La nuova normalitá di cui avremmo bisogno (ma che nessuno ha il coraggio di proporre)

C’é un denominatore comune che sta caratterizzando la risposta alla pandemia da parte di quasi tutti i Governi del mondo occidentale: la concezione che la situazione attuale sia una condizione emergenziale, contingente, di carattere temporaneo.
Si adottano quindi provvedimenti duri e pesantissimi per l’economia e la societá (restrizioni, chiusure, limitazioni alle libertá fondamentali sancite dalle Costituzioni) nella pressoché totale certezza che questi provvedimenti avranno carattere temporaneo e potranno essere abbandonati di qui a fine anno.

Ecco, secondo me é qui che stanno tutti sbagliando. E le conseguenze che ne pagheremo potrebbero essere terribili.

Io non credo che ci libereremo dell’epidemia tanto facilmente e non credo che nel 2022 sará tutto finito. In questo preciso momento assistiamo a quello che alcuni studiosi avevano anticipato giá un anno fa: lockdown yo-yo e la distribuzione dei vaccini che procede a sighiozzo, rallentata da questioni logistiche e politiche [1]. La presunta immunitá di gregge non sará raggiunta prima del 2022 inoltrato. Da qui ad allora, c’é piú di un anno di tempo e non sappiamo quante altre mutazioni avrá il virus e come si evolverá la situazione.
La veritá, purtroppo é una e una soltanto: stiamo navigando a vista in una nebbia fittissima che non si diraderá a breve.

Io la butto lí: non ne verremo fuori prima del 2024-2025. E quindi ci serve urgentemente un altro piano. Un piano di convivenza/sopravvivenza a lungo termine, sostenibile a tempo indeterminato, di carattere non emergenziale, da introdurre per fasi e poi da mantenere per tutto il tempo necessario. Che potrebbe essere parecchio..

Prima di proseguire, tengo a precisare che io sono incompetente in materia medica e biologica, e queste mie considerazioni hanno una valenza paragonabile ai discorsi da bar sport davanti ad una birra. E infatti questo é il tipico esercizio mentale che farei davanti ad una birra al pub mentre discuto con gli amici. Ma visto che non si puó piú fare, e che i brindisi via WebEx e Teams mi mettono tristezza, condivideró questa mia elucubrazione qui sul blog. Se poi verró smentito e giá dall’estate 2022 potremo starcene tutti quanti ammassati ad un concerto degli AD/DC, ne saró piú che felice.
Sono tuttavia per inclinazione personale e professionale un fanatico delle pianificazione e dell’analisi dei rischi, quindi mi piace fare valutazioni basate su dati e informazioni. Ripeto, non avendo competenze in materia queste mie previsioni possono essere assai fallaci: sto interpretando al meglio possibile i dati disponibili ad oggi.

Detto ció, ecco come andrá secondo me: avremo ondate ricorrenti ad ogni inverno, di impatto decrescente man mano che il tempo passerá. È uno scenario realistico e giá teorizzato da molti, nel quadro di un lento processo di endemizzazione del virus. Abbiamo tuttavia un piccolo vantaggio, che ci viene regalato dalla scienza e della tecnologia: la vaccinazione. Normalmente l’endemizzazione di un virus richiederebbe almeno un decennio [2]; ma con la vaccinazione su larga scala, possiamo accelerarla e ridurre la tempistica complessiva (secondo me) almeno di un 50%. Ecco da dove nasce la mia stima al 2025.

La vaccinazione di ampie fasce della popolazione favorirá la selezione di ceppi mutati in grado di sfuggire alla risposta anticorpale [3]. I ceppi mutati potranno probabilmente infettare anche i vaccinati, tuttavia é verosimile pensare che le ondate epidemiche innescate da queste varianti non saranno severe come quelle a cui stiamo assitendo ora: gran parte della popolazione avrá una memoria immunitaria dell’infezione (grazie al vaccino) quindi nella battaglia contro il virus mutato il nostro sistema immunitario non dovrá piú ripartire da zero ma avrá quantomeno una “base” di partenza.
Sembra poco, ma non lo é: giá nei primi mesi dell’epidemia Christian Drosten (ed altri dopo di lui) ipotizzó che la memoria immunitaria delle infezioni da banali rinovirus (virus del raffreddore della stessa famiglia dei coronavirus) potesse essere un vantaggio nel combattere una infezione da Coronavirus Sars-Cov-2 [4].
Affermazione che trova ulteriori conferme nel fatto che gli anticorpi contro alcuni rinovirus sono talmente simili agli anticorpi anti-Sars-CoV-2 che in certi casi possono risultare come falsi positivi ai test sierologici [5].

Pertanto, é lecito supporre che chi eventualmente si reinfetterá (o si infetterá dopo avere sviluppato gli anticorpi da vaccinazione) sará meno soggetto a possibili gravi evoluzioni della malattia rispetto a chi si infetta per la prima volta.

Mutazioni o no, bisogna dire che ad oggi i casi conclamati di reinfezione da Sars-Cov-2 rimangono abbastanza rari. Si é calcolata per ora una percentuale inferiore al 1% [6] tuttavia essendo le “varianti” mutate un argomento relativamente recente, non ci é possibile stimare quanto questa percentuale possa cambiare nei prossimi mesi/anni.

Considerate queste premesse, in un quadro che ci vedrá a fine estate 2021 con le vaccinazioni all’incirca al 50% della popolazione (se saremo stati bravi) é inavitabile che a Ottobre/Novembre 2021 rivedremo i casi salire.
Con i casi in risalita inizieranno subito, fortissime, le pressioni della comunitá scientifica e medica per un nuovo lockdown. E la politica (ho ben pochi dubbi al riguardo) le accontenterá. Nessuno si prenderá il rischio di dover nuovamente rispondere di ospedali sovraffollati, personale medico al collasso e di centinaia di morti al giorno. Inoltre questo virus ci ha giá fatto vedere quanto sia subdolo nel suo agire, circolando sotto traccia per poi dilagare all’improvviso.
Ergo, nel dubbio si chiuderá tutto. Di nuovo.
Ci troveremo quindi daccapo. Un’altra volta. Alla faccia di tutte le promesse, di tutte le speranze, di tutte le favole che ci avevano raccontato, che Natale 2020 sarebbe stato l’ultimo Natale di sacrificio, che dopo la vaccinazione sarebbe tutto finito, eccetera, eccetera.

Temo proprio che, piaccia o non piaccia, le ondate autunnali/invernali di Covid-19 sono destinate a diventare una componente delle nostre vite per i prossimi anni.

È quindi chiaro che non possiamo andare avanti per diversi anni chiudendo tutto da fine Ottobre fino ai primi di Giugno. È chiaro che non possiamo far lavorare milioni di persone e di imprese solo per 5 mesi all’anno. Si andrebbe incontro alla catastrofe economica e al collasso sociale.

Serve un piano nuovo. Un sistema che permetta alla maggior parte delle attivitá economiche di convivere con le ondate epidemiche. Una “economia di guerra” sostenibile nel lungo periodo da mettere in atto per i prossimi anni, e da tenere in esercizio fino a quando il virus non sará, finalmente, endemizzato.
È chiaro che non é facile. Significa reinventare totalmente il nostro modo di vivere.
Ma l’alternativa delle chiusure é assai peggiore. Significa far schiantare la societá occidentale.

Un mondo dove tutto si programa e si prenota. Online.

La digitalizzazione può venirci in aiuto e diventare la “Wunderwaffe” attraverso la quale costruire una nuova normalitá.
Prendiamo ad esempio alcuni business per ora costretti alla chiusura:

  • Ristoranti
  • Palestre
  • Piscine
  • Teatri

Ristoranti, palestre e piscine, organizzandosi tramite servizi di prenotazione online, possono mettere a disposizione “slot” di tempo durante i quali usufruire dei propri servizi. È chiaro che questi slot devono essere molto rigidi (timeboxed) e prevedere tra uno slot e l’altro una sessione di pulizia e sanificazione.
L’ingresso nei locali dovrá essere organizzato in modo da impedire ogni tipo di contatto a persone estranee tra di loro. Sensi unici e percorsi pedonali obbligati all’interno degli spazi chiusi devono essere la norma.
Per le piscine, una organizzazione per sessioni prenotabili potrebbe significare slot di prenotazione individuali di una singola corsia (ad esempio di 45 minuti) con tempi di ingresso/uscita sfalsati per corsia, in modo da non avere mai piú di una (o due) persone all’interno degli spogliatoi contemporaneamente.
Le palestre potrebbero organizzarsi allestendo appositi “box” di allenamento, isolati l’uno dall’altro tramite paratie, in cui mettere a disposizione un assortimento di attrezzi e di macchine. Il tempo a disposizione all’interno dello slot e la quantitá e tipo di attrezzi/macchine presenti nel box determinerá il prezzo da pagare.
Le aree comuni e gli spogliatoi dovranno essere costantemente sanificati.

I ritoranti dovranno prevedere meno tavoli e paratie di separazione, sistemi di consegna dei piatti contactless, impianti di aspirazione, aerazione e filtrazione.
Il tutto deve essere rigidamente regolamentato e gli orari di ingresso/uscita devono essere rigidi e non modificabili.

Adeguarsi a queste misure richiederebbe, per gli esercenti, investimenti non indifferenti.
Qui dovrebbero entrare in gioco i Governi e la politica, elargendo contributi a fondo perduto o prestiti agevolati per sostenere le imprese in questa trasformazione.
Riflettiamo: gli Stati stanno giá elargendo “ristori” e casse integrazioni a ruota libera, denaro a fondo perduto che é anche quasi completamente improduttivo. Denaro che dovrá essere nuovamente elargito ad ogni ondata pandemica, creando un debito mastodontico che dovrá essere ripagato a caro prezzo da noi e dai nostro figli. Denaro che, ad un certo punto, potrebbe anche non esserci piú: se nel 2022/2023 alla quinta o sesta ondata Covid-19 ci ritroviamo con il PIL ormai in caduta libera e il debito pubblico al 200%, beh allora la festa é finita per sempre.
Se invece tali risorse venissero destinate al sostegno dell’adeguamento pandemico delle imprese del settore sport, tempo libero e ristorazione, tramite il finanziamento degli opportuni adeguamenti tecnologici (installazione di paratie, sistemi di aspirazione e filtraggio aria, sistemi di purificazione dell’aria, creazione di piattaforme digitali di prenotazione) si tratterebbe di elargire soldi una volta sola, per poi lasciare le imprese libere di lavorare e non avere piú bisogno dei ristori.
Inoltre cosí facendo questi contributi, invece di essere improduttivi, andrebbero a dare lavoro alle imprese del settore sanitario, di trattamento aria industriale, dei servizi digitali.

La prima difficoltá logistica é che tutto questo andrebbe fatto prima di Ottobre 2021, approfittando delle chiusure ora, e della “pausa” estiva dell’epidemia poi. Non é facile e molto probabilmente non ci sarebbero risorse a sufficienza per fare tutto in cosí poco tempo. Ma con un valido coordinamento nazionale e una “vera” voglia politica di fer ripartire la propria nazione, io credo che si potrebbe fare.
Tutto si puó fare quando c’é davvero la voglia.

Piuttosto che stare rinchiusi meglio spendere di piú ma vivere

Molti obietteranno: cosí facendo si potrá forse tenere aperto, ma costerá tutto di piú.
Sí, purtroppo é cosí, é inevitabile. Costerá tutto molto di piú.

Se prendiamo l’esempio della piscina (che conosco bene, avendo frequentato questo ambiente per buona parte della mia vita) é chiaro che per un impianto natatorio non é remunerativo far nuotare una sola persona per corsia. Se un biglietto del nuoto libero costa 5 euro, avere una corsia tutta per sé per un’ora dovrá costare come minimo il doppio, ma piú probabilmente il triplo. Altrimenti per l’esercente non ha senso tenere aperto.

Peró cosí facendo, l’impianto puó rimanere in vita. Puó restare aperto e evitare di fallire, e la clientela non mancherá. Perché io in questo momento pagherei anche il doppio o il triplo di prima per poter tornare fare le mie due/tre nuotate a settimana. E non credo di essere il solo.

Stare a casa ci sta lentamente togliendo vitalitá, voglia, e salute. La voglia di uscire e di tornare alla vita di prima diventa sempre piú forte. Pur di farlo, la gente sará disposta a pagare. Per fare quello a cui tiene davvero, quello che piú la appassiona, la gente pagherá, rinunciando a qualcos’altro.

Chi ha come grande passione il fitness, il teatro, i centri benessere, i viaggi, o qualunque altra cosa, troverá il modo di fare sacrifici e di potersi permettere la propria passione anche in tempi di “economia di guerra” pandemica. Si tratterá magari di fare delle scelte e stabilire delle prioritá.
Io ad esempio non avrei dubbi: dovendo scegliere, punterei subito sulla piscina. Il nuoto non é solo una mia grande passione, ma influisce pesantemente anche sulla mia salute e con le piscine di nuovo chiuse ormai da Ottobre, soffro sempre di piú la mancanza di esercizio fisico e non so cosa darei pur di poter tornare a nuotare e iniziare a sentirmi di nuovo meglio.

Chi ci governa ha giá deciso quale rischio prendersi

Io non penso proprio di essere l’unico ad avere avuto una idea del genere: sicuramente ci hanno pensato anche molti altri.
Il problema dell’idea in sé é che é basata su una previsione (la pandemia va avanti con numeri importanti ancora per 4 o 5 anni) che si potrebbe verificare come invece si potrebbe assolutamente non verificare.
Che cosa succederebbe se, dopo aver costretto milioni di imprese a riconvertirsi per una “era pandemica”, nel 2022 tornasse invece tutto alla normalitá, e ci si ritrovasse con miliardi di Euro spesi inutilmente? È un rischio non indifferente.

D’altro canto, il rischio intrinseco della strategia delle chiusure é, come ho giá anticipato, quello di portare al collasso la nostra economia e societá qualora la pandemia continuasse per i prossimi 4 o 5 anni.
Questo é il rischio che i nostri governanti hanno deciso di prendersi. E, se devo essere sincero, non mi piace per nulla.
Io avrei preferito rischiarmi una riconversione di massa rivelatasi poi inutile. Un sacco di soldi buttati, ma almeno economia e societá dovrebbero rimanere in piedi.
Ma forse il background di project manager non é quello ottimale per governare un Paese.

[1] https://www.lescienze.it/news/2020/08/11/news/covid-19_coronavirus_scenari_futuro_2021_numero_contagi_casi_mondo-4778345/
[2] https://www.lescienze.it/news/2021/01/15/news/coronavirus_sars-cov-2_evoluzione-4869285/
[3] https://www.welt.de/politik/deutschland/article225259255/Corona-Immer-mehr-Faelle-und-Ausbrueche-RKI-in-Sorge-wegen-Mutation.html
[4] https://www.zdf.de/nachrichten/panorama/coronavirus-drosten-hintergrundimmunitaet-100.html
[5] https://www.internazionale.it/notizie/laura-tonon/2020/09/24/quali-sono-come-funzionano-test-covid
[6] https://www.the-scientist.com/news-opinion/more-sars-cov-2-reinfections-reported-but-still-a-rare-event-68089

La svolta “green” tedesca mette la quarta al carovita in Germania

La CO2-Steuer, che ho introdotto nel mio precedente articolo, si propone di essere il primo di una serie di tasselli volti a segnare la grande svolta “green” della Germania e rappresenta una piccola (ma significativa) dichiarazione di guerra ai combustibili fossili: una tassa di 25 Euro per ogni tonellata di CO2 emessa nell’atmosfera, per “punire” tutte le attivitá inquinanti e tutti gli hobby nemici dell’ambiente. Usare l’auto, viaggiare in aereo e riscaldare la propria abitazione a gas sará d’ora in poi piú caro, in quanto inquinante.

Le conseguenze sono giá sotto gli occhi di tutti: allo scoccare del primo gennaio la benzina é aumentata di quasi 10 cent al litro (ieri sera stava a 1,34€ quando prima di Natale la facevo sempre intorno a 1,22€ / 1,24€), il gasolio di circa 8 centesimi, ed é in arrivo una super stangata sui riscaldamenti e sull’energia elettrica.
Stando ai calcoli di Die Welt, i tedeschi pagano, ad oggi, le tariffe piú alte del mondo per l’energia elettrica. Il perché é presto detto: chi opta per le tariffe piú economiche, legate alle classiche centrali a gas o a carbone, dovrá ora pagare la CO2-Steuer; mentre chi non vuole pagare suddetta tassa puó optare per le tariffe “Ökostrom“, le tariffe speciali con 100% di energie rinnovabili, che peró sono sensibilmente piú care.

La tassa sulle emissioni é progressiva e aumenterá nel tempo: se oggi il governo incassa 25 euro per ogni tonellata di anidride carbonica, tale cifrá aumenterá fino a 55 Euro nel 2026. Questo si tradurrá in ulteriori aumenti per riscaldamento e carburanti: tra pochi anni, benzina e gasolio potrebbero arrivare a costare piú che in Italia.

E questo potrebbe essere solo l’inizio.
I “Grüne“, il partito dei Verdi (che ha messo a segno un grande aumento di consensi negli ultimi 4 anni), si sono detti “delusi” da queste misure “assolutamente insufficienti” e chiedono a gran voce subito una super-tassa di almeno 60 Euro per tonnellata di CO2.
Facendo qualche conto delle serva, significherebbe avere la benzina a circa 1,6 euro al litro.
Ma non solo: tra le proposte dei Verdi si fanno largo anche misure piú nette e drastiche, quali un completo divieto di vendita di auto nuove con motore a combustione interna a partire dal 2025, un divieto di costruzione di case unifamiliari e il contingentamento dei viaggi aerei annuali per persona.
Misure in taluni casi estreme e invasive, ma che non hanno impedito al partito ambientalista di fare il pieno di preferenze nelle ultime regionali. I Verdi ad oggi viaggiano intorno ad un consenso stimato del 20% (in alcuni regioni anche piú del 30%) e una loro presenza nella futura coalizione di governo é data quasi per certa. Segno che il tema in Germania sta a cuore a una fetta importante dell’elettorato.
Tra i loro motti per la salvaguardia dell’ambiente, uno dei piú frequenti é “Auto fahren teuer und unattraktiv machen” (rendere l’automobile costosa e sconveniente) e delinea alla perfezione la loro strategia: combattere tutte le attivitá e le abitudini “inquinanti” a suon di divieti e tasse. Posizioni che trovano largo consenso nei giovani adulti e nelle nuove generazioni ecologiste e anti-establishment, senza contare i molti “insoddisfatti” di SPD (ma anche del CDU/CSU) che vedono nel partito dei Verdi il candidato perfetto per un voto di protesta.

Una ipotetica coalizione CDU/CSU/Verdi, da molti vista come il piú probabile outcome delle prossime elezioni in Germania, potrebbe rappresentare l’inizio di una nuova era economica e industriale, segnata dalla riconversione verso la mobilitá a impatto zero e le energie rinnovabili, nonché dal perseguimento di una vera crescita sostenibile nel dopo-pandemia.

Tuttavia, la nuova era della lotta al cambiamento climatico rischia anche di trasformarsi in un pesante macigno sulle tasche della gente comune, soprattutto per tutti coloro che non possono permettersi auto elettriche, impianti fotovoltaici, biciclette elettriche family performance, elettrodomestici e appartamenti in classe energetica A++ e tutte quelle varie amenitá a impatto zero accessibili solo per chi gode di un certo benessere.
Per chi non ha grandi disponibilitá finanziarie rimangono oggi solo le alternative “inquinanti” e queste avranno, in futuro, costi sempre piú proibitivi per le classi meno abbienti.

Se davvero il futuro ci riserva questa svolta green e sostenibile, I prossimi anni ci vedranno di fronte ad un problema etico (e se vogliamo anche filosofico) di portata epocale: scegliere tra ecologia e impoverimento dei ceti medio/bassi.
Se da un lato é giusto prendere provvedimenti per salvare il pianeta, dall’altro é chiaro che questi provvedimenti daranno un ulteriore boost alle diseguaglianze sociali.
Non é certamente una questione facile. Anche io, onestamente, faccio fatica a prendere una posizione a riguardo.

Ma ho come l’impressione che la scelta a riguardo sia in qualche modo giá stata fatta.

2021: cosa cambia in Germania

Piú soldi in busta paga, meno commissioni per chi compra casa, benzina e gasolio piú cari, aumentano le assicurazioni sanitarie

Quest’anno inizia con diversa novitá in Germania. Alcune buone, altre decisamente no.

1) Abolizione del Solidaritätszuschlag
Dopo 30 anni, il “Soli” é stato definitivamente abrogato. Questo “contributo di solidarietá” per la riunificazione con la Germania dell’Est consisteva in una addizionale del 5,5 % sull’imposta sui redditi. Senza il “Soli” chi percepisce redditi medio/alti potrá vedere anche fino a 100 Euro in piú in busta paga.
Il Solidaritätszuschlag non viene tuttavia eliminato del tutto: resterrá in vigore, solo parzialmente, per i redditi superiori a 80.000 Euro (singles) o 140.000 Euro (famiglie).
Per i redditi molto elevati (pari a circa il 10% dei contribuenti), sará invece applicato come in passato.

2) Meno commissioni per chi compra casa
Dal 23 Dicembre 2020 entra in vigore una diversa suddivisione delle provvigioni per gli intermediari immobiliari: se prima difatti il pagamento della provvigione all’agente immobiliare era totale carico dell’acquirente, ora tale pagamento viene diviso a metá tra compratore e venditore.
Per chi compra, si tratta di un risparmio importante: la commissione del 5,95% scende ora al 2,975%. Significa risparmiare, per un appartamento da 350.000 €, circa 10.400 €.
C’è chi, tuttavia, teme ora un ulteriore rincaro dei prezzi degli immobili (giá in impennata ormai da diversi anni) come conseguenza di questo provvedimento.

3) Sgravi fiscali per chi lavora da casa
Con l’arrivo del Coronavirus la vita lavorativa di tantissime persone é radicalmente cambiata e per molti il lavoro in remoto da casa é ora la nuova normalitá.
Per venire incontro ai costi aggiuntivi legati al lavoro da casa, nella dichiarazione dei redditi 2020 sará possibile dedurre 5 Euro per ogni giorno di lavoro da casa, fino ad un massimo di 600 Euro.
Attenzione peró: questa deduzione é compresa nei “Werbungkosten” quindi solo superando la deduzione forfettaria di 1000 Euro riservata ai lavoratiri dipendenti se ne potrá approfittare per davvero…

4) Arriva la tassa sulle emissioni di CO2 – Carburanti e riscaldamento piú cari
Dal 1 Gennaio 2021 entra ufficialmente in vigore in Germania la CO2 Steuer, una tassa sulle emissioni di anidride carbonica contro il cambiamento climatico. Per ogni tonnellata di CO2 emessa nell’atmosfera sará applicata una tassa di 25 Euro.
Questo si traduce nei seguenti aumenti:
– Benzina: circa +7 centesimi/litro
– Gasolio: circa +8 centesimi/litro
– Riscaldamento (gas): +0,6 centesimi/kilowattora

5) Rincari per le Krankenkasse
La pandemia ha pesato parecchio sulle casse delle assicurazioni sanitarie pubbliche: ai milioni di tamponi e test rapidi piú l’incremento delle prestazioni erogate é corrisposto un calo delle contribuzioni degli assicurati dovuto al calo delle ore lavorate e al massiccio uso del Kurzarbeit.
Pertanto nel 2021 i Zusatzbeiträge di quasi tutte le Krankenkasse pubbliche vengono rivisti al rialzo, con aumenti medi di 0,5 punti percentuali. Per gli assicurati pubblici, la differenza in busta paga non sará drammatica (pochi euro).
Per alcune Krankenkasse private la questione é piú pesante. Vi sono state assicurazioni sanitarie private che hanno annunciato aumenti di circa il 20% per i premi assicurativi di alcuni loro prodotti a partire dal 2021. Gli incrementi sono stati talmente elevati che in due casi é intervenuto in aiuto dei consumatori il Bundesgerichtshof (la corte di giustizia federale tedesca) dichiarando invalidi gli aumenti.