Zitto e nuota.. nuota e nuota..

Partenza

Partenza

Se tornassi indietro di qualche anno, per la precisione a tre/quattro anni fa quando ancora ero tripode*, ero certo che la parte “agonistica” della mia vita fosse ormai conclusa.

La moto era sicuramente un capitolo chiuso, ma anche le mie prospettive verso gli altri sport erano abbastanza compromesse. L’anca faticava ad andare a posto, senza bastone zoppicavo da maledetto, dolori ovunque e tutte le attività in carico sulle articolazioni degli arti inferiori erano tabù. Al di fuori degli scacchi, delle bocce e del biliardo, non vedevo molte altre possibilità. Restava il nuoto, una vecchia eredità della mia giovinezza. Non avevo mai smesso, in realtà: anche quando andavo in moto mi piaceva tenermi in forma nuotando e macinavo sempre il mio discreto quantitativo di chilometri in corsia, seppur con allenamenti senza pretese. Serie, ripetute e tempi non facevano parte della mia nuotata tipo.

Dopo l’incidente, nuotare mi ha aiutato moltissimo. Ho iniziato macinando vasche a ripetizione a stile col pull, trascinandomi dietro le gambe. All’uscita dall’ospedale, a dicembre del 2009, ero dimagrito qualcosa come 15 kg abbondanti e non avevo più muscolatura. Ma con bracciate su bracciate la forma iniziò lentamente a tornare. Ma recuperare le braccia è stato facile, a confronto con le gambe. Se vogliamo, forse tutti quei chilometri nuotati col pull mi hanno lasciato una “cattiva” eredità a livello di galleggiamento, nel senso che poi quando ho iniziato a poco a poco a reinserire la gambata mi ritrovavo ad andare più piano di prima. E anche oggi, a dirla tutta, faccio fatica a “sentire” le gambe, talvolta non capisco se stanno spingendo o se mi stanno solo rallentando specie quelle volte, durante le ripetute, quando arrivo ancora ad avere un po’ di mal d’anca. Non è un caso quindi se mi sono davvero innamorato del nuoto in acqua libere. La muta da nuoto della Speedo è eccezionale sembra di non avere nulla addosso, ma per uno come me che odia il freddo è una manna dal cielo, e soprattutto è un toccasana per le mie gambe, grazie al galleggiamento extra che ti dà. Non è un caso se alle traversate dei laghi le hanno tutti… per il freddo sì, ma anche per la prestazione.

E quindi? La tentazione era forte.. la voglia fortissima. Ora che i miei due nemici principali (il freddo e il galleggiamento delle gambe) non mi davano più preoccupazione grazie al mio nuovo alleato in neoprene, sono tornato ad iscrivermi ad una manifestazione sportiva.. a quasi cinque anni dal super botto. Sono sincero, se nel 2009 mi avessero detto che sarei arrivato a partecipare ad una traversata al lago in gara con altri 700 nuotatori, non ci avrei scommesso mezzo euro. Beh, invece se devo essere sincero ora il rammarico è quello di avere aspettato così tanto, perché forse già uno/due anni fa potevo essere pronto. E adesso, fatta la prima, non vedo già l’ora della prossima. Alla fine non conta molto quale sport stai praticando.. sono l’agonismo e il senso di sfida che ti danno la carica e trasmettono una ebbrezza comunicativa. Ti restituiscono sensazioni che ormai avevi dimenticato. E ti rendi conto che forse non serve per forza sfiorare i 300 all’ora per arrivare a quell’emozione… perché oggi è tornata, le la senti addosso, la vedi in faccia agli altri mentre varchi l’arrivo insieme a loro, poi ti volti, e lo vedi lì, dietro di te, il cronometro che scorre.. 26e43 – 44 – 45 – 46… e sei contento ma scontento. Il nemico da battere, alla fine, è sempre lui.

 

* definizione autoironica di me stesso che avevo coniato nel periodo in cui usavo il bastone per camminare