolitik ad ogni costo non é stata esente da pesanti conseguenze e diffuso malcontento (e crescita del consenso delle estreme destre).
Ora peró, é forte piú che mai la voglia di cambiamento. È comprensibile: 16 anni sono davvero tanti, un ipotetico 30enne tedesco di oggi ha praticamente sempre visto Merkel e CDU al governo da quando ha 14 anni; c’é tanto astio, soprattutto da parte delle nuove generazioni, nei confronti della Unione CDU+CSU, che da tanti giovani é ormai visto come il partito dell’establishment, dei ricchi, delle Elite finanziarie e dello status quo. Le ragioni di questo astio sono diverse: l’aumento degli affitti e il boom immobiliare, l’aumento delle ricchezze e dei redditi che ha principalmente interessato il ceto medio e il ceto alto, la disparitá di trattamento pensionistico e previdenziale tra le generazioni silver age e le attuali generazioni di millenials, le politiche climatiche non abbastanza coraggiose e incisive. Un sentiment che é ben riassunto nei video del giovane e seguitissimo Youtuber tedesco Rezo, che piú volte nei suoi popolarissimi monologhi da milioni di vislualizzazioni ha “distrutto” l’Unione CDU/CSU con attacchi molto pesanti e precisi. [1] A tutto si é poi aggiunto un cospicuo numero di scandali che ha interessato proprio il partito di Angela Merkel, i cui membri, anche in piena pandemia, sono stati al centro di inchieste riguardanti finanziamenti e favori. Scandali che non hanno risparmiato neppure il canditato cancellriere Laschet. [2]
Questo si é tradotto in una altalena incredibile che ha visto le cifre dei sondaggi ballare come mai visto fino ad ora. La buona gestione delle prima ondata delle pandemia e l’improvvisa popolaritá del ministro della Salute Jens Spahn avevano regalato, verso la metá dello scorso anno, una decisa e inaspettata risalita di gradimento nei confronti dell’Unione CDU/CSU. [3] SItuazione che peró non é durata molto: la devastante seconda e terza ondata e il lunghissimo lockdown durato da ottobre 2020 fino alla fine di maggio 2021 hanno fatto rapidamente crollare i consensi dell’Unione, colta totalmente alla sprovvista dal violento ritorno del Covid-19 a fine 2020. Cosí a inizio 2021 e in primavera i Verdi sono stati protagonisti di un hype incredibile: non appena annunciata la candidatura di Annalena Baerbock i consensi sono saliti alle stelle fino al clamoroso sorpasso alla Unione che li ha visti diventare primo partito in tarda primavera. [4] I Grünen sono stati tuttavia incapaci di capitalizzare e consolidare questo successo: alcune gaffe ed errori di Annalena Baerbock hanno fatto rapidamente perdere al partito ecologista il terreno conquistato a inizio anno, con un ritorno dell’Unione in cima alle preferenze. [5] Il ritorno dell’Unione come prima forza politica nei sondaggi é peró durato poche settimane: a sorpresa, é stato l’SPD di Olaf Scholz la verá novitá delle ultime settimane. Partendo da una situazione di crollo di consensi e di gradimento, i socialdemocratici hanno recuperato terreno a velocitá impressionante, complici probabilmente gli errori bipartisan di Verdi e Unione. In particolare l’incapacitá dei Verdi di mantenere il primato nei sondaggi é stata probabilmente la causa di questo improvviso ritorno di popolaritá dell’SPD, che aveva visto, negli ultimi mesi, molti dei propri elettori virare verso il partito ecologista. [6]
Abbiamo quindi una situazione dinamica e incerta piú che mai: nei sondaggi vi sono stati quattri cambi al vertice negli ultimi 6 mesi e ora, a tre settimane dal voto, sembra essere delineata questa situazione:
SPD – Circa 25% Unione – Circa 20% Grüne– Tra 16% e 19% FDP – Tra 11% e 13% Die Linke – Circa 7% AfD– Circa 11%
Con i numeri attuali, la coalizione piú probabile per ottenere una maggioranza assoluta e stabile é una supercoalizione di centrosinistra formata da SDP, Grüne e la sinistra radicale di Die Linke: la cosiddetta coalizione rot-rot-grün (rosso-rosso-verde). Uno scenario pressoché inedito nella Germania post-riunificazione (vi furono i due Governi Schröder, ma senza sinistra radicale) che aprirebbe prospettive del tutto nuove dando un taglio netto ai 16 anni di governi targati Merkel e CDU. Una simile supercoalizione di sinistra comporterebbe con ogni probabilitá:
Aumento delle (giá elevatissime) imposte sul reddito per le fasce di reddito medie e alte
Vermögensteuer: tassa patrimoniale
Aumento del costo di carburanti e riscaldamento in conseguenza della tassazione della CO2: la benzina potrebbe facilmente superare i 2 euro al litro in pochi anni
Sensibile incremento dell’imposizione fiscale sulle automobili, sugli immobili, sulle rendite finanziarie; feroce tassazione e disincentivo di tutto ció che é “inquinante” (“Auto Fahren muss teuer werden“)
Imposizione di obiettivi di emissioni zero all’industria, con incremento dei costi di produzione
Imposizione di un calmiere sugli affitti (che potrebbe – forse – far scoppiare la bolla immobiliare tedesca)
Contemporaneamente, si potrebbe assistere a:
Incremento di sussidi e benefit per le fasce di reddito piú basse; estensione o totale riforma dell’Hartz IV
Riforma e ristrutturazione delle pensioni, con possibile incremento dei contributi pensionistici a carico dei redditi piú alti
Riforma del sistema sanitario con abolizione della distinzione tra GKV e PKV e introduzione della Bürgerversicherung, con contributi piú elevati a carico dei Gutverdiener
Incremento del salario minimo
Ulteriore apertura e facilitazione delle politiche di accoglienza e immigrazione
Importanti incentivi e vantaggi per la mobilitá elettrica (biciclette e auto elettriche) e per relative infrastrutture private di ricarica
Obbligo di pannelli solari (con incentivi) su tutte le case nuove e su tutte le ristrutturazioni
Importantissimi investimenti nelle infrastrutture ferroviarie
Importantissimi investimenti nell’eolico e nelle energie pulite
Non ultimo, rot-rot-grün potrebbe rappresentare anche un vantaggio per l’Italia. Draghi potrebbe infatti trovare in un governo a trazione socialdemocratica un partner piú flessibile e “solidale” con cui rinegoziare il patto di stabilitá europeo e ottenere piú facilmente aiuti economici.
Per quanto riguarda il clima e la carbon neutrality, vero leit motiv di questa campagna elettorale e primo driver della grande crescita dei Verdi, mi si lasci dire che la scommessa é di quelle molto pesanti. Potrebbe rivelarsi vincente, e rappresentare l’inizio di una nuova era mettendo la Germania in pole position come prima economia sviluppata decisa a raggiungere la neutralitá climatica. Se le altre economie sviluppate decidessero di seguire l’esempio, questa scelta renderebbe la Germania capofila del cambiamento e rafforzerebbe la sua posizione di leadership. Se la scommessa peró si rivelasse perdente, e la Germania si ritrovasse da sola ad autoimporsi costosissimi target di neutralitá climatica, soffocando la propria industria e perdendo competitivitá, mentre il resto del mondo va avanti per la propria strada fregandosene dei target di emissioni zero, potrebbe rappresentare l’inizio di un devastante declino. Parliamoci chiaro: sono convinto che il proposito sia nobile e vada perseguito, ma bisogna andarci cauti e cercare di non volere tutto subito o cercare di fare i “primi della classe”, perché potrebbe costare molto caro.
Tuttavia, prima di addentrarsi ulteriormente negli scenari possibili, meglio fare un passo indietro e lasciare questi discussioni per il “dopo”.
Prima di tutto, quanto é realistica una coalizione rosso-rosso-verde? A mio avviso non moltissimo. Die Linke, il partito di sinistra piú estremo in Germania, ha nel proprio programma di governo richieste che sono (sulla carta) irricevibili sia per Verdi che per SPD: Die Linke intende infatti lasciare la NATO, ridimensionare l’industria tedesca degli armamenti interrompendo l’export di armi, introdurre il Mietdeckel obbligatorio a livello nazionale (regolare i prezzi degli affitti per legge) nonché un tangibile incremento delle imposte per i redditi medi e alti. Decisamente richieste troppo impegnative anche per due partiti “tifosi” del sociale come Verdi ed SPD.
Una alternativa piú equilibrata e bilanciata verso il centro sarebbe la cosiddetta coalizione Ampel (semaforo) ovvero rosso-giallo-verde, con i liberali del FDP al governo insieme a Verdi e Socialdemocratici. Anche questa coalizione é peró a mio avviso estremamente improbabile: Verdi e FDP sono assai distanti su moltissimi temi (immigrazione in primis) e il fallimento di Angela Merkel nel formare la coalizione Jamaica nel 2017 lo dimostra. Forse Ampel é persino piú improbabile di rot-rot-grün.
Una alternativa potrebbe essere una grande coalizione di centro con SPD, Unione e Verdi. Uno scenario tuttavia anch’esso inedito e che pone diverse questioni di non poco conto: viene da chiedersi, infatti, se l’Unione accettebbe mai di entrare in una coalizione con un cancelliere dell’SPD e, soprattutto, con un “partner” abbastanza scomodo come i Verdi. Tuttavia, l’unione potrebbe, dopo le elezioni, trovarsi davvero alle strette ed essere costretta ad accontentarsi e raccattare ció che arriva, recuperando i cocci e cercando di ricostruirsi.
Quella che si prospetta infatti per l’Unione é una debacle elettorale senza precedenti, il peggiore risultato nella storia del partito. [7] Una disfatta simile a quella che nel 1992, dopo mani pulite, decretó la fine della Democrazia Cristiana in Italia. Con conseguenze assolutamente imprevedibili. È davvero difficile immaginare una Germania senza CDU.
Quello che é sicuro é che formare un governo sará estremamente difficile, forse piú difficile che nel 2017. Chiunque uscirá come leader del primo partito dalle elezioni del 26 Settembre prossimo, avrá in mano una bella patata bollente.
Una mia opinione finale, tanto per chiudere: il consenso crescente delle sinistre in Germania é basato sulla divisione crescente che si sta venendo a creare nella societá, tra le fasce piú deboli, povere e meno istruite e quelle piú benestanti e piú specializzate, senza contare poi, ancora piú su, le Elite privilegiate come i Privatiers. Ma questo, in realtá, non é un problema della Germania, é un problema del mondo intero. La globalizzazione sfrenata e il neoliberismo hanno non solo estremizzato la competizione tra Nazioni per contendersi investimenti e Aziende, ma anche la competizione tra persone. Per trovare lavori ben retribuiti servono sempre piú skill e competenze, mentre per i lavori in cui non servono skill e competenze vale la regola del ribasso: trova lavoro chi “si offre” a meno. E a breve, per poter fare certi lavori, la concorrenza non sará piú con altri esseri umani, ma con i droni e con le macchine. In questo contesto ipercompetitivo ne esce con le ossa rotte chi purtroppo giá sta nella parte bassa della societá, e questo processo é sfortunatamente irreversibile (ho scritto un articolo su come personalmente vedo la societá del futuro, chi é incusiosito puó andarselo a leggere). Pensare che una singola Nazione, per quanto forte, possa andare contro a queste meccaniche e contro al resto del mondo, é a mio avviso utopico e rappresenta un grosso rischio. Se per andare a creare uno stato sociale in cui stanno tutti bene (compresi coloro che se ne vogliono solo approfittare) perseguendo obiettivi di decarbonizzazione drastici che vanno a castrare eccessivamente l’industria, i datori di lavoro, le Elíte finanziarie e i detentori di capitali/immobili, si rischia di causare una fuga di capitali e di industrie/attivitá fuori dal Paese, con conseguente drammatica perdita di competitivitá della Germania. E all’estero, in ogni parte del mondo, c’é chi é pronto a fare carte false per prendersi le Aziende e le ricchezze della Germania.
Ergo, chiunque arriverá dopo Merkel, dovrá fare davvero molta molta attenzione: mai la posta in gioco é stata cosí alta.