
E’ un grigio lunedì di Dicembre, la vigilia di Natale per la precisione. Una giornata che si passa tradizionalmente sempre di corsa, per alcuni è l’ultima giornata di lavoro, per altri sono gli ultimi acquisti, in molti fanno tappa tra gastronomie e negozi per ritirare le ultime prelibatezze per la cena ormai incombente. E c’è anche chi ha l’appuntamento fisso per vedersi al volo, per un ultimo drink tra amici prima di mettere le gambe sotto al tavolo per la classica cena in famiglia.
Non é facile trovare un bar aperto per fare un aperitivo al volo alla Vigilia di Natale. Da queste parti infatti la tradizione vuole che i bar e i pub aprano per il dopo-cena, accogliendo orde di gente festante proveniente dalle cene familiari e prona ad alcoolizzarsi a tutto spiano in quella che é a tutti gli effetti una preview dei festeggiamenti del 31 Dicembre. E cosí tutti i bar che programmano di aprire per il dopocena, all’orario di aperitivo restano chiusi.
Sono quindi le 18 del 24 Dicembre 2018, e nella nostra ricerca di un posto aperto per aperitiveggiare nei dintorni di Monza troviamo un bar all’interno dell’Auchan vicino al Rondó dei Pini.
Siamo io, Fabietto e Marco, come sempre. Non tutti gli anni riusciamo a vederci tutti e 3, ma il piú delle volte si riesce a incastrare un randez-vous all’ultimo momento. L’anno prima eravamo stati al Doc in piazza a Vedano al Lambro, perché il Pit alle 18 era chiuso, per le ragioni di cui sopra. Non c’é molto tempo per stare insieme, siamo tutti e tre di corsa. C’é giusto il tempo per uno sbagliato al volo accompagnato da qualche stuzzichino. Un quarto d’ora, 20 minuti circa, ma come sempre piacevolissimi, una preziosa fetta di tempo che in un battibaleno vola via. Con risate garantite, come sempre ogni volta che c’é Marco.
Una sigaretta al volo, rollata da Marco fuori dal bar, e poi via, ognuno per la sua strada, dopo i consueti auguri e gli abbracci del caso.
Quello era il nostro Natale, il Natale di tre amici che negli anni si sono distanziati parecchio, uno in Svizzera, l’altro in Germania, e Marco che invece é sempre rimasto nella sua Cinisello, ma che hanno sempre cercato di trovarsi quando possono.
Anni prima, prima ancora della crisi e degli espatri, c’erano stati i Natali che iniziavano con una fetta di panettone al negozio in via Boito, in mezzo alle RSV e alle Pegaso, prima di chiudere per la pausa natalizia. Per noi che con le moto eravamo cresciuti e che in pista e per strada ne avevamo viste e combinate davvero tante, quello era in nostro modo di festeggiare, quello era il nostro Natale.
E oggi, ripensandoci, vengo preso dalla malinconia. Quei momenti brevi, ma belli, non ci saranno piú, o perlomeno non saranno mai piú gli stessi. Perché Marco non c’é piú.
Ci ho pensato tanto, in questi giorni di Natale e di Capodanno. Giorni di festivitá sotto tono, un Natale passato a casa con l’influenza, un Capodanno da convalescente, e una maliconia perdurante.
Avrei dovuto fare di piú, Marco. Da quell’aperitivo del 2018 non ci siamo piú visti. C’é stata la distanza, c’é stato il Covid, per tanto tempo non abbiamo potuto viaggiare e vederci, ma se avessimo voluto, ci saremmo sicuramente beccati. Solo che non abbiamo voluto abbastanza e oggi questa consapevolezza mi fa male.
Anni di amicizia e di avventure insieme, pregne di rischi, risate e di bravate motoristiche che ancora oggi a raccontarle c’é chi non ci crede, meritavano di piú che un veloce aperitivo rimasto un ricordo di piú di 4 anni fa. Meritavano di piú che qualche messaggio whatsapp e la promessa di vederci quando si poteva.
Mi hanno raccontato delle tue difficoltá, dei tuoi problemi e di quello che avevi affrontato in queli anni in cui non ci eravamo piú visti di persona; io non lo sapevo e mai avrei immaginato che dietro a quel personaggio sicuro di sé, spassoso e chiacchierone potesse celarsi anche sofferenza e vulnerabilitá. E mi prende ancora di piú la malinconia sapendo che in quegli anni per te cosí difficili io non ci sono stato.
Anni fa, quando ancora eravamo ragazzi, un giro in concessionaria in via Boito per noi era l’equivalente di un pieno di buonumore. Potevamo avere addosso tutti gli scazzi del mondo, ma tu sapevi sempre come tirarci su, vedevi il lato positivo in tutto e la tua risata era semplicemente contagiosa. Sembra ieri ma invece é passato piú di un decennio ormai.
E mi dispiace pensare che quando hai avuto bisogno tu di qualcuno che ti aiutasse a tirarti su, io non ci sono stato. E forse era proprio da lí che arrivava la tua voglia di rischio, la voglia di brivido; era il tuo modo di esorcizzare la difficoltá della vita.
Alla nostra etá si dá ancora per scontato che c’é sempre tempo. C’é tempo per vedersi, tempo per pianificare, tempo per organizzare. Siamo tutti incasinati e quindi si procastina, si rimanda. Ma non é cosí. Brutte sorprese possono sempre capitare, anche quando non te lo aspetti minimamante, e Marco, accidenti, stavolta la sorpresa ce l’hai fatta davvero brutta.
In un certo senso é stata una uscita di scena nel tuo stile, inaspettata, col botto. Ci hai preso tutti in contropiede.
Penso di avere imparato non poche cose da te, dal tuo carattere completamente opposto al mio, dalla tua intelligenza sociale cosí acuta, dal tuo modo di essere. E una lezione me l’hai data anche andandotene, mi hai fatto capire che gli amici non vanno lasciati indietro, che le cose che vogliamo fare non vanno procastinate. Perché chissá mai cosa ci aspetta.
Forse é per questo che nei pochi giorni in cui sono stato meglio, a cavallo tra il 27 e il 31, ho cercato di vedere più persone possibile. Anche a costo di stancarmi e di strafare, anche a costo di andare avanti e indietro per la Lombardia come una trottola, perché le persone a cui tieni meritano questo.
Perché se si tiene a qualcuno, bisogna sbattersi. E talvolta fare anche il primo passo, e pure il secondo. Perché poi quando diventa troppo tardi, é troppo tardi.
Addio amico mio, e scusami per non esserci stato in questi ultimi anni.
Bellissimo post ma non la penso uguale amico
Marco negli ultimi anni non si faceva più sentire
Da quando il concessionario Levati aveva chiuso, piano piano è sparito
Ma non per colpa nostra…lui stesso aveva altri interessi
Il mondo del sub era diventata la sua passione N 1 e noi amici del tempo delle moto piano piano ci ha “messi da parte”…magari senza volerlo
Capisco i suoi problemi e quello che ha passato ma sia te che io, quando volevamo incontrarlo lui, invece di organizzarsi settimane o alcuni giorni prima (come fanno tutti) a trovarci il sabato sera quando saremmo scesi in italia, (io dalla Svizzera, tu dalla Germania) diceva “quando siete in italia chiamatemi…”
Inutile dirgli che era meglio organizzarci, lui diceva che non poteva dirci se ci sarebbe stato (si chiama organizzarsi) ma terminava con : “quando scendi in italia chiamami”
E una volta l ho fatto; risultato, sabato dopo il lavoro sarebbe partito per il lago
Così la volta che mi ha chiamato sabato pomeriggio (per la sera) avevo già un impegno…
Capisco quel che ha passato ma tutti abbiam problemi piu o meno grandi, ma negli ultimi anni non si faceva sentire manco per watt app quando lo chiamavi…e mai lui che chiamava
Io se non mi faccio sentire per una settimana i miei amici più cari o chiamano loro, o chiamo io…non deve esserci l interesse solo da una parte ma da entrambe
Primo passo sì, secondo passo…ma anche no
Marco mi rimarrà sempre nel cuore per i momenti belli passati insieme, per la persona che era, i buoni consigli che mi ha dato che metto in pratica anche oggi e per l amico che è stato…come un fratello maggiore…il “fratello matto”…ma non sento il rimpianto di non aver fatto abbastanza
Ciao Marco…spero che ci ri-incontreremo fra un po di anni (almeno altri 30 perchè ho molte cose ancora da fare, vedere e vivere)
Condivido il discorso di base, anche io dopo un po’ smetto di cercare le persone quando queste non si fanno mai trovare. Però il rimpianto di avere potuto fare qualcosa in più mi rimane.