Quei viaggi che

Ci sono quei viaggi in cui parti volentieri, sei carico, non vedi quasi l’ora.
E poi ci sono quelli che parti col magone, proprio non hai voglia, e preferiresti startene a letto. Capita di rado, ma capita.
Anzi, mi capitava di rado… una volta. Adesso succede piú spesso.

Ecco, stamattina mi trovo di nuovo in questo mood. Sto aspettando di imbarcarmi sul volo e non ho voglia, proprio non ho voglia. Un cliente che non conosco, operante in un campo di applicazione che non conosco; un sistema vecchio di parecchi anni, installato da tecnici andati in pensione anni fa, del quale si é quasi persa memoria in Azienda.
Insomma, tutti gli ingredienti perfetti per una settimana di guai, imprevisti e problemi.

Ho sempre affrontato queste trasferte in modo molto pragmatico. Vado là, valuto la situazione, faccio del mio meglio e vedo di risolvere. Finora è sempre andata così.
Anzi, sotto un certo aspetto, questo genere di “missione”, potenzialmente irta di imprevisti, incasinamenti e problemi, mi ha sempre galvanizzato, accendeva il mio senso di sfida e di avventura. E che soddisfazione quando hai finito e a momenti non ti sembra vero di essere riuscito a risolvere (quasi) tutto.

Ecco, da quando a casa è arrivato il piccoletto vivo queste cose in modo molto diverso. Innanzitutto c’è quel sottile, leggero ma veemente senso di colpa ogni volta che dici “si” ad una trasferta. Una volta era una risposta automatica, oggi viene su più a fatica, c’è un mezzo groppo alla gola.

Senso di colpa che non ti abbandona, dal momento in cui esci di casa fino al momento in cui sei di ritorno svariati giorni dopo. È latente, resta lí; a volte si affievolisce, e preso dalla concentrazione lo dimentichi, ma poi puntualmente rientra, non appena la mente si rilassa e ti prendi una pausa dall’impegno lavorativo.

Senso di colpa che ti impedisce di godere appieno anche dei momenti di relax serale, quando magari hai i colleghi del sales belli contenti perché hai fatto felice il cliente e allora si festeggia a suon di Cervezite e di Tapas o magari a suon di Ale e Fish & Chips (dipende da dove ti trovi), perché il tuo nuovo senso del dovere da genitore ti fa interrogare sulla moralitá di quanto stai facendo, mentre l’ometto e la sua mamma sono a casa da soli e vorrebbero tanto che ci fossi anche tu.

È vero, normalmente il mio lavoro non prevede moltissimi viaggi, in genere sto al 15-25%. Che anche da genitore é un buon compromesso, secondo me.
Tuttavia ora accade che dopo 2 anni di stop forzato causa Covid, c’é un backlog mostruoso da recuperare, e in piú molti clienti che hanno avuto cambiamenti di personale e di organizzazione negli ultimi 2 anni ora vogliono formare o farti conoscere le nuove persone; oppure magari capita invece che i tecnici che avevano sono andati via (o li hanno mandati via) e adesso chiamano te perché non hanno piú nessuno in casa che sappia bene come far andare i sistemi.
Insomma, c’é un sacco di carne al fuoco e sto viaggiando come non mai – 50% e anche di piú – il che sarebbe stato una figata, se fosse capitato due, tre o quattro anni fa. Ma adesso é proprio il momento “sbagliato”. Perché non me la godo per niente, anzi… soffro.

E sorge spontenea la domanda, se non é arrivato il momento di cambiare. Magari, dopo tanti anni sempre a correre, sarebbe il caso di rallentare, soprattutto viste le mie nuove responsabilitá di papá.
Ci ho pensato, ci ho pensato tanto.
E alla fine giungo sempre alla concusione che é meglio di no.
Che questo in fondo é un momento, e come tutti i momenti, passerá.
Che il piccoletto col passare degli anni diventerá sempre piú un ometto e sotto certi aspetti le assenze diventeranno piú gestibili.
Che quando cambi sai sempre cosa lasci ma non sai cosa trovi, e seppur ora mi capiti questo periodo di grande lavoro in un momento “sbagliato”, non devo mai dimenticare che nel mio lavoro ho trovato un ambiente fantastico, collaborativo e sereno, sifdante quanto basta senza scadere nella competitivitá tossica, e un rapporto veramente eccezionale con capo e colleghi. Cose non facili da trovare. Quel genere di cose che ti accorgi quanto sono importanti solo quanto le perdi.
Sarebbe un assurdo lasciare la mia attuale professione perché mi tiene temporaneamente un po’ lontano dalla famiglia, per poi trovarne una nuova in cui potrei magari sí passare piú tempo a casa, ma dovrei fare i conti con un ambiente di lavoro tossico, sleale e pesante, finendone consumato, stressato, appesantito e imbruttito. E poi hai voglia a tornare indietro.
Non so cosa sarebbe meglio per la mia famiglia.

Certo, mi dispiace. Mi dispiace perché ci sono quei viaggi che sono una piccola avventura, una storia da raccontare, un bel ricordo da tenere. Perché non é solo lavoro, é la mia passione.

Quei viaggi che… sicuramente mi godrei alla grande, se non fossi frenato dai miei pensieri. Pensieri che credo, peró, é giusto che ci siano.

Di nuovo in treno – 8 ore di viaggio ai tempi del coronavirus

Darmstadt, ore 9:37 – l’ICE per Karlsruhe si muove in perfetto orario. Se tutto va secondo i piani, prima delle 18 saró a Desio.

Una delle cose “buone” di questa crisi é l’imposizione di periodi forzati di assenza (non retribuita) dal lavoro. Ció mi permette di godere di un discreto quantitativo di tempo libero che normalmente non avrei a disposizione.
La busta paga ne risente, ma cerco di prenderla con filosofia. C’é molto di peggio che puó capitarti nella vita.
Anzi, scambio volentieri un po’ di soldi con un po’ di tempo per me e per le persone che mi fanno stare bene.

Partendo oggi, giorno del mio compleanno, ho deciso di concedermi un viaggetto in Italia per stare un po’ con la famiglia e per dare una sistemata al mio appartamento a Desio che negli ultimi due anni ammetto di avere decisamente trascurato, utilizzandolo quale mero surrogato di camera d’albergo per i miei fugaci soggiorni in Lombardia. A dire il vero ci sono un paio di altre cose che ci terrei a fare nel caso mi avanzasse tempo, ma sull’argomento scriveró magari un’altra volta.

Oggi si viaggia in treno. Sono voluto tornare ai miei viaggi ferroviari Südhessen-Brianza per cercare un po’ di normalitá in questo periodo pazzo e indecifrabile. Secondariamente, per un viaggio in solitaria il Super Sparpreis delle DB risulta vincente anche sui (bassi) costi di viaggio della mia ct200h.
In treno da Darmstadt a Desio ci vogliono circa 8 ore: in aereo, ma anche in auto, ci si mette di meno. Ma a me il treno piace per tutta una serie di ragioni. Posso rilassarmi, bere qualcosa, lavorare al computer, scrivere. Scegliendo di viaggiare in treno posso uscire di casa a Darmstadt, andare in stazione con una camminata di pochi minuti, e poi una volta arivato a Desio raggiungere il mio appartamento in pochi minuti a piedi.
Ammetto che tenersi la mascherina addosso per 8 ore di viaggio rappresenta una assoluta e incommensurabile rottura di ***** pure per me, che sono uno che la tollera abbastanza bene. Ma il disagio puó essere temporaneamente rimosso con una visita al Bordrestaurant.

Inizialmente il servizio al tavolo era stato sospeso e sostituito con una triste offerta di cibo e bevande take away, anche se a dirla tutta in un paio di viaggi in ICE fatti in periodo di Pasqua avevo trovato il vagone ristorante chiuso. Ora peró nei Bordrestaurant e Bordbistró degli ICE e Intercity tedeschi si é tornati a mangiare e bere come di consueto, e un panino e una birretta sono un ottimo escamotage per prendersi qualche minuto di pausa dalla mascherina.

Servizio a bordo del Bordrestaurant DB in periodo Covid: attraverso scansione del codice QR si accede ad una pagina per lasciare i propri dati personali e successivamente al menu.

Nel Bordrestaurant mi trovo mio malgrado a dover sedare una accesissima discussione venutasi a creare tra una distinta signora tedesca e un tale in outfit elegante che da circa tre quarti d’ora discute animatamente al telefono in una non meglio identificata lingua dell’Est europeo (presumo fosse polacco, ma non posso esserne certo).
La signora fa giustamente notare al tizio che nel Bordrestaurant non é consentito telefonare (non sarebbe neppure permesso lavorare con un laptop, ma su questo divieto si chiude quasi sempre un occhio). Il tizio dal canto suo inizialmente chiede scusa, ma poi pretende di avere ragione perché “lui sta lavorando” (giustificazone che, a quanto ho modo di apprezzare, é universalmente diffusa quale scusa premium per non rispettare le regole: quando sta “lavorando” la gente comune si sente legittimata a fare il ***** che gli pare).
La discussione degenera quando il tizio, evidentemente straniero, chiama a sua difesa il razzismo, accusando la signora di averlo richiamato solo perché straniero “se fossi stato tedesco lei di sicuro non mi avrebbe detto nulla“.
Basta. Apocalisse. La discussione si trasforma in una diatriba Tedeschi vs Ausländer e come ben noto in questi casi, quando la si butta in politica (soprattutto sul tema immigrazione) ogni speranza di venirne fuori in maniera costruttiva e pacifica ormai é persa.

Il personale di bordo cerca blandamente di intervenire per placare gli animi ma é chiaro che oramai la situazione é fuori controllo e che la discussione é antrata in quella delicatissima fase di autoalimentazione in cui una diatriba non puó essere risolta perché si alimenterá all’infinito similmente ad un reattore nucleare in meldtown. L’unico modo per porvi fine é un ingresso deciso e aggressivo.
Con i cog***ni ormai smerigliati da questi due che litigano da dieci minuti, faccio appello al mio italienisches Temperament e mi butto in mezzo alla discussione a voce alta dicendo che agli altri passeggeri non fa certo piacere stare a sentire le loro discussioni e che se vogliono passare il viaggio a litigare sono pregati di andarsene altrove. Non prendo le parti di nessuno dei due: dico solo senza mezzi termini che non ho voglia di stare a sentire le loro questioni e che se vogliono continuare se ne devono andare altrove.

Entschuldigung bipartisan e per il resto del viaggio fino a Basel SBB non vola una mosca.
Quando ce vó, ce vó.

Dopo aver sedato una discussione socio-razziale in Bordrestaurant, posso finalmente godermi la mia Bitburger in santa pace mentre i vigneti di Brisgovia fanno da sfondo al paesaggio

Mentre posso finalmente gustarmi la mia Bitburger in santa pace, non posso fare a meno di ripensare alla discussione di cui sono appena stato involontariamente testimone, e la prima riflessione che mi viene in mente é quanto irritante e offensivo sia l’atteggiamento di certi stranieri che usano il razzismo quale solido baluardo di difesa quando sanno benissimo di essere in torto. Come immigrato che vive in un altro Paese, lo trovo schifosamente inaccettabile. Il razzismo é un problema serio, coloro che nella vita hanno la sfortuna di subirlo sulla loro pelle sanno quanto sia brutto.
Usare il razzismo come scusa per poter fare quel ***** che vuoi é semplicemente vergognoso, é qualcosa che fa davvero schifo.
Senza contare che é una pericolosa arma a doppio taglio la quale non fa altro che aumentare l’astio dei locali verso gli stranieri! Ai tedeschi (e non solo a loro) non piace per nulla sentirsi dare dei razzisti solo per avere invitato qualcuno a rispettare una regola.

Sí, quella discussione mi ha davvero infastidito. Se non fosse che abbiamo giá passato Freiburg, ordinerei volentieri un’altra birra. Sento il bisono di decomprimere e rilassarmi un po’.
Pazienza.

A Basel una gradita sorpresa: il treno verso Lugano oggi é espletato da un Giruno, il nuovo treno ad alta velocitá della Stadler, primo treno di questo tipo a produzione 100% svizzera. Un mezzo che sono davvero curioso di provare.
La seduta di seconda classe é abbastanza deludente, i tavolini sono minuscoli e gli interni assomigliano a quelli di un treno regionale: a mio avviso un passo indietro rispetto all’ICN. Se con questo treno le SBB contano di effettuare i colegamenti Francoforte-Milano, a mio modesto parere non ci siamo: questo non mi sembra proprio un treno adatto ad un viaggio di 7 ore. Come accaduto anche con l’ICE4 germanico, credo che dovremo abituarci all’idea che con i nuovi treni a lunga percorrenza si viagggerá sempre piú stretti e scomodi. Lucrum imperat.
Speriamo che almeno l’affidabilitá del mezzo meccanico faccia onore alla tradizione svizzera. Per il prossimo viaggio vedró se riusciró a rimediare uno Sparpreis 1. Klasse in modo da provare la prima classe.

Il Giruno fa il suo ingresso al binario 6 di Basel SBB come Intercity per Lugano. Il muso é aerodinamico e accattivante; il design, se non altro, é promosso.

In Germania come anche in Svizzera vige un totale Maskenpflicht a bordo di ogni mezzo pubblico: chiunque salga in treno, tram o metropolitana deve avere naso e bocca coperti. Se tuttavia in Germania a bordo treno tutti sono diligentemente in mascherina, altrettanto non puó dirsi a bordo del Giruno che da Basel SBB mi porta a Lugano. Mi ritrovo sorprendentemente circondato da persone senza mascherina o con mascherina abbassata, davvero strano per essere che siamo in Svizzera.

Rispetto ai Tedeschi, gli Svizzeri sembrano essere stati molto meno condizionati dalla pandemia Covid nel loro approccio alla vita di tutti i giorni. Se infatti in Germania i treni viaggiano semivuoti ormai da Marzo, il Giruno che oggi viaggia come intercity 21 da Basel a Lugano é partito da Basel SBB praticamente pieno, con pochissimi posti liberi. E a Olten si é riempito ulteriormente, al punto da avere viaggiatori in piedi.
E non siamo assolutamente in ora di punta.

Mi sento di spezzare una lancia a favore del Giruno circa il vagone ristorante: bello, sobrio, ordinato, con sedili comodi e senza posti “vista montante”. Solo perché é il mio compleanno, oggi mi concedo una buona Feldschlösschen e un’insalata. Normalmente evito i ristoranti di bordo elvetici per i prezzi abbastanza inaccessibili, ma oggi mi sono sentito di fare una piccola eccezione. E gustarsi il pranzo con vista sul lago di Zugo e poi sul lago dei quattro Cantoni ha pur sempre il suo perché.

In prossimitá di Altdorf una decisa accelerata del Giruno annuncia che siamo ormai in prossimitá del tunnel di base del San Gottardo. A 195 chilometri l’ora percorriamo i 57 chilometri del tunnel in circa 20 minuri, prima di sbucare sud delle Alpi. Siamo ormai in canton Ticino.

Siamo a Bellinzona.
Qui i piani di viaggio iniziali prevedevano una sosta per un brindisi di compleanno al volo con Fabietto, che sarebbe stato di passaggio nella sua impresa di scalata delle Alpi in bicicletta da Basel a Chiasso. Ma complice un eccesso prestazionale durante la prima tappa e il bel tempo ha preferito restarsene ad Andermatt a visitare le bellezze della Region Gotthard (come dargli torto) pertanto rimando a bordo del Giruno e proseguo fino a Lugano.

A Lugano la coincidenza con un S10 per Chiasso fila perfettamente liscia dopo qualche minuto di attesa alla banchina, e riesco a sedermi su uno dei pochi posti liberi rimasti. Il Flirt Tilo sfila silenzioso lungo l’estremitá sud del lago di Lugano e attraverso il mendrisiotto, andando progressivamente svuotandosi.

L’arrivo a Chiasso avviene in perfetto orario alle 17.04. Qui mi attende un S11 per Milano Porta Garibaldi, espletato dalle solite carrozze vicinali piano ribassato di circa mezzo secolo fa, piú volte ristrutturate e revampizzate. Il “salto di qualitá” (ironico) rispetto ai treni precedenti é… notevole.

Siamo ormai in territorio FS e mi imbarco sull’ultimo treno di oggi, una S11 per Milano P.Garibaldi.

Nei miei anni da pendolare S11 e S9 in Italia, penso che l’unico periodo di “gloria” della linea MIlano-Chiasso sia stata la breve parentesi Tilo dei primi anni 2000, quando i convogli E464 + carrozze piano ribassato erano revampizzati di fresco, ben puliti e ben curati (oltre che essere diversi dal solito con una livrea molto accattivante). Dimostrazione che se si vuole, anche con materiale non nuovissimo si puó fare un bel servizio, basta metterci la volontá. La volontá di dare un servizio valido al cliente.

Ci muoviamo in orario alle 17.13. A bordo del treno ci sono pochissimi passegeri, nella mia carrozza sono l’unico. Non posso fare a meno di notare i cartellini plastificati applicati sui sedili che invitano a lasciare libero un posto su due, a protezione del contagio da coronavirus.
Mi chiedo quanto una tale disposizione possa essere… rispettata sui treni delle 7 del mattino, quando giá a Lissone-Muggió la gente fatica a salire sul treno perché le carrozze sono troppo gremite di persone.

Certo, probabilmente smart working e pendemia hanno avuto un effetto sul volume di passeggeri, ma rimango onestamente un po’ dubbioso. Non ho idea di come sia la situazione S11-S9 nel post-Covid, magari se qualcuno ha esperienza diretta mi puó lasciare un commento (pura curiositá).

Mano mano che il treno prosegue verso Sud la carrozza va lentamente riempiendosi anche se all’arrivo a Desio ci saranno ancora posti a sedere disponibili. È pur vero che rispetto al flusso principale siamo controcorrente.

Arrivo a Desio puntuale alle 17.53. Pochi minuti a piedi e sono a casa.
Non mi sento per niente stanco e posso dire che la mascherina tutto sommato é una seccatura tollerabile, anche per un periodo cosí lungo.
La speranza é che questo viaggio non rimanga un episodio isolato, che i confini possano rimanere ancora aperti e che i treni possano continuare a viaggiare, anche nel futuro prossimo. Lockdowns permettendo.

8 ore dopo avere lasciato Darmstadt siamo ormai a Desio. Mentre il treno prosegue per Milano, mi avvio a piedi verso “casa”.

Frankfurt-Monza via ferrovia retica: il piú bel viaggio in treno di sempre

A fine Gennaio 2020, giusto in tempo prima che Covid-19 mettesse in pausa forzata a tempo indeterminato tutti noi appassionati viaggiatori, ho finalmente realizzato uno dei viaggi ferroviari che aspettavo da anni: Francoforte – Monza attraverso la Ferrovia Retica, passando per Basilea, Zurigo, Landquart, Sankt-Moritz e Tirano.

Si tratta di un percorso che richiede molto piú tempo (circa 12 ore, contro le 7 ore e mezza di un Eurocity diretto) ma dall’impareggiabile fascino paesaggistico. La Ferrovia Retica (in tedesco Rhätische Bahn, in Romancio Viafer Retica), che con i suoi treni a scartamento ridotto si snoda lungo i favolosi paesaggi alpini dei Grigioni, é diventata oggi una attrazione turistica di livello planetario, al punto che il famoso “trenino rosso” del Bernina é stato riconoscuito parte del Patrimonio dell’umanitá dell’Unesco.

Il viaggi ci vedrá percorrere il tratto Frankfurt-Landquart a bordo di un ICE delle ferrovie tedesche, per poi trasbordare su un treno Regio-Express della Ferrovia Retica che ci condurrá a Sankt Moritz. Qui cambieremo treno e prenderemo un treno regionale diretto a Tirano, con il quale viaggiano anche le carrozze panoramiche del famoso Bernina Express. Una volta a Tirano, raggiungeremo Monza con un Regio-Express di Trenord.

Si parte da Frankfurt Hbf di buon mattino con l’ICE 271 delle 5.50 per Chur. Un treno che ci vede come passeggeri abbastanza spesso, nei nostri viaggi verso la Brianza. Questa volta, tuttvia, invece di trasbordare a Basel SBB rimarremo a bordo fino quasi alla fine del tragitto del treno, scendendo a Landquart.

Nell’oscuritá del mattino, l’ICE corre a tutta velocitá attraverso le campagne del Rheinthal mentre noi dormicchiamo e ci rilassiamo. Nel torpore passano in fretta Mannheim, Karlsruhe, Offenburg, e le prime luci dell’alba arrivano quando viaggiamo ferso Freiburg in Briesgau. È ora di un caffé al Bordrestaurant.

Le soste con inversione di marcia a Basel SBB e a Zürich Hbf sono una buona occasione per sgranchirsi le gambe qualche minuto, nel frattempo si sonda il cielo per capire come sará il meteo. Sembra promettere bene.

Dopo Zürich il treno prosegue in direzione di Chur costeggiando il Lago di Zurigo, l’Obersee e infine il Walensee. Con il sole che fa capolino tra i monti e spazza via la foschia del mattino, é ora di cimentarsi con le prime foto della giornata.

Siamo ormai giunti in prossimitá di Sargans, a poca distanza dal principato del Lichtenstein. Ci siamo lasciati alle spalle il Walensee e il paesaggio é sempre piú montano.
Il ponte sul Reno, qui ancora ben lontano dall’essere il grande fiume che scorre Mainz e a Koblenz, annuncia che stiamo per arrivare a Landquart. È ora di prepararsi al trasbordo sulla Ferrovia Retica. Sono le 11.10.

La Stazione di Landquart é uno snodo importante delle Rhätische Bahn, con molti binari e un importante deposito locomotive. Qui alle 11.20 ci attende il Regio-Express 1335 per Sankt-Moritz; la coincidenza di 10 minuti é perfetta e lascia tutto il tempo necessario a cambiare binario senza affrettarsi.
Il numero di persone in discesa dall’ICE é notevole e quasi tutti si riversano al binario 4, dove é in partenza il nostro treno. Tra i viaggiatori vi sono tantissimi sciatori bardati di tutto punto, con scarponi e abbigliamento tecnico, oltre che trekkers armati di ciaspole e bastoni, tutti saliti di buon mattino a Basilea e a Zurigo. Gli Svizzeri amano davvero le loro montagne!

Il nostro biglietto di prima classe ci consente di salire e accomodarci con tranquillitá su due posti liberi, mentre in seconda classe la calca per accaparrarsi i posti liberi é ben piú combattuta (seppure nel consueto “ordine” svizzero) e molti viaggiatori rimangono in piedi. Anche nella nostra carrozza di prima i posti rimasti liberi, quando il treno riparte, sono pochi: la frequentazione é altissima, per essere un sabato mattina.
Si tratta quasi esclusivamente di gente del luogo e di svizzeri provenienti dalle cittá che vanno a sciare o a farsi una passeggiata in montagna: non vi sono molti turisti.
Ma a Sankt Moritz la situazione cambierá….

Ho scelto, per questo viaggio , di acquistare un normale biglietto di prima classe su Bahn.de anziché acquistare i titoli di viaggio del Bernina Express. Su Bahn.de é possibile acquistare un biglietto Francoforte-Tirano a prezzi molto convenienti, soprattutto se si possiede una Bahncard.
Il titolo di viaggio cosí acquistabile consente di viaggiare sui treni della Rhätische Bahn tuttavia, non avendo esso il supplemento Bernina Express, non permette di accedere alle carrozze panoramiche in coda al treno.
Uno sfizio per il quale, a mio avviso, la spesa non vale l’impresa. Piú avanti spiegheró il perché.

Salendo verso Klosters-Serneus si attraversano deliziosi Dorf di montagna e l’atmosfera si fa sempre piú tranquilla man mano che il treno va svuotandosi. Dopo il traforo del Vereinatunnel, nel quale incrociamo diversi Autozug, sbuchiamo in bassa Engadina e siamo ormai in discesa verso Sankt Moritz, dove arriviamo puntualmente alle 13.09.

La sosta a St. Moritz di circa 40 minuti permette di sgranchirsi le gambe ed eventualmente fare una breve passeggiata dei dintorni della stazione prima di salire sul regionale 4637 delle 13.48 per Tirano. Mentre ci avviciniamo al nostro treno, vengono agganciate due carrozze panoramiche Bernina Express di seconda classe.

Bernina Express é il nome commerciale di un servizio turistico lungo la tratta Tirano-St.Moritz; non si tratta di un treno vero e proprio, bensí di particolari carrozze panoramiche che vengono agganciate ai treni regionali normalmente circolanti. A seconda della stagione e della richiesta, possono essere agganciate piú o meno carrozze. Questi sono normalmente gli spazi che vengono venduti ai tour operator e, di conseguenza, consiglio di starci alla larga.
Perché a mio avviso la Ferrovia del Bernina, soprattutto in inverno, é una esperienza magica e affascinante che merita la giusta dose di tranquillitá e, possibilmente, silenzio. Cosa impossibile se vi trovate in una carrozza panoramica piena zeppa di americani casinari o di cinesi urlanti con bastoni da selfie.
Quindi il mio consiglio é: normale biglietto ferroviario, meglio se di prima classe.
Non avrete la carrozza panoramica, ma avrete la tranquillitá.
E qualora vi venisse voglia, all’ultimo momento, di sedervi nella carrozza panoramica, potete parlare con il capotreno che vi fará volentieri un upgrade del biglietto ad una cifra piú che onesta (10 CHF a persona).

La rete della Ferrovia retica e il nostro biglietto

La partenza da St.Moritz é puntualissima e nel nostro piccolo scompartimento di prima classe siamo praticamente soli, mentre le due carrozze panoramiche sono riempite quasi totalmente da una comitiva di turisti cinesi.

Mente il treno si arrampica verso Ospizio Bernina, il punto piú alto della linea, il paesaggio inizia a cambiare. Giunti in prossimitá del lago Bianco, diventa semplicemente favoloso e ti lascia senza fiato. La senzazione é quella di trovarsi su un treno che sta attraversando il paradiso.

È proprio per qesto che, secondo me, questa é una esperienza che merita silenzio.

Non é un caso se ho scattato “poche” foto. Molte meno di quanto non avrei fatto di solito. Avevo la sensazione di sprecare tempo e di buttare via secondi preziosi di quelle immagini stupende, immagini che poi sarebbero scemate non appena il treno avrebbe iniziato la discesa.

Ospizio Bernina, a 2256 metri sul livello del mare, é il punto piú alto della linea. Da qui, una volta costeggiato tutto il lago Bianco, il treno inizia una lunga discesa fatta di stretti tornanti verso la Val di Poschiavo. Lungo i tornanti, il treno disegna curva telmente strette che sembra quasi di stare dentro una ferrovia in miniatura.

Lungo la discesa verso la Val di Poschiavo incrociamo un treno regionale diretto a St. Moritz

La discesa verso Poschiavo porta presto la neve a scomparire e il paesaggio si fa rapidamente più “familiare”. Sono ormai molte ore che siamo in viaggio e la stanchezza inizia a farsi sentire, ma la bellezza del paesaggio impone di rimanere svegli ad ogni costo.

Arrivati a Poschiavo, il treno effettua una fermata di alcuni minuti per poi ripartire e costeggiare l’omonimo lago. Il treno attraversa piccoli borghi di montagna, in cui la ferrovia é integrata perfettamente con l’abitato al punto di farne parte. Le rotaie passano sulla strada, come quelle di un tram, e il treno percorre le vie del paese a bassa velocitá passando accanto a case, alberghi, panetterie, bar, con la massima naturalezza.

Le ultime luci del pomeriggio sul lago di Poschiavo, qui visto dalla stazione di Miralago, ormai a pochi chilometri dall’Italia

Prima di varcare il confine e arrivare in Valtellina, la Ferrovia Retica ci regala l’ultima particolaritá di questo viaggio: il viadotto elicoidale di Brusio, in cui la ferrovia descrive uno stretto cerchio compiendo un giro su se stessa come in una grande scala a chiocciola. La sensazione di trovarsi dentro ad una ferrovia giocattolo qui é piú tangibile che mai.

L’elicoidale ci ricorda anche che manca poco al nostro arrivo a Tirano. La magia sta per concludersi.

E il treno arriva infatti puntuale alla stazione di Tirano alle 16.20, dopo avere attraversato l’abitato del comune valtellinese. Qui la stazione della Ferrovia Retica si trova a fianco della stazione FS, capolinea della linea che porta a Lecco e poi a Milano, assicurando un comodo interscambio per la prosecuzione del viaggio verso la Brianza.

Il primo Regio-Express per Milano Centrale parte alle 17.08, c’é tempo per una passeggiata e un caffé in centro a Tirano prima di tornare in stazione e salire sul treno.
Fuori ormai é buio e mentre il treno corre attraverso la Lombardia, percorrendo la Valtellina per poi costeggiare il lago di Como, ben poco si puó apprezzare del paesaggio al di lá dei finestrini.
Un paesaggio che conosco bene, il paesaggio della Lombardia in cui sono cresiuto e che per tanti anni ho vissuto. I paesaggi delle innumerevoli gite al lago, dei giri in moto con gli amici, della mangiate in Valtellina. Le colline della Brianza lecchese e la chiesa di Montevecchia, sempre visibilissima e luminosissima. Posti che resteranno sempre nel cuore, ma che non possono raggiungere il fascino e la bellezza assoluta di quanto ho visto oggi.

A Monza ci aspetta mio padre, e subito dopo una bella pizza al trancio alla Birreria Italiana di Vedano. La prima concessione culinaria del nostro Gennaio punitivo post feste natalizie.
E mentre il treno fa il suo ingresso alla stazione di Monza e ci prepariamo a scendere, un ultimo sguardo al finestrino da cui si vedono solo lampioni, insegne e palazzi, porta con sé quella nostalgia e senso di dispiacere tipico di quando il viaggio sta finendo.
Perché questo per me é stato forse il viaggio in treno piú bello di sempre. O quantomeno, sicuramente se la puó giocare con il mio primo, magico viaggio a Parigi in TGV a 8 anni con mamma e papá.
Ed é bello scoprire che a 36 anni ci si puó ancora sentire bambini.

10 cose (negative) da sapere prima di trasferirsi in Germania

Se la vita mi ha insegnato qualcosa è che il successo di ogni progetto nasce prima di tutto da una pianificazione attenta. E un trasferimento all’estero non fa eccezione.
Per pianificare servono innanzitutto informazioni, e se quasi sempre presi dall’entusiasmo ci si va a concentrare sugli aspetti positivi, ci sono soprattutto quelli negativi da tenere in considerazione. Perché é proprio dagli aspetti negativi che possono nascere i rischi e i problemi che ci possono creare dei casini e magari far naufragare un progetto che era nato sotto i migliori auspici. Perché tante volre nella vita ci si trova a dirsi.. “Accidenti. A saperlo prima…”
Ecco quindi quelle che sono alcune cose negative da tenere secondo me piú in considerazione se ci si vuole trasferire in Germania.
Poi, per par condicio, scriveró anche un articolo sulle cose positive 🙂 . Ma come tradizione vuole: prima le notizie cattive, poi quelle buone.

1) In Germania farete una fatica immensa per trovare casa.
La concorrenza per gli appartamenti in affitto é serratissima, dovrete prepararvi a mesi di estenuente ricerca ed essere stranieri non vi aiuterá affatto.
Sull’argomento ho giá scritto in abbondanza, quindi se volete saperne di piú, ecco qui qualche mio articolo che esplora piú in profonditá la situazione.
Habemus domicilium! Finalmente ho trovato casa in Germania
Wohnungsnot: perché sta diventando sempre piú difficile trovare casa in Germania
Qualche numero sull’emergenza abitativa in Germania

2) In Germania difficilmente potrete permettervi la casa di proprietá.
In Italia ancora oggi nonostante la crisi persistente tutti o quasi riescono a comprare casa, mentre in Germania comprare casa rischia di diventare presto un sogno irrealizzabile anche per la classe media. Questa considerazione é valida soprattutto nelle grandi e medie cittá. Il boom immobiliare iniziato nel 2010, che ha portato i prezzi delle case a raddoppiare in meno di 10 anni, non dá alcun segno di rallentamento, con i prezzi che aumentano tra il 5 e il 10% all’anno nelle grandi cittá. Questo sta attraendo sempre piú investitori da tutto il mondo che fanno la fila per comprare immobili in Germania e sono in molti a temere un “effetto Vancouver” per gli anni a venire.
Se non si ha una retribuzione di livello almeno dirigenziale, comprare casa in Germania (in cittá) é difficile. Ecco un paio di articoli che ho scritto a riguardo:
Il Boom Immobiliare: cosa sta succedendo in Germania
Conviene oggi (2019) comprare casa in Germania?

3) Alcuni tedeschi vi saranno ostili perché siete Italiani.
Le ultime elezioni parlano chiaro: esiste un 10% abbondante di tedeschi che ce l’hanno con gli stranieri. Se principalmente sono i Turchi e i magrebini ad essere in cima alla hit parade degli stranieri piú antipatici per l’elettore medio dell’AfD, non pensate che gli Italiani godano di una fama molto migliore. I Tedeschi sono fondamentalmente brava gente, ma la legge dei grandi numeri vuole che, prima o poi, incontrerete qualcuno che fa parte di quel 10% a cui gli stranieri stanno parecchio sulle scatole. E il modo in cui verrete trattati potrebbe essere una esperienza non proprio edificante, tuttavia costituire al tempo stesso una importante lezione di vita (perché sarai sempre il terrone di qualcuno). Ecco come é andata nel mio primo incontro con un Tedesco razzista e maleducato.

4) In Germania dovrete imparare a stare alle regole (per davvero).
Tutti in Italia invochiamo il rispetto delle regole, salvo che a rispettarle debbano essere sempre gli altri (sí, é cosí). In Germania le regole le rispettano piú o meno tutti, a partire da chi ne invoca il rispetto e da quelli che le fanno. È un mindset difficile da cambiare per chi arriva dalla Penisola, e bisogna adattarcisi in fretta. Soprattutto quando si sfora una regola “a fin di bene”, cosa che viene fatta spessissimo in Italia; qui no, non funziona cosí. Non interessa a nessuno se sforando la regola non si fa male nessuno e tutta l’organizazione/Azienda ne trae un giovamento: no, non si fa, punto e basta.
In Germania e in generale in tutta la Mitteleuropa c’é ben poca tolleranza con chi fa il furbetto e con chi non rispetta le regole. Qui piccole sviste potrebbero procurarvi grossi guai. La comprensiva indulgenza che in Italia porta quasi sempre a “chiudere un occhio” qui non c’è.
Ho pubblicato non molto tempo fa due storie emblematiche di persone che hanno subito punizioni pesantissime per piccole distrazioni perché la mentalitá tedesca, a differenza di quella Italiana, non perdona.

5) Traffico a singhiozzo e cantieri ovunque
Nonostante l’ampia offerta di mezzi pubblici, per tutti quegli spostamenti non ben serviti dal trasporto pubblico diventa necessario l’uso dell’automobile. In Germania le Autobahn sono gratuite ma l’infrastruttura ha qualche annetto di troppo e, in giro per la Repubblica Federale, parecchi sono i cantieri e le riduzioni di carreggiata per lavori in corso. Muoversi sulle Autobahn e sulle Bundesstraßen tedesche diventa talvolta una giostra infernale, specie nei giorni prefestivi, al lunedí mattina o al venerdí sera.
Ma anche il traffico pendolare di tutti i giorni non é uno scherzo. I tedeschi amano i semafori, non hanno infilato rotonde ovunque come in Francia o in Italia; molte cittá, anche di una certa grandezza, deficitano totalmente di una circonvallazione e per attraversarle son dolori.

6) Trattenute in busta paga
Sommando tasse, contributi pensionistici e assicurazione sanitaria le trattenute totali sullo stipendio (se siete single e non avete figli a carico) sono semplicemente mostruose, superiori alle giá esose trattenute delle buste paga Italiane. Se avete un lavoro ben retribuito non é difficile arrivare in prossimitá del 50%.
Per chi é sposato e ha famiglia la situazione migliora; molto dipende peró dal reddito complessivo del nucleo familiare. Tuttavia le detrazioni, in questo caso, sono molto interessanti.
Ma la Germania puó essere considerata a tuti gli effetti un inferno fiscale tra i peggiori al mondo. Se volete fare qualche simulazione sul Lordo/Netto in busta paga, vi consiglio il Brutto-Netto Rechner!

7) TV e informazione
Ok, io sono uno che la TV non l’ha mai guardata piú di tanto, neppure in Italia, perché ho sempre pensato che per il 90% sia pura spazzatura. Ma in Germania la cosa si amplifica all’ennesima potenza. Programmi squallidi, reality con format scopiazzati alle peggiori idiozie americane rivisti in chiave crucca, telefilm e film TV pessimi. Per non parlare della qualitá dell’informazione: le notizie trasmesse dai più importanti Tagesschau (i telegiornali) cosí come quelle delle principali testate giornalistiche nazionali sono filtrate e politicizzate in chiave filo-germanica e filo-europeista ad un livello davvero sconfortante.

8) Il Tedesco
Anche se lo padroneggiate discretamente prima di trasferirvi, scontrarsi con questa lingua sará counque uno shock non indifferente. Il tedesco vero, il cosiddetto “Hochdeutsch”, quello che vi insegnano a scuola o al Goethe Institut, lo parlano solo ad Hannover e dintorni. Una fetta di Germania abbstanza piccola. In tutto il resto del Paese si parla qualcos’altro. Fatevene una ragione.
Anche chi non vi parla in dialetto, potrebbe avere accenti e inflessioni tutt’altro che facili. Se siete a Sud, nel Baden-Württenberg e in Baviera, vi troverete a che fare con un tedesco molto sbiascicato. A Francoforte e dintorni dovrete fare i conti con l’Hessisch. A Est c’é il terribile dialetto sassone, e al Nord l’incomprensibile Plattdeutsch. Buon divertimento!

9) Il San Gottardo
Per chi non lo conoscesse, il San Gottardo é il principale valico alpino svizzero ed é la via obbligata per muoversi da e verso l’Italia se abitate in Germania Ovest. Si tratta di un tunnel stradale di 17 chilometri (ad oggi il piú lungo del mondo) ad una corsia per senso di marcia il cui accesso é regolato da un sistema di semafori per la diluizione del traffico. Nei periodi “caldi” quali feste comandate, ponti, ferie estive, Natali e Pasque al San Gottardo si formano code di chilometri con ore e ore di attesa in entrambe le direzioni. Se poi dentro al tunnel succede un minimo inconveniente, questo puó venire chiuso per ore per permettere i soccorsi.
Se prevedete di usare l’auto come mezzo principale per i vostri spostamenti Germania-Italia, presto imparerete a fare i conti con il Traforo del San Gottardo. Vi troverete a pianificare partenze nei giorni piú strani o agli orari piú improbabili solo per evitare le terribili code che vi si formano, il piú delle volte inutilmente. Perché nei mesi estivi al portale Nord potreste trovare 5 chilometri di colonna anche alle 3 del mattino (provato di persona).

10) Si fa attivitá all’aria aperta con qualsiasi tempo
Se hai programmato un pic-nic o una gita fuori porta, ma alla domenica mattina al risveglio ti accorgi che piove e tira un gran vento, in Italia si dá per scontato che la scampagnata sia annullata.
In Germania no. I tedeschi non aspettano il sole e il bel tempo per uscire: loro escono. Punto. Quindi un K-Way di buona qualitá é un investimento di sicura utiliá (piú andate a Nord piú questa equazione é valida). La cosa purtroppo vale anche per le piscine, che da Maggio a Settembre sono disponibili solo all’aperto (per maggiori informazioni ho scritto un articolo sulle piscine in Germania) e quindi se volete programmare allenamenti di nuoto agonistico, in caso di meteo particolarmente sfavorevole potrete provare l’ebbrezza di.. nuotare all’aperto con 5 gradi!!

Prazzo – Valle Maira

Entrando in casa ti accoglie quel caratteristico odore di legno e di bosco che é sempre lo stesso da trent’anni, praticamente da quando ho messo piede qui la prima volta. È l’abbraccio della montagna che ti accoglie quando arrivi qui dopo le tre ore di auto che ti separano dalla Brianza e non riesci mai a realizzare da dove provenga esattamente; se dalla cassetta della legna da ardere, dal vecchio parquet o dal rivestimento dei muri. Ma basta per farti capire che la città, il caos, lo smog ed il traffico sono ormai alle spalle e che partire da ora per, qualche giorno, avrai la preziosa possibilitá di estraniarti da quasi tutto.

Prazzo é speciale, mi ricorda tante cose della mia infanzia e della mia adolescenza. Non solo vacanze, avventure e amicizie, ma anche tanti bei momenti passati in famiglia. Perché quella vecchia casa, comprata da mio bisnonno piú di mezzo secolo fa, nella sua semplicitá ha un sacco di spazio e ci si puó stare anche in otto o nove persone senza impedimenti significativi. Quanto basta per portare su una folta truppa di amici oppure per riunire quasi tutta la famiglia. Non ci sono molte comoditá qui: il riscaldamento fa affidamento su due vecchie stufe a legna in ghisa, una per ogni piano; per avere il gas va programmata una consistente scorta di bombole, l’acqua calda va usata con parsimonia se bisogna docciarsi in tanti; non c’é nè TV nè Internet, ma solo una vecchia radio a onde lunghe. Può sembrare una tragedia, ma se ti trovi nel mood giusto è l’esatto opposto: quando la tua prioritá é staccare la spina, qui trovi il mix perfetto.

Sono mancato da questi posti per tanti anni. Dopo l’incidente, nel 2009, non sono piú tornato qui se non sporadicamente solo un paio di giorni di sfuggita due anni fa; non abbastanza per godermi appieno quest’angolino di paradiso.

Perché di questo si tratta. Sempre, ovviamente, se si é nel mood giusto.
La Val Maira ha di bello una cosa: che è stata totalmente snobbata dal turismo di massa negli anni del boom economico. Per snobbata intendo che non se la é filata proprio nessuno. Mentre altrove in Italia esplodeva il turismo alpino e montano, qui i borghi si spopolavano. Dimenticatevi quindi impianti di risalita, grandi alberghi, sfarzose spa, centri benessere; e non aspettatevi certo di trovare agriturismi e ristoranti ad ogni angolo. Qui ci sono pochi posti dove potete mangiare un boccone o bere qualcosa, e bisogna essere bravi a saperli trovare. Google o Booking sono di scarso aiuto, perché qui il vostro telefono faticherá molto a navigare in internet; la rete 4G o 3G appare di rado e la si perde quasi immediatamente (apprezzerete molto la cosa se siete in bisogno di digital detoxing; ma se siete dei workaholic impazzirete).

Qui dovete venirci se odiate le invasioni turistiche all’italiana, se non volete avere codazze di SUV in mezzo alle scatole quando salite verso un agriturismo, se volete assicurarvi che non vi capiti di sentire “uè figa!” ad ogni angolo quando passeggiate.

La Valle maira “inizia” ufficialmente a Dronero, che già di per se’ una mezza giornata di stop la merita tutta: é una deliziosa cittadina medioevale immersa nel verde, ad una mezz’ora di auto da Cuneo. Trovandosi a cavallo tra la pianura e le montagne, in posizione leggermente rialzata rispetto alle zone circostanti, propone diversi punti panoramici interessanti per chi ha voglia di cimentarsi con le fotografie.
Il bellisimo Ponte Vecchio merlato, favolosamente conservato, è oggi percorribile a piedi e rappresenta la parte più caratteristica della cittá insieme alla Torrazza lungo il torrente Maira. Curiosamente, il ponte é anche noto come “ponte del diavolo” e la leggenda che si narra al riguardo é più o meno la stessa del vecchio ponte sul passo del S.Gottardo (trasferibile, con varie licenze, a tutti i “ponti del Diavolo” presenti in Italia).
La storia é la solita: gli abitanti del luogo chiedono al Diavolo di costruire un ponte; questi accetta, a patto di prendersi l’anima di colui che passerá per primo sul ponte. Al completamento dell’opera, il primo che viene fatto passare sul ponte é un cane/capra/gatto/cavallo/mucca/bue o altro quadrupede, e il Diavolo, che evidentemente in sede di bidding non aveva ben definito le clausole, lo prende in quel posto e torna negli inferi a mani vuote.

Partendo da Dronero, la Valle si snoda lungo una tortuosa provinciale fino all’abitato di Chiappera, che segna di fatto la fine della valle. In auto si arriva fino al Rifugio Campo Base; da lì in poi si prosegue solo a piedi.

I Centri più grossi (grossi si fa per dire) lungo la valle sono San Damiano Macra, Prazzo, e Acceglio. Se da un lato in questa mia ultima visita ho osservato come nei centri principali vi sia stata una certa contrazione delle attivitá commerciali, con molti bar e ristoranti “storici” che hanno chiuso i battenti, contemporaneamente si sono rivitalizzate le iniziative dei Comuni per l’estate e sono nate alcune nuove attivitá piú giovani che hanno in parte compensato la chiusura degli altri esercizi. Ho usato l’aggettivo “giovani” perché a mio avviso descrive perfettamente il piccolo ma significativo cambiamento che c’é stato: laddove prima trovavi il classico bar da peasino di montagna con le sedie di plastica e la mobilia improvvisata, popolato per lo piú da anziani che giocavano a carte, oggi invece trovi un pub dall’atmosfera rustica, con menú tipici della zona e birre artigianali alla spina.

Nei mesi estivi conviene leggere ogni cartello che trovate affisso alle pareti delle piazze e lungo la tortuosa provinciale: solo cosí troverete le indicazioni per raggiungere le sagre e gli eventi della valle, sorprendentemente abbondanti in Luglio e Agosto. Il grosso del turismo qui é costituito da villeggianti di vecchia data che ogni anno fanno ritorno nella valle, e i Comuni si sono sempre prodigati di organizzare qualcosa per far trascorrere ore liete ai fedelissimi del luogo. E ora che l’offerta commerciale della valle si é un poco ringiovanita, la collaborazione tra i Comuni e i nuovi pub e ristoranti dá vita a eventi molto interessanti.

Da sempre qui, come in buona parte del Cuneese, gli eventi clou sono quasi tutti a carattere occitano. L’Occitania é un’area dell’Europa non delimitata da confini politici, ma ben definita a livello storico e culturale: essa spazia dai Pirenei fino alle Alpi Marittime e secondo fonti storiche la Valle Maira, così come buona parte delle valli del piemonte sud-occidentale, appartengono all’Occitania e ne rappresentano l’estremo confine di sud-est.

Non a caso da queste parti é relativamente facile imbattersi nella bandiera dell’Occitania.

Negli ultimi anni la Regione Piemonte, con l’aiuto di fondi dell’Unione Europea, ha sovvenzionato il ritorno di attivitá commerciali tipiche, le cosiddette “locande occitane”, dando un piccolo ma significativo slancio alla valle.
Per trovarle peró non basta segire la provinciale da Dronero ad Acceglio, ma é necessario avventurarsi nelle strette valli laterali e andare alla ricerca delle locande.

Tra stretti tornanti, gallerie, e tratti di strada in cui l’incrocio con un altro autoveicolo puó diventare un problema di non poco conto, si possono trovare un sacco di posti interessanti. Nella nostra settimana in Valle, abbiamo trovato buon cibo, cortesia ci siamo imbattuti in paesaggi favolosi. Ecco qualche consiglio:

Lou Pitavin – https://www.loupitavin.it/
È una locanda occitana con stanze che offre anche un favoloso ristorante. Atmosfera da vera tradizione montana, cibo squisito e grandissima cortesia; ci siamo trovati davvero benissimo. Qui é anche possibile acquistare prodotti tipici della valle a prezzi interessantissimi. Offre servizio di noleggio biciclette.
È forse un po’ piú caro in confronto ad altre locande della Valle, ma la differenza é ben giustificata.

Locanda Ceaglio – https://www.ceaglio-vallemaira.it/
Un classico. Bellissima pensione-locanda immersa in un piccolo borgo alpino. Ottimo ristorante e giardino con vista spettacolare sulla valle. Offre anche un piccolo museo montano e una bellissima stanza di lettura. Famosa tra i cicloturisti teutonici come base strategica per le escursioni.

Locanda del Silenzio – http://www.locandadelsilenzio.com/
Ottima cucina “slow food” con prodotti tipici della Valle, gneralmente solo alla DOmenica ma in alta stagione a volte anche in setimana. Il bar é comunque sempre aperto e offre panini e taglieri spettacolari! Personale molto gentile e vista mozzafiato. Offre anche camere e appartamenti.

Locanda Codirosso – http://www.codirosso.it/
Interessante locanda a gestione familiare in posizione abbastanza isolata ma dalla vista mozzafiato. Gusto e semplicitá: per pranzo non abbiamo trovato il menù alla carta completo (che é disponibile peró alla sera), ma ci siamo gustati un favoloso “happy hour” di montagna con pane rustico, formaggio della valle e bresaola, che non ci ha fatto rimpiangere il pranzo a la carte…

Pizzeria “A nostro modo” – Link alla pagina FB
A ridosso della provinciale, nell’abitato di Stroppo, trovate questa piccola pizzeria con forno a legna che vi permetterá di togliervi la voglia di pizza anche in Valle Maira. Anche se bisogna stare un pó stretti (perchè i clienti sono tanti ma lo spazio é poco) il disagio é ben compensato dalla qualitá della pizza.

La Gabelo – https://la-gabelo.webnode.it/
La Gabelo di Renata è un classico a Prazzo Inferiore. Originariamente era un piccolo emporio di montagna che offriva di tutto un po’ (comprese la auto della Burago in scala 1/18, e io facevo diventare matti i miei genitori), oggi é un bar/pub con una ottima sistamazione sotto un portico dove sedersi e bere un caffé o una Leffe alla spina. QUi trovata davvero tutto, compresa… la benzina!!

Borgo Maira Village – https://www.borgomaira.it/
Una “New entry” recentissma, inaugurata da poco. Situato tra Prazzo Superiore e Prazzo Inferiore, offre un Pub Ristorante e diversi appartamenti. In costruzione vi sono anche un percorso sensoriale e una Spa. Sicuramente interessante e da tenere d’occhio l’anno prossimo.

La Valle Maira é sorprendentemente famosa tra i cicloturisti Svizzeri e Tedeschi, non a caso ho trovato in alcune locande Occitane copie di riviste specializzate sul turismo in mountain bike in lingua tedesca, con articoli specifici sulla Valle Maira e percorsi consigliati. E non é stata una grande sorpresa, pur cosí lontano da casa, ritrovarmi circondato da persone che parlavano tedesco o Schwizerdütsch. Questa é sotto certi aspetti la loro vacanza perfetta: natura incontaminata e bicicletta; l’unico problema vero é la mancanza di mezzi pubblici. Per Svizzeri e Tedeschi, abituati a poter caricare la bicicletta dapertutto e a poter arrivare quasi ovunque con la ferrovia, l’impatto con la realtá italiana é molto negativo. Parlando con una coppia del Canton Solothurn, ho appreso che loro hanno utilizzato un servizio di minibus privati che trasportano le biciclette da Torino fino a Dronero, arrivando a Torino con un treno regionale da Milano, dopo avere valicato la frontiera a bordo di un TiLo (a quanto pare l’unico servizio transfrontaliero che ammette bici a bordo).

Il vero valore aggiunto qui, oltre che mangiare e bere piú che bene e godersi grandi passeggiate all’aria aperta, é la possibilitá di staccare da tutto e da tutti. Il mio consiglio personale, se mai decideste per una vacanza in Valle Maira, é semplice: portate con voi solo le persone che vi stanno fare bene, e un bagaglio con le cose di cui avete davvero bisogno. Perché tutto il resto, qui non potrá seguirvi.

Se voli low cost non ti devi lamentare (più di tanto)

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Questo weekend mi sono recato in Italia per il matrimonio di un caro amico. Essendosi purtroppo materializzato solo due settimane fa fa un viaggio di lavoro non previsto, sono rientrato da Londra giusto al primo pomeriggio di venerdí e l’idea iniziale di usare il treno per arrivare a Como al venerdí sera é sfortunatamente sfumata (se non altro, il biglietto era un Super Sparpreis ed era costato poco).

Mi ritrovavo quindi a pochi giorni dalla partenza senza molte alternative ed essendo esauriti i posti in economy su ogni volo Lufthansa e Alitalia in orario utile, ho dovuto, con una certa riluttanza, virare su Ryanair. L’unico posto disponbile (pagato sorprendentemente poco più di 30 euro, nonostante il mio non fosse esattamente un early booking) era sul volo FR1688 da Francoforte a Orio al Serio.

“Riluttanza” perchè io ho una certa avversità alle compagnie low cost, e cerco di evitarle a meno che non sia costretto. Non gradisco questa modalitá di viaggio in quanto significa ritrovarsi a che fare con ritardi  quasi certi e disservizi pressochè garantiti, litigi per la sistemazione del bagaglio a mano a bordo, moduli dei sedili scomodissimi, altoparlanti che ti sparano nelle orecchie offerte speciali e musica odiosa per metá della durata del volo, vicini di posto molesti e/o ubriachi, assistenti di volo che cercano di rifilarti gadget vari, biglietti della lotteria, gratta e vinci, molto spesso con arrivo e/o partenza in aeroporti remoti e mal serviti. Senza contare che non sono un sostenitore del loro modello di Business e cerco, nel limite del possibile, di evitare di supportarlo con i miei soldi.

Certo, arrivi a Milano (anzi no, a Bergamo) con 30 euro. Ma devi sempre tenere a mente che stai viaggiando con una Low Cost Airline. E ti potrebbe capitare quello che é successo a me ieri l’altro.

Ho comprato un biglietto per il volo FR1688 schedulato da FRA per BGY alle 19:20 del 12/07/2019 , in teoria alle 20:30 dovevo essere già a Bergamo, incontrare mio papà che mi avrebbe portato a Monza. La realtá purtroppo é stata la seguente:

Arrivo in aeroporto a FRA alle 18:00, passo i controlli di sicurezza e guardo i tabelloni: il volo é segnalato “Delayed” ma senza indicazione del nuovo orario. Faccio una ricerca con Google e scopro che FR1688 é dato in ritardo di 80 min con decollo alle 20:40. Vabbè.
Mi reco al gate dove trovo un delirio di gente stipata in ogni dove, sdraiata e seduta per terra: scopro che in 4 gate contigui sono previsti in partenza altrettanti voli Ryanair, tutti in forte ritardo e con orario di imbarco indefinito/ignoto: da qui la ragione del sovraffollamento, non c’é un centimetro quadro libero in 200 metri. Decido quindi di tornare indietro ed accomodarmi in un ristorante vicino ai tabelloni, in modo da poter vedere lo stato del volo e muovermi per tempo.
Mentre mangio un panino e bevo una birretta alla spina il volo é dato sempre “delayed” senza indicazione alcuna del nuovo orario. Dopo di che, ricevo un SMS da Ryanair:

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La cosa mi “puzza” un poco perché so che sull’aeroporto di Francoforte vige un “Flugverbot” dalle 23 alle 5 del mattino e dubito fortemente che Ryanair possa ottenere una deroga ed essere autorizzata a decollare a tale orario. Gli “schermi in aeroporto” descritti nell’SMS non sono di grande utilitá siccome continuano a mostrare solo l’indicazione “Delayed” ma senza alcuna uleriore informazione.
Allora finisco con calma la mia birretta, poi mi incammino verso il gate. Intanto Google continua  a dare il volo in partenza alle 20:40.
Arrivo al gate, mi metto in coda al banco informazioni e chiedo all’addetta Ryanair sul posto informazioni circa il volo per Milano. Questa mi guarda con gli occhi pallati e mi chiede che cosa ci faccio ancora lì. “Abbiamo dato l’annuncio mezz’ora fa, il volo per Bergamo non decolla più, tutti i passeggeri devono andare alla hall degli arrivi e attendere instruzioni” io faccio pesente che il loro SMS diceva di guardare gli schermi e che l’annuncio non era stato assolutamente trasmesso nel punto dell’aerostazione in cui mi trovavo io. Ne nasce una discussione in cui decido di ritirarmi perchè la giornata é già pesante e non ho voglia di incazzarmi.
Esco dall’area partenze, vado alla hall degli arrivi e trovo una moltitudine di persone in attesa. Ryanair ha allestito un banco informazioni al quale si é formato un assembramento incredibile e cerco di captare più informazioni possibili nel chiacchiericcio generale “stanno organizzando dei bus per Milano” dicono alcuni. L’idea di farmi Francoforte-Milano in pullman di notte mi fa venire il latte alle ginocchia, ma decido di pazientare e tentare di raggiungere il banco informazioni per capire cosa sta succedendo. Nel frattempo anche Google si é allineato e dà il volo in partenza alle 23.
Raggiunto (dopo un  quarto d’ora di ruzzoni e spintoni) il banchetto allestito per le informazioni, apprendo che il volo decollerá da Frankfurt Hahn perchè l’aereo é in forte ritardo e non è più possibile decollare da Frankfurt International (quanto odio avere sempre ragione!!)  e quindi si stanno organizzando dei bus che ci porteranno lì.
Mentre accarezzo l’idea di tornare a casa, prendere l’auto e guidare fino a Como, decido di lasciare perdere perché sono sveglio della 6 (ora di Londra) e sono abbatanza stanco, quindi mi imbarco su un bus granturismo destinazione aeroporto di Frankfurt Hahn, non prima di avere avuto una accesa discussione con l’autista che voleva imbarcarmi la borsa col vestito nel bagagliaio del bus.
Dopo un’ora e mezza di transfer in bus arriviamo a Frankfurt Hahn. Sono oramai quasi le 22. L’aeroporto é deserto, nessuna traccia di addetti Ryanair, addetti alle informazioni, assenti anche gli aeromobili (il piazzale é deserto). Il tabellone indica il nostro volo in partenza alle 23:05, ma un secondo SMS di Ryanair mi informa che il decollo é ora previsto a mezzanotte in punto.
Allora decido di vederci chiaro, apro il laptop e vado su Flightradar24. Filtro tra gli aeromobili e trovo FR1689, (in teoria il corrispondente di FR1688 che parte da Orio al Serio dopo l’atterraggio del volo da FRA) che si trova ancora a terra ad Orio ed é dato in arrivo a Frankfurt Hahn e non più a Frankfurt. In definitiva: partiremo dopo che il volo da Orio sará atterrato, contrariamente a quanto accade normalmente. Flightradar24 dà il volo in partenza da Bergamo alle 23, quindi non atterrerá prima di mezzanotte e verosimilmente tra ispezioni e imbarco non decolleremo prima della 1. Decido quindi di avvisare mio papá e di dirgli di essere ad Orio non prima delle 2…

Nel frattempo, intorno a me c’è chi dorme, chi passa il tempo come può, e chi si infervora. Hahn é una aerostazione minuscola, nel terminal non ci sono prese per caricare le batterie dei cellulari e molta gente lamenta di essere a secco con la batteria e non sa come fare ad avvisare amici e parenti sull’orario di arrivo (visto che il volo é ancora dato alle 23.05 e nessuno ci avvisa che in realtá partiremo molto piú tardi!!) decido quindi di condividere con i miei compagni di sventura il risultato della mia ricerca su flightradar24 e che a mio avviso prima della 1 non si decollerá.
Previsione che (di nuovo, quanto odio avere sempre ragione) si rivela tutto sommato abbastanza precisa. Infatti, alla fine della giostra, alla 1 decolleremo e alle 2 circa atterreremo a Orio. Ritardo ufficiale, con email di scuse da Ryanair, pari a 5 ore e 37 minuti.

Mentre siamo sul pulmann che ci porta al terminal di Orio ascolto proclami di gente imbestialita che promette esposti, denunce ed azioni legali. Dimenticandosi che alla fine ha pagato il biglietto 30 Euro.

Dimenticandosi anche che tra Francoforte e Milano ci sono fior di voli, tutto il giorno, con compagnie di bandiera e certo, se da un lato un A/R in economy ti costa più di 100 Euro, dall’altro puoi però stare sicuro che una cosa del genere non ti capita; se salta un aereo, molto probabilmente sarai riprotetto su uno di quelli seguenti, senza dover cambiare aerostazione. Senza contare che, se proprio vuoi risparmiare, si può viaggiare comodamente tra Milano e Francoforte con circa 40 euro usando il treno, come faccio io da anni.

Ryanair ha un solo aereo che va da Francoforte a Milano e viceversa, se salta quello trovarne un altro diventa un grosso problema e trovo già in un certo senso sorprendente lo sforzo fatto per portarci ad Hahn e farci decollare comunque. Una compagnia low cost per offrire i biglietti ad un prezzo cosí concorrenziale puó tagliare su molte voci ma in aeronautica su una cosa non si puó tagliare ed é la sicurezza, ed io preferisco arrivare ad Orio con 6 ore di ritardo ma essere certo che l’aereo rispetti tutte le prescrizioni di aeronavigabilitá del caso, piuttosto che avere anche solo il dubbio che per farci partire prima si sia lesinato sui check pre volo.

Se voli low cost, devi accettare che il servizio sia di livello inferiore a quello di una compagnia di bandiera. Devi accettare che, a parte i fondamentali presupposti di sicurezza che ogni compagnia aerea deve rispettare, tutto il resto sia un plus, puntualitá compresa. Devi accettare che in caso di problemi, cancellazioni o ritardi non sarai mai trattato come con Lufthansa o Alitalia.
Sarebbe come comprare una Lada ed esigere di avere la qualitá di una Mercedes. Non é cosí che funziona. Ma il viaggiatore medio di oggi non ci arriva, sale su un volo low cost e si aspetta il servizio di una compagnia di bandiera.

A Ryanair posso sicuramente criticare la pessima e quasi inesistente comunicazione col cliente, soprattutto circa i veri orari di partenza del volo; ma per il resto, se stiamo a vedere, alla fine a Orio ci siamo pur sempre arrivati quando io onestamente ad un certo punto della serata mi aspettavo una cancellazione del volo.
Alla fine, hanno fatto quello che potevano coi mezzi che avevano.

Certo, é stato un mezzo calvario e finisce diretto nel novero dei miei viaggi piú schifosi di sempre. Ma se voli low cost, non ti devi lamentare (piú di tanto).

 

Salto nel buio

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Oggi finalmente riesco a portare sul Blog una foto che volevo caricare da tempo. È una foto che ho scattato ormai quasi tre anni fa, ma per molteplici ragioni é finita qui solo ora.
La ragione principale è che questa foto (purtroppo) è “truccata”. No, nessun ritocco di luce, colore o esposizione: quello è tutto originale. Semplicemente sulla strada a sinistra c’era un cantiere di riasfaltatura con cartelli, fettucciato e attrezzi abbandonati che rovinavano completamente l’immagine; indi per cui con un paziente lavoro di photo editing li ho fatti “sparire” (non sono molto pratico nel campo, sono serviti diversi tentativi per ottenere un risultato accettabile).
È una foto che amo, non solo perchè la trovo bellissima, ma perchè racconta molto di me.

È stata scattata un martedì sera di fine Giugno 2016 sopra Montevecchia, verso le 23. Quella sera evevo voglia di fare fotografie ed ero uscito apposta per quello, con reflex e cavalletto nel baule della Sedan.
Avevo dato le dimissioni dal mio vecchio lavoro a Marzo, avevo raccolto le mie cose e salutato definitivamente il mio ufficio tecnico a fine Maggio, e di lì a meno di un mese mi sarei trasferito in Germania. La casa era già a posto, così come i mobili e tutte le scartoffie per il trasferimento. Mi stavo godendo giornate di relax e dolce far niente cercando di svuotare la testa dai mille pensieri e dubbi che mi affliggevano in quel periodo.
Ma era difficile. Ormai il dado era tratto e non ero sicuro di quello che stavo fecendo. Soprattutto considerando che solo un mese prima mia madre aveva fatto gli esami ed era piombata dal cielo come un fulmine la recidiva. Di nuovo.

Questa foto racconta tanto di quei giorni, di quel momento della mia vita e del mio stato d’animo.
La Luna nascosta da una coltre fitta di nuvole che corrono, come i miei pensieri.
Sulla destra, la mia terra: la Brianza. Bellissima, luminosa, una distesa di luci senza fine. Sulla sinistra, una strada che mi porterà non so esattamente dove. Una strada che si perde nel buio, ma che è sovrastata da una grande, preponderante luce. Una scelta che avrebbe potuto rendermi molto felice, molto triste, o forse entrambe le cose.
Una scelta che avrà le sue luci e le sue ombre, come pressochè ogni cosa nella vita.
Il più delle volte le nostre scelte ci vedono consapevoli di quello che lasciamo e pieni di punti interrogativi su quello che troveremo. Ci fanno paura e ci fanno sentire in colpa. Ma molte delle più grandi storie di realizzazione personale, felicità e successo spesso poggiano le loro fondamenta su un salto nel buio. Se andassimo sempre e solo sul sicuro, non combineremmo mai nulla.

Quindi, se dovessi dare un titolo a questa foto, credo che sì, sarebbe sicuramente….. “Salto nel buio”.

Diario di viaggio sull’EC 52 all’Epifania – Il ritorno degli Expats

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Eccoci all’epilogo della parentesi vacanziera in quel della Brianza, a bordo dell’Eurocity diretto a Francoforte. Treno stracolmo già a Milano, anche in prima classe; non c’è stato verso di trovare un posto in rastrelliera per la nostra megavaligia con tutti i regali e le cibarie e sono stato costretto a lasciarla nel vestibolo. A bordo, orde di turisti e tantissimi expats di rientro. La nostra carrozza e quelle accanto sono interamente prenotate, un rapido sondaggio statistico dei cartellini segnaposto (principalmente dovuto alla mia atavica curiosità di viaggiatore) ci dice che circa l’80 % dell’utenza è diretto in Svizzera (Spiez, Visp, Bern le più gettonate) e il resto in Germania (Karlsruhe e Freiburg su tutte). Poco male, magari più avanti si svuota un po’.

Il bello di oggi è che si cambia un pochino tragitto e paesaggi. Invece del solito Gottardo oggi saliamo dal Sempione passando per Domodossola, una giornata stupenda ci ha permesso di godere dello spettacolo del lago Maggiore e delle isole Borromee ed ora filiamo dritti nel Löchtberg Basistunnel verso Berna (niente foto purtroppo, eravamo controsole).

Ci sono cose invece che non cambieranno mai, e quando rientri in Italia per le feste te le ribecchi tutte in toto. Come ci ha ricordato la nuova pubblicità Conad targata Salvadores, quando vivi lontano dalla famiglia è inevitabile imbattersi in cliché noti e arcinoti. Con buona pace delle femministe e dei soliti benpensanti che hanno definito lo spot sessista, antimeridionale e qualunquista scatenando il solito putiferio social con commenti indignati e controcommenti infervorati. C’è stato anche chi ha definito lo spot offensivo per gli expats e le loro famiglie. C’è poco da fare i superiori e da incavolarsi perché quanto presentato dallo spot non si discosta poi così tanto dalla verità; la gente dovrebbe imparare a farsi una risata e star serena invece di polemizzare e trasformare tutto in uno scontro a fuoco.

È risaputo che le donne Italiane (e non solo Italiane) tendono a dimostrare il loro affetto attraverso le kilocalorie, generalmente sotto forma di concentrati di grassi saturi e carboidrati. Ciò vale tanto per le calorie “da asporto” (quelle che finiscono in valigia) quanto per quelle destinate al consumo in loco, nelle cene e pranzi in famiglia. Il fenomeno assume proporzioni disastrose nel lasso di tempo 24 Dicembre – 1° Gennaio, durante il quale si incamerano generalmente le calorie equivalenti di un trimestre. Per non parlare poi dei summenzionati articoli “da asporto”: impossibile non portarseli via, pena i parenti offesi a morte; dai, alzi la mano chi non è mai rientrato dopo Natale con la valigia piena di cibi e bevande. Certo, non con il caciocavallo direttamente sulle camicie come si vede nella pubblicità (ma chi è quel cretino che lo farebbe?) ma accuratamente imbustato, sigillato e opportunamente imballato contro gli scossoni. Quando si vive da expat si impara anche questo: le tecniche di trasporto dei cibi in valigia. E non è una cosa meridionale, ve lo assicuro. Ve lo dice un brianzolo.

Ma sono pronto a scommettere che se Salvadores avesse ambientato lo spot a Monza, con il figlio del cumenda Lümbard che si appresta a trasferirsi in Nordeuropa e la mamma che gli mette la polenta (liofilizzata) in valigia, qualcuno si sarebbe indignato dicendo che lo spot snaturava e offendeva la cultura dell’emigrazione in quanto fenomeno storicamente meridionale…

Comunque, tralasciando le delizie culinarie familiari, ci sono anche quelle extrafamiliari sotto forma di aperitivi, feste, ritrovi, bevute e varie. Gli amici (quelli con un po’ di senso organizzativo) iniziano già a metà Novembre a chiederti quando rientri e nel giro di pochi giorni la tua agenda per il periodo di vacanze di Natale inizia ad assomigliare al calendario Outlook del CEO della Microsoft. Tra cene, rimpatriate, aperitivi, caffè, le caselline promemoria iniziano a saturare tutto lo spazio lasciato libero dagli impegni familiari. Gli altri amici (quelli con un po’ meno senso organizzativo) si limitano a dirti “una volta che sei in Italia sentiamoci, poi ci organizziamo” ignorando che quando arrivi in Italia hai praticamente l’agenda già piena, di conseguenza cerchi di fissare anche con loro appuntamenti il prima possibile; ma con alcune persone, atavicamente “allergiche” alla programmazione, questo approccio risulta infattibile. Finisce quindi che ti chiamano il giovedì pomeriggio chiedendoti “ti va di bere una cosa stasera al Beer House?” e tu per la settima volta cerchi di spiegargli che sei fully booked fino all’Epifania e che se si voleva vedersi bisognava organizzarsi prima.

A volte, purtroppo, qualcuno si offende.

Pazienza.

A Berna la prima classe dell’Eurocity come previsto si svuota e possiamo tornare ad allungare le gambe. Per tutto il resto del tragitto la carrozza rimarrà semivuota, nonostante mi fossi aspettato più movimento in Germania. Sarà perché in Assia oggi non è festa…

Tornando a noi… tornare in Italia per un po’ è anche l’occasione per vedere altri amici expat che stanno ben più lontani di noi e che conseguentemente puoi vedere solo in angoli lontani del pianeta oppure a casa durante il rientro generale per le feste. Organizzare con loro diventa una impresa titanica proprio perché sono soggetti alla tua stessa situazione di incasinamento del calendario, anzi peggio perché loro magari stanno in Canada e hanno molte meno occasioni di tornare di quante non ne abbia tu.

La figata, in tutto questo, é ritrovarsi davanti ad una (o più) birre scambiandosi le relative esperienze degli ultimi giorni e capire, tra una risata e l’altra, che no, non siamo noi quelli strani, è proprio così che funziona, quando sei un expat. Anche in Brianza.

E per fortuna che noi rientriamo in treno, dove il bagaglio oversize non esiste (anche se le rastrelliere dell’ETR610 fanno pena). Perché in aereo diventa una bella rottura di scatole, basti pensare allo svantaggio psicologico di non avere il bagaglio sotto il proprio controllo, rimanendo in ansia tutto il volo sperando che l’imballaggio per cibi e bevande tenga…

In ogni caso voglio dire grazie. Grazie alle mamme, nonne, zie e tutti i parenti che si prodigano di trasformare la nostra permanenza natalizia in Italia in una settimana di cuccagne. Ora peró, come ogni anno, è tempo di tornare in piscina e di mettersi a dieta.

Deutsche Bahn : hints pratiche per muoversi in treno in Germania

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Muoversi in treno in Germania è un modo molto conveniente e comodo per spostarsi, visitare e vivere il Paese. I collegamenti sono tanti e capillari e la qualità del servizio tutto sommato non è male (lontana dagli standard di “perfezione” del mito tedesco, ma comunque accettabile). A sentire i tedeschi, le Deutsche Bahn di oggi non sono più quelle di una volta, e la qualità del servizio è in costante declino negli  ultimi 10 anni (questo è un po’ un leit motiv generale in Germania, non c’è nessun tedesco che non ti racconti che negli ultimi 10 anni la Germania è peggiorata). Scelta sciagurata fu, secondo molti, la parziale privatizzazione delle DB attuata a partire dal 2007, a seguito della quale la priorità della società si spostò dall’offrire un servizio di qualità al cittadino alla massimizzazione dei profitti, il tutto naturalmente perseguito con politiche di risparmio attuate su linee, materiale rotabile, manutenzione che hanno inevitabilmente intaccato la qualità di un servizio che a detta di molti prima era ineccepibile.

Insomma, se in Italia la privatizzazione sotto alcuni aspetti ha funzionato (vedasi Frecce & c., che offrono un servizio lunga percorrenza di qualità comparato al passato) forse altrettanto non può dirsi per Deutsche Bahn.

In Germania osservo, nel complesso, una situazione diametralmente opposta a quella Italiana: servizi regionali e suburbani affidabili, di buona qualità e con rotabili ben manutenuti, contrapposti ad una lunga percorrenza che vede spesso treni guasti e soppressioni. Mi è capitato un paio di volte di essere mollato a piedi dall’ICE su cui viaggiavo; se da un lato il modo in cui sono stato trattato, come cliente, è stato inappuntabile, dall’altro ti chiedi che fine abbia fatto l’efficienza tedesca.

Qui un rapido excursus, corredato da foto, dei principali treni e servizi delle Deutsche Bahn.

I treni regionali e suburbani, generalmente in colore rosso con banda bianca, sono classificati S-RE-RB-IR (rispettivamente: S-Bahn, RegioExpress, RegionalBahn, InterRegio).
S-Bahn é un treno suburbano, serve i grossi centri e i dintorni, ferma in tutte le stazioni. Normalmente nomenclati S + numero (S1, S2, S3, S4, ecc…) e cadenzati alla mezz’ora o ai 15 minuti.
RegioExpress, RegionalBahn e InterRegio sono treni regionali con percorrenze più lunghe, più capienti, fermano nelle stazioni principali, sono cadenzati alla mezz’ora o ogni ora.

Ogni regione in Germania ha la sua Azienda di trasporti locale e la bigliettazione dei treni regionali e suburbani è gestita dall’Azienda stessa e non da DB; pertanto prezzi e regole tariffarie possono cambiare da zona a zona. A Francoforte e dintorni ad esempio l’Azienda di trasporto responsabile è la RMV (Rhein Main Verkehersverbund), ad Heidelberg e Mannheim c’è la VRN (Verkehrsverbund Rhein-Neckar) e così via. I collegamenti che ricadono all’interno dell’area di competenza dei una Azienda di trasporti sono regolati secondo le sue tariffe, sia che si tratti di treni, tram o bus. Tuttavia, un collegamento ferroviario che vede partenza e destinazione nell’area di due Aziende di trasporti differenti, anche se espletato da treni regionali o suburbani, viene tariffato come collegamento a lunga percorrenza DB.

I treni a lunga percorrenza sono così classificati:

IC-ICE (Rispettivamente: Intercity e Intercity-Express)
Il primo è un treno lunga percorrenza con materiale ordinario (locomotive + carrozze), velocità massima 200 km/h, non corre sulle linee alta velocità. Collega le principali città con percorrenze più “larghe” rispetto agli ICE, talvolta con percorsi molto lunghi.
Gli ICE Rappresentano la spina dorsale della lunga percorrenza tedesca e consistono in varie famiglie di elettrotreni capaci di velocità variabili tra i 230 e i 320 km/h. Vi sono anche gli EC (Eurocity) che sono, come il nome suggerisce, treni internazionali, molto simili agli intercity. I treni notturni con vetture letti, che si chiamavano CNL (City Night Line) , sono stati cancellati alcuni anni fa. Una parte del servizio notturno ex DB é stato preso in carico dalle ferrovie austriache ÖBB con il nome Nightjet (NJ). I Nightjet sono ora gli unici treni notturni con vetture letti circolanti in Germania. Circolano degli ICE e IC notturni che però offrono solo normali posti a sedere.

ICE 1: entrato in servizio nel 1991, è il più vecchio ICE in circolazione, raggiunge i 280 km/h anche se sulla maggior parte delle linee su cui è impiegato non supera i 250. Dell’ICE 1 ho sempre apprezzato in modo particolare il comodissimo Bordrestaurant nella carrozza 7, adibito per metà a bar e per metà a ristorante. Spesso quando sono in viaggio pranzo/ceno qui, ma talvolta mi siedo qui anche solo per bermi una bella Bitburger alla spina (la media costa 3,80 €).

ICE 2: Simile all’ICE 1, solo piú corto e con una sola unità motrice. Al posto del ristorante c’è un piccolo bistrò. Vmax 250 km/h. Non ne sono stati costruiti molti esemplari, di conseguenze non se ne vedono moltissimi in giro.

ICE 3: Entrato in servizio tra il 2000 e il 2008, è il più veloce della flotta (le versioni atte al traffico internazionale arrivano a 320 km/h, anche se non in Germania, bensì in Francia :-)). In realtà, in Germania le linee da 300 km/h non sono moltissime, ci sono la Francoforte-Colonia e la nuova Erfurt-Leipzig/Halle più qualche troncone a 300 tra Nürnberg e München, ma per il resto in Germania si viaggia per lo più a 200 o a 250. L’ICE 3, benché più moderno dell’ICE 1, ha un piccolo Bordbistró con un paio di tavoli e poco più, anche se è in corso su alcuni esemplari una ristrutturazione degli interni che vede la carrozza Bordbistró trasformata ed assomigliare di più a quella dell’ICE 1 (anche se con sedili in similpelle un pò piú duri e meno comodi).
Anche qui, comunque, birra alla spina a 3,80 €.

ICE 4: ultima generazione, molto recente (primi esemplari consegnati lo scorso anno) oggetto di controversie per via dei suoi sedili scomodi (si pensa già di sostituirli) e per la Vmax di 250 km/h (si pensa già di portarla a 265). In effetti, nessuno ha capito perché DB ha ordinato un treno con queste specifiche, anche se qualcuno un’idea se l’è fatta (sua maestà il risparmio…).

Vi sono poi gli ICE-T. Si tratta di ICE pensati per velocizzare collegamenti sulle linee tradizionali, difatti sono treni ad assetto variabile (“pendolini”) con una velocità massima di 230 km/h.

Personalmente, dei treni a lunga percorrenza/alta velocità di DB come ICE 1, ICE 3 e affini mi piace molto il layout delle carrozze, che sono generalmente divise a metà tra un ambiente a salone e alcuni scompartimenti da 6 posti. Se nell’ambiente a salone purtroppo si può incorrere in qualche sgradevole posto “vista montante”, negli scompartimenti da 6 si respira un po’ di aria di viaggi in treno di una volta, quando in treno si conoscevano persone, si discuteva e si socializzava… mentre ormai de facto i treni trasportano ormai tanti automi silenti con gli auricolari nelle orecchie e chini sui loro PC, tablet e smartphones… non ultimo, adoro le carrozze ristorante e bistrò con posti a sedere e la Bitburger alla spina…

I treni a lunga percorrenza hanno prima e seconda classe. La differenza tra le due non sta tanto nella comodità della seduta o nel comfort (trovo che ad esempio sull’ICE 1 la prima classe non sia poi così tanto più comoda della seconda) quanto nella quantità della gente che avrete intorno. Nei periodi di sovraffollamento in cui viaggiano tantissime persone (ad esempio i weekend di feste o il periodo natalizio), un biglietto di prima classe può essere un buon investimento per evitare la super mega ressa chiassosa in seconda classe, soprattutto se il viaggio dura alcune ore.

La bigliettazione della lunga percorrenza qui è gestita in modo abbastanza diverso rispetto all’Italia ed è bene essere consci delle differenze onde evitare malintesi (cosa che accade non di rado, vedi i casini che spesso e volentieri succedono sugli Eurocity elvetici…). I tre livelli di prezzo disponibili sono:

Super Sparpreis: prezzo più basso, biglietto legato al treno (in tedesco Zugbindung: il biglietto è valido solo per il treno o per i treni per i quali è stato acquistato) non convertibile, non rimborsabile. In caso di ritardo superiore a 20 minuti, di coincidenza saltata causa ritardi o di soppressioni, è possibile utilizzare la soluzione di viaggio successiva.

Sparpreis: prezzo leggermente superiore al Super Sparpreis, biglietto legato al treno (valido solo per il treno o per i treni per i quali è stato acquistato) non convertibile, ma rimborsabile in buoni utilizzabili per comprare altri biglietti; include il City-Ticket (se il viaggio è superiore a 100 km, il biglietto include una tratta sui mezzi pubblici nella città di partenza e in quella di destinazione). In caso di ritardo superiore a 20 minuti, di coincidenza saltata causa ritardi o di soppressioni, è possibile utilizzare la soluzione di viaggio successiva.

Flexpreis: biglietto flessibile, prezzo elevato, permette di viaggiare da partenza a destinazione nell’arco della giornata utilizzando qualsiasi treno sulla tratta selezionata. Generalmente usato da chi si muove per lavoro. Se emesso come biglietto di andata e ritorno ha validità di una settimana.

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Esempio di acquisto dal sito DB  http://www.bahn.de  con i diversi prezzi a disposizione. Questo è per un biglietto Darmstadt-Berlin al sabato mattina tra un paio di mesi. Notare che mi viene proposto anche il prezzo Super Sparpreis della 1. Classe, con posto riservato incluso. Talvolta può essere molto conveniente investire qualche euro in più nella prima classe, se ci si vuole godere il viaggio al 100%. Copyright bahn.de !

Tutti e tre i tipi di biglietto sono disponibili tanto per la prima quanto per la seconda classe, con prezzi ovviamente differenti. A differenza dei vari Frecciarossa, Frecciargento, ecc… la prenotazione del posto non è obbligatoria e non è compresa nel biglietto. I viaggiatori in piedi sono ammessi in entrambe le classi.

Questa è la ragione per cui la salita su un treno IC o ICE, soprattutto su una stazione passante e non di testa, può assomigliare molto ad un moderno assalto alla diligenza. Una volta fatti scendere gli occupanti, la salita sul convoglio è una serrata lotta all’ultimo centimetro. La ragione è semplice: la prenotazione del posto (Sitzplatzreservierung) è facoltativa ed è disponibile al prezzo di 4,50 €; e normalmente quasi nessuno la acquista. I tedeschi, noti divisori di centesimi, hanno una spiccata attitudine al risparmio e preferiscono rischiare di stare in piedi piuttosto che investire 4,50 € in un Sitzplatzreservierung. Da qui la necessità di affrettarsi nel salire onde incrementare le proprie possibilità di accaparrarsi posti a sedere liberi.

Quindi prenotare un posto a sedere conviene? La risposta è: ni. Dipende su quale tratta e orario si sta viaggiando. Su tratte molto trafficate come Frankfurt-Köln oppure Frankfurt-Mannheim-Karlsruhe-Basel (giusto per citare un paio di linee che percorro abitualmente) se si viaggia in settimana intorno alle 8 del mattino o alle 5 del pomeriggio allora sì, personalmente un posticino lo riserverei. Il rischio di trovarsi in piedi non è trascurabile. Le probabilità di riuscire a sedersi sono naturalmente maggiori se si parte dalla stazione dove il treno ha origine; se invece ci si trova su una stazione di transito allora la questione si complica e definitivamente acquisterei un Sitzplatzreservierung. Viaggiando a metà giornata di solito non vi sono particolari difficoltà; ad esempio quando parto da Darmstadt verso l’Italia alle 13.37 con l’ICE per Karlsruhe e successivamente cambio su un altro ICE per Zurigo alle 15.10, pur essendo venerdì pomeriggio, trovo sempre da sedere senza prenotare. Idem tornando alla domenica sera con l’ICE da Zurigo delle 19. Tuttavia nei weekend “caldi” tipo Corpus Domini, Pentecoste, Pasqua o nel periodo Natalizio, sempre meglio munirsi di Sitzplatzreservierung (meglio se in 1. Classe), qualunque sia l’orario in cui si viaggia.

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All’arrembaggio!! Scene del genere, purtroppo, non sono infrequenti in orari “critici” sugli ICE transgermanici.

Non di rado però potrebbe capitare una situazione di treno affollatissimo e non avere nessuna prenotazione in tasca; già dall’affollamento della banchina della stazione è possibile farsi un’idea della “gravità” della situazione. Tuttavia, anche in questo caso, esiste una tattica dell’ultimo minuto per cercare di non rimanere in piedi: puntare la carrozza Bordrestaurant o Bordbistrò, e cercare posto a sedere lì. Normalmente la carrozza bar/ristorante è l’ultima a riempirsi, in quanto per chi si siede la consumazione è obbligatoria. In questo caso vi potete sedere e “pagare” il posto a sedere conquistato concedendovi una buona Bitburger media (3,80 €), che è pur sempre costata meno della prenotazione del posto.

 

Un buon metodo per risparmiare sui vostri viaggi in treno sono le BahnCard. Le BahnCard permettono un risparmio del 25% o del 50% sul prezzo del biglietto:

BahnCard25 – 25% di sconto sul Flexpreis e 25% di sconto sul Sparpreis e Super Sparpreis

BahnCard50 – 50% di sconto sul Flexpreis e 25% di sconto sul Sparpreis e Super Sparpreis

La BahnCard25 costa 62€ all’anno in 2. Classe e 125€ all’anno in 1. Classe

La BahnCard50 costa 255€ all’anno in 2. Classe e 525€ all’anno in 1. Classe

Esiste anche una BahnCard100, si tratta di un abbonamento annuale: permette di viaggiare illimitatamente su tutti i treni in Germania. Un privilegio che costa, giustamente, migliaia di euro.

Se viaggiate per lo più privatamente e per diletto, e quindi utilizzate molto lo Sparpreis, la BahnCard25 è decisamente l’opzione migliore!  I 62 € si ammortizzano nel giro di pochi viaggi permettendo significativi risparmi sui viaggi successivi. La BahnCard50 la consiglio solo a chi si muove prevalentemente per lavoro, quindi usa molto di più il Flexpreis. Sullo Sparpreis il livello di sconto è identico, pertanto non vi è alcun vantaggio rispetto alla più economica Bahncard25.

Un’ultima postilla: attenzione agli scioperi!

In Germania, quando si sciopera, si fa sul serio. Non esistono fasce di garanzia, treni garantiti o orari protetti. Se una sigla sindacale indice uno sciopero, potate star certi che tutti i membri di quella sigla incroceranno le braccia e daranno battaglia. Normalmente in Germania non ci sono 4 o 5 o più sindacati come in Italia, ma uno o due al massimo; e quando scioperano fanno sul serio. Se incappate in uno sciopero in Germania, informatevi bene e preparatevi al peggio, perché potete stare certi che all’interno degli orari dichiarati dallo sciopero non circolerá niente di niente. Sappiate che gli scioperi in Germania nei casi peggiori (come ad esempio quando avviene una rottura della trattativa) diventano a tempo indeterminato e possono durare giorni, finché la situazione non si sblocca.
Nel 2015 vi furono sei giorni consecutivi di sciopero dei treni in tutta la Germania mentre a inizio 2017 a Darmstadt per due settimane non é circolato neppure un mezzo pubblico. Gli scioperi in Germania sono molto diversi rispetto all’Italia. C’é chi dice (e non ha torto secondo me) che questa forma di sciopero a muso duro sia una delle ragioni dietro ai loro alti stipendi se confrontati con l’Italia.

Köln

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Köln, in Italiano Colonia, la capitale del Nordreno Westfalia (in Germania e non solo universalmente noto come NRW) un articolo sul mio blog se lo meritava proprio. Ne è passato di tempo (neanche troppo) dalla notte 31 Dicembre del 2015, nota alle cronache dell’epoca coma la nottata del “fattaccio di Colonia” in cui centinaia tra nordafricani e mediorientali combinarono un casino in piazza durante i festeggiamenti (evento che si può considerare coincidente con l’inizio del declino inesorabile della popolarità di Angela Merkel), fortunatamente per me ed Hanna vivo ricordo di una serata bellissima e divertentissima (noi per fortuna ci trovavamo da tutt’altra parte, mentre tra piazza principale e stazione centrale si verificavano i ben noti fatti).

Siamo tornati più volte da allora, e sempre con grande piacere. Colonia è una città viva, vibrante, multietnica, dove storia e modernità si incontrano. Ridotta purtroppo ad un cumulo di macerie durante la Seconda Guerra Mondiale, non è rimasto molto della città storica da ammirare. Ma quel poco che è rimasto è sufficiente a giustificare una visita.

Come molte altre città tedesche, tra cui anche Frankfurt, Colonia non è grandissima. Il che significa che una visita di 2-3 giorni è sufficiente per apprezzare buona parte della città. Anche un viaggio andata e ritorno in giornata unito ad un giornaliero dei mezzi pubblici permette di vedere molto (giornaliero zona 1b, per girare in tutta la cerchia cittadina, un biglietto di gruppo costa 13 €). Io e Hanna lo facciamo spesso da Frankfurt, grazie al collegamento veloce tra le due città con i treni ICE che percorrono i 180 km di distanza in circa un’ora sulla linea “Neubaustrecke” ad alta velocità; ma anche un normale Intercity, che collega le due città in circa due ore sulla vecchia linea del Reno, è una scelta da tenere in considerazione vista la bellezza del tratto di linea che corre nella stretta gola del Reno tra Koblenz e Mainz (questo però, è un argomento che mi riprometto di sviluppare a parte in un’altra occasione).

Colonia ha due stazioni principali in cui fermano i treni a lunga percorrenza: Köln Hauptbahnhof e Köln Messe-Deutz; quasi tutti i treni fermano nella prima, tuttavia alcuni treni  talvolta fermano  solo nella seconda per poi proseguire verso sud/nord evitando il trafficatissimo ponte Hoenzollern, che collega le due stazioni passando sopra il Reno. Nel caso il vostro treno arrivi a Köln Messe-Deutz vi basterà aspettare il primo regionale verso Köln Hbf oppure, se non avete bagagli pesanti al seguito, potete raggiungere il centro con una passeggiata (15-20 min, con calma) passando sopra al ponte Hoenzollern che oltre ai 6 binari ferroviari comprende anche due passerelle pedonali, iniziando a godervi un assaggio di Colonia con la vista sul Reno e sul centro città (andando verso il centro, passate a sinistra del ponte, la vista è più interessante).

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La stazione centrale (Köln Hbf) è la più “centrale” cha abbia mai visto in vita mia, nel senso che appena scesi dal treno ci si trova già all’ombra del monumentale Duomo gotico. Appena usciti dall’atrio avrete sulla sinistra la scalinata che vi porta in piazza del Duomo. Salita la scalinata, vale la pena di fermarsi un paio di minuti a contemplare le foto di Colonia distrutta nel 1945, con il Duomo unico edificio rimasto in piedi circondato da macerie, ruderi e terra bruciata. Vi sono foto delle strade, delle persone, delle macerie. Vale la pena di fermarsi un attimo e riflettere sull’assurdità della guerra e su quanta sofferenza ha patito il popolo tedesco, da molti visto esclusivamente come popolo di carnefici, dimenticando quello che ha dovuto patire la popolazione civile. Solo a Dresda, visitando lo Stadtmuseum, ho provato una angoscia peggiore.

Il Duomo è, con le sue torri gemelle di 158 metri, la terza chiesa più alta del mondo e la seconda in Europa. La sua costruzione è durata secoli ed una parte di essa è minuziosamente descritta nel romanzo Il Diavolo nella Cattedrale di Shätzing (romanzo che in realtà avevo letto per tutt’altra ragione). A costruzione terminata è stato, seppur soltanto per pochi anni, l’edificio più alto del mondo. La pietra arenaria con cui è costruito tende a scurire e gli conferisce un aspetto dark e intimidatorio; a prima vista sembra, in effetti, che sia coperto di cenere. Sembra il classico duomo gotico da film dell’orrore, con guglie acuminate e gargoyles. Tuttavia alle prime luci della sera appena si accendono i fari che ne illuminano la facciata, assume un’aria meno minacciosa e più brillante; è bellissimo vederlo da lontano, magari passeggiando sulla riva opposta del Reno, svetta sulla città con le sue due torri illuminate che alla sera complice l’illuminazione perdono il loro colore grigio nerastro e sembrano quasi bianche. Una vista che da sola ripaga il viaggio. Ve lo garantisco.

Il duomo è visitabile gratuitamente; la leggenda vuole che all’interno della cattedrale siano custodite le reliquie dei Re Magi. L’Arca dei Re Magi, di ragguardevoli dimensioni (è lunga più di 2 metri), si trova dietro all’altare. La camera del tesoro, visitabile a pagamento, custodiscono varie opere d’arte sacra medievale. Anche le alte torri sono visitabili, ma a pagamento.

Dalla piazza del Duomo parte la passeggiata dello shopping lungo Hohe Straße. Qui sono concentrati buona parte degli esercizi commerciali del centro. Da qui poi si può svoltare a destra e proseguire verso Neumar. Personalmente, trovo che non ci sia chissà che da vedere qui; le vie pedonali centrali dei negozi sono carine ma niente di più, e i negozi sono più o meno i soliti marchi che trovi ormai in ogni centro città del mondo.

Dal Duomo, molto meglio secondo me proseguire in direzione Reno; venendo dalla stazione, praticamente girate intorno alla cattedrale (oppure passate alle sue spalle) e troverete una scalinata alla destra del ponte Hoenzollern che scende sul Lungoreno. Qui potete iniziare una bella passeggiata che vi porterà dalla parte più vecchia della città fino a quella più nuova e moderna, seguendo il corso del grande fiume.  La prima parte è caratterizzata da edifici caratteristici e variopinti; vale la pena di fare una deviazione e intrufolarsi sulla nelle strette viuzze di ciottolato che troverete alla vostra destra per respirare un po’ di atmosfera da città vecchia o se volete andare alla ricerca di qualche posticino dove mangiare o bere qualcosa. Anche se i localini che si affacciano direttamente sul Lungoreno non sono affatto una cattiva scelta. Come accade quasi ovunque in Germania, anche qui si mangia spendendo cifre più che ragionevoli.

Rimanendo in tema gastronomico, a Colonia la birra dominante è la Kölsch: una birra chiara e leggera, tipo Pils, servita in boccali piccoli e stretti come da tradizione locale (no, qui non troverete i boccali da 0,4 o 0,5, qui massimo 0,3) e dovete essere voi ad avvisare il cameriere quando avete bevuto a sufficienza altrimenti ogni volta che sul vostro tavolo si trova un boccale vuoto sarà al più presto automaticamente rimpiazzato, con tedesca efficienza, da uno pieno. Talvolta è sufficiente girarsi dall’altra parte per un attimo e puff… magia. Ma non pensate di farla franca quando arriva il conto: il numero di birre consumate è stato segnalato con appositi codici (si dice che ogni locale abbia i propri) sul vostro sottobicchiere di cartone…

Tappa obbligata per i golosoni (ma anche per un fan del salato come me ha il suo perché) è il museo del cioccolato Lindt. Si trova sul Reno, circa 500 metri a sud del Deutzer Brücke, più o meno a metà tra la parte vecchia e la parte nuova della passeggiata. Al suo interno potrete intraprendere un viaggio che va dalla scoperta del cacao fino all’industrializzazione della produzione del cioccolato. Bellissima a mio avviso la riproduzione della foresta pluviale, la fontana di cioccolato e la fabbrica che mostra tutti gli stadi della produzione delle barrette di cioccolato. Una volta usciti dal museo, vi aspetta il Chocolate Café, dove potete bere un caffè e assaggiare una spettacolare fatta di torta dietro una ampia vetrata vista Reno (anche se, nota personale, l’ultima volta che ci siamo stati un paio di mesi fa abbiamo purtroppo constatato che le fette di torta siano state decisamente ridimensionate al ribasso, nel mosaico di foto qui sotto potete vedere due fette del 2016 e due fette del 2018… la differenza è imbarazzante).

Proseguendo nella nostra passeggiata sul Reno abbandoniamo man mano la parte storica della città e ci avviciniamo a quello che una volta era il porto fluviale. Tre grandi edifici in metallo a vista e cristallo, dalla curiosa forma a L rovesciata, preannunciano il nostro arrivo nella zona “nuova” del Lungoreno. Questa zona, corrispondente al vecchio porto fluviale della città, è stata profondamente rinnovata e valorizzata negli ultimi anni. Accanto ad alcuni edifici storici del porto, opportunamente ristrutturati (sono riconoscibili per i mattoni a vista), si accompagnano architetture moderne e (personalissimo parere) molto piacevoli. Anche i tre grandi edifici a L (di cui uno residenziale e due commerciali), che da lontano mi erano sempre parsi così sgraziati e fuori luogo, visti da “dentro” la zona nuova acquistano una rilevanza completamente diversa. Sulla passeggiata sono ancora visibili i binari dei carriponte e sono rimaste alcune delle vecchie gru con cui si scaricavano le navi.

Alcuni totem con foto d’epoca mostrano il porto come era una volta, e sia guardando quelle immagini, che volgendo lo sguardo al fiume con il suo intensissimo traffico di imbarcazioni che trasportano ogni genere di merce (dai container al grano, dal carbone agli idrocarburi) si può immaginare quanto dovesse essere congestionato e operoso quel porto molti decenni fa.

Rientrando verso la città vecchia, potete arrivare fino al ponte Deutzer (Deutzer Brücke, si chiama così perché conduce a Deutz, il quartiere sul lato opposto del fiume) e attraversare. Sul lato opposto del fiume è stata costruita una bella passerella panoramica che permette di passeggiare guardando la riva opposta con la città vecchia. La prima volta che siamo venuti qui, nel 2015/2016, era ancora in costruzione, ma ora è completa ed è molto carina. E’ anche possibile sedersi e fare una pausa. Poi si può attraversare il ponte Hoenzollern e rientrare ai piedi del Duomo. All’imbocco del ponte Hoenzollern lato Deutz si trova uno dei miei punti fotografici preferiti, da cui ho scattato la foto all’inizio dell’articolo.

Se invece arriviamo al Deutzer Brücke proveniendo dal Duomo, allora girando a destra raggiungeremo Heumarkt. Qui nel periodo post-natalizio (quindi anche a Capodanno) si trova l’unico mercatino di Natale che resta aperto anche dopo il 24 Dicembre, con tanto di pista da pattinaggio, campo per giocare a Curling, e gli immancabili stand con Glühwein e birra. Lo stesso Deutzer Brücke è, probabilmente, il miglior posto in cui trovarsi alla Mezzanotte di San Silvestro. Per l’occasione il ponte viene chiuso al traffico di auto e tram e si popola di innumerevoli persone. Già ben prima della mezzanotte petardi, razzi e mortai sono in azione per poi esplodere alla mezzanotte, fino alla 1 passata. Non per niente, una volta un mio amico mi ha detto che Colonia “è una città turco-napoletana”

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Se volete fermarvi qualche giorno, avrete bisogno di un hotel. Noi a Capodanno 2015 siamo stati all’hotel Drei Kronen, vicino al Reno e alla Filarmonica, a pochi passi dal Duomo. Ci siamo trovati bene. Se riuscite, fatevi dare una camera al terzo/quarto piano vista Reno. Merita. I periodi caldi sono i mercatini di Natale (prima della Vigilia di Natale) e il Carnevale; in questi weekend è davvero durissima trovare posto, è necessario muoversi almeno 4/5 mesi prima ma potrebbe anche non essere sufficiente. A Capodanno, in realtà, la domanda per gli hotel non è così estrema, ma almeno un paio di mesi di anticipo ci vogliono.

Al Carnevale, sfortunatamente, non siamo ancora stati. Pressoché tutti i nostri conoscenti tedeschi dicono che sia bellissimo. Per alcuni, addirittura, è “esagerato”, nel senso che il livello alcoolico, a quanto pare, non teme il confronto con l’Oktoberfest bavarese.