Vivere all’estero e il rispetto delle regole: ogni piccola svista puó costare cara

Queste, ahimé, sono storie vere.

La storia di Andrea

Andrea é lombardo di nascita ma si é trasferito ormai da piú di un anno in Canton Ticino, in Svizzera Italiana. È Ingegnere e lavora per una azienda metalmeccanica a nord di Bellinzona. Visto che l’azienda si trova abbastanza lontana dal confine, ha deciso di trasferirsi qui. Per la posizione che ricopre ha la fortuna di fare parte delle “professioni carenti” in Svizzera ed ha potuto ottenere in modo relativamente facile un permesso di tipo B. Ha preso in affitto un appartamento a Bellinzona, si trova bene, é molto felice della sua situazione e del suo lavoro.

Andrea nei mesi estivi va sempre al lavoro in moto, quando il meteo lo permette.
È una mattina di Luglio, sono le 6. Per strada, non c’é quasi nessuno.
Andrea é in moto sulla cantonale, sta andando al lavoro. In moto, sulla cantonale semideserta, é facilissimo perdere per qualche secondo il senso della velocitá. In strada ci sono pochissime auto, Andrea entra in un piccolo centro abitato. Non si accorge di essere a 80 all’ora. Ma se ne accorge la pattuglia della Polizia Cantonale che sostava lí munita di radar autovelox. Andrea viene colto a 82 km/h appena entrato nel centro abitato, dove il limite é 50.

Andrea ora é in guai seri.

Superare il limite di velocitá di 32 km/h in un centro abitato, in Svizzera, significa finire davanti a un magistrato. È una infrazione di notevole gravitá e si sconfina nel penale.
Andrea ovviamente si consulta con un legale, che consiglia di tenere una linea molto morbida: ammettere la colpa, mostrare di avere coscienza dell’errore commesso e dimostrare un sincero pentimento. Cosí facendo, forse, il magistrato sará comprensivo e la pena non sará troppo severa.

In sede di processo, tuttavia, il magistrato applica la legge alla lettera senza nessuna attenuante: Andrea viene condannato ad una pena detentiva, che viene tramutata in sanzione pecuniaria per un importo complessivo di molte migliaia di franchi. Una cifra importante, che per Andrea significa dare completo fondo ai propri risparmi e vendere la moto.

Ma questo, purtroppo, é il problema minore. Andrea ora risulta condannato in un processo penale e per le ridigide internal policies vigenti all’interno della sua Azienda, una condanna é causale di licenziamento in tronco.
Nell’Azienda Andrea é conosciuto e stimato da tutti, è considerato un capace ingegnere ed ha anche ricevuto alcuni encomi dal Senior Management. Andrea scrive al CEO, si fa aiutare dal suo avvocato nel fare l’impossibile per conservare il posto, ma purtroppo non c’é nulla da fare: le regole sono regole. Una condanna é una condanna. Fare una eccezione sarebbe un pericoloso precedente.

Andrea perde il lavoro, e insieme ad esso, anche il permesso di soggiono B.

Andrea, disoccupato e senza una lira, é costretto a tornare in Italia.

La storia di Anastasia

Anastasia viene dall’Ucraina, vive e lavora in Germania ormai da quasi quattro anni.
Lavora come commessa in un grande magazzino vicino a Francoforte, é stimata e ben voluta da colleghi e superiori.

Sono ormai settimane che Anastasia lavora parecchie ore in piú a causa della Personalmangel nella sua filiale, per fortuna manca ormai poco alle ferie. Anastasia é stanca e stressata, e il grande caldo di questi giorni non aiuta. Manca poco alla fine del turno del sabato e prima di chiudere definitivamente la cassa, complici i pochi clienti in negozio Anastasia si concede pochi minuti per provare un profumo. Le piace, quindi decide di comprarselo. Porta un flacone al suo desk, per registrarlo a cassa e pagarlo.

Poco dopo essere tornata al desk, una collega si reca da Anastasia e le chiede informazioni per un reso; dopo di che arrivano alcuni clienti a chiedere informazioni; poi squilla il telefono. Anastasia chiude le ultime faccende della giornata e poi, stravolta, effettua la chiusura di cassa e si avvia all’uscita.

All’uscita del centro commerciale, viene fermata dalla security. In quel momento, Anastasia realizza: il profumo! Si é dimenticata di registrare a cassa e pagare il profumo che ha nel sacchetto. Anastasia spiega l’equivoco al Detektive della security aziendale e fa per tornare indietro a pagare il profumo, ma questo la ferma. Non le crede.
Per lui, Anastasia é stata colta in flagranza di furto. E ora, come da prassi, chiamerá la Polizia per effettuare la denuncia del reato.

Anastasia cade nel terrore. Cerca di spiegare la situazione, ma la guardia della security é irremovibile: “sto solo facendo il mio lavoro”. Anastasia cerca di chiamare in auito la sua responsabile, che peró non é reperibile. Mentre la tensione cresce, all’arrivo della Polizia Anastasia crolla e scoppia in un pianto disperato. Le cedono i nervi e ha un attacco di panico, respira a fatica, fatica a spiegarsi e a parlare. I poliziotti si limitano a registrare la denuncia per furto e se ne vanno.

La settimana seguente Anastasia viene a sapere che é stata licenziata in tronco per Ladendiebstahl (furto in negozio) e che avrá inoltre un Hausverbot, un totale divieto di entrare in tutti i centri commerciali della catena (sia come cliente che come collaboratrice) per il resto della sua vita: se dovesse solo entrare in un punto vendita, sará immediatamente denunciata alla Polizia.

Anastasia si rivolge alla sua responsabile e all’ufficio personale, spiega l’accaduto, si scusa, supplica e chiede comprensione. Lei non ha mai rubato nulla in vita sua, voleva soltanto comprare quel profumo per sè, si è solo dimenticata di registrarlo a cassa e pagarlo.
Ma tutti sono irremovibili: Anastasia in quattro anni é stata una brava lavoratrice, volenterosa e affidabile, ma Diebstahl ist Diebstahl (un furto é un furto, ndt) e le regole della catena di negozi sono tassative, sui furti c’é una politica di tolleranza zero, la denuncia alla Polizia é da procedura standard e non é possibile fare eccezioni per nessuno, neanche per il piú ligio dei dipendenti. Chi sbaglia, paga.

Anastasia perde il lavoro e deve sostenere un processo penale per furto.
Nonostante in sede di processo lo Staatsanwalt si dimostri comprensivo, e le commini soltanto una sanzione pecuniaria limitata senza sporcarle la fedina penale, Anastasia si trova comunque ad affrontare una bruttisima situazione.
Essendo il suo un verhaltensbedingte Kündigung (licenziamento in tronco per motivi disciplinari) Anastasia é soggetta ad uno Sperrzeit durante il quale non ha diritto all’indennità di disoccupazione ALG I, e in più l’Arbeitszeugnis (la lettera di referenze, assolutamente richiesta e necessaria insieme al CV per cercare un nuovo lavoro) che le è stato rilasciato dalla sua ex azienda non è di grande aiuto nel cercare un nuovo lavoro.

A causa delle brutte referenze ricevute nel suo precedente lavoro, nei mesi sucessivi Anastasia non riesce a trovare un altro impiego a tempo pieno, e questo le rende impossibile rinnovare il permesso di soggiorno.
Anastasia, a parte il supporto morale di alcune ex colleghe e amiche, non ha nessuno che può aiutarla. Anzi, era lei tutti i mesi a inviare piccole somme di denaro alla sua famiglia in Ucraina.

Anastasia nel frattempo non si dá pace, perde 10 chili e le viene diagnosticata una sindrome da stress post-traumatico. Ha attacchi di panico e non riesce piú a dormire da sola. Non avendo un lavoro e non percependo indennitá di disoccupazione, Anastasia deve anche pagare la Krankenkasse di tasca sua. Questo, unito alla multa comminatale dal giudice, prosciuga rapidamente tutti i suoi risparmi.

Passano i mesi, il permesso di soggiorno scade e Anastasia riceve dall’Ausländerbehörde una lettera di Abschiebung in cui viene invitata a lasciare la Repubblica Federale.

Anastasia é disoccupata, senza un soldo, ammalata, ed é costretta a lasciare la Germania.

Germania e Svizzera non sono l’Italia. Le regole sono regole. Sempre.
Anche quando forse non é del tutto giusto.

Andrea e Anastasia sono nomi di fantasia, ma le storie sono purtroppo reali. Sono due storie con cui ho avuto personalmente a che fare.

Che cos’hanno in comune Andrea e Anastasia? Entrambi hanno commesso in buona fede due leggerezze, due banali errori di distrazione, che in Italia molto probabilmente si sarebbero risolti senza grosse conseguenze, mentre invece in Svizzera e in Germania hanno avuto conseguenze di portata devastante.

Non voglio discutere se quello che é successo ad Anastasia e Andrea sia giusto o sbagliato. Ne uscirebbe una argomentazione infinita.

Voglio peró che queste due storie molto forti siano di insegnamento e monito, per tutti coloro che vogliono intraprendere una vita (lavorativa e non solo) all’estero, in Germania, Svizzera o Austria, ma in generale in tutto il mondo mitteleuropeo e nordeuropeo: rispettate sempre le regole. State attentissimi a non commettere sviste (anche banali) che potrebbero costarvi carissime.

In Italia é perfettamente normale che situazioni del genere si risolvano grazie a conoscenze, buoni rapporti e alla intrinseca indulgenza del sistema. In Italia il fattore “conoscenze” aiuta sempre a chiudere un occhio, soprattutto se c’é di mezzo un rapporto di fiducia. Ed errori come quello di Anastasia e Andrea vengono generalmente perdonati.

Con ogni probabilitá la distrazione di Andrea o quella di Anastasia avrebbero prodotto, in Italia, conseguenze di poco superiori a delle seccature. Magari delle multe.
Ma di certo non sarebbero sfociate nella perdita del lavoro, in gravi noie legali e nell’abbandono forzato del Paese.

L’Italia, e più in generale la mentalità Italiana, avranno pur tanti difetti, ma sicuramente hanno un pregio: di fronte a una cazzata si chiude (quasi) sempre un occhio.
E una piccola cazzata, nella vita, può capitare a chiunque. Siamo esseri umani, facciamo errori.

Ma al di lá delle Alpi la mentalitá é molto diversa e le cose cambiano.
La comprensiva indulgenza di cui si puó godere in Italia, all’estero non c’é.
Non conta se sei lavorativamente stimato e rispettato, non conta se tutti ti conoscono e sanno che sei bravo, non conta se tu sei conquistato la stima e la fiducia di tutti.
Il giorno in cui sarai beccato a infrangere la legge, commettendo una infrazione anche poco grave, sia pur involontariamente, sia pur in buona fede, tutti ti tratteranno come se fossi un estraneo. Gli anni di conoscenza non conteranno nulla e purtroppo (duole dirlo ma é cosí) il vostro cognome straniero sará un ultriore handicap che vi renderá molto difficile risolvere la situazione.
Sarete additati da tutti come “il solito straniero che vuole fare il furbo” o “il solito straniero che se ne frega delle regole” e in un attimo vi ritroverete soli contro tutto e tutti.

I tedeschi sono generalmente persone flessibili e comprensive, tranne quando trasgredisci le regole: in quel momento lo loro flessibilità scompare e diventano quadrati. E smussare gli angoli diventa impossibile.

Siatene consapevoli.
Regolatevi di conseguenza.