Tedeschi e Italiani: stili lavorativi a confronto (introdotto con una storia vera)

Un tranquillo venerdí di paura ad Heidelberg: il proposal da consegnare ad ogni costo

La nostra storia ha quattro personaggi:

  • Klaus, il Global Project Direcor
  • Timo, Project Engineer
  • Benjamin, Project Engineer
  • Giovanni, Project Engineer

Questa storia inizia un venerdí mattina presto, quando all’arrivo in ufficio il team trova una email urgente proveniente dalla filiale statunitense, ricevuta la sera prima alle 22.
Uno dei Sales Engineer americani ha ricevuto da un importante cliente un RFP (Request for Proposal) per un impianto, un lavoro da diversi milioni di dollari. Wow! Problema: la deadline per la consegna dei proposal é domani. Cioé oggi.
È quindi necessario trovare un PE che si occupi di leggere la RFP, analizzare i requisiti, preparare una architettura di massima, calcolare i costi e mettere insieme una budgetary quote (una quotazione ufficiale richiederebbe troppe approvazioni) e un documento Technical proposal“, il tutto entro sera.
Klaus non ha dubbi: questo é un lavoro che deve essere assolutamente gestito da uno dei suoi PE di punta ovvero Timo, Benjamin o Giovanni. Si trova peró di fronte a un problema non da poco: a chi chiedere di occuparsi di questa mega urgenza da avere tassativamente pronta entro sera?

Timo é il PE con piú anzianitá nel team, ha molta esperienza, un grande senso pratico ed é un autentico rullo compressore: si butta a testa bassa nel lavoro e riesce risolvere in fretta praticamente qualunque problema. Conosce benissimo l’azienda, le persone, i processi, su di lui si puó sempre contare se si vuole un lavoro fatto bene e in tempi consoni. C’é solo un problema: Timo é sí un rullo compressore, ma lo é soltanto dalle 6:30 alle 15:00. Alle 15:03 sta giá pedalando verso casa per andare a godersi il suo Feierabend. Timo lavora le sue 35 ore settimanali poi é rigorosamente offline: inutile cercare di raggiungerlo cosí come é inutile chiedergli di fermarsi piú a lungo, la risposta sará sempre NEIN. Klaus sa quindi che nel caso affidasse il lavoro a Timo, questi alle 15:00 mollerá tutto e se ne andrá a casa, che il lavoro sia finito oppure no. Sopprattutto considerando che oggi é venerdí. E sa anche bene che persistere é inutile quando non controproducente, perché Timo sul tema é intransigente e insistere nel chiedergli di fare Überstunden significa farlo anche parecchio inca**are.

Benjamin é arrivato qualche anno fa da München ed ha un background accademico di ricerca. È molto preciso, puntiglioso e gli piace consegnare lavori impeccabili dal punto di vista tecnico. Non é intransigente come Timo in fatto di orari, gli si puó di tanto in tanto chiedere di fare qualche ora in piú quando la situazione lo richiede, senza ricevere proteste. Benjamin tuttavia fa subito notare a Klaus che per preparare un simile Proposal in conformitá agli standard di qualitá dell’azienda serve come minimo una settimana; un giorno non puó bastare assolutamente, a meno di consegnare una schifezza. Benché per Klaus l’importante sia avere assolutamente entro sera qualcosa da consegnare, pur di ottenere la partecipazione al tender (per dirlo all’Italiana: va benissimo anche se fa schifo, l’importante é avere in mano qualcosa), Benjamin si rifiuta. Ritiene assolutamente non professionale consegnare un documento arraffazzonato, messo insieme in appena un giorno, e non vuole che un lavoro di cosí bassa qualitá porti il suo nome. Per Benjamin, senza avere i tempi giusti per consegnare un lavoro, il lavoro non si fa. Punto.

Giovanni é un expat Italiano in Azienda da un paio di anni in piú di Benjamin e viene da Milano. È il campione di flessibilitá, delle ore straordinarie e delle mission impossible in cui bisogna mettere una pezza all’ultimo momento per salvare il salvabile. Klaus non ha dubbi: è Giovanni l’uomo giusto. Sa che si butterá a capofitto nell’impresa e non esiterá a passare la giornata in ufficio fino a sera tardi pur di mettere insieme il documento di partecipazione al tender e spedirlo ai colleghi americani.
Klaus stesso rimane ancora oggi stupito dagli orari di lavoro di cui é capace Giovanni, che in un paio di casi hanno anche rischiato di inguaiarlo con il Betriebsrat, dopo che Giovanni era stato visto da alcuni turnisti ancora in ufficio alle 20. Ma a Giovanni tutte queste ore sembrano proprio non pesare affatto, anzi é stato egli stesso a spiegare piú di una volta a Klaus che lui ha lavorato tanti anni a Milano e che da quelle parti lavorare in perenne urgenza, stare in ufficio fino a tardi e vedersi costantemente caricati di compiti con tempi di consegna impossibili é l’assoluta normalitá. Quindi per lui task del genere sono ordinaria amministrazione.

Cosí alle 8 del mattino la missione impossibile é giá sulla scrivania di Giovanni, il quale dopo aver smosso mari e monti, telefonato a mezzo mondo, fatto impazzire i colleghi del Dispo, perseguitato fornitori e lavorato a testa bassa saltando il pranzo, poco prima delle 20 ha finalmente pronti Budgetary quote, Scope of the system, Rough production and delivery plan e Technical proposal, e i PDF sono felicemente in partenza come allegato email verso gli States.

Commenti e riflessioni

Seppur con nomi e situazioni al contorno di fantasia, questa storia riprende vicissitudini assolutamente reali che ho vissuto piú di una volta in prima persona nei miei ormai 8 anni di Germania.
In questa storia ho presentato i due archetipi piú comuni del lavoratore di ufficio Tedesco: il Tedesco “Feierabend” ovvero Timo, e il Tedesco “Pignolone” ovvero Benjamin.

Il Tedesco Feierabend é il classico Tedesco a cui cade la penna al termine dell’orario di lavoro stabilito a contratto. Non un minuto di piú: qualunque cosa ci sia da fare, si continua domani. Che siano 35 o 40 ore a settimana, che abbia iniziato alle 6 del mattino o alle 9, lui allo scadere delle ore contrattuali se ne va.
Nonostante l’ampia flessibilitá offerta da molte discipline di orario in vigore negli uffici Tedeschi, il Tedesco Feierabend é molto rigido e inflessibile quando si tratta di andare a casa a godersi il suo Feierabend, e guai a chi osa mettersi di mezzo.
Che si tratti di tornare a casa dai figli, di mettersi a fare giardinaggio, di sbattersi sul divano davanti alla TV o di andare in birreria con gli amici, il Tedesco Feierabend non gradirá alcuna intrusione da parte del capo o di colleghi che gli chiedono di fermarsi piú a lungo: di fronte a insistenza, non esiterá a rivolgersi al Betriebsrat e denunciare di essere stato messo sotto pressione dal proprio responsabile dietto o da qualche capo progetto che gli hanno chiesto di fare Überstunden.
Ció non significa che il Tedesco Feierabend sia un pelandrone, sia chiaro. Il piú delle volte si dá un gran da fare e lavora decisamente sodo. Ma lo fa solo dalle 7 alle16. Con buona pace del suo capo o di chiunque altro dovesse chiedergli di fermarsi di piú.

Il Tedesco Pignolone é il classico Tedesco a cui piace fare le cose da Tedesco. Quindi tutto deve essere curato alla perfezione e nulla lasciato al caso. Prima cosa, le normative di sicurezza: ovviamente lui le osserva tutte. Ci sono poi tutti i processi Aziendali, i manuali della qualitá, le conformitá ambientali, chimiche ed elettromagnetiche, ed ovviamente la pianificazione: non si fa nulla senza prima avere fatto un piano, coinvolto tutti gli attori e ottenuto da ciascuno le informazioni e le date.
Il Tedesco Pignolone fa il suo lavoro alla grande e in genere lo fa davvero bene: in questo modo fa le cose una volta sola e quasi sempre é buona la prima. C’é solo un problema (anzi a dire il vero sono due): cosí facendo, é lento come la fame e, se si prova a mettergli pressione per fare prima o per saltare qualche passaggio, si riceverá sempre come risposta un secco NEIN. Provare a insistere é controproducente, nel migliore dei casi si rifiuterá di fare il lavoro, nel peggiore probabilmente andrá a rivolgersi ai piani alti dell’organizzazione denunciando che sta ricevendo pressioni per commettere delle irregolaritá.

Per la cronaca, questa pignoleria tecnica é una caratteristica abbastanza universale dei Tedeschi (e degli Svizzeri, e degli Austriaci).
Se a loro parere un lavoro non ha un livello tecnico soddisfacente, non rispetta determinati criteri di qualitá, o semplicemente per loro non ha senso, allora loro non lo fanno.
Nel senso che proprio si rifiutano di farlo; non gliene frega niente se li paghi.
Esempio 1: un carrozziere al quale avevo chiesto di dare una sistemata “alla buona” alla carrozzeria dell’Ibiza di Hanna. Lui mi ha fatto il preventivo per rimettere l’auto come nuova (4000 EURO!) al che io gli ho spiegato gentilmente che avevamo bisogno solo di una sistemata ai graffi e che facesse rientrare un paio di gibolli, insomma un lavoretto “alla buona” visto anche che l’auto ha i suoi anni…
Si é rifiutato e non lo ha fatto.
Per farmi sistemare i graffi e i gibolli con un lavoretto “alla buona” come lo volevo io, sono dovuto andare da un carrozziere Turco.
Esempio 2: quando ho rifatto la cucina, mi sono rivolto ad un Handwerker della zona che ha montato tutto e si é occupato di tutti gli allacciamenti. Una delle ante della cucina, tuttavia, non si apriva completamente (poca cosa, mancava giusto qualche grado ad arrivare ai 90° di apertura) perché avevo calcolato male la pendenza del soffitto in prossimitá della mansardatura, e andava a fare interferenza.
Per me non era un grosso problema, al che infatti gli ho detto che poteva montarla ugualmente.
Ebbene: si é rifiutato e non lo ha fatto, perché per lui non era un lavoro che aveva senso.
Quall’antina l’ho poi dovuta montare io.

Chi ha ragione?

Avere a che fare con un Tedesco Pignolone puó essere un vero incubo, soprattutto se ce l’hai come cliente. Ma anche averlo come collega é una bella sfida: il modus operandi tipicalmente Italiano di fare le cose il piú in fretta possibile perché l’importante é fare presto si scontra diametralmente con lo stile lavorativo del Tedesco Pignolone, il quale vuole fare le cose per bene, farle una volta sola e con tutti i crismi. Prendendosi tutto il tempo necessario (che avrá preventivamente pianificato).

È un punto di vista che posso ben capire: ripensando ai miei trascorsi in Italia, ho perso il conto di tutte le volte in cui il capo si é riversato a capofitto nel mio ufficio chiedendomi di interrompere immediatamente tutto quello che stavo facendo, e occuparmi subito di un’altra questione urgentissima che doveva essere risolta entro sera.
E io sempre a testa bassa a lavorare. Mentre la reazione di un Tedesco Pignolone sarebbe stata di mandarlo a quel paese e dirgli chiaro e tondo “prima finisco quello che sto facendo, poi faccio tutto quello che vuoi“. Ovviamente nei tempi consoni.
Cosí come ho perso il conto di tutte quelle volte in cui mi si chiedeva di consegnare report o progetti in tempi impossibili e io facevo ben presente che con i tempi che mi venivano richiesti il lavoro non poteva che venire una merda. E la risposta che ricevevo dai miei superiori era sempre la stessa: “va benissimo anche se é una merda, l’importante è avere in mano qualcosa subito“.
E ancora oggi ricordo bene il nervoso e la frustrazione che mi salivano ogni volta che mi sentivo dare una risposta del genere.
Un Tedesco Pignolone non accetterebbe mai di lavorare a questa condizioni; si sentirebbe svilito e umiliato, probabilmente anche insultato. Dire “mi va benissimo anche un lavoro di merda” a una persona che é preparata e qualificata per consegnarti un lavoro coi fiocchi, in un ambiente lavorativo Tedesco verrebbe visto come un’offesa!

Il Tedesco Feierabend, dal canto suo, é la perfetta personificazione di tutto quello che gli Italiani, lavorativamente parlando, criticano (o forse invidiano? mah..) ai Tedeschi.
Da sempre, tra le invettive piú feroci che partono dalle zone produttive di Milano e dintorni all’indirizzo di colleghi, clienti o fornitori Tedeschi ci sono quelle nei confronti dei loro orari di lavoro e della loro abitudine di far cadere la penna ad orari in cui invece in Lombardia si é ancora a metá giornata.
È risaputo che inviare una mail verso la Germania alle 16 significa, con ogni probabilitá, dover aspettare il giorno dopo per ricevere una risposta. Risposta che probabilmente sará giá nella inbox alle 6:45, ma pur sempre il giorno dopo. E telefonare é inutile, quasi certamente suonerá a vuoto.
E in effetti, se penso allo staff del nostro ufficio a Darmstadt, i personaggi che si trovano generalmente ancora sul posto dopo le 16 sono sempre i medesimi: io, un mio collega Tunisino, un collega Greco, un Americano e un altro Italiano. I Tedeschi se ne sono giá andati tutti da un pezzo; eccezion fatta, forse, per i manager L1 e L2 un piano piú su.

Non a caso il lavoratore lombardo medio considera i Tedeschi dei pelandroni, indolenti, inefficienti e allergici alla fatica. Si vanta dei suoi ritmi di lavoro anni luce superiori a quelli dei flanflanoni mangiacrauti, senza peró chiedersi quale sia la reale differenza in produttivitá tra le due situazioni.
In termini di profittabilitá, produttivitá e di efficienza, non pare esserci infatti questa enorme differenza paragonando le Aziende in Germania con quelle nel Nord Italia. E dovremmo anche considerare che il lavoratore Tedesco, oltre ad essere dicisamente piú rilassato, guadagna anche “abbastanza” di piú.
Qualcosa quindi, a mio avviso, non torna.

C’é che forse magari interrompere una persona piú volte al giorno chiedendoli di fermare tutto quello che stava facendo e occuparsi di un’altra cosa piú urgente, é proprio quello che ci vuole per uccidere la produttivitá e creare lavori di qualitá pessima.
E forse magari tutti quei lavori di qualitá discutibile, fatti perché “va bene anche se fanno schifo, l’importante é averli subito” in realtá poi fanno davvero schifo, talmente tanto schifo che bisogna poi rifarli. Sempre, ovviamente, di corsa. Anzi ancor a piú di corsa, perché il ritardo ora si é accumulato.
E via cosí. Per fare prima, per fare presto, per fare in fretta, si lavora come pazzi per poi dover fare, disfare e rifare la stessa cosa magari anche 10 volte.

Magari a qualcuno fa anche piacere sentirsi i piú fighi del pianeta vantandosi di quanto lavoriamo noi rispetto ai fannulloni mangiawurstel, di come noi ci mettiamo un giorno a fare un lavoro che loro fanno in una settimana, e dei nostri orari di ufficio sregolati a fronte della teutonica riprovevole abitudine di timbrare il cartellino alle 16.
Ma chiediamoci dove ci ha portati tutto questo. Cosa ci abbiamo guadagnato?
Un esercito di sconvolti che ha fatto della busyness uno status symbol. Stress e incazzo perenne. Situazioni lavorative in cui flessibilitá sregolata, disponibilitá online illimitata e orari allucinanti in ufficio sono diventati atto dovuto. E se esci alle 17 ti devi vergognare.
In cambio di tutto questo, stipendi tra i piú bassi d’Europa.

E la cosa divertente é che noi Italiani ci consideriamo furbi.
A mio avviso invece in questo specifico frangente, si sono invece dimostrati abbastanza piú furbi i Tedeschi.
Opinione personale, eh.